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MARIA TERESA ORTOLEVA – SELF-REFLECTIONS
Luca Tommasi è lieto di annunciare l’allestimento una Project room di Maria Teresa Ortoleva in concomitanza della mostra personale dell’artista irlandese Helen Bermingham nella galleria principale.
Self-Reflections dà il nome a una serie di nuove opere a parete sul ricorrente tema delle onde cerebrali come scrittura automatica dell’immaginario, prestataci dalla tecnologia. Sperimentando ed espandendo il formato pittorico, giocando con fondali specchianti e sovrapposizioni di plexiglass trasparente colorato e fluorescente, ciascuna opera accompagna i visitatori dentro lo spazio virtuale ed illusorio del sogno ad occhi aperti, della reminiscenza e della fantasticheria. Entrando nel mondo al di là dello specchio ciascuno dei tableaux in mostra fa da trompe-l’oeil di una più grande e immersiva installazione spaziale, che si attiva con il coinvolgimento dello spettatore, affascinandone la percezione e la mente mano a mano che si avvicina all’opera e varia il proprio punto di vista. Più il corpo esplora l’opera, più la mente si addentra e viaggia dentro il riflesso colorato e trasfigurato. Ciascuna opera dà corpo fisico, percettibile e materiale al paesaggio della mente, offre un espediente per viaggiare e addentrarsi attraverso la sua architettura coinvolgendo anche lo sguardo e i gesti corporei. L’idea di paesaggio mentale viene studiata anche nelle opere su carta che raffigurano stratificazioni e prospettive di linee elettroencefalografiche e paesaggi metafisici di nuvole galleggianti. Considerati dal punto di vista dei materiali, i lavori in mostra giocano col riflesso ottico, inteso anche come metafora di riflessione interiore e scoperta di sé. Molti dei tracciati elettroencefalografici presenti nei lavori sono stati rilevati di persona dall’artista, utilizzando tecnologie portatili e poco invasive che permettono di registrare una scrittura degli episodi di fantasticheria, immaginazione, reminiscenza e sogno del soggetto che li indossa, presi nel contesto reale. In questo senso, i lavori sono una sorta di ritratto dell’invisibile vita mentale che il soggetto (e ciascuno di noi) sperimenta dentro di sé. Inoltre, attraverso il gioco della superficie specchiante, le opere affascinano e coinvolgono il loro osservatore, catturando e ritraendo la sua immagine dentro l’opera, invitandolo ad immedesimarsi ed esplorare l’intimità della propria mente. Diventano così un ulteriore, duplice, sorta di ritratto.
Self-Reflections dà il nome a una serie di nuove opere a parete sul ricorrente tema delle onde cerebrali come scrittura automatica dell’immaginario, prestataci dalla tecnologia. Sperimentando ed espandendo il formato pittorico, giocando con fondali specchianti e sovrapposizioni di plexiglass trasparente colorato e fluorescente, ciascuna opera accompagna i visitatori dentro lo spazio virtuale ed illusorio del sogno ad occhi aperti, della reminiscenza e della fantasticheria. Entrando nel mondo al di là dello specchio ciascuno dei tableaux in mostra fa da trompe-l’oeil di una più grande e immersiva installazione spaziale, che si attiva con il coinvolgimento dello spettatore, affascinandone la percezione e la mente mano a mano che si avvicina all’opera e varia il proprio punto di vista. Più il corpo esplora l’opera, più la mente si addentra e viaggia dentro il riflesso colorato e trasfigurato. Ciascuna opera dà corpo fisico, percettibile e materiale al paesaggio della mente, offre un espediente per viaggiare e addentrarsi attraverso la sua architettura coinvolgendo anche lo sguardo e i gesti corporei. L’idea di paesaggio mentale viene studiata anche nelle opere su carta che raffigurano stratificazioni e prospettive di linee elettroencefalografiche e paesaggi metafisici di nuvole galleggianti. Considerati dal punto di vista dei materiali, i lavori in mostra giocano col riflesso ottico, inteso anche come metafora di riflessione interiore e scoperta di sé. Molti dei tracciati elettroencefalografici presenti nei lavori sono stati rilevati di persona dall’artista, utilizzando tecnologie portatili e poco invasive che permettono di registrare una scrittura degli episodi di fantasticheria, immaginazione, reminiscenza e sogno del soggetto che li indossa, presi nel contesto reale. In questo senso, i lavori sono una sorta di ritratto dell’invisibile vita mentale che il soggetto (e ciascuno di noi) sperimenta dentro di sé. Inoltre, attraverso il gioco della superficie specchiante, le opere affascinano e coinvolgono il loro osservatore, catturando e ritraendo la sua immagine dentro l’opera, invitandolo ad immedesimarsi ed esplorare l’intimità della propria mente. Diventano così un ulteriore, duplice, sorta di ritratto.
MARIA TERESA ORTOLEVA – SELF-REFLECTIONS
Milano, Via Cola Montano, 40, (MI)