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Marco Pezzotta – Are your hands clean?
Se nei disegni presenti in mostra il procedimento della rarefazione è volto a mantenere esili tracce di fotografie, ricordi di vita, memorie visive, nei “memory” questo modo di procedere viene portato oltre, radicalizzato e reso maggiormente problematico dal meccanismo di cancellare degli oggetti che hanno il loro senso di essere proprio nel mantenimento delle memorie visive e concettuali
Comunicato stampa
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Togliersi i guanti e sporcarsi le mani
Una caratteristica apparentemente estranea al produrre artistico, ovvero l’assenza evidente dei guanti in lattice colorati, emblema tipico dei lavori di pulizia casalinghi, è l’unico elemento che va a turbare il paragone ironico che vorrei qui introdurre tra il lavoro di Marco Pezzotta e il lavoro di una “massaia”.
Come una casalinga, ma senza grembiule e per l’appunto senza guanti (ovvero pronto, in un certo senso, ad assumersi i rischi connessi al proprio “mestiere” e a sporcarsi con le materie con cui viene a contatto), Marco Pezzotta dapprima rovescia, poi riordina e disinfetta i propri cassetti mentali ed esistenziali.
Il rovesciare consiste per lui, oltre che nell’operazione del progettare (del “buttare fuori” un grande numero di possibilità di future realizzazioni), nell’operazione di creare lavori che sono eruzioni di sporco, di materia, di scarti interni, di memorie accumulate e vissute visceralmente: un rigettare fuori necessario per depurare l’interno, per lasciare momentaneamente libera la mente, per poter far nascere da queste primarie macchie primitive delle “cifre” significanti.
La conseguente operazione del purificare consiste nel depurare le forme, nel cercare tra le memorie, tra le esperienze vissute, solo l’essenziale per delineare una propria significativa storia personale: frasi, simboli significativi, sagome, fogli bianchi o imbiancati, che vanno a sostituire la precedente “poetica della macchia” senza però rinnegarla.
Tale seconda fase, forse la più faticosa e la più laboriosa, la più logica e la meno istintuale, consiste nel procedere attraverso successivi annullamenti, e cercare, creando nuove gerarchie di pensieri e memorie, di trasmettere “con poco” la propria percezione del fare artistico.
Presenti in mostra due “famiglie” di lavori che mostrano allo spettatore l’esito di tale operazione: i disegni appartenenti alla “Vagus Series” e i “Memory game”, installazioni basate sulla cancellazione delle tessere del “memory”, gioco rimasto nelle comuni memorie d’infanzia.
Se nei disegni presenti in mostra il procedimento della rarefazione è volto a mantenere esili tracce di fotografie, ricordi di vita, memorie visive, riportate su un supporto a sua volta esile e rarefatto, nei “memory” questo modo di procedere viene portato oltre, radicalizzato e reso maggiormente problematico dal meccanismo di cancellare degli oggetti che hanno il loro senso di essere proprio nel mantenimento delle memorie visive e concettuali.
Come lo sfregiare o il bruciare una fotografia di un album di famiglia, la cancellazione delle tessere di “memory” crea uno scarto incolmabile tra la necessità di ricostruire nella propria mente la memoria delle figure intraviste e l’assenza di esse, che permangono solo nella mente di chi tanto faticosamente le ha cancellate,
ovvero di colui (l’artista) che è in grado di ricordare annullando.
Lara Piffari
Nota Biografica:
Marco Pezzotta (1985) vive e lavora tra Milano e Madrid. Ha frequentato il Liceo Artistico di Bergamo, l’Accademia di Belle Arti di Brera e la Facultad de Bellas Artes dell’Universidad Complutense di Madrid. Ha al suo attivo alcune mostre collettive di giovani artisti, tra Bergamo e Milano, nonché la mostra di finalisti del Premio Nazionale delle Arti 2007 allestita presso Le Ciminiere di Catania e successivamente presso la sede del ministero della Cultura a Roma. Ha inoltre presentato i suoi lavori in una mostra personale presso La Casa della Carne di Carlos Diez a Madrid. Ultimamente ha partecipato al Workshop REAL PRESENCE 08, curato da Dobrila Denegri e Biljana Tomic, tenutosi a Belgrado e presso il Castello di Rivoli (TO).
