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Marco Zappa – Artworks
Mostra personale
Comunicato stampa
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L’esperienza artistica di Marco Zappa è stata contraddistinta da un precoce amore
per la pittura di figura, una versatilità congenita verso una ricerca iconica corroborata
dall’insegnamento di maestri dell’arte come Aldo Caron, Renzo Vespignani, Gino
Guida, Franco Mulas, Achille Pace, Luigi Boille, Felice Ludovisi. Un’orma particolarmente
profonda e longeva, tuttavia, la impresse Vespignani, complice una comunanza di
prospettive estetiche, nel giovane artista viterbese. Tuttavia Zappa è rimasto un franco
tiratore che valorizza la lezione dei suoi maestri senza rimanerne vincolato. Fra tutte
le esperienze proposte cercava la “sua”. Non so se il futuro della figurazione potrà
riassumersi nella semplice assimilazione al corredo iconografico contemporaneo: certo
è che pure le ultime tendenze artistiche più impegnate sul recupero e la riflessione verso
un mondo dell’immagine sembrano esser giunte ormai a un punto critico: o restare
attardati sulla solipsistica contemplazione di un universo ormai elitario, corredato dal
millenario bagaglio di perizia tecnica oppure, non abbandonando gli strumenti tecnici
del mestiere, farsi pionieri di una rappresentazione dell’uomo nuovo, del suo nuovo
corpo, della sua fisionomia, stravolta e alterata da una scienza sempre più tecnologica.
E se di stravolgimento si tratta, che cosa più di un corpo alterato nella struttura e nelle
fattezze può riassumere meglio il carico della contemporaneità sulla reale autonomia
esistenziale? Ritroviamo, seppure con dosata parsimonia, gran parte di questi dubbi e
questioni nell’opera di Zappa… non ci si può esprimere in termini di arte mediale, ma di
certo si tratta di un interessante interpretazione che convoglia sollecitazioni “mediatiche”
nell’approccio più tradizionale alla pittura. Una ricerca di matrice plastica, alla costante
ricerca di tridimensionalità. L’idea di movimento prorompe. «Tutto si muove, tutto corre,
tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare
incessantemente.Per la persistenza dell’immagine nella retina, le cose in movimento
si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che
percorrono». (AAVV, La pittura futurista, Manifesto futurista, Milano, 11 aprile 1910)
Per fare sentire la realtà fisica di un corpo in movimento, i futuristi sconvolgono allora le
regole dell’apparire: negano i punti statici nel tempo e nello spazio per esaltare la loro
traiettoria. Le forme con la velocità scompaiono, non più a causa della conflagrazione
interiore cubista, ma per ragioni naturali-tecniche. L’accellerazione sensoriale crea
quindi una cosa che è “il ponte tra l’infinito plastico esteriore e l’infinito plastico
interiore, quindi gli oggetti non finiscono mai e si intersecano con infinite combinazioni
di simpatia e avversione. ”L’erosione della figura nel movimento spezza la prospettiva
univoca delle immagini che si dissolvono, creano “dissolvenze” come nelle fotografie di
Bragaglia e nei film di Vertov, per irradiarsi in tutte le direzioni”. La lezione boccioniana
è reinterpretata.Con umiltà. E coraggio. Per Zappa come lo era stato per Boccioni, ”non
interessa tanto il principio ottico della persistenza delle immagini nella retina, quanto il
motivo della persistenza dei contenuti nella coscienza, cioè appunto il principio della
“durata”, che si realizza nella dimensione della memoria.
Curriculum vitæ & curriculum artistico disponibili su www.marcozappa.eu
per la pittura di figura, una versatilità congenita verso una ricerca iconica corroborata
dall’insegnamento di maestri dell’arte come Aldo Caron, Renzo Vespignani, Gino
Guida, Franco Mulas, Achille Pace, Luigi Boille, Felice Ludovisi. Un’orma particolarmente
profonda e longeva, tuttavia, la impresse Vespignani, complice una comunanza di
prospettive estetiche, nel giovane artista viterbese. Tuttavia Zappa è rimasto un franco
tiratore che valorizza la lezione dei suoi maestri senza rimanerne vincolato. Fra tutte
le esperienze proposte cercava la “sua”. Non so se il futuro della figurazione potrà
riassumersi nella semplice assimilazione al corredo iconografico contemporaneo: certo
è che pure le ultime tendenze artistiche più impegnate sul recupero e la riflessione verso
un mondo dell’immagine sembrano esser giunte ormai a un punto critico: o restare
attardati sulla solipsistica contemplazione di un universo ormai elitario, corredato dal
millenario bagaglio di perizia tecnica oppure, non abbandonando gli strumenti tecnici
del mestiere, farsi pionieri di una rappresentazione dell’uomo nuovo, del suo nuovo
corpo, della sua fisionomia, stravolta e alterata da una scienza sempre più tecnologica.
E se di stravolgimento si tratta, che cosa più di un corpo alterato nella struttura e nelle
fattezze può riassumere meglio il carico della contemporaneità sulla reale autonomia
esistenziale? Ritroviamo, seppure con dosata parsimonia, gran parte di questi dubbi e
questioni nell’opera di Zappa… non ci si può esprimere in termini di arte mediale, ma di
certo si tratta di un interessante interpretazione che convoglia sollecitazioni “mediatiche”
nell’approccio più tradizionale alla pittura. Una ricerca di matrice plastica, alla costante
ricerca di tridimensionalità. L’idea di movimento prorompe. «Tutto si muove, tutto corre,
tutto volge rapido. Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare
incessantemente.Per la persistenza dell’immagine nella retina, le cose in movimento
si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che
percorrono». (AAVV, La pittura futurista, Manifesto futurista, Milano, 11 aprile 1910)
Per fare sentire la realtà fisica di un corpo in movimento, i futuristi sconvolgono allora le
regole dell’apparire: negano i punti statici nel tempo e nello spazio per esaltare la loro
traiettoria. Le forme con la velocità scompaiono, non più a causa della conflagrazione
interiore cubista, ma per ragioni naturali-tecniche. L’accellerazione sensoriale crea
quindi una cosa che è “il ponte tra l’infinito plastico esteriore e l’infinito plastico
interiore, quindi gli oggetti non finiscono mai e si intersecano con infinite combinazioni
di simpatia e avversione. ”L’erosione della figura nel movimento spezza la prospettiva
univoca delle immagini che si dissolvono, creano “dissolvenze” come nelle fotografie di
Bragaglia e nei film di Vertov, per irradiarsi in tutte le direzioni”. La lezione boccioniana
è reinterpretata.Con umiltà. E coraggio. Per Zappa come lo era stato per Boccioni, ”non
interessa tanto il principio ottico della persistenza delle immagini nella retina, quanto il
motivo della persistenza dei contenuti nella coscienza, cioè appunto il principio della
“durata”, che si realizza nella dimensione della memoria.
Curriculum vitæ & curriculum artistico disponibili su www.marcozappa.eu
28
gennaio 2010
Marco Zappa – Artworks
Dal 28 gennaio al 28 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
CAMERA CON VISTA
Bologna, Via Santo Stefano, 14/2a, (Bologna)
Bologna, Via Santo Stefano, 14/2a, (Bologna)
Vernissage
28 Gennaio 2010, ore 19.00 > 23.00
Sito web
www.marcozappa.eu
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