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Marco Zezza
All’origine del lavoro di Marco Zezza (Napoli, 1974) c’è la tensione a interpretare la realtà come contraddittoria, imprendibile e frammentaria.
Comunicato stampa
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All'origine del lavoro di Marco Zezza (Napoli, 1974) c'è la tensione a interpretare la realtà come contraddittoria, imprendibile e frammentaria. L’estetica che ne deriva fa perno attorno ad una soggettività debole e per questo più disponibile ad accogliere la molteplicità dell’esistenza, della storia dell’uomo e della vita degli oggetti. Se la rappresentazione della realtà quotidiana genera sconforto e preoccupazione, il ruolo dell’artista risiede nella possibilità di sperimentare visioni e di scavare nella storia e nelle logiche nascoste o apparentemente scontate al fine di produrre un senso altro, una faglia critica. Marco Zezza pratica il dubbio, la messa in discussione “dell’accordo categorico con l’essere”, ovvero di tutto quello che la cultura apparentemente ignora. Il suo lavoro fa del kitsch una superficie da infrangere, una serbatoio infinito al quale attingere, un luogo dove mettere in scena complessi sistemi simbolici. Le tre grandi composizioni presenti in mostra sono il risultato dell’unione di masse informi, liquide o rarefatte e di numerosi oggetti che inaspettatamente emergono come dal suolo di un vecchio set cinematografico. Le luci diafane che traspaiono attraverso una struttura a parete fatta di vecchie travi e plexiglas rosa richiamano alla memoria atmosfere lontane di storie d’amore o di visioni notturne.
Un aspetto importante nella realizzazione del progetto è l’immedesimazione da parte di Marco Zezza nel ruolo di un artista della bella epoque, impegnato nella ricerca di un’armonia perduta e nella mitizzazione di un preciso periodo della storia. Egli è affascinato dall’immagine di equilibrio degli ultimi venti anni dell’Ottocento, che furono per l’Europa anni di pace e di relativo benessere, ma non può fare a meno di evidenziarne le contraddizioni. Il quadro spensierato e felice con cui essa veniva rappresentata non corrispondeva in tutto e per tutto alla realtà. Gli oggetti e le immagini che fanno parte delle installazioni si ispirano o sono realmente appartenuti a quell’epoca: l’artista li ha sottratti all’oblio, mostrandone tutto il carico di menzogna e verità, di ricchezza e miseria.
Un aspetto importante nella realizzazione del progetto è l’immedesimazione da parte di Marco Zezza nel ruolo di un artista della bella epoque, impegnato nella ricerca di un’armonia perduta e nella mitizzazione di un preciso periodo della storia. Egli è affascinato dall’immagine di equilibrio degli ultimi venti anni dell’Ottocento, che furono per l’Europa anni di pace e di relativo benessere, ma non può fare a meno di evidenziarne le contraddizioni. Il quadro spensierato e felice con cui essa veniva rappresentata non corrispondeva in tutto e per tutto alla realtà. Gli oggetti e le immagini che fanno parte delle installazioni si ispirano o sono realmente appartenuti a quell’epoca: l’artista li ha sottratti all’oblio, mostrandone tutto il carico di menzogna e verità, di ricchezza e miseria.
08
febbraio 2005
Marco Zezza
Dall'otto febbraio al 26 marzo 2005
arte contemporanea
Location
T293 [Sede definitivamente chiusa]
Napoli, Via Dei Tribunali, 293, (Napoli)
Napoli, Via Dei Tribunali, 293, (Napoli)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16-20
Vernissage
8 Febbraio 2005, ore 19
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