Una caratteristica apparentemente estranea al produrre artistico, ovvero l’assenza evidente dei guanti in lattice colorati, emblema tipico dei lavori di pulizia casalinghi, è l’unico elemento che va a turbare il paragone ironico che vorrei qui introdurre tra il lavoro di Marco Pezzotta e il lavoro di una “massaia”.
Come una casalinga, ma senza grembiule e per l’appunto senza guanti (ovvero pronto, in un certo senso, ad assumersi i rischi connessi al proprio “mestiere” e a sporcarsi con le materie con cui viene a contatto), Marco Pezzotta dapprima rovescia, poi riordina e disinfetta i propri cassetti mentali ed esistenziali.
Il rovesciare consiste per lui, oltre che nell’operazione del progettare (del “buttare fuori” un grande numero di possibilità di future realizzazioni), nell’operazione di creare lavori che sono eruzioni di sporco, di materia, di scarti interni, di memorie accumulate e vissute visceralmente: un rigettare fuori necessario per depurare l’interno, per lasciare momentaneamente libera la mente, per poter far nascere da queste primarie macchie primitive delle “cifre” significanti.
La conseguente operazione del purificare consiste nel depurare le forme, nel cercare tra le memorie, tra le esperienze vissute, solo l’essenziale per delineare una propria significativa storia personale: frasi, simboli significativi, sagome, fogli bianchi o imbiancati, che vanno a sostituire la precedente “poetica della macchia” senza però rinnegarla.
Tale seconda fase, forse la più faticosa e la più laboriosa, la più logica e la meno istintuale, consiste nel procedere attraverso successivi annullamenti, e cercare, creando nuove gerarchie di pensieri e memorie, di trasmettere “con poco” la propria percezione del fare artistico.
Presenti in mostra due “famiglie” di lavori che mostrano allo spettatore l’esito di tale operazione: i disegni appartenenti alla “Vagus Series” e i “Memory game”, installazioni basate sulla cancellazione delle tessere del “memory”, gioco rimasto nelle comuni memorie d’infanzia.
Se nei disegni presenti in mostra il procedimento della rarefazione è volto a mantenere esili tracce di fotografie, ricordi di vita, memorie visive, riportate su un supporto a sua volta esile e rarefatto, nei “memory” questo modo di procedere viene portato oltre, radicalizzato e reso maggiormente problematico dal meccanismo di cancellare degli oggetti che hanno il loro senso di essere proprio nel mantenimento delle memorie visive e concettuali.
Come lo sfregiare o il bruciare una fotografia di un album di famiglia, la cancellazione delle tessere di “memory” crea uno scarto incolmabile tra la necessità di ricostruire nella propria mente la memoria delle figure intraviste e l’assenza di esse, che permangono solo nella mente di chi tanto faticosamente le ha cancellate,
ovvero di colui (l’artista) che è in grado di ricordare annullando.
Lara Piffari
Nota Biografica:
Marco Pezzotta (1985) vive e lavora tra Milano e Madrid. Ha frequentato il Liceo Artistico di Bergamo, l’Accademia di Belle Arti di Brera e la Facultad de Bellas Artes dell’Universidad Complutense di Madrid. Ha al suo attivo alcune mostre collettive di giovani artisti, tra Bergamo e Milano, nonché la mostra di finalisti del Premio Nazionale delle Arti 2007 allestita presso Le Ciminiere di Catania e successivamente presso la sede del ministero della Cultura a Roma. Ha inoltre presentato i suoi lavori in una mostra personale presso La Casa della Carne di Carlos Diez a Madrid. Ultimamente ha partecipato al Workshop REAL PRESENCE 08, curato da Dobrila Denegri e Biljana Tomic, tenutosi a Belgrado e presso il Castello di Rivoli (TO).
29
novembre 2008
Marco Pezzotta – Are your hands clean?
Dal 29 novembre al 20 dicembre 2008
arte contemporanea
Location
SPAZIO OLIM
Bergamo, Via Pignolo, 9B, (Bergamo)
Bergamo, Via Pignolo, 9B, (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a domenica, 15.30- 19
Vernissage
29 Novembre 2008, ore 18
Autore
Curatore