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Maria Pia Settin
Alla vernice: Performance a cura di Maria Pia Settin e Alessandra Rocco
Musica con Piero Mella e Steve Pozza
Borse: Contenitore di oggetti, accessorio di uso femminile, feticcio tra i più amati… mezzo per indagare il mondo femminile.
Comunicato stampa
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Contenitore di oggetti, accessorio di uso femminile, feticcio tra i più amati… Questo e molto altro può esser detto della borsa, nata in sordina e approdata alle luci della ribalta, da articolo sussidiario a status-symbol per l’immagine di una donna. Rivelatrice dello "stile di vita", la borsa si fa interprete delle necessità di tutte le donne, venendo spesso considerata un vero e proprio “modo di essere”. Poco importa se sia ampia, capiente, comoda, lussuosa o griffata … L’importante è che adempia alla sua funzione principale: la discrezione. Ed è proprio qui che Maria Pia Settin interviene, dissacrando completamente le mansioni storiche di quest’oggetto, trascendendolo e trasformandolo in un mezzo per indagare il mondo femminile. L’artista palesa la potenzialità intrinseca di quest’oggetto in quanto alter ego della femminilità, ma ben lontana dal mistificarla, ne mette a nudo i segreti più intimi, svelando vizi e piaceri, racchiusi ed inconfessati troppo a lungo. Dal suo studio sono uscite una miriade di borse dalla forma sia minimalista che sofisticata, utilizzando materiali come nailon, cuoio, pelle, vernice, velluto, ecc… arricchite da manici protagonisti, tocchi d’oro ed argento negli accessori, spille e fermagli che hanno l’unica funzione di decorare. Nelle mani e nella mente di Maria Pia, i soggetti, pescati direttamente dal quotidiano, si trasformano, nobilitati in altro. Sofisticate tecniche di cucito, tra immaginario e realtà, tra passato e presente, costruiscono dei ponti fortuiti tra infinite divisioni semantiche e temporali. Illustrativo in tal senso è il tema trattato sulla violenza. Le ferite causate da un atto di sopruso, psicologico o carnale che sia, sono espresse da aghi pungenti che, anche se tolti, lasceranno un segno indelebile. Una bambola viene imprigionata dentro una sfera trasparente: un luogo in cui ogni tentativo di denuncia viene represso e dove il silenzio regna sovrano. Il silenzio della vittima, il silenzio della società, il silenzio della storia. Un silenzio muto ma allo stesso tempo stridente, la trasparenza del materiale infatti, vuole denunciare l’apatia di chi non vuol vedere. L’opera induce lo spettatore a dare un volto a questa donna, rea di essere giovane, bella e desiderabile. Doppiamente colpevole per il suo stato di vulnerabilità, che attrae la brama di supremazia sul più debole.
L’ossessione per la classificazione e la conseguente combinazione di riferimenti eterogenei, che contraddistingue le sue opere, è restituita in forma gerarchica elegantemente ordinata in una ragnatela di connessioni. Elementi apparentemente estranei l’uno all’altro, si catalizzano attorno ad un senso compiuto. L’artista ultima la sua indagine attraverso la fotografia, linguaggio che le permette di muoversi con grande libertà espressiva, grazie alla sua unica duttilità nonché alla molteplicità di variabili esprimibili ed indirizzabili verso esiti creativi. L’inserimento di questi suoi manufatti in un contesto volutamente non realistico, caratterizzato da sfondi bianchi o neri, permette alla luce di creare contrasti d’ombra talmente netti da poter esser pensati come dei prolungamenti dei corpi stessi. Lo strumento fotografico si appropria dalla natura tridimensionale in cui l’oggetto esiste, trasportandola in quella bidimensionale propria di questo mezzo espressivo. Le fotografie stampate direttamente su plexiglass, permettono alla Settin di giocare sulle trasparenze, creando straordinari effetti luminosi e conferendo alle sue opere una maggiore forza interagente con l’ambiente circostante. L’abilità dell’artista sta per l’appunto nell’esser riuscita a trasmettere le sue idee in modo deciso e raffinato, dirompente ed elegante, legittimando l’espressione fotografica come unica erede dei messaggi materializzati dalle “borsette”. Il lavoro più esemplificativo della sua ricerca è “La Sposa”. L’autorevolezza di quest’opera consiste nel geniale accostamento per antitesi di pizzi, merletti e confetti (che rimandano chiaramente al matrimonio) con un paio di forbici che tagliano un preservativo, alludendo ad un distacco netto con la vita passata, ma anche ad un taglio vero e proprio dell’anticoncezionale, che preclude la possibilità di essere madre oltre che moglie.
