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Marco Giovani – La Repubblica
Un ciclo di lavori che ne documenta la svolta “fotografica” dopo quasi un decennio dedicato a riprodurre manualmente con polvere di grafite le ombre di ogni sorta d’oggetti e corpi, al limite della riconoscibilità.
Comunicato stampa
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La Galleria Il Divano di George - Modena è lieta di invitarvi all'opening della mostra di Marco Giovani, che si terrà Sabato 04 Aprile 2009 dalle 18.00 alle 20.30 presso lo spazio di Via Bonacorsa 8/a.
Nella seconda personale che Marco Giovani allestisce per la galleria - dopo Panopticon sul finire del 2005 - viene esposto un ciclo di lavori che ne documenta la svolta “fotografica” dopo quasi un decennio dedicato a riprodurre manualmente con polvere di grafite le ombre di ogni sorta d’oggetti e corpi, al limite della riconoscibilità. Già il precedente lavoro con cui l'artista si è fatto conoscere, al termine di numerose velature e fissaggi, veniva “sterilizzato” sotto una superficie di poliestere opaco che lo avvicinava all’immagine fotografica. Ma non è questo l’unico elemento di continuità con i nuovi e sorprendenti lavori.
Nell’articolato ciclo intitolato Alien, già esposto recentemente al Palazzo delle Arti di Napoli e poi alla Galleria Mimmo Scognamiglio, la figura del corpo ritorna con un impatto e con un’evidenza nuova, che molto aggiungono ai precedenti Anticorpi, senza nulla togliere al mistero ed all’inquietudine che ne avvolgevano l’identità, anzi, se possibile, aumentandole. Questi nuovi corpi “stranieri” avvolti dalle ombre ci appaiono, infatti, coperti di un rude saio monacale o di bendature ben strane, che se ci lasciano intuire gesti, portamenti e atteggiamenti quasi sacrali in relazione agli oggetti o ai reperti che quasi sempre portano con sé, nulla ci mostrano del loro vero volto, dell’età e talvolta perfino dell’identità sessuale.
Sarebbe facile assimilare queste vesti ai burka, ai monaci del medioevo, o a strane mummie riemerse da chissà quale passato o improbabile futuro. Facile quanto ingannevole. L’occhio dello spettatore è nuovamente chiamato al riconoscimento del reale, colto ancora una volta al limite ottico della sua “apparizione” ancor più che apparenza, già sull’orlo di eclissarsi portando con sé, oltre agli strani personaggi e strumenti, il segreto di strane profezie.
Nell’esposizione dialoga con gli Aliens l’installazione site-specific che dà il titolo alla mostra, La Repubblica: sul pavimento della galleria emergono dal caos di centinaia di pagine bianche o dell’elenco telefonico, diversi fogli trasparenti, alcuni neri o di materiale riflettente, ma soprattutto un numero imprecisato di titoli di giornale, minuziosamente ricopiati dall’artista a china su carta di cotone, nel corso degli ultimi tre anni, come novello amanuense dell’era digitale, a futura memoria, o forse coscienza. In una passerella che attraversa la galleria e rimanda all’esperienza dei carboni ardenti, del rogo, o forse allude a un viatico all’altare, i titoli, fedelmente estratti dall’omonima testata, ci offrono uno spiazzante percorso di riflessione e di esperienza completamente diverso dal “quotidiano”. Anche qui si è chiamati a ri-conoscere, a ricordare, a specchiarsi nella cronaca di una realtà e di un’identità che pur riguardando e comprendendo tutti quanti, allo stesso tempo ci appare astratta, straniera, aliena, per l’appunto. Come scritta da altri.
Nella seconda personale che Marco Giovani allestisce per la galleria - dopo Panopticon sul finire del 2005 - viene esposto un ciclo di lavori che ne documenta la svolta “fotografica” dopo quasi un decennio dedicato a riprodurre manualmente con polvere di grafite le ombre di ogni sorta d’oggetti e corpi, al limite della riconoscibilità. Già il precedente lavoro con cui l'artista si è fatto conoscere, al termine di numerose velature e fissaggi, veniva “sterilizzato” sotto una superficie di poliestere opaco che lo avvicinava all’immagine fotografica. Ma non è questo l’unico elemento di continuità con i nuovi e sorprendenti lavori.
Nell’articolato ciclo intitolato Alien, già esposto recentemente al Palazzo delle Arti di Napoli e poi alla Galleria Mimmo Scognamiglio, la figura del corpo ritorna con un impatto e con un’evidenza nuova, che molto aggiungono ai precedenti Anticorpi, senza nulla togliere al mistero ed all’inquietudine che ne avvolgevano l’identità, anzi, se possibile, aumentandole. Questi nuovi corpi “stranieri” avvolti dalle ombre ci appaiono, infatti, coperti di un rude saio monacale o di bendature ben strane, che se ci lasciano intuire gesti, portamenti e atteggiamenti quasi sacrali in relazione agli oggetti o ai reperti che quasi sempre portano con sé, nulla ci mostrano del loro vero volto, dell’età e talvolta perfino dell’identità sessuale.
Sarebbe facile assimilare queste vesti ai burka, ai monaci del medioevo, o a strane mummie riemerse da chissà quale passato o improbabile futuro. Facile quanto ingannevole. L’occhio dello spettatore è nuovamente chiamato al riconoscimento del reale, colto ancora una volta al limite ottico della sua “apparizione” ancor più che apparenza, già sull’orlo di eclissarsi portando con sé, oltre agli strani personaggi e strumenti, il segreto di strane profezie.
Nell’esposizione dialoga con gli Aliens l’installazione site-specific che dà il titolo alla mostra, La Repubblica: sul pavimento della galleria emergono dal caos di centinaia di pagine bianche o dell’elenco telefonico, diversi fogli trasparenti, alcuni neri o di materiale riflettente, ma soprattutto un numero imprecisato di titoli di giornale, minuziosamente ricopiati dall’artista a china su carta di cotone, nel corso degli ultimi tre anni, come novello amanuense dell’era digitale, a futura memoria, o forse coscienza. In una passerella che attraversa la galleria e rimanda all’esperienza dei carboni ardenti, del rogo, o forse allude a un viatico all’altare, i titoli, fedelmente estratti dall’omonima testata, ci offrono uno spiazzante percorso di riflessione e di esperienza completamente diverso dal “quotidiano”. Anche qui si è chiamati a ri-conoscere, a ricordare, a specchiarsi nella cronaca di una realtà e di un’identità che pur riguardando e comprendendo tutti quanti, allo stesso tempo ci appare astratta, straniera, aliena, per l’appunto. Come scritta da altri.
04
aprile 2009
Marco Giovani – La Repubblica
Dal 04 aprile al 13 giugno 2009
arte contemporanea
Location
IL DIVANO DI GEORGE
Modena, Via Bonacorsa, 8A, (Modena)
Modena, Via Bonacorsa, 8A, (Modena)
Vernissage
4 Aprile 2009, dalle 18.00 alle 20.30
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