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Maria Grazia Mormando – Fiume rosso
Una selezione di immagini ,realizzate tra il 2013 e il 2019, in cui l’autrice Maria Grazia Mormando trova la sua chiave personale per esplorare un mondo tutto al femminile in cui ritrova tracce di sé.
Comunicato stampa
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DOOZO - Art Book & Sushi è lieta presentare la mostra Fiume rosso. Fotografie di Maria Grazia Mormando, a cura di Manuela De Leonardis, con una selezione di immagini realizzate tra il 2013 e il 2019 - in cui l’autrice trova la sua chiave personale per esplorare un mondo tutto al femminile in cui ritrova tracce di sé. Immagini frammentarie estrapolate da sequenze più strutturate in cui è sempre presente un andamento poetico. Non solo nella morbidezza del fluttuare tra le pieghe di una visione (in parte) volutamente sfocata e sospesa, che per la disinvoltura della fotografa nel passare dal mondo dell’apparenza (moda) alla dimensione della ricerca introspettiva (psicoanalisi).
Non ultima per l’evidente qualità letteraria del suo sguardo, che sembra intercettare le parole sussurrate dei bellissimi versi di Emily Dickinson in Ho preso un sorso di vita (1862).
Con la macchina fotografica “rubata” a suo padre, Maria Grazia Mormando comincia a fotografare nel 2009-2010, attratta da quel linguaggio di cui intuisce le potenzialità di strumento di conoscenza e sperimentazione indispensabile per riflettere, metabolizzare e cicatrizzare certe fragilità del proprio vissuto.
Il corpo femminile è l’essenza di tutto il lavoro: inizialmente Mormando affida ai suoi scatti anche il proprio corpo (mai reso riconoscibile) distaccandosene lentamente, sempre più proiettata nella ricerca di sé attraverso l’altro. E’ un corpo ripiegato su se stesso, il suo, avvolto nella stessa gamma d’intensità malinconica che si ritrova in certe immagini di Francesca Woodman, Sarah Moon e, soprattutto, Deborah Turbeville che è la stessa Mormando a citare come possibili mentori.
Scatto dopo scatto, grazie alla lezione di Angelo Cricchi, l’osservatore partecipa al disvelamento del corpo e al suo riappropriarsi di una nudità che non è solo esteriore. Parallelamente, l’autrice prende le distanze dalla visione sospesa del bianco e nero, trovando nel colore la perfetta codificazione di questa naturalezza. Ecco, allora, che il corpo femminile, come un fiume rosso, dirompe in tutta la sua sensualità e vitalità, arrivando perfino ad ambire all’immortalità, se non altro quella che gli concede l’illusione della fotografia.
(Manuela De Leonardis)
Maria Grazia Mormando nasce nel 1984, vive e lavora a Roma dove ha intrapreso e continua la sua ricerca sul corpo e sulle donne. A ventiquattro anni inizia a muovere i primi passi con la macchina fotografica; poco tempo dopo si trasferisce a Roma per studiare in accademia.
Il suo interesse per l'immagine è corporeo, a partire dal rapporto materico con la pellicola e il racconto corporeo di chi ritrae. Il punto centrale della sua ricerca è l'interesse per il corpo e la comprensione del modo in cui facciamo esperienza sensibile al mondo attraverso la carne. Altra immagine è quella del corpo nudo, spogliato di tutto, visto non come fragilità ma come occasione per mettere alla prova la nostra forza: una volta nudi, non abbiamo che noi stessi per misurarci rispetto al mondo (all'obiettivo). Il corpo diventa una piccola forma in lotta rispetto all’occhio che lo ritrae: la foto nasce nell’istante in cui quella naturale lotta rinuncia per un’istante a se stessa per una cosa più vasta: l’incontro empatico tra osservante e osservato, in cui la pellicola registra e lega entrambi in un unico corpo fisico. Come il corpo deve essere presente, anche l'immagine deve esserlo, carnalmente, fisicamente tangibile, in pellicola.
