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Maria Pia Daidone – Impronte e Sagome
Maria Pia Daidone, ha elaborato, partendo dalla serie degli “eurobirilli” di qualche anno fa, una sagoma certa, di sapore antico e magico.
La nostra memoria ci ha ricordato una serie di oggetti, provenienti da Rocca San Felice, in genere dedicati alla dea Mefite e a Cerere, conservati al Museo Provinciale di Avellino. Di particolare importanza risultano i pezzi lignei. Il grande “Xoanon” e gli altri reperti di intaglio in legno, collocabili tra il VI e il V secolo a.C., furono rinvenuti nella Valle dell’Ansanto, presso il tempio dedicato alla dea Mefite. Furono ritrovati in perfetto stato di conservazione, favorito, probabilmente, dalla natura del terreno. “Xoanon”, in greco, significava intaglio e con questo nome si finì per indicare i volti delle divinità intagliate.
I fenomeni geologici, i pericolosi soffioni velenosi e le polle di fango ribollenti impressionarono fortemente le popolazioni di quella zona che trovarono nel culto della dea Mefite la loro protettrice.
Quest’introduzione intende sottolineare che le opere attualissime di Maria Pia Daidone serbano umori ancestrali e riferimenti antropologici e sono in parallelo con le opere succitate.
Le “magiche sagome” della brava artista partenopea condensano un lavoro di anni, partito dalla figura del birillo.
Oggi queste “magiche” sagome, su cui insistono segni, segnacoli e segnature, raccolgono le vertigini del nostro tempo e ci rimandano a tempi passati, in cui un graffito si poneva come primo elemento segnico di interpretazione e comunicazione sociale.
Nell’era degli indirizzi telematici, tra sospensioni della civiltà quotidiana, con gli episodi sconvolgenti dell’11 settembre 2001, e preveggenti sensibilità estreme degli artisti, presentate all’ultima “Biennale” di Venezia, si dimensiona il lavoro di Maria Pia Daidone ( www.daidonearte.cjb.net ).
Maria Pia Daidone – Impronte e Sagome
Napoli, Piazza Vincenzo Bellini, 70, (Napoli)