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Maria Pecchioli – Something about me
dipinti
Comunicato stampa
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Maria Pecchioli è un’artista fiorentina, nata nel 1977. Diplomata brillantemente all’Accademia di Belle Arti della sua città collabora con progetti di teatro sperimentale, si dedica alla musica e alla fotografia, compie numerosi viaggi all’estero, negli ultimi anni, passa alcuni periodi di ricerca artistica a New York.
Nel 2003-2004 è assistente di George Woodman in Italia. Tra le ultime esposizioni realizzate figurano nel 2005: ”Sound Check” a cura di M. Casati, per “La Corte Galleria d’Arte Contemporanea”, presso l’Università di Pavia, una personale nello spazio Bzf di Firenze e nel 2004, una collettiva alla mediateca di Sendai e una personale alla Galleria “La Vie” di Morioka , ambedue in Giappone.
Alla SACI gallery presenta alcune opere ad olio di grandi dimensioni (4m x 2m) e degli inchiostri su tavola, lavori molto recenti, costruiti sulla base di una struttura ritmica di musicale.
Maria Antonia Rinaldi, curatrice della mostra, introduce così le opere esposte:
Maria Pecchioli nel dipingere i suoi quadri sembra cercare con pennello e colori un’armonia perduta, quel sentimento lirico che a volte si percepisce nei gesti quotidiani di ciascuno.
I colori s’inseguono, spostano la forma, evocano il movimento che ancora si agita nella memoria. Una pittura fatta per sedimentazione; strati di differenti materiali organizzano la superficie pittorica con tratti che richiamano a volte i grandi maestri del ‘900, altre volte la tradizione figurativa nordeuropea del ‘600 o ancora il cinema, il fumetto. Tracce, depositi, stratificazioni materiche e storiche.
Non sono né le linee né il colore, ma la materia a dare profondità e organizzare lo spazio pittorico, con punti di vista imprestati dalle inquadrature fotografiche, sforzati e distorti dalla pratica pittorica. L’artista sembra tornare a più riprese sul quadro, ad aggiungere, a togliere, nel tentativo di disporre sullo stesso piano senso e incompiutezza, incongruenze, contraddizioni e armonie. E’ uno sguardo intimo, non tanto per i soggetti scelti, o per la predilezione degli interni, ma per la qualità dell’inquadratura, delle espressioni assorte, dell’attenzione a dettagli marginali, che restituiscono familiarità anche a luoghi sconosciuti. Di ogni luogo, di ogni essere vivente, Maria Pecchioli sembra celebrare il mistero intimo, le innumerevoli biografie e narrazioni che possono essere ricondotte esclusivamente a quella persona, a quel luogo.
La pennellata, la stesura del colore rivelano una preoccupazione dovuta alla ricerca di una struttura figurativa che riesca a restituire in forma pittorica le complesse stratificazioni della realtà. Non si tratta di inquietudine esistenziale, ma di un’attenta pratica artistica, come se la tela fosse un agone, un ring dove sfidarsi ogni volta, una pittura necessariamente dinamica per adattarsi alla metamorfosi della realtà.
La costruzione prospettica dei quadri rivela solo parzialmente la tecnica adoperata: una porzione di stampa fotografica viene amalgamata e trasformata in superficie pittorica attraverso la stesura di strati di colore. Le due tecniche si fondono l’una nell’altra nonostante la materia pittorica prenda il sopravvento, andando a costruire parti mancanti, trasformando i brani fotografici in sedimenti fossili di spezzoni biografici.
I soggetti depositati sulle tele sfuggono alla nostra visione, ci costringono a cambiare posizione, a non accontentarci del punto di vista scelto. E così, i quadri più grandi sembrano concepiti per essere visti solo se percorsi lungo la loro dimensione: il movimento si afferma come costante intrinseca dell’immagine. Una pittura mai cristallizzata, in continua evoluzione; i soggetti dipinti mantengono la loro originaria energia. Donne, bambine, ragazzi, animali ogni cosa trasferita in immagini dalle prospettive sbilanciate, paiono essere sul punto di sottrarsi alla nostra vista, di cadere, di voltare l’angolo.
Una posizione privilegiata è inesistente, le gerarchie consuete tra osservatore e oggetto osservato vengono annullate.
Così se è vero che l’artista, come dice Paul Valéry, “indietreggia, s’inchina, […] si comporta con tutto il corpo come fosse un accessorio dell’occhio”, questo è altrettanto valido per il pubblico. Una felice ansia cinetica per rimanere costantemente connessi con le infinite storie ed esistenze che circondano autore e spettatore.
