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Maria Irene Vairo – Abstracción
Una intensa ricerca che si rivolge essenzialmente a quello che per Vairo è un vissuto incessante, quasi in senso osmotico
Comunicato stampa
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Le trasparenze delle velature del colore intendono portare l’ osservatore in
un luogo dove i contesti della razionalità osservante si dilatano costruendo
cosi nuove poetiche e nuove simbologie.
Le strutture cronologiche che Vairo costruisce intendono sottolineare
diverse significazioni del fare,un modo simbolico per fare coincidere
elementi che hanno alle loro spalle una tradizione storica di diversa
estrazione e dimensione strutturale che si espleta nella più semplice
quotidianità.
Una intensa ricerca che si rivolge essenzialmente a quello che per Vairo e’
un vissuto incessante, quasi in senso osmotico; pittura che porta la volontà
dell’artista nel vasto territorio in cui vita e arte coincidono
perfettamente, segnando e delineando il corpo del proprio divenire e del
proprio essere.
Siamo di fronte ad una ricerca di quell’essenza, che porta il segno del
confine della ragione a delimitare nuove realtà, che si dilatano a dismisura
fagocitando tutto il corpo delle sostanze, che si determinano e si
sviluppano nelle trame, che il colore tesse e l’artista segue come un
sacerdote che effettua il suo rituale.
Appare evidente, pertanto, un lungo viaggio dentro il gesto simbolico,che
produce nella materia il suo tracciato e si evolve nella ricerca assillante
e metaforica di sostanze, che di volta in volta richiamano nuovi contesti
con realtà sempre in divenire.
E su questa storia, il tracciato d’ identificazione della pittura di Vairo
risulta alquanto complesso e non estremamente articolato.
Infatti il suo fare arte si sviluppa dentro svariate ricerche e sostanze,
che non sempre, apparentemente,testimoniano coerenza, ma e’ proprio in
questa diversità che Vairo sviluppa il suo essere e manifesta grande
capacità di dialogo nelle più svariate manifestazioni che si elevano in quel
momento come principio del dialogo.
Il dipingere, per Vairo, e’un’occasione, se si vuole di grande rilievo, di
costruzione di una forma di concettualità espressiva, che varca in modo
sintetico le ristrette ed anguste strettoie della dimensione dell’ opera
stessa.
Infatti le sue tele hanno necessità, e forse vanno viste,di una
impaginazione continua e di una complessità che varca il singolo per
affermare il molteplice.
C’e’ una sostanza che si evolve, in quanto mutevole, ma che resta la base di
una ricerca, dove il soggetto pittura diventa essenza di un pensiero e luogo
di partecipazione ad un dibattito fra le diverse concettualità compositive e
gestuali che l’ artista compie durante il raffronto fra le sue mani e la
tela, con un’esplicazione dell’ideologia, che si trasforma in significato
espresso.
Con questa continua ricerca Vairo crea quella necessaria distanza, che l’
artista costruisce nelle sue opere e che lo spettatore cerca nel suo vedere
per comprendere ed assimilare il tutto rendendolo patrimonio del suo
osservare e della sua cultura.
Si realizzano in tal modo forme consequenziali di un processo, che vede l’
artista artefice e protagonista della sua storia e del suo lavoro. In questi
anni Vairo dipinge delle forme “figurative”, la cui bellezza sta proprio
nell’elaborazione linguistica apparentemente semplice,dove però il colore
interpreta suggestioni e rimandi, che trovano, più nelle lirica poetica che
non nella pittura, la propria radice e la propria assonanza.
Ma certamente, questo lavoro di Vairo ha un passaggio obbligato: quello cioè
che la vede protagonista per molto tempo come autore di opere dal chiaro
sapore espressionista, dove gestualità e colore sono i protagonisti assoluti
dell’opera, ed in quest’ultima riflessione sulla pittura il corpo colore
diventa condensazione materica e si tramuta, in simbologia apparente; quello
che tuttavia e’ necessario, per comprendere la pittura di Vairo, risulta lo
sviscerare questa corteccia simbolica, per cercare la radice e la forma con
cui dialoga e costruisce questi suoi totem; questa specie di simulacro, dove
l’ idea si tramuta in materia/pittura e dove la simbologia segnica diventa
sostanza di una spiritualità nascosta ma presente con tutta la sua forza e
la sua pregnanza per costruire un’ utopia, che solo l’arte può dare,e che l’
artista, di rimando,volentieri idealizza, vivendo così dentro questa bolla
vagante, dove i codici della vita coincidono con quelli dell’arte.
un luogo dove i contesti della razionalità osservante si dilatano costruendo
cosi nuove poetiche e nuove simbologie.