Elemento chiave per comprendere il lavoro di Maria Pia Settin è il fatto di essere un’artista-madre. Si tratta di un’identità che da una parte ha accentuato la sua sensibilità e, dall’altra le ha conferito un’incredibile capacità di osservazione. È una combinazione di emotività e schiettezza, che infonde forza ai temi trattati senza diluirne l’essenza. Il suo istinto materno trova espressione in “Battiti”, un lavoro che, dietro l’apparente stile romantico, si fa portavoce di concezioni universali come il valore della vita, obbligando l’interlocutore ad interrogarsi su temi quali l’eticità dell’aborto o della fecondazione assistita. Ad ornare la borsa non troviamo più artificiose tecniche di cucito o merletti ricercati, bensì un lungo filare di cromosomi che si presta ad incarnare le speranze, le aspettative e le paure durante il periodo di gestazione di una donna. Ancora una volta l’artista gioca sulla trasparenza dei materiali, ora per indicare la purezza e l’integrità delle nuove vite messe al mondo, o nel caso dei cuori, per delineare la necessità di riempire l’esistenza di queste creature di amore e gioia.
In lei prevale il desiderio di comunicare senza sofismi o escamotage. Quella che è venuta a meno è la paura di non essere capita. Questa attitudine porta una catarsi del messaggio ultimo della sua ricerca, che apostrofa uno status quo da legittimare ed induce l’esterno a pensare al femminile. È un vero e proprio viaggio nell’essenza del femminile.
Container for objects, female accessory, the most loved fetish among women… this is a possible description of an handbag, which is born on the quiet, as a subsidiary object to become an out-and-out status symbol nowadays. Meeting all women needs, the bag can be seen as a life style and be considered as a way of being. It doesn’t matter if this item is spacious, capacious, handy or luxurious.. the only important thing is its discretion. Maria Pia Settin makes an entry right about here, debunking the historical tasks of this object, which is transcended and turned into a medium to explore the womanly world. The artist discloses the intrinsic potentialities of this item, as an alter ego of the femininity, but far from mystifying it, she uncovers its most private secrets, which were never confessed before. The artist creates a mass of both minimalist and stylish handbags, using several materials, such as nylon, counters, velvet, leather and patent leather… enriched with handles, silver and golden accessories, safety pins and brooches vested just in a decorative role. Thanks to her artistic talent, the subjects, taken from the ordinary, are refined and improved into something else. Sophisticated needleworks set unexpected liaisons among endless semantic and territorial divisions. Her work, distinguished by her obsession for the classification and the resulting combination of heterogeneous references, is rendered in an elegant pecking order. Elements, just apparently separated one from each other, catalyse themselves into an accomplished meaning. Therefore the viewer is allowed to experience images, pieces of journey and plots of stories. The key element to understand Maria Pia Settin’s work is her life: she is not only an artist, but also a mother. This identity on one hand stresses her sensibility, on the other hand gives her an incredible ability to observe. Her work is a combination of emotionalism and frankness, which spreads a great power to the topics taken into consideration, without diluting their own essence. Behind their ostensible romantic style, her creations are mouth pieces of universal thoughts. Her desire to communicate without any sophistry or subterfuge prevails on any other mode of expression. She doesn’t fear anymore if people are ready to understand her work or not. This aptitude leads up to a catharsis of the final message of her inquiry, which reprimands a recognition of a status quo approaching the viewer to she-kind way of thinking. Lastly, her research is an authentic journey into essence of feminine.
L’ossessione per la classificazione e la conseguente combinazione di riferimenti eterogenei, che contraddistingue le sue opere, è restituita in forma gerarchica elegantemente ordinata in una ragnatela di connessioni. Elementi apparentemente estranei l’uno all’altro, si catalizzano attorno ad un senso compiuto. L’artista ultima la sua indagine attraverso la fotografia, linguaggio che le permette di muoversi con grande libertà espressiva, grazie alla sua unica duttilità nonché alla molteplicità di variabili esprimibili ed indirizzabili verso esiti creativi. L’inserimento di questi suoi manufatti in un contesto volutamente non realistico, caratterizzato da sfondi bianchi o neri, permette alla luce di creare contrasti d’ombra talmente netti da poter esser pensati come dei prolungamenti dei corpi stessi. Lo strumento fotografico si appropria dalla natura tridimensionale in cui l’oggetto esiste, trasportandola in quella bidimensionale propria di questo mezzo espressivo. Le fotografie stampate direttamente su plexiglass, permettono alla Settin di giocare sulle trasparenze, creando straordinari effetti luminosi e conferendo alle sue opere una maggiore forza interagente con l’ambiente circostante. L’abilità dell’artista sta per l’appunto nell’esser riuscita a trasmettere le sue idee in modo deciso e raffinato, dirompente ed elegante, legittimando l’espressione fotografica come unica erede dei messaggi materializzati dalle “borsette”. Il lavoro più esemplificativo della sua ricerca è “La Sposa”. L’autorevolezza di quest’opera consiste nel geniale accostamento per antitesi di pizzi, merletti e confetti (che rimandano chiaramente al matrimonio) con un paio di forbici che tagliano un preservativo, alludendo ad un distacco netto con la vita passata, ma anche ad un taglio vero e proprio dell’anticoncezionale, che preclude la possibilità di essere madre oltre che moglie.
