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Marco Saroldi – Facciamo che
In questa mostra le coordinate del suo lavoro fotografico si capovolgono. Marco esce di scena e si concentra su altri personaggi, più o meno famosi, che incarnano in modo costruttivo la vita culturale e artistica del mondo torinese
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sabato 26 aprile 2014 ore 18,00
FACCIAMO CHE
Galleria di ritratti possibili
Foto di Marco Saroldi
Puntualmente mi arriva a casa verso la fine dellʼanno un ʻSaroldiʼ. Lo dico come se dicessi il nome di
un artista riconosciuto perché lo stile delle cartoline ricevute è unico e inconfondibile. E naturalmente
io le raccolgo in una preziosa cartellina che mi racconta nellʼarco del tempo lʼevoluzione e lʼelegante
ʻfolliaʼ di Marco Saroldi. Finalmente un fotografo che si autorappresenta senza seriosità ed enfasi ma,
al contrario, con intelligente ironia riuscendo anche a toccare temi attuali a riprova che la sua grande
immaginazione non tralascia sottotraccia i problemi del nostro tempo: lʼinquinamento, il consumismo,
la nostra volgarità, il nostro essere spesso cialtroni e molto altro ancora.
In questa mostra le coordinate del suo lavoro fotografico si capovolgono. Marco esce di scena e si
concentra su altri personaggi, più o meno famosi, che incarnano in modo costruttivo la vita culturale e
artistica del mondo torinese. Lʼoperazione poteva rivelarsi banale o ripetitiva (molti ritratti sono stati
realizzati in questi anni spesso alle stesse persone) ma qui si rivela tutta la genialità di Saroldi che
spiazza lʼosservatore capovolgendo le regole sia della fotografia classica che la personalità dei
soggetti rappresentati. Tutta lʼoperazione incominciata nel 2008 e aperta a successive continue
evoluzioni ha un suo impianto concettuale molto preciso. Lʼautore ha chiesto al soggetto di turno in
quale ruolo si sarebbe trovato più a suo agio o quale sarebbe stato il suo sogno, la sua fantasia, se
non avesse fatto nella vita reale il pittore, lo stampatore, il regista, la casalinga, lʼuomo di cultura e
così via. Ne nasce una galleria di ritratti davvero insolita, dove lʼoriginalità dellʼidea iniziale si fonde
con la sapiente cura anche dei più piccoli dettagli e si apprezza la bravura del fotografo nel
comporre in un perfetto puzzle la persona ripresa e lʼambiente circostante reinventato per
lʼoccasione. Non è un collage, piuttosto un lungo lavoro, prima di fotografia pura sorretta da unʼidea
precisa, poi di un uso intelligente di Photoshop (finalmente!).
Il risultato definitivo è surreale e veramente suggestivo. Ne cito qualcuna, ma tutte le opere in mostra
sono da vedere con attenzione. Francesco Casorati , vestito da ammiraglio e orgoglioso al comando
del suo galeone, intento a tracciare uno schizzo del Po. Alberto Barbera, direttore del Museo del
Cinema di Torino e del Festival di Venezia, posa triplicato da operaio e progettista, sospeso
sullʼimpalcatura che ricorda la famosissima foto della costruzione di un grattacielo di New York negli
anniʼ30 (questʼultima immagine a lungo attribuita a Lewis Hine, lo dico per dovere di cronaca, è di un
meno conosciuto Charles Ebbets). Vola da astronauta nel buio con la Mole illuminata, unʼentusiasta
Ugo Nespolo, artista. Sogna Francesco Tabusso sorvolando il paesaggio delle Langhe, una sorta di
ascensione laica che ci ricorda anche la sua recente scomparsa. Il Sovrintendente Walter Vergnano
scala vestito da alpinista esperto il ʻsuoʼ Teatro Regio inserendo le piccozze tra un mattone e lʼaltro.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo posa felice nella ʻgarçonnièreʼ dellʼestroso e indimenticato
architetto Mollino. Lasciamo ai visitatori la sorpresa delle altre fotografie, dove immaginazione, abilità
tecnica e leggerezza si sommano per dar luogo ad un progetto in divenire e in attesa di nuovi
protagonisti (Farinetti, Gramellini, Oggero, Grom, Gambarotta, così, tanto per non fare nomi?). Mi
piace infine ricordare lo spirito che è tipico di Marco Saroldi, cioè la sua innata autoironia, il suo
atteggiamento diretto, ben lontano da ogni tentazione di giocare a fare la star e la creatività che mette
a piene mani nei suoi lavori da sempre. Per averne unʼidea guardate il suo sito che spazia da
prestigiose commissioni fino alla ricerca assolutamente personale come “I versi satanici” o “minimo
17 miopi”.
Mauro Raffini 2014
FACCIAMO CHE
Galleria di ritratti possibili
Foto di Marco Saroldi
Puntualmente mi arriva a casa verso la fine dellʼanno un ʻSaroldiʼ. Lo dico come se dicessi il nome di
un artista riconosciuto perché lo stile delle cartoline ricevute è unico e inconfondibile. E naturalmente
io le raccolgo in una preziosa cartellina che mi racconta nellʼarco del tempo lʼevoluzione e lʼelegante
ʻfolliaʼ di Marco Saroldi. Finalmente un fotografo che si autorappresenta senza seriosità ed enfasi ma,
al contrario, con intelligente ironia riuscendo anche a toccare temi attuali a riprova che la sua grande
immaginazione non tralascia sottotraccia i problemi del nostro tempo: lʼinquinamento, il consumismo,
la nostra volgarità, il nostro essere spesso cialtroni e molto altro ancora.
In questa mostra le coordinate del suo lavoro fotografico si capovolgono. Marco esce di scena e si
concentra su altri personaggi, più o meno famosi, che incarnano in modo costruttivo la vita culturale e
artistica del mondo torinese. Lʼoperazione poteva rivelarsi banale o ripetitiva (molti ritratti sono stati
realizzati in questi anni spesso alle stesse persone) ma qui si rivela tutta la genialità di Saroldi che
spiazza lʼosservatore capovolgendo le regole sia della fotografia classica che la personalità dei
soggetti rappresentati. Tutta lʼoperazione incominciata nel 2008 e aperta a successive continue
evoluzioni ha un suo impianto concettuale molto preciso. Lʼautore ha chiesto al soggetto di turno in
quale ruolo si sarebbe trovato più a suo agio o quale sarebbe stato il suo sogno, la sua fantasia, se
non avesse fatto nella vita reale il pittore, lo stampatore, il regista, la casalinga, lʼuomo di cultura e
così via. Ne nasce una galleria di ritratti davvero insolita, dove lʼoriginalità dellʼidea iniziale si fonde
con la sapiente cura anche dei più piccoli dettagli e si apprezza la bravura del fotografo nel
comporre in un perfetto puzzle la persona ripresa e lʼambiente circostante reinventato per
lʼoccasione. Non è un collage, piuttosto un lungo lavoro, prima di fotografia pura sorretta da unʼidea
precisa, poi di un uso intelligente di Photoshop (finalmente!).
Il risultato definitivo è surreale e veramente suggestivo. Ne cito qualcuna, ma tutte le opere in mostra
sono da vedere con attenzione. Francesco Casorati , vestito da ammiraglio e orgoglioso al comando
del suo galeone, intento a tracciare uno schizzo del Po. Alberto Barbera, direttore del Museo del
Cinema di Torino e del Festival di Venezia, posa triplicato da operaio e progettista, sospeso
sullʼimpalcatura che ricorda la famosissima foto della costruzione di un grattacielo di New York negli
anniʼ30 (questʼultima immagine a lungo attribuita a Lewis Hine, lo dico per dovere di cronaca, è di un
meno conosciuto Charles Ebbets). Vola da astronauta nel buio con la Mole illuminata, unʼentusiasta
Ugo Nespolo, artista. Sogna Francesco Tabusso sorvolando il paesaggio delle Langhe, una sorta di
ascensione laica che ci ricorda anche la sua recente scomparsa. Il Sovrintendente Walter Vergnano
scala vestito da alpinista esperto il ʻsuoʼ Teatro Regio inserendo le piccozze tra un mattone e lʼaltro.
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo posa felice nella ʻgarçonnièreʼ dellʼestroso e indimenticato
architetto Mollino. Lasciamo ai visitatori la sorpresa delle altre fotografie, dove immaginazione, abilità
tecnica e leggerezza si sommano per dar luogo ad un progetto in divenire e in attesa di nuovi
protagonisti (Farinetti, Gramellini, Oggero, Grom, Gambarotta, così, tanto per non fare nomi?). Mi
piace infine ricordare lo spirito che è tipico di Marco Saroldi, cioè la sua innata autoironia, il suo
atteggiamento diretto, ben lontano da ogni tentazione di giocare a fare la star e la creatività che mette
a piene mani nei suoi lavori da sempre. Per averne unʼidea guardate il suo sito che spazia da
prestigiose commissioni fino alla ricerca assolutamente personale come “I versi satanici” o “minimo
17 miopi”.
Mauro Raffini 2014
26
aprile 2014
Marco Saroldi – Facciamo che
Dal 26 aprile al 24 maggio 2014
fotografia
Location
BLITZPHOTOGALLERY
Torino, Via Bologna, 220, (Torino)
Torino, Via Bologna, 220, (Torino)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì ore 10/12 - 15/18, sabato ore 15/18
Vernissage
26 Aprile 2014, ore 18
Autore