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Marco Tommaso Fiorillo – Poetica … en plein air
Mostra di opere pittoriche
Comunicato stampa
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Recensione:
C’è silenzio mentre si percorrono le stanze che anticipano l’entrata dell’atéliér di Marco Fiorillo.
Un odore penetrante di legni antichi, di mura storiche, di carte da parati fatte a mano. La sensazione è quella di un iniziatico attraversamento obbligato, intriso di un tempo ‘altro’, prima di poter scoprire il luogo che Marco Tommaso Fiorillo si è riservato per lavorare. Uno spazio intimo, allestito nel magnifico palazzo storico Cezzi-Tamborino in via G.Paladini nel cuore del centro storico di Lecce. Una finestra alta illumina la stanza dove, al centro, impera un cavalletto coperto da un drappo. La luce che entra dalla finestra, percorre lo spazio investendo di taglio le diverse opere e gli oggetti. Sulle pareti paesaggi di-versi descritti da pennellate immateriali e brulicanti tocchi di colore che riassumono narrazioni note di in-mediate prossimità impressioniste.
Tracce di colore denso che sublimano, in nebbie e foschie, le brevi e rapide pennellate in rilievo. Godibile l’atto esplorativo della ricerca girovaga dell’occhio che si lascia accarezzare dal fascino di fantasiosi fraseggi pittorici sperimentali. E non basta mai, per cui Parigi, Nantes, la Vandea e la Bretagna hanno ammorbidito le linee. La composizione generale, dopo le ‘impressioni’ dei viaggi in Francia, ne esce rinvigorita e allo stesso tempo limpida, chiara, matura. Ora, l'attimo 'impressionista' si è dilatato secondo le dinamiche ‘macchie’ mediterranee. Non più lineare riflesso sublime di antiche e tranquille acque a la Grenouillère, ma tratti ancora più frammentati, veloci che definiscono apparenti e vissute 'viste' paesaggistiche d'impronta luminosa prepotente e meridiana. Come dall’elaborazione compositiva, derivata dagli studi impressionisti, specialmente del maestro Monet, Fiorillo allarga la visuale e impagina responsabilmente lo spazio naturale, componendo ‘freschi’ spartiti di paesaggio. L'inerte consistenza materica del pigmento di colore si trasforma in una gamma cromatica, crea trasparenze tenui e rarefazioni atmosferiche, chiaroscuri misteriosi d’albe ineguagliabili, pomeriggi accecanti e travolgenti tramonti barocchi.
Leggére pennellate scandiscono un raffinato senso intellettuale della realtà e della sua ineccepibile rappresentazione. Motivo per cui, si può affermare che il pennello di Fiorillo, assolve a più di un'ubbidienza: l'impasto genera l’alchimia di velature iridescenti, disperdendosi in superfici tenui chiuse in strati sottilissimi di memorie figurative (Casciaro, Bacile, Sidoti, Ammassari, Grandi), poi, la breve pennellata si fluidifica, diventa consistente alone, agevola la lettura a macchia, l’andamento compositivo muta (Massari, Pagliano, Re).
Gusto della materia, dunque, identità visiva, vibrante ascolto percettivo, cromatismi preziosi delle nature morte, dove una buccia del mandarino, riverbera la luce rimandando ad asperità porose l'idea del frutto che diventa realtà apparente d’intenso memorabile profumo locale (agrumeto di palazzo Cezzi-Tamborino). La tradizione pittorica salentina, quindi, ha prodotto numerose sonorità con cui Fiorillo, appare essersi posto poeticamente, in risonanza.
Una tavolozza di paesaggi, strofe di poetiche dense e amalgamate invarianti pittoriche, diventate ricerca dell'artista. Genesi serena della quiete inequivocabilmente vibrante si perde nell'ossimoro visibile, ma mai definibile. L'orizzonte acceso dalla luce del sole, diffonde ombre limitate, dalla sua posizione zenitale. L'eccesso di mondo, rumoroso e frenetico, si trasforma nelle interprtazioni sensazionali e diventa per Fiorillo una sublime passione silenziosa di ricerca. Gentile visione poetica diffusa in plen air .
L’artista non concede al passato di individuare il paesaggio, ideale, mitico, ma dis-vela una composizione che promette condizioni 'altre', di realtà. Un modo di approcciare l'arte del vedere che rende felice la semplicità di un fuggevole sguardo quotidiano.
Dunque, un dialogo continuo con il grande giardino salentino, un colloquio interminabile con il paesaggio. Per Fiorillo rimane questo, un esercizio di purificazione delle sensazioni, capace di creare condizioni di ascolto e confronto critico con un ambiente, ancora da ri-conoscere.
Paolo Marzano
C’è silenzio mentre si percorrono le stanze che anticipano l’entrata dell’atéliér di Marco Fiorillo.
Un odore penetrante di legni antichi, di mura storiche, di carte da parati fatte a mano. La sensazione è quella di un iniziatico attraversamento obbligato, intriso di un tempo ‘altro’, prima di poter scoprire il luogo che Marco Tommaso Fiorillo si è riservato per lavorare. Uno spazio intimo, allestito nel magnifico palazzo storico Cezzi-Tamborino in via G.Paladini nel cuore del centro storico di Lecce. Una finestra alta illumina la stanza dove, al centro, impera un cavalletto coperto da un drappo. La luce che entra dalla finestra, percorre lo spazio investendo di taglio le diverse opere e gli oggetti. Sulle pareti paesaggi di-versi descritti da pennellate immateriali e brulicanti tocchi di colore che riassumono narrazioni note di in-mediate prossimità impressioniste.
Tracce di colore denso che sublimano, in nebbie e foschie, le brevi e rapide pennellate in rilievo. Godibile l’atto esplorativo della ricerca girovaga dell’occhio che si lascia accarezzare dal fascino di fantasiosi fraseggi pittorici sperimentali. E non basta mai, per cui Parigi, Nantes, la Vandea e la Bretagna hanno ammorbidito le linee. La composizione generale, dopo le ‘impressioni’ dei viaggi in Francia, ne esce rinvigorita e allo stesso tempo limpida, chiara, matura. Ora, l'attimo 'impressionista' si è dilatato secondo le dinamiche ‘macchie’ mediterranee. Non più lineare riflesso sublime di antiche e tranquille acque a la Grenouillère, ma tratti ancora più frammentati, veloci che definiscono apparenti e vissute 'viste' paesaggistiche d'impronta luminosa prepotente e meridiana. Come dall’elaborazione compositiva, derivata dagli studi impressionisti, specialmente del maestro Monet, Fiorillo allarga la visuale e impagina responsabilmente lo spazio naturale, componendo ‘freschi’ spartiti di paesaggio. L'inerte consistenza materica del pigmento di colore si trasforma in una gamma cromatica, crea trasparenze tenui e rarefazioni atmosferiche, chiaroscuri misteriosi d’albe ineguagliabili, pomeriggi accecanti e travolgenti tramonti barocchi.
Leggére pennellate scandiscono un raffinato senso intellettuale della realtà e della sua ineccepibile rappresentazione. Motivo per cui, si può affermare che il pennello di Fiorillo, assolve a più di un'ubbidienza: l'impasto genera l’alchimia di velature iridescenti, disperdendosi in superfici tenui chiuse in strati sottilissimi di memorie figurative (Casciaro, Bacile, Sidoti, Ammassari, Grandi), poi, la breve pennellata si fluidifica, diventa consistente alone, agevola la lettura a macchia, l’andamento compositivo muta (Massari, Pagliano, Re).
Gusto della materia, dunque, identità visiva, vibrante ascolto percettivo, cromatismi preziosi delle nature morte, dove una buccia del mandarino, riverbera la luce rimandando ad asperità porose l'idea del frutto che diventa realtà apparente d’intenso memorabile profumo locale (agrumeto di palazzo Cezzi-Tamborino). La tradizione pittorica salentina, quindi, ha prodotto numerose sonorità con cui Fiorillo, appare essersi posto poeticamente, in risonanza.
Una tavolozza di paesaggi, strofe di poetiche dense e amalgamate invarianti pittoriche, diventate ricerca dell'artista. Genesi serena della quiete inequivocabilmente vibrante si perde nell'ossimoro visibile, ma mai definibile. L'orizzonte acceso dalla luce del sole, diffonde ombre limitate, dalla sua posizione zenitale. L'eccesso di mondo, rumoroso e frenetico, si trasforma nelle interprtazioni sensazionali e diventa per Fiorillo una sublime passione silenziosa di ricerca. Gentile visione poetica diffusa in plen air .
L’artista non concede al passato di individuare il paesaggio, ideale, mitico, ma dis-vela una composizione che promette condizioni 'altre', di realtà. Un modo di approcciare l'arte del vedere che rende felice la semplicità di un fuggevole sguardo quotidiano.
Dunque, un dialogo continuo con il grande giardino salentino, un colloquio interminabile con il paesaggio. Per Fiorillo rimane questo, un esercizio di purificazione delle sensazioni, capace di creare condizioni di ascolto e confronto critico con un ambiente, ancora da ri-conoscere.
Paolo Marzano
31
gennaio 2009
Marco Tommaso Fiorillo – Poetica … en plein air
Dal 31 gennaio al 09 febbraio 2009
arte contemporanea
Location
LIBRERIA I VOLATORI
Nardò, Piazza Delle Erbe, (Lecce)
Nardò, Piazza Delle Erbe, (Lecce)
Autore
Curatore