Nel 2003-2004 è assistente di George Woodman in Italia. Tra le ultime esposizioni realizzate figurano nel 2005: ”Sound Check” a cura di M. Casati, per “La Corte Galleria d’Arte Contemporanea”, presso l’Università di Pavia, una personale nello spazio Bzf di Firenze e nel 2004, una collettiva alla mediateca di Sendai e una personale alla Galleria “La Vie” di Morioka , ambedue in Giappone.
Alla SACI gallery presenta alcune opere ad olio di grandi dimensioni (4m x 2m) e degli inchiostri su tavola, lavori molto recenti, costruiti sulla base di una struttura ritmica di musicale.
Maria Antonia Rinaldi, curatrice della mostra, introduce così le opere esposte:
Maria Pecchioli nel dipingere i suoi quadri sembra cercare con pennello e colori un’armonia perduta, quel sentimento lirico che a volte si percepisce nei gesti quotidiani di ciascuno.
I colori s’inseguono, spostano la forma, evocano il movimento che ancora si agita nella memoria. Una pittura fatta per sedimentazione; strati di differenti materiali organizzano la superficie pittorica con tratti che richiamano a volte i grandi maestri del ‘900, altre volte la tradizione figurativa nordeuropea del ‘600 o ancora il cinema, il fumetto. Tracce, depositi, stratificazioni materiche e storiche.
Non sono né le linee né il colore, ma la materia a dare profondità e organizzare lo spazio pittorico, con punti di vista imprestati dalle inquadrature fotografiche, sforzati e distorti dalla pratica pittorica. L’artista sembra tornare a più riprese sul quadro, ad aggiungere, a togliere, nel tentativo di disporre sullo stesso piano senso e incompiutezza, incongruenze, contraddizioni e armonie. E’ uno sguardo intimo, non tanto per i soggetti scelti, o per la predilezione degli interni, ma per la qualità dell’inquadratura, delle espressioni assorte, dell’attenzione a dettagli marginali, che restituiscono familiarità anche a luoghi sconosciuti. Di ogni luogo, di ogni essere vivente, Maria Pecchioli sembra celebrare il mistero intimo, le innumerevoli biografie e narrazioni che possono essere ricondotte esclusivamente a quella persona, a quel luogo.
La pennellata, la stesura del colore rivelano una preoccupazione dovuta alla ricerca di una struttura figurativa che riesca a restituire in forma pittorica le complesse stratificazioni della realtà. Non si tratta di inquietudine esistenziale, ma di un’attenta pratica artistica, come se la tela fosse un agone, un ring dove sfidarsi ogni volta, una pittura necessariamente dinamica per adattarsi alla metamorfosi della realtà.
La costruzione prospettica dei quadri rivela solo parzialmente la tecnica adoperata: una porzione di stampa fotografica viene amalgamata e trasformata in superficie pittorica attraverso la stesura di strati di colore. Le due tecniche si fondono l’una nell’altra nonostante la materia pittorica prenda il sopravvento, andando a costruire parti mancanti, trasformando i brani fotografici in sedimenti fossili di spezzoni biografici.
I soggetti depositati sulle tele sfuggono alla nostra visione, ci costringono a cambiare posizione, a non accontentarci del punto di vista scelto. E così, i quadri più grandi sembrano concepiti per essere visti solo se percorsi lungo la loro dimensione: il movimento si afferma come costante intrinseca dell’immagine. Una pittura mai cristallizzata, in continua evoluzione; i soggetti dipinti mantengono la loro originaria energia. Donne, bambine, ragazzi, animali ogni cosa trasferita in immagini dalle prospettive sbilanciate, paiono essere sul punto di sottrarsi alla nostra vista, di cadere, di voltare l’angolo.
Una posizione privilegiata è inesistente, le gerarchie consuete tra osservatore e oggetto osservato vengono annullate.
Così se è vero che l’artista, come dice Paul Valéry, “indietreggia, s’inchina, […] si comporta con tutto il corpo come fosse un accessorio dell’occhio”, questo è altrettanto valido per il pubblico. Una felice ansia cinetica per rimanere costantemente connessi con le infinite storie ed esistenze che circondano autore e spettatore.
09
febbraio 2006
Maria Pecchioli – Something about me
Dal 09 al 28 febbraio 2006
arte contemporanea
Location
SACI GALLERY – PALAZZO DEI CARTELLONI
Firenze, Via Sant'Antonino, 11, (Firenze)
Firenze, Via Sant'Antonino, 11, (Firenze)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato 14-18
Vernissage
9 Febbraio 2006, ore 19.30
Sito web
www.mariapecchioli.com
Autore
Curatore