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Marco Fantini – Coi Nor
Per questa mostra dedicata al disegno, allo sguardo ed ai principi che lo sostengono, Marco Fantini, che attualmente vive tra l’Italia ed il Vietnam, si misura con la semantica della matita in un gioco costante di depistaggio atto a minare i cardini desueti della percezione.
Comunicato stampa
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COI NOR
Durante questi ultimi cinque anni , mi sono ritrovato letteralmente costretto a trascorrere un lungo periodo in Vietnam. Io credo che vi sia un destino che deve compiersi, sempre e comunque. Amo quindi pensare che più che la necessità, sia stata la fatalità di tale necessità a condurmi in quel paese lontano. Per modificare, estendere e potenziare quella che io credo essere , da sempre, la mia caratteristica fondamentale di artista: il disegno
Vista troppo da vicino la realtà si sfuoca e disegnare è un pò come inforcare gli occhiali da vista, un allontanarsi dal contesto per poterlo ridefinire con maggior chiarezza. Per questo forse, laggiù in Vietnam, nei rari momenti liberi ho disegnato molto, quasi sempre nei bar all'aperto, come un turista di passaggio con taccuino di pensieri alla mano. Così facendo, slegato da obblighi espositivi, dichiarazioni di intenti o sfide concettuali, ho riscoperto il piacere della creazione gratuita, ingiustificata e capricciosa. Piacere che tutt’ora prosegue anche nella realizzazione delle mie opere pittoriche.
Disegnare è per me un urgenza dettata dall’indolenza; uno sgranchirsi del pensiero irrigidito dalle ripercussioni di un prolungato stato di tensione e, soprattutto, un gioco puramente arbitrario di finzione ed immedesimazione . Mi pare che qualcosa di simile attraversi i fondamenti della mitologia greca. Sempre in balia della furia di qualche divinità, i greci antichi sembravano ignorare, (o fingere di non sapere), di essere stati proprio loro a concepirli, gli Dei. E così in fondo faccio io oggi: mi ancoro alla fantasia come un Donchisciotte alla sella del suo Ronzinante, e, con la matita spianata contro i mulini a vento, gioco a credere che le mie rappresentazioni siano la più fedele riproduzione del reale che io possa concepire.
COI NOR, è un fonema di mia invenzione che rende omaggio alla famosa matita koh-i-noor, della quale, da ragazzino, possedevo tutte le possibili gradazioni. La durezza F che rendeva la punta così simile ad un chiodo era la mia preferita. I disegni che uscivano erano essenziali, secchi, del tutto simili a quelli realizzati con la tecnica dell’incisione a bulino. Al secondo posto mettevo la 6B, dalla morbidezza straordinaria; la matita ideale per stendere sul quaderno di matematica la campitura nerissima della mia noia scolastica. Ma era soprattutto quel suo nome misterioso ed esotico ad attirarmi. Prometteva viaggi in paesi lontani e disegni straordinari. Oggi che vivo in balia delle compagnie aeree e dei cambi di fuso orario non so più se identificare tali viaggi con i rumori attutiti delle turbine di un aereoplano o con il fruscio della matita sul foglio. Istintivamente mi sembra di capire che si tratta di forme diverse ma complementari della medesima avventura.
Questa mostra è dedicata al disegno, allo sguardo ed ai principi che lo sostengono. COI in vietnamita significa guardare. NOR, in inglese, nemmeno. Dall’unione dei due termini risulta un gioco linguistico dal retrogusto amaro. C’è molta distrazione in giro e lo sguardo sembra posarsi su tutto con la medesima passiva indifferenza . Guardare è un azione, è l’atto del ricevere. E ogni azione si trascina dietro la coda di un intenzione, di una seppur inconscia consapevolezza. Una mostra per ricordare quindi, e ricordarmi, che guardare non significa subire passivamente la realtà, ma agire con essa e su di essa per trasformarla e per trasformare noi stessi.
Durante questi ultimi cinque anni , mi sono ritrovato letteralmente costretto a trascorrere un lungo periodo in Vietnam. Io credo che vi sia un destino che deve compiersi, sempre e comunque. Amo quindi pensare che più che la necessità, sia stata la fatalità di tale necessità a condurmi in quel paese lontano. Per modificare, estendere e potenziare quella che io credo essere , da sempre, la mia caratteristica fondamentale di artista: il disegno
Vista troppo da vicino la realtà si sfuoca e disegnare è un pò come inforcare gli occhiali da vista, un allontanarsi dal contesto per poterlo ridefinire con maggior chiarezza. Per questo forse, laggiù in Vietnam, nei rari momenti liberi ho disegnato molto, quasi sempre nei bar all'aperto, come un turista di passaggio con taccuino di pensieri alla mano. Così facendo, slegato da obblighi espositivi, dichiarazioni di intenti o sfide concettuali, ho riscoperto il piacere della creazione gratuita, ingiustificata e capricciosa. Piacere che tutt’ora prosegue anche nella realizzazione delle mie opere pittoriche.
Disegnare è per me un urgenza dettata dall’indolenza; uno sgranchirsi del pensiero irrigidito dalle ripercussioni di un prolungato stato di tensione e, soprattutto, un gioco puramente arbitrario di finzione ed immedesimazione . Mi pare che qualcosa di simile attraversi i fondamenti della mitologia greca. Sempre in balia della furia di qualche divinità, i greci antichi sembravano ignorare, (o fingere di non sapere), di essere stati proprio loro a concepirli, gli Dei. E così in fondo faccio io oggi: mi ancoro alla fantasia come un Donchisciotte alla sella del suo Ronzinante, e, con la matita spianata contro i mulini a vento, gioco a credere che le mie rappresentazioni siano la più fedele riproduzione del reale che io possa concepire.
COI NOR, è un fonema di mia invenzione che rende omaggio alla famosa matita koh-i-noor, della quale, da ragazzino, possedevo tutte le possibili gradazioni. La durezza F che rendeva la punta così simile ad un chiodo era la mia preferita. I disegni che uscivano erano essenziali, secchi, del tutto simili a quelli realizzati con la tecnica dell’incisione a bulino. Al secondo posto mettevo la 6B, dalla morbidezza straordinaria; la matita ideale per stendere sul quaderno di matematica la campitura nerissima della mia noia scolastica. Ma era soprattutto quel suo nome misterioso ed esotico ad attirarmi. Prometteva viaggi in paesi lontani e disegni straordinari. Oggi che vivo in balia delle compagnie aeree e dei cambi di fuso orario non so più se identificare tali viaggi con i rumori attutiti delle turbine di un aereoplano o con il fruscio della matita sul foglio. Istintivamente mi sembra di capire che si tratta di forme diverse ma complementari della medesima avventura.
Questa mostra è dedicata al disegno, allo sguardo ed ai principi che lo sostengono. COI in vietnamita significa guardare. NOR, in inglese, nemmeno. Dall’unione dei due termini risulta un gioco linguistico dal retrogusto amaro. C’è molta distrazione in giro e lo sguardo sembra posarsi su tutto con la medesima passiva indifferenza . Guardare è un azione, è l’atto del ricevere. E ogni azione si trascina dietro la coda di un intenzione, di una seppur inconscia consapevolezza. Una mostra per ricordare quindi, e ricordarmi, che guardare non significa subire passivamente la realtà, ma agire con essa e su di essa per trasformarla e per trasformare noi stessi.
07
aprile 2016
Marco Fantini – Coi Nor
Dal 07 aprile al 03 maggio 2016
arte contemporanea
Location
RICCARDO COSTANTINI CONTEMPORARY
Torino, Via Giovanni Giolitti, 51, (Torino)
Torino, Via Giovanni Giolitti, 51, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato 11-19.30
Vernissage
7 Aprile 2016, ore 18.00
Autore