Le strutture cronologiche che Vairo costruisce intendono sottolineare
diverse significazioni del fare,un modo simbolico per fare coincidere
elementi che hanno alle loro spalle una tradizione storica di diversa
estrazione e dimensione strutturale che si espleta nella più semplice
quotidianità.
Una intensa ricerca che si rivolge essenzialmente a quello che per Vairo e’
un vissuto incessante, quasi in senso osmotico; pittura che porta la volontà
dell’artista nel vasto territorio in cui vita e arte coincidono
perfettamente, segnando e delineando il corpo del proprio divenire e del
proprio essere.
Siamo di fronte ad una ricerca di quell’essenza, che porta il segno del
confine della ragione a delimitare nuove realtà, che si dilatano a dismisura
fagocitando tutto il corpo delle sostanze, che si determinano e si
sviluppano nelle trame, che il colore tesse e l’artista segue come un
sacerdote che effettua il suo rituale.
Appare evidente, pertanto, un lungo viaggio dentro il gesto simbolico,che
produce nella materia il suo tracciato e si evolve nella ricerca assillante
e metaforica di sostanze, che di volta in volta richiamano nuovi contesti
con realtà sempre in divenire.
E su questa storia, il tracciato d’ identificazione della pittura di Vairo
risulta alquanto complesso e non estremamente articolato.
Infatti il suo fare arte si sviluppa dentro svariate ricerche e sostanze,
che non sempre, apparentemente,testimoniano coerenza, ma e’ proprio in
questa diversità che Vairo sviluppa il suo essere e manifesta grande
capacità di dialogo nelle più svariate manifestazioni che si elevano in quel
momento come principio del dialogo.
Il dipingere, per Vairo, e’un’occasione, se si vuole di grande rilievo, di
costruzione di una forma di concettualità espressiva, che varca in modo
sintetico le ristrette ed anguste strettoie della dimensione dell’ opera
stessa.
Infatti le sue tele hanno necessità, e forse vanno viste,di una
impaginazione continua e di una complessità che varca il singolo per
affermare il molteplice.
C’e’ una sostanza che si evolve, in quanto mutevole, ma che resta la base di
una ricerca, dove il soggetto pittura diventa essenza di un pensiero e luogo
di partecipazione ad un dibattito fra le diverse concettualità compositive e
gestuali che l’ artista compie durante il raffronto fra le sue mani e la
tela, con un’esplicazione dell’ideologia, che si trasforma in significato
espresso.
Con questa continua ricerca Vairo crea quella necessaria distanza, che l’
artista costruisce nelle sue opere e che lo spettatore cerca nel suo vedere
per comprendere ed assimilare il tutto rendendolo patrimonio del suo
osservare e della sua cultura.
Si realizzano in tal modo forme consequenziali di un processo, che vede l’
artista artefice e protagonista della sua storia e del suo lavoro. In questi
anni Vairo dipinge delle forme “figurative”, la cui bellezza sta proprio
nell’elaborazione linguistica apparentemente semplice,dove però il colore
interpreta suggestioni e rimandi, che trovano, più nelle lirica poetica che
non nella pittura, la propria radice e la propria assonanza.
Ma certamente, questo lavoro di Vairo ha un passaggio obbligato: quello cioè
che la vede protagonista per molto tempo come autore di opere dal chiaro
sapore espressionista, dove gestualità e colore sono i protagonisti assoluti
dell’opera, ed in quest’ultima riflessione sulla pittura il corpo colore
diventa condensazione materica e si tramuta, in simbologia apparente; quello
che tuttavia e’ necessario, per comprendere la pittura di Vairo, risulta lo
sviscerare questa corteccia simbolica, per cercare la radice e la forma con
cui dialoga e costruisce questi suoi totem; questa specie di simulacro, dove
l’ idea si tramuta in materia/pittura e dove la simbologia segnica diventa
sostanza di una spiritualità nascosta ma presente con tutta la sua forza e
la sua pregnanza per costruire un’ utopia, che solo l’arte può dare,e che l’
artista, di rimando,volentieri idealizza, vivendo così dentro questa bolla
vagante, dove i codici della vita coincidono con quelli dell’arte.
01
dicembre 2004
Maria Irene Vairo – Abstracción
Dal primo al 17 dicembre 2004
giovane arte
Location
ZEN
Salerno, Via Roma, 260, (Salerno)
Salerno, Via Roma, 260, (Salerno)
Orario di apertura
tutti i giorni 20,30-02. Martedì chiuso
Vernissage
1 Dicembre 2004, ore 20,30
Sito web
www.genomart.org
Autore
Curatore