Elemento chiave per comprendere il lavoro di Maria Pia Settin è il fatto di essere un’artista-madre. Si tratta di un’identità che da una parte ha accentuato la sua sensibilità e, dall’altra le ha conferito un’incredibile capacità di osservazione. È una combinazione di emotività e schiettezza, che infonde forza ai temi trattati senza diluirne l’essenza. Il suo istinto materno trova espressione in “Battiti”, un lavoro che, dietro l’apparente stile romantico, si fa portavoce di concezioni universali come il valore della vita, obbligando l’interlocutore ad interrogarsi su temi quali l’eticità dell’aborto o della fecondazione assistita. Ad ornare la borsa non troviamo più artificiose tecniche di cucito o merletti ricercati, bensì un lungo filare di cromosomi che si presta ad incarnare le speranze, le aspettative e le paure durante il periodo di gestazione di una donna. Ancora una volta l’artista gioca sulla trasparenza dei materiali, ora per indicare la purezza e l’integrità delle nuove vite messe al mondo, o nel caso dei cuori, per delineare la necessità di riempire l’esistenza di queste creature di amore e gioia.
In lei prevale il desiderio di comunicare senza sofismi o escamotage. Quella che è venuta a meno è la paura di non essere capita. Questa attitudine porta una catarsi del messaggio ultimo della sua ricerca, che apostrofa uno status quo da legittimare ed induce l’esterno a pensare al femminile. È un vero e proprio viaggio nell’essenza del femminile.
Container for objects, female accessory, the most loved fetish among women… this is a possible description of an handbag, which is born on the quiet, as a subsidiary object to become an out-and-out status symbol nowadays. Meeting all women needs, the bag can be seen as a life style and be considered as a way of being. It doesn’t matter if this item is spacious, capacious, handy or luxurious.. the only important thing is its discretion. Maria Pia Settin makes an entry right about here, debunking the historical tasks of this object, which is transcended and turned into a medium to explore the womanly world. The artist discloses the intrinsic potentialities of this item, as an alter ego of the femininity, but far from mystifying it, she uncovers its most private secrets, which were never confessed before. The artist creates a mass of both minimalist and stylish handbags, using several materials, such as nylon, counters, velvet, leather and patent leather… enriched with handles, silver and golden accessories, safety pins and brooches vested just in a decorative role. Thanks to her artistic talent, the subjects, taken from the ordinary, are refined and improved into something else. Sophisticated needleworks set unexpected liaisons among endless semantic and territorial divisions. Her work, distinguished by her obsession for the classification and the resulting combination of heterogeneous references, is rendered in an elegant pecking order. Elements, just apparently separated one from each other, catalyse themselves into an accomplished meaning. Therefore the viewer is allowed to experience images, pieces of journey and plots of stories. The key element to understand Maria Pia Settin’s work is her life: she is not only an artist, but also a mother. This identity on one hand stresses her sensibility, on the other hand gives her an incredible ability to observe. Her work is a combination of emotionalism and frankness, which spreads a great power to the topics taken into consideration, without diluting their own essence. Behind their ostensible romantic style, her creations are mouth pieces of universal thoughts. Her desire to communicate without any sophistry or subterfuge prevails on any other mode of expression. She doesn’t fear anymore if people are ready to understand her work or not. This aptitude leads up to a catharsis of the final message of her inquiry, which reprimands a recognition of a status quo approaching the viewer to she-kind way of thinking. Lastly, her research is an authentic journey into essence of feminine.
23
maggio 2009
Maria Pia Settin
Dal 23 maggio al 13 giugno 2009
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
CASTELLANO ARTE CONTEMPORANEA
Castelfranco Veneto, Via Roma, 38, (Treviso)
Castelfranco Veneto, Via Roma, 38, (Treviso)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15.30-20.00
Vernissage
23 Maggio 2009, ore 17.30
Autore
Curatore