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Marco Vecchio – Il verde e il blu
Pittura, ceramica, scultura: sono alcuni dei procedimenti adottati da Vecchio per esprimere la propria linea artistica
Comunicato stampa
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“Il verde e il blu”. Questo il titolo della mostra (aperta al pubblico dal 30 luglio al 06 agosto 2007, dalle ore 11,00/14,00 e 19,00/23,00 – ingresso libero) che attraversa le produzioni artistica di Marco Vecchio.
Pittura, ceramica, scultura: sono alcuni dei procedimenti adottati da Vecchio per esprimere la propria linea artistica. Una linea che pur guardando i dettati estetici transavanguardistici rivolge il proprio interesse entro dinamiche “deboliste” (Vattimo) per instaurare un rapporto di piacevole disinteresse rispetto alle cose e fare del lavoro e della ricerca un passionale impulso che volge alla vivificazione ludica della dimensione creativa.
Con questa mostra Marco Vecchio dà origine ad un gioco silenzioso (impalpabile, sottinteso): il proprio progetto confida sui copioni mentali – le immagini stereotipate – di chi guarda l’opera, lasciando, a chi osserva, l’arduo compito di ricreare, nella propria mente, i tasselli mancanti alle rappresentazioni messe in mostra. (E il fruitore, costretto a riparare la mancanza, vive un rapporto di assembramento, ma anche di compartecipazione e di compenetrazione con l’opera).
Così, la superficie – legno, tela, lastra –, si fa luogo della sperimentazione gestaltica; e la pennellata – segno, graffio polisemico, scricchiolio agitato, colatura erotica –, tracciato da seguire per ritrovare un originario disegno, un primitivo gusto di fare arte.
«Dopo un lungo e affascinante percorso ritrattistica» avvisa Antonello Tolve nella Presentazione in catalogo, «(ritrarre qualcosa vuol dire «mettere in luce la struttura del soggetto: la sua sub-gettità» avvisa Jean-Luc Nancy) – che in questa nuova produzione ritorna energicamente rinnovato pur mantenendo forte un discorso legato a Jachson Pollock, ad Amedeo Modigliani, a Francis Bacon, al graffitismo americano, ai murales metropolitano, all’underground, al postmoderno, alla cybercultura post-punk, all’androginia – sempre carico di effetti spaesanti, sintetici e profondamente realistici, Marco Vecchio prolunga la propria riflessione sul corpo, sulla verticalità (sull’eroticità del supporto che coincide con un ritorno alla tela), sulla temporalità della pittura – non già intesa come messa in movimento dell’opera ma piuttosto come vibrazione, narrazione creativa e messa in questione della solidità dell’opera a favore di un processo decisamente metamorfico con il quale non solo l’arte ma anche la vita deve fare i conti».
Pittura, ceramica, scultura: sono alcuni dei procedimenti adottati da Vecchio per esprimere la propria linea artistica. Una linea che pur guardando i dettati estetici transavanguardistici rivolge il proprio interesse entro dinamiche “deboliste” (Vattimo) per instaurare un rapporto di piacevole disinteresse rispetto alle cose e fare del lavoro e della ricerca un passionale impulso che volge alla vivificazione ludica della dimensione creativa.
Con questa mostra Marco Vecchio dà origine ad un gioco silenzioso (impalpabile, sottinteso): il proprio progetto confida sui copioni mentali – le immagini stereotipate – di chi guarda l’opera, lasciando, a chi osserva, l’arduo compito di ricreare, nella propria mente, i tasselli mancanti alle rappresentazioni messe in mostra. (E il fruitore, costretto a riparare la mancanza, vive un rapporto di assembramento, ma anche di compartecipazione e di compenetrazione con l’opera).
Così, la superficie – legno, tela, lastra –, si fa luogo della sperimentazione gestaltica; e la pennellata – segno, graffio polisemico, scricchiolio agitato, colatura erotica –, tracciato da seguire per ritrovare un originario disegno, un primitivo gusto di fare arte.
«Dopo un lungo e affascinante percorso ritrattistica» avvisa Antonello Tolve nella Presentazione in catalogo, «(ritrarre qualcosa vuol dire «mettere in luce la struttura del soggetto: la sua sub-gettità» avvisa Jean-Luc Nancy) – che in questa nuova produzione ritorna energicamente rinnovato pur mantenendo forte un discorso legato a Jachson Pollock, ad Amedeo Modigliani, a Francis Bacon, al graffitismo americano, ai murales metropolitano, all’underground, al postmoderno, alla cybercultura post-punk, all’androginia – sempre carico di effetti spaesanti, sintetici e profondamente realistici, Marco Vecchio prolunga la propria riflessione sul corpo, sulla verticalità (sull’eroticità del supporto che coincide con un ritorno alla tela), sulla temporalità della pittura – non già intesa come messa in movimento dell’opera ma piuttosto come vibrazione, narrazione creativa e messa in questione della solidità dell’opera a favore di un processo decisamente metamorfico con il quale non solo l’arte ma anche la vita deve fare i conti».
30
luglio 2007
Marco Vecchio – Il verde e il blu
Dal 30 luglio al 06 agosto 2007
arte contemporanea
Location
TENUTA CAPODIFIUME
Capaccio, Via Capo Di Fiume, (Salerno)
Capaccio, Via Capo Di Fiume, (Salerno)
Orario di apertura
dalle ore 11,00/14,00 e 19,00/23
Vernissage
30 Luglio 2007, ore 19.30
Autore
Curatore