I suoi lavori sono stati esposti presso la Fondazione Pastificio Cerere, scelti e pubblicati da Lancia Trend Vision per la sezione Talents e su diverse riviste, tra cui FLEWID Magazine (in collaborazione con la Lost and Found Studio) e Nasty Magazine.
Non ultima per l’evidente qualità letteraria del suo sguardo, che sembra intercettare le parole sussurrate dei bellissimi versi di Emily Dickinson in Ho preso un sorso di vita (1862).
Con la macchina fotografica “rubata” a suo padre, Maria Grazia Mormando comincia a fotografare nel 2009-2010, attratta da quel linguaggio di cui intuisce le potenzialità di strumento di conoscenza e sperimentazione indispensabile per riflettere, metabolizzare e cicatrizzare certe fragilità del proprio vissuto.
Il corpo femminile è l’essenza di tutto il lavoro: inizialmente Mormando affida ai suoi scatti anche il proprio corpo (mai reso riconoscibile) distaccandosene lentamente, sempre più proiettata nella ricerca di sé attraverso l’altro. E’ un corpo ripiegato su se stesso, il suo, avvolto nella stessa gamma d’intensità malinconica che si ritrova in certe immagini di Francesca Woodman, Sarah Moon e, soprattutto, Deborah Turbeville che è la stessa Mormando a citare come possibili mentori.
Scatto dopo scatto, grazie alla lezione di Angelo Cricchi, l’osservatore partecipa al disvelamento del corpo e al suo riappropriarsi di una nudità che non è solo esteriore. Parallelamente, l’autrice prende le distanze dalla visione sospesa del bianco e nero, trovando nel colore la perfetta codificazione di questa naturalezza. Ecco, allora, che il corpo femminile, come un fiume rosso, dirompe in tutta la sua sensualità e vitalità, arrivando perfino ad ambire all’immortalità, se non altro quella che gli concede l’illusione della fotografia.
(Manuela De Leonardis)
Maria Grazia Mormando nasce nel 1984, vive e lavora a Roma dove ha intrapreso e continua la sua ricerca sul corpo e sulle donne. A ventiquattro anni inizia a muovere i primi passi con la macchina fotografica; poco tempo dopo si trasferisce a Roma per studiare in accademia.
Il suo interesse per l'immagine è corporeo, a partire dal rapporto materico con la pellicola e il racconto corporeo di chi ritrae. Il punto centrale della sua ricerca è l'interesse per il corpo e la comprensione del modo in cui facciamo esperienza sensibile al mondo attraverso la carne. Altra immagine è quella del corpo nudo, spogliato di tutto, visto non come fragilità ma come occasione per mettere alla prova la nostra forza: una volta nudi, non abbiamo che noi stessi per misurarci rispetto al mondo (all'obiettivo). Il corpo diventa una piccola forma in lotta rispetto all’occhio che lo ritrae: la foto nasce nell’istante in cui quella naturale lotta rinuncia per un’istante a se stessa per una cosa più vasta: l’incontro empatico tra osservante e osservato, in cui la pellicola registra e lega entrambi in un unico corpo fisico. Come il corpo deve essere presente, anche l'immagine deve esserlo, carnalmente, fisicamente tangibile, in pellicola.
I suoi lavori sono stati esposti presso la Fondazione Pastificio Cerere, scelti e pubblicati da Lancia Trend Vision per la sezione Talents e su diverse riviste, tra cui FLEWID Magazine (in collaborazione con la Lost and Found Studio) e Nasty Magazine.
13
novembre 2019
Maria Grazia Mormando – Fiume rosso
Dal 13 novembre 2019 al 24 febbraio 2020
fotografia
Location
DOOZO
Roma, Via Palermo, 51, (Roma)
Roma, Via Palermo, 51, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11,00-22,00
Vernissage
13 Novembre 2019, h 18,30-21
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione