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Marco Gualazzini – The People in between
Parmacotto Group presenta una selezione dei più importanti reportage di Marco Gualazzini, vincitore del World Press Photo 2019 Photo Contest, Environment stories, in zone del mondo toccate da crisi umanitarie e conflitti quali la Repubblica Democratica del Congo, la Somalia, il Ciad, la Nigeria.
Comunicato stampa
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“La fotografia è una voce piccola, nella migliore delle ipotesi, ma a volte, solo qualche volta,
una fotografia o un gruppo di esse può attirare i nostri sensi alla consapevolezza”
Eugene Smith
Sin dai suoi esordi nella metà dell’Ottocento, il fotogiornalismo si trova ad affrontare un importante problema, quello del come raccontare la realtà nei suoi più tragici aspetti. Le immagini hanno una grande potenza evocatrice, e quando scatta è il fotografo a decidere di voler immobilizzare in un’immagine proprio quel piccolo ritaglio spazio-temporale. Le parole con cui il grande fotografo documentarista Eugene Smith indicava la sua volontà di catturare la vita vera, immediata e reale con tutte le sue contraddizioni e la sua speranza nel fatto che la fotografia, pur con la sua piccola voce, potesse ogni tanto contribuire a cambiare il mondo non appartengono al passato ma sono ancora il nucleo del presente.
Parmacotto Group presenta al pubblico una selezione dei più importanti reportage del fotografo Marco Gualazzini in zone del mondo toccate da crisi umanitarie e conflitti: dal 3 al 29 maggio 2022 apre presso gli spazi della cinquecentesca Chiesa di San Marcellino a Parma la mostra fotografica THE PEOPLE IN BETWEEN. L’inferno visto con gli occhi e la fotocamera del reporter in paesi quali la Repubblica Democratica del Congo, la Somalia, il Ciad, la Nigeria, il Kenya, in 30 immagini rappresentative di un percorso iconografico e visivo drammaticamente attuale.
Curata da Roberto Mutti, storico, critico e docente di fotografia, la mostra THE PEOPLE IN BETWEEN è accompagnata da un catalogo, anch’esso a cura di Roberto Mutti, realizzato grazie alla holding Synergetic di Parma, dell’imprenditore e collezionista Giampaolo Cagnin.
Nato a Parma nel 1976, Marco Gualazzini, dopo aver iniziato la sua attività giornalistica alla Gazzetta di Parma, ha collaborato come fotoreporter con prestigiose testate nazionali e internazionali, ricevendo importanti riconoscimenti tra i quali nel 2013 il Getty Images Grants for Editorial Photography e nel 2019 il World Press Photo 2019 Photo Contest, Environment stories.
“Marco Gualazzini appartiene a quella generazione di giovani autori autenticamente legati allo spirito del fotoreportage: per questo vive la sua professione come una necessità e sente quindi nel profondo la responsabilità di quanto intende raccontare.” - commenta il curatore Roberto Mutti. “Il fotografo parmense lo fa utilizzando un linguaggio contemporaneo denso e corposo che nulla concede alla retorica né tantomeno alla facile scorciatoia dell’immagine ad effetto che è ricattatoria perché gioca sulle sensazioni “di pancia” e sbagliata perché non si fida dei sentimenti che invece abitano il cervello. Se nei suoi lavori realizzati nei luoghi più sfortunati del mondo non c’è traccia di sensazionalismo è perché Gualazzini sa raccontare la vita in tutte le sue sfumature senza soffermarsi sulla superficie delle cose. È una capacità acquisita in anni di gavetta sul campo: lavorare per un quotidiano per documentare la cronaca gli ha insegnato che tutti gli aspetti della realtà meritano attenzione, anche quelli che appaiono secondari. È un atteggiamento, quello di sentirsi come un ponte fra gli avvenimenti e chi ne viene a conoscenza tramite le sue immagini, che si ritrova pienamente quando dalla quotidianità in fin dei conti rassicurante della sua bella e ordinata città viene scaraventato nella confusa disperazione che serpeggia in un campo profughi africano”.
Il compito di un fotografo come Gualazzini è quello di raccontare storie e per farlo deve raccogliere i mille aspetti di una realtà frammentata, darle un ordine e restituircela senza far perdere nulla della sua complessità, il tutto non ricorrendo al distacco emotivo ma usando con coraggio lo strumento dell’empatia. Per raggiungere questi risultati bisogna immaginare il lungo lavoro che precede lo scatto, lo studio delle situazioni, la ricerca dei giusti interlocutori, la creazione di quella credibilità grazie alla quale si potrà avere accesso a situazioni difficili, a disponibilità meno prevedibili, a dialoghi altrimenti impossibili. In questo e non solo nella scelta dell’inquadratura sta il senso etico del suo agire e non solo del suo: ogni fotografia è un messaggio e come tale viene filtrata non solo dal suo autore e, talvolta, dal soggetto ripreso, ma anche dalle diverse sensibilità del photoeditor che la sceglie dandole il giusto rilievo e di chi la vede decidendo se guardarla distrattamente oppure osservarla con meticolosità.
Per raccontare quel clima di guerra permanente che attraversa il continente africano a un’opinione pubblica che sembra ignorarlo, Marco Gualazzini sceglie un tipo di fotografia molto “pensosa” ma ciò che colpisce è la sua grande capacità di sintesi che si ritrova in una sola immagine. Un vecchio mortaio arrugginito punta inutilmente minaccioso la canna verso il cielo ma sono quattro bambini che lo usano come giocattolo a dirci che forse non tutto è perduto. Di fronte a questi contrasti laceranti bisogna avere il coraggio di guardare avanti recuperando quella dimensione della bontà che si nasconde, ma solo per chi non la vuole guardare, fra le pieghe della realtà. Così, nella spettacolare rovina della cattedrale haitiana di Port-au-Prince distrutta dal terremoto dobbiamo immaginare la bellezza simbolica del rosone ancora intatto.
Il lavoro di Marco Gualazzini è insieme un atto di solidarietà con quel mondo e uno di accusa nei confronti della nostra società indifferente e superficiale. Per farlo gli è bastato andare a cercare l’umanità dove c’è.
La mostra fotografica THE PEOPLE IN BETWEEN è allestita presso gli spazi della ex chiesa di San Marcellino di Parma, che ospita dal 2010 l’installazione “Naufragio con spettatore” dell’artista Claudio Parmiggiani, una nave “spiaggiata” su oltre 100.000 volumi.
Voluta e promossa da Parmacotto Group, THE PEOPLE IN BETWEEN è un’occasione speciale per riflettere sul significato di coraggio, umanità e futuro che si inserisce all’interno di #FeelinGood, il percorso di sostenibilità del Gruppo e in particolare in una delle sue tre anime, quella dedicata al benessere delle comunità.
“In questo momento storico particolarmente difficile abbiamo voluto organizzare questa mostra di forte impatto emotivo proprio durante il periodo di Cibus, per ricordare a tutti che le aziende come la nostra, oltre all’obiettivo fondamentale della creazione di valore, hanno il compito di affiancare le istituzioni per diffondere una concezione di benessere circolare anche a sostegno delle comunità più bisognose.” - Afferma Andrea Schivazappa, Amministratore Delegato Parmacotto Group.
Marco Gualazzini
Nato a Parma nel 1976, Marco Gualazzini ha iniziato la sua carriera come fotografo nel 2004, con il quotidiano locale della sua città natale, La Gazzetta di Parma. Il suo lavoro nel corso degli anni comprende dei reportage sulla micro-finanza in India, sulla libertà di espressione in Myanmar, sulla discriminazione delle minoranze religiose in Pakistan.
Negli ultimi anni ha coperto prevalentemente crisi umanitarie e conflitti in Africa.
I suoi reportage sono stati pubblicati con amplio spazio su riviste nazionali, come L’Espresso, Internazionale, Vanity Fair, e su testata internazionali come il The New York Times, GEO, Al-Jazeera, TIME magazine per citarne alcuni.
Gualazzini ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui Getty Images Grant for Editorial Photography, il Marco Luchetta, il PDN e World Press Photo al quale è stato candidato sia come foto del anno che come storia del anno nel 2019.
Resilient è il suo primo libro edito da Contrasto, Roberto Koch Editore.
una fotografia o un gruppo di esse può attirare i nostri sensi alla consapevolezza”
Eugene Smith
Sin dai suoi esordi nella metà dell’Ottocento, il fotogiornalismo si trova ad affrontare un importante problema, quello del come raccontare la realtà nei suoi più tragici aspetti. Le immagini hanno una grande potenza evocatrice, e quando scatta è il fotografo a decidere di voler immobilizzare in un’immagine proprio quel piccolo ritaglio spazio-temporale. Le parole con cui il grande fotografo documentarista Eugene Smith indicava la sua volontà di catturare la vita vera, immediata e reale con tutte le sue contraddizioni e la sua speranza nel fatto che la fotografia, pur con la sua piccola voce, potesse ogni tanto contribuire a cambiare il mondo non appartengono al passato ma sono ancora il nucleo del presente.
Parmacotto Group presenta al pubblico una selezione dei più importanti reportage del fotografo Marco Gualazzini in zone del mondo toccate da crisi umanitarie e conflitti: dal 3 al 29 maggio 2022 apre presso gli spazi della cinquecentesca Chiesa di San Marcellino a Parma la mostra fotografica THE PEOPLE IN BETWEEN. L’inferno visto con gli occhi e la fotocamera del reporter in paesi quali la Repubblica Democratica del Congo, la Somalia, il Ciad, la Nigeria, il Kenya, in 30 immagini rappresentative di un percorso iconografico e visivo drammaticamente attuale.
Curata da Roberto Mutti, storico, critico e docente di fotografia, la mostra THE PEOPLE IN BETWEEN è accompagnata da un catalogo, anch’esso a cura di Roberto Mutti, realizzato grazie alla holding Synergetic di Parma, dell’imprenditore e collezionista Giampaolo Cagnin.
Nato a Parma nel 1976, Marco Gualazzini, dopo aver iniziato la sua attività giornalistica alla Gazzetta di Parma, ha collaborato come fotoreporter con prestigiose testate nazionali e internazionali, ricevendo importanti riconoscimenti tra i quali nel 2013 il Getty Images Grants for Editorial Photography e nel 2019 il World Press Photo 2019 Photo Contest, Environment stories.
“Marco Gualazzini appartiene a quella generazione di giovani autori autenticamente legati allo spirito del fotoreportage: per questo vive la sua professione come una necessità e sente quindi nel profondo la responsabilità di quanto intende raccontare.” - commenta il curatore Roberto Mutti. “Il fotografo parmense lo fa utilizzando un linguaggio contemporaneo denso e corposo che nulla concede alla retorica né tantomeno alla facile scorciatoia dell’immagine ad effetto che è ricattatoria perché gioca sulle sensazioni “di pancia” e sbagliata perché non si fida dei sentimenti che invece abitano il cervello. Se nei suoi lavori realizzati nei luoghi più sfortunati del mondo non c’è traccia di sensazionalismo è perché Gualazzini sa raccontare la vita in tutte le sue sfumature senza soffermarsi sulla superficie delle cose. È una capacità acquisita in anni di gavetta sul campo: lavorare per un quotidiano per documentare la cronaca gli ha insegnato che tutti gli aspetti della realtà meritano attenzione, anche quelli che appaiono secondari. È un atteggiamento, quello di sentirsi come un ponte fra gli avvenimenti e chi ne viene a conoscenza tramite le sue immagini, che si ritrova pienamente quando dalla quotidianità in fin dei conti rassicurante della sua bella e ordinata città viene scaraventato nella confusa disperazione che serpeggia in un campo profughi africano”.
Il compito di un fotografo come Gualazzini è quello di raccontare storie e per farlo deve raccogliere i mille aspetti di una realtà frammentata, darle un ordine e restituircela senza far perdere nulla della sua complessità, il tutto non ricorrendo al distacco emotivo ma usando con coraggio lo strumento dell’empatia. Per raggiungere questi risultati bisogna immaginare il lungo lavoro che precede lo scatto, lo studio delle situazioni, la ricerca dei giusti interlocutori, la creazione di quella credibilità grazie alla quale si potrà avere accesso a situazioni difficili, a disponibilità meno prevedibili, a dialoghi altrimenti impossibili. In questo e non solo nella scelta dell’inquadratura sta il senso etico del suo agire e non solo del suo: ogni fotografia è un messaggio e come tale viene filtrata non solo dal suo autore e, talvolta, dal soggetto ripreso, ma anche dalle diverse sensibilità del photoeditor che la sceglie dandole il giusto rilievo e di chi la vede decidendo se guardarla distrattamente oppure osservarla con meticolosità.
