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Marco Fin
personale
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Viviamo in un mondo
in cui la suprema funzione del segno e' quella di far scomparire la realta'
e di mascherare nel contempo questa scomparsa"
(Baudrillard)
Il sabato si dice: andiamo a cape canaveral, significa: andiamo in galleria, la galleria e' la Loft Arte, la metafora spaziale e' l’idea dello spazio artistico della galleria stessa, in se' la galleria e' lo spazio puro, lo spazio al suo grado zero, il suo stato mentale. Di piu': l’idea della mente quando la mente non pensa ma e' predisposta a pensare. Andare in galleria allora vuol dire andare in un posto per mettersi a pensare, anche quando la galleria e' vuota, anzi specialmente quando e' vuota, per cui sarebbe bello dire: andiamo in galleria quando la galle-ria e' vuota, perche' quando la galleria e' vuota si apre a tutte le derive dell’arte.
E’ la galleria di per se' che mette a memoria i sensi, nessuno in particolare, ma mette a memoria l’estetica della loro assenza, l’estetica dell’anestesia: e' tutta la storia moderna dell’arte che punta all’anestesia dei sensi, portando l’io in uno stato di deriva e in situazione di imponderabilita', cosi' l’arte e la galleria dell’arte provvedono gia' in se' a dislocare tempi e spazi in quel mondo assoluto che e' il mondo metafisico della volatilita' virtuale tra i sensi possibili e sempre inattuali.
La galleria allora e' il posto inattuale dei voli dell’io: l’istituzione spaziale per artisti e il sensorama di tutta quella platea dell’io che e' costituita dal pubblico.
La metafora spaziale e' suggerita dalla esposizione di Marco Fin. Esiste uno rapporto di comunicazione tra le sue opere tridimensionali e il luogo in cui vengono collocate. Lo spazio della galleria quindi funge da base spaziale che supporta e permette la ricerca artistica. Du-plici, interfacciabili e bianchi - dalle forme geometriche rigorose e sospese - gli oggetti del-l’opera interagiscono in ambienti neutrali.
Definendo delle traiettorie spaziali, costruiscono percorsi di forme e significati. Gli elementi dell’opera navigano, prendono posizione, si ag-gregano, occupano uno spazio, acquisiscono elementi ambientali, si sviluppano in dimensio-ni e figure. Lo spazio della galleria esalta e si esalta per moltiplicare il rapporto di mediazio-ne tra l’opera e lo spettatore.
Realta' reali e realta' virtuali comunicano tra di loro con uno scambio visivo e concettuale, nel quale trovano collocazione gli oggetti ideati dall’artista. Lo spazio dell’opera esplicita il limite di complessita', di sur-modernita', fissato dall’evento e traccia alcuni criteri nella costruzione di un percorso d’arte in transito.
in cui la suprema funzione del segno e' quella di far scomparire la realta'
e di mascherare nel contempo questa scomparsa"
(Baudrillard)
Il sabato si dice: andiamo a cape canaveral, significa: andiamo in galleria, la galleria e' la Loft Arte, la metafora spaziale e' l’idea dello spazio artistico della galleria stessa, in se' la galleria e' lo spazio puro, lo spazio al suo grado zero, il suo stato mentale. Di piu': l’idea della mente quando la mente non pensa ma e' predisposta a pensare. Andare in galleria allora vuol dire andare in un posto per mettersi a pensare, anche quando la galleria e' vuota, anzi specialmente quando e' vuota, per cui sarebbe bello dire: andiamo in galleria quando la galle-ria e' vuota, perche' quando la galleria e' vuota si apre a tutte le derive dell’arte.
E’ la galleria di per se' che mette a memoria i sensi, nessuno in particolare, ma mette a memoria l’estetica della loro assenza, l’estetica dell’anestesia: e' tutta la storia moderna dell’arte che punta all’anestesia dei sensi, portando l’io in uno stato di deriva e in situazione di imponderabilita', cosi' l’arte e la galleria dell’arte provvedono gia' in se' a dislocare tempi e spazi in quel mondo assoluto che e' il mondo metafisico della volatilita' virtuale tra i sensi possibili e sempre inattuali.
La galleria allora e' il posto inattuale dei voli dell’io: l’istituzione spaziale per artisti e il sensorama di tutta quella platea dell’io che e' costituita dal pubblico.
La metafora spaziale e' suggerita dalla esposizione di Marco Fin. Esiste uno rapporto di comunicazione tra le sue opere tridimensionali e il luogo in cui vengono collocate. Lo spazio della galleria quindi funge da base spaziale che supporta e permette la ricerca artistica. Du-plici, interfacciabili e bianchi - dalle forme geometriche rigorose e sospese - gli oggetti del-l’opera interagiscono in ambienti neutrali.
Definendo delle traiettorie spaziali, costruiscono percorsi di forme e significati. Gli elementi dell’opera navigano, prendono posizione, si ag-gregano, occupano uno spazio, acquisiscono elementi ambientali, si sviluppano in dimensio-ni e figure. Lo spazio della galleria esalta e si esalta per moltiplicare il rapporto di mediazio-ne tra l’opera e lo spettatore.
Realta' reali e realta' virtuali comunicano tra di loro con uno scambio visivo e concettuale, nel quale trovano collocazione gli oggetti ideati dall’artista. Lo spazio dell’opera esplicita il limite di complessita', di sur-modernita', fissato dall’evento e traccia alcuni criteri nella costruzione di un percorso d’arte in transito.
02
dicembre 2006
Marco Fin
Dal 02 dicembre 2006 al 12 febbraio 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA LOFT ARTE
Valdagno, Corso Italia, 35F, (Vicenza)
Valdagno, Corso Italia, 35F, (Vicenza)
Orario di apertura
sabato dalle 16.00 alle 19.00. Tutti i giorni su appuntamento
Vernissage
2 Dicembre 2006, ore 18
Autore