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Marcovinicio – Malmaison
In mostra un nucleo di disegni e dipinti inediti, appositamente realizzati dall’artista in un progetto organico nato per lo spazio espositivo di Fondazione 107
Comunicato stampa
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Fondazione 107 presenta Malmaison mostra personale dell’artista Marcovinicio. Si tratta di un nucleo di disegni e dipinti inediti, appo-
sitamente realizzati dall’artista in un progetto organico nato per lo spazio espositivo di Fondazione 107.
Malmaison è il titolo della mostra, il nome deriva dal latino mala mansio ed è così denominato per essere stato un rifugio di pirati nel IX
secolo nell’Ile-de-France.
Anche Marcovinicio costruisce uno spazio fisico all’interno di Fondazione 107, lo fa delimitando un territorio che sin dal primo sguardo risul-
ta estraneo al contesto in cui è inserito, un’astronave atterrata in uno spazio industriale. Si tratta di una camera le cui pareti sono assem-
blaggi di oggetti tipici di un’abitazione borghese del XX secolo, mobili, chincaglierie, tappeti, dipinti difficilmente identificabili negli autori, lo
stesso portale d’ingresso è ricavato da una parete di mobili assemblati. All’interno una poltrona, oggetti sparsi e negli armadi indumenti,
orpelli contemporanei, simboli di una presenza umana ma anche riferimenti alla storia dell’arte.
La camera si presenta come una costruzione geometrica, volume che riflette uno spazio mentale, un luogo di raccoglimento, per indurci,
una volta accolti e comodamente seduti ad esplorare un altrove. L’evocazione ad uno stato nomadico è immediata. D’altronde un pittore
concentrato sulla pittura in questo scorcio di secolo non è un viandante? Qualcuno perso nella lucida consapevolezza di affrontare una sfida
quasi impossibile. Secoli di pittura ci stanno a guardare, Marcovinicio non rinnega i suoi riferimenti ai grandi del passato (Gaughin, Van
Gogh, Segantini), attraverso gli oggetti del suo mondo/quotidiano mette in palio una nuova sfida. Reinventa il suo modo di dipingere inse-
rendo un tratto frenetico, elettrico, un segno che vibra, graffiato, che costringe l’osservatore a rincorrere lo sguardo, trattenendo la visione
di insieme nell’inseguimento del particolare in una corsa che si trasforma in vortice. Costruisce, frammenta e decostruisce in un puzzle i
riferimenti del suo quotidiano, esploso e sviscerato dopo 30 anni di silenziosa disciplina.
Con questa nuova serie di dipinti Marcovinicio si mette a nudo, concedendosi la più ampia libertà di azione di ciò che è il suo unico nutri-
mento: la pittura. I dipinti diventano esplosioni tanto da poter essere girati sottosopra, capovolti di 180 gradi, in verticale o in orizzontale.
È così che l’urlo di Marcovinicio si realizza all’interno di questa stanza/astronave in una situazione di calma apparente, spazio delimitato,
perimetro definito, luogo apparentemente protetto, tutto ciò ci permette una pausa, la possibilità di farci sognare, di aprirci ad un mondo
diverso completamente a soqquadro.
Marcovinicio decide di andare controcorrente, lasciando da parte le tecnologie, internet, la comunicazione veloce, l’immagine rapida,
rubata, insomma gli stratagemmi contemporanei, per affidarsi alla pittura ad olio, il mezzo espressivo senza tempo e dichiarare la sua
visione di fronte alla perdita del sogno. Troviamo così nei suoi dipinti nuovi elementi: pantaloni, giubbe, coccodrilli, maschere africane,
mucche che escono da armadi, tronchi rutilanti, paesaggi con all’interno lavatrici e chitarre e uomini donna o donne uomo, caffettiere,
giubbe, cappelli,serpenti, cavalletti per dipingere talvolta rovesciati, cani, lo stesso armadio ripreso dall’alto diventa un contenitore – bara
dove un serpente simbolo del desiderio mantiene la sua presenza anche oltre la morte. Il desiderio di dipingere come atto estremo di un
rapporto erotico,si perpetua oltre il tempo di noi mortali. Il colore dei dipinti è spregiudicato, rosa che si contrappongono ai neri, gialli con
azzurri. verdi ossido con le terre, non potrebbe essere altrimenti, i contrasti sono estremi, quando si decide di esplorare, di abbandona-
re il conosciuto, i limiti si annullano, così Marcovinicio si libera di ogni pudore si mette in gioco sino a creare degli spazi/oggetto evocati
dalla esclusiva mancanza di colore, pallottole che vagano verso il vuoto, spari nell’infinito.
Sorprendersi per sorprenderci, in questo mettersi in gioco l’artista si è tolto le protezioni e si pone/ci pone di fronte ad un nuovo linguag-
gio di cui in questa mostra vediamo solo l’inizio.
sitamente realizzati dall’artista in un progetto organico nato per lo spazio espositivo di Fondazione 107.