Per raccontare quel clima di guerra permanente che attraversa il continente africano a un’opinione pubblica che sembra ignorarlo, Marco Gualazzini sceglie un tipo di fotografia molto “pensosa” ma ciò che colpisce è la sua grande capacità di sintesi che si ritrova in una sola immagine. Un vecchio mortaio arrugginito punta inutilmente minaccioso la canna verso il cielo ma sono quattro bambini che lo usano come giocattolo a dirci che forse non tutto è perduto. Di fronte a questi contrasti laceranti bisogna avere il coraggio di guardare avanti recuperando quella dimensione della bontà che si nasconde, ma solo per chi non la vuole guardare, fra le pieghe della realtà. Così, nella spettacolare rovina della cattedrale haitiana di Port-au-Prince distrutta dal terremoto dobbiamo immaginare la bellezza simbolica del rosone ancora intatto.
Il lavoro di Marco Gualazzini è insieme un atto di solidarietà con quel mondo e uno di accusa nei confronti della nostra società indifferente e superficiale. Per farlo gli è bastato andare a cercare l’umanità dove c’è.
La mostra fotografica THE PEOPLE IN BETWEEN è allestita presso gli spazi della ex chiesa di San Marcellino di Parma, che ospita dal 2010 l’installazione “Naufragio con spettatore” dell’artista Claudio Parmiggiani, una nave “spiaggiata” su oltre 100.000 volumi.
Voluta e promossa da Parmacotto Group, THE PEOPLE IN BETWEEN è un’occasione speciale per riflettere sul significato di coraggio, umanità e futuro che si inserisce all’interno di #FeelinGood, il percorso di sostenibilità del Gruppo e in particolare in una delle sue tre anime, quella dedicata al benessere delle comunità.
“In questo momento storico particolarmente difficile abbiamo voluto organizzare questa mostra di forte impatto emotivo proprio durante il periodo di Cibus, per ricordare a tutti che le aziende come la nostra, oltre all’obiettivo fondamentale della creazione di valore, hanno il compito di affiancare le istituzioni per diffondere una concezione di benessere circolare anche a sostegno delle comunità più bisognose.” - Afferma Andrea Schivazappa, Amministratore Delegato Parmacotto Group.
Marco Gualazzini
Nato a Parma nel 1976, Marco Gualazzini ha iniziato la sua carriera come fotografo nel 2004, con il quotidiano locale della sua città natale, La Gazzetta di Parma. Il suo lavoro nel corso degli anni comprende dei reportage sulla micro-finanza in India, sulla libertà di espressione in Myanmar, sulla discriminazione delle minoranze religiose in Pakistan.
Negli ultimi anni ha coperto prevalentemente crisi umanitarie e conflitti in Africa.
I suoi reportage sono stati pubblicati con amplio spazio su riviste nazionali, come L’Espresso, Internazionale, Vanity Fair, e su testata internazionali come il The New York Times, GEO, Al-Jazeera, TIME magazine per citarne alcuni.
Gualazzini ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui Getty Images Grant for Editorial Photography, il Marco Luchetta, il PDN e World Press Photo al quale è stato candidato sia come foto del anno che come storia del anno nel 2019.
Resilient è il suo primo libro edito da Contrasto, Roberto Koch Editore.
02
maggio 2022
Marco Gualazzini – The People in between
Dal 02 al 29 maggio 2022
fotografia
Location
Chiesa di San Marcellino
Parma, Strada Collegio dei Nobili, (PR)
Parma, Strada Collegio dei Nobili, (PR)
Orario di apertura
Da martedì a domenica ore 10.30-12.30 e 16.00-19.00
Editore
Synergetic
Ufficio stampa
Up2C PR & Communication Agency - Cristina Comelli
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione