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Maria Grazia Aleotti – La città in-visibile
Per Maria Grazia Aleotti la superificie pittorica si fa specchio metaforico della realtà esteriore e ne restituisce la frammentarietà con un flusso continuo di immagini che si sovrappongono una sull’altra fondendosi sullo schermo bidimensionale.
Comunicato stampa
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Per Maria Grazia Aleotti la superificie pittorica si fa specchio metaforico della realtà esteriore e ne restituisce la frammentarietà con un flusso continuo di immagini che si sovrappongono una sull’altra fondendosi sullo schermo bidimensionale.
Una sorta di cittadella interiore va costruendosi e prende forma nelle campiture ad acquerello e tecniche miste, attraverso il tessuto vibrante e la proliferazione dei piani per successive velature di colore. Un continuo a maglie rade che lascia trasparire il fondo discontinuo da cui ha preso origine un sottile e soffuso ordito di tessere cromatiche come un mosaico a trama fine. Qui e là occhieggia una finestra, una luce.
Analogamente, nel corso della nostra vita si accendono delle luci che perdurano nel tempo: persone che incontriamo e accadimenti che ci illuminano. Come davanti a un sipario che si alza sulla scena, che ci appare quindi più vera e più chiara, guardiamo in questi squarci di luce e realizziamo le possibilità che ci vengono svelate.
Nata a Bologna, la famiglia si trasferisce pochi anni dopo a Ciriè (To). Inizia a disegnare giovanissima. Si è diplomata presso il Liceo Artistico di Torino. Ha frequentato un corso di arredamento di due anni presso l’Istituto Duchessa Jolanda di Torino e si è occupa di arredamento e progettazione di interni con il marito dal 1972 al 1981.
Dopo una “pausa” di vent’anni riprende a dipingere con la tecnica che più le era congeniale al liceo: i primi acquerelli sono del 1999 ed esprimono il tentativo di recuperare le proprie radici, il senso dei luoghi dell’infanzia, il paesaggio della bassa emiliana.
Tutte le opere figurative – i paesaggi - sono comunque legate all’emotività. L’artista ama profondamente la natura, e le colline di Langa, dai primissimi suggestivi carboncini degli anni Settanta agli acquerelli più recenti, rappresentano per l’artista occasione di riflessione e ricerca di equilibrio, offrendo al contempo serenità e “passaggi in profondità”.
Con l’acquerello, tecnica solo apparentemente fragile, ma intima ed evocatrice, Maria Grazie realizza opere in cui sviluppa un discorso sostenuto da una interiore e interiorizzata visione della realtà circostante e da una grande capacità manuale che le permette di fissare un paesaggio visto attraverso una finestra, o di dare vita e consistenza a una foglia o a un fiore con la facilità e l’abilità di chi sa di avere nelle proprie mani lo “strumento” adatto.
Parallelamente all’indagine sulla realtà, l’artista affianca una ricerca sulla composizione non figurativa: sulla tela si allungano ombre evanescenti, specchio di una più attenta e microscopica osservazione del reale. Le scie di colore si sovrappongono e si impongono; la materia appare nuovissima e antica: nascono così lavori in cui la struttura dell’opera si protende in libere sensazioni, vivace e guizzante nelle stesure cromatiche.
Ha bisogno di far emergere tutto il suo entusiasmo e la sua voglia di fare attraverso una tecnica veloce, che le dia modo di fermare subito ciò che la colpisce, ma che nello stesso tempo riesca a soddisfarla anche dal punto di vista della ricerca cromatica, che deve essere intensa e piena di vita. Riprende allora anche il pastello, dapprima figurativo e poi, anche in questo caso, l’astratto, sovrapponendo le trasparenze che lasciano scorgere il riflesso degli stati d’animo vissuti.
Intenta sulle proprie riflessioni ed emozioni, che sempre traspaiono nelle sue opere, l’artista esplora il mondo attraverso un ventaglio di ricerche: in primo luogo quella interiore, con lo sforzo a un equilibrio e a un’armonia che appaiono, almeno nei quadri, possibili. Il tema centrale in questo ambito è allora quello degli orizzonti, delle linee decise che dividono spiaggia e mare, terra e cielo, luci e ombre, linee infinite che a noi appaiono finite, raggiungibili, rassicuranti.
La forma fondante è il quadrato, forma regolare e sintesi di ordine e misura, all’interno del quale l’artista può sperimentare – con le linee spezzate e i colori apparentemente così contrastanti tra di loro – e ritrovare se stessa.
In secondo luogo, la ricerca e lo studio meticoloso del colore inteso in senso assoluto, e nei suoi significati psicologici. Ecco spiegato il grande amore dell’artista per il pastello, tecnica che più di tutte permette a Maria Grazia Aleotti di esprimere il suo talento e il suo entusiasmo. Il pastello soffice ha un’intensità e un’immediatezza assolute: la polvere di colore puro viene stesa sul supporto con la mano dell’artista, non mediata da pennello, acqua, olio.
Strato dopo strato, sfumatura dopo sfumatura, il colore si impossessa del supporto, sia esso carta o legno: i rossi, tutti i rossi, con i loro significati di linfa, sangue, fuoco che trasforma, vita.
Per dirla con Angela Schiappapietre “il colore diventa quasi il soggetto” dell’opera, è il linguaggio del colore a parlare, a raccontare un pensiero o un’emozione.
Ricerca interiore vuol dire anche “trasparenze”, ciò che affiora allo sguardo più attento – l’animo dell’artista, o il recondito significato delle cose – “frammenti”, “tracce” di persone, di sensazioni, di ricordi, di vita. Le trasparenze e la luce vengono magistralmente espresse negli acquerelli, tecnica che affascina l’artista perché mai prevedibile, e i frammenti li si ritrova davvero sul supporto scelto: sabbia, schegge di legno, ritagli di carta e stoffa che affiorano dal passato… collages che raccontano una storia, squarci di realtà che affiorano sul supporto.
09
maggio 2009
Maria Grazia Aleotti – La città in-visibile
Dal 09 al 24 maggio 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO D’ORIA – MUNICIPALE
Ciriè, Corso Martiri Della Libertà, 33, (Torino)
Ciriè, Corso Martiri Della Libertà, 33, (Torino)
Orario di apertura
giovedì 15.30-19.30
venerdì, sabato e domenica 9.30-12.30 e 15.30-17.30
Durante tutto il periodo della mostra si terranno, il giovedì dalle 17 alle 19, dei laboratori di pittura per bambini a cura di Angela Schiappapietre.
Vernissage
9 Maggio 2009, ore 17 Emanuele Buganza legge brani tratti da "Le città invisibili" di Italo Calvino con accompagnamento al pianoforte
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