Malmaison è il titolo della mostra, il nome deriva dal latino mala mansio ed è così denominato per essere stato un rifugio di pirati nel IX
secolo nell’Ile-de-France.
Anche Marcovinicio costruisce uno spazio fisico all’interno di Fondazione 107, lo fa delimitando un territorio che sin dal primo sguardo risul-
ta estraneo al contesto in cui è inserito, un’astronave atterrata in uno spazio industriale. Si tratta di una camera le cui pareti sono assem-
blaggi di oggetti tipici di un’abitazione borghese del XX secolo, mobili, chincaglierie, tappeti, dipinti difficilmente identificabili negli autori, lo
stesso portale d’ingresso è ricavato da una parete di mobili assemblati. All’interno una poltrona, oggetti sparsi e negli armadi indumenti,
orpelli contemporanei, simboli di una presenza umana ma anche riferimenti alla storia dell’arte.
La camera si presenta come una costruzione geometrica, volume che riflette uno spazio mentale, un luogo di raccoglimento, per indurci,
una volta accolti e comodamente seduti ad esplorare un altrove. L’evocazione ad uno stato nomadico è immediata. D’altronde un pittore
concentrato sulla pittura in questo scorcio di secolo non è un viandante? Qualcuno perso nella lucida consapevolezza di affrontare una sfida
quasi impossibile. Secoli di pittura ci stanno a guardare, Marcovinicio non rinnega i suoi riferimenti ai grandi del passato (Gaughin, Van
Gogh, Segantini), attraverso gli oggetti del suo mondo/quotidiano mette in palio una nuova sfida. Reinventa il suo modo di dipingere inse-
rendo un tratto frenetico, elettrico, un segno che vibra, graffiato, che costringe l’osservatore a rincorrere lo sguardo, trattenendo la visione
di insieme nell’inseguimento del particolare in una corsa che si trasforma in vortice. Costruisce, frammenta e decostruisce in un puzzle i
riferimenti del suo quotidiano, esploso e sviscerato dopo 30 anni di silenziosa disciplina.
Con questa nuova serie di dipinti Marcovinicio si mette a nudo, concedendosi la più ampia libertà di azione di ciò che è il suo unico nutri-
mento: la pittura. I dipinti diventano esplosioni tanto da poter essere girati sottosopra, capovolti di 180 gradi, in verticale o in orizzontale.
È così che l’urlo di Marcovinicio si realizza all’interno di questa stanza/astronave in una situazione di calma apparente, spazio delimitato,
perimetro definito, luogo apparentemente protetto, tutto ciò ci permette una pausa, la possibilità di farci sognare, di aprirci ad un mondo
diverso completamente a soqquadro.
Marcovinicio decide di andare controcorrente, lasciando da parte le tecnologie, internet, la comunicazione veloce, l’immagine rapida,
rubata, insomma gli stratagemmi contemporanei, per affidarsi alla pittura ad olio, il mezzo espressivo senza tempo e dichiarare la sua
visione di fronte alla perdita del sogno. Troviamo così nei suoi dipinti nuovi elementi: pantaloni, giubbe, coccodrilli, maschere africane,
mucche che escono da armadi, tronchi rutilanti, paesaggi con all’interno lavatrici e chitarre e uomini donna o donne uomo, caffettiere,
giubbe, cappelli,serpenti, cavalletti per dipingere talvolta rovesciati, cani, lo stesso armadio ripreso dall’alto diventa un contenitore – bara
dove un serpente simbolo del desiderio mantiene la sua presenza anche oltre la morte. Il desiderio di dipingere come atto estremo di un
rapporto erotico,si perpetua oltre il tempo di noi mortali. Il colore dei dipinti è spregiudicato, rosa che si contrappongono ai neri, gialli con
azzurri. verdi ossido con le terre, non potrebbe essere altrimenti, i contrasti sono estremi, quando si decide di esplorare, di abbandona-
re il conosciuto, i limiti si annullano, così Marcovinicio si libera di ogni pudore si mette in gioco sino a creare degli spazi/oggetto evocati
dalla esclusiva mancanza di colore, pallottole che vagano verso il vuoto, spari nell’infinito.
Sorprendersi per sorprenderci, in questo mettersi in gioco l’artista si è tolto le protezioni e si pone/ci pone di fronte ad un nuovo linguag-
gio di cui in questa mostra vediamo solo l’inizio.
14
settembre 2017
Marcovinicio – Malmaison
Dal 14 settembre al 26 novembre 2017
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE 107
Torino, Via Andrea Sansovino, 234, (Torino)
Torino, Via Andrea Sansovino, 234, (Torino)
Biglietti
8 euro; ridotto (dai 13 ai 18 anni) 5 euro
Ingresso gratuito sino ai 12 anni e per i possessori di Abbonamento Musei Piemonte
Visite guidate su prenotazione e tutte le domeniche alle ore 17
Orario di apertura
giovedì-domenica 14-19
Vernissage
14 Settembre 2017, ore 18
Autore