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Mariangela Calabrese / Marina Longo – Mediterrando
Nei lavori in mostra i colori e le forme delle due donne dialogano sulla linea della introspezione, della migrazione, del viaggio; un viaggio nello spazio, nel tempo nell’anima; un errare sulle orme dei ricordi ma anche sulle attualità tragiche che riguardano il Mare Nostrum.
Comunicato stampa
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Scrive Marcello Carlino, Università La Sapienza di Roma per Mariangela Calabrese: Un continuo moto ondoso sospinge la pittura di Mariangela Calabrese, facendola fluire come corrente da riva a riva. La materia cromatica s’addensa, attratta verso il centro, e calamita i segni, che s’aggrumano e fanno vortice e tempestano; eppure è costante un dilatarsi su rotte centrifughe, finché la materia, resa diafana, ossimoricamente si sostanzia di immaterialità e avvista i lidi dell’altrove.
Si ha il sentore di lenti processi effusivi, scanditi sul ritmo di una risacca; e tuttavia a volte si ascolta il ruggito rosso-sangue del mare. Il colore, periodicamente, si schiarisce sperimentando i toni dell’azzurro e del bianco: e allora prende di acqua e prende di aria questa pittura, che assomiglieresti a un che di liquido e di aereo al tempo stesso, fasciato di silenzio in un’atmosfera sospesa.
E così essa trasporta il suo carico di idee e di sogni tra l’informale, che ha precedenti di gran rilievo nella ricerca artistica del Novecento, e l’astratto nella cui filigrana sembrano affiorare cenni di figure, tracce di memorie. E così unisce, da navetta in andata e ritorno, la musica asemantica del gesto che urge e vuole espressione, anche gridato e dolente, e il significato che si compone in una storia, quello talora alluso da un ipotesto che si scorge nel profilo di lettere in sequenze. Ed esplode spruzzando lapilli a raggera e affaccia sulle cascate di un maelstrom. E fa la spola tra le sponde di un’emozione che sale – e vuole essere partecipata prim’ancora di rapprendersi e di strutturarsi – e di un progetto che include il pensiero e la ragione e reca testimonianza di un bisogno di comunicare, di condividere, di aprirsi agli altri entrando nella loro vita. E diviene metafora di un viaggio ininterrotto e senza confini: un viaggio storico e mitico e metafisico, un viaggio di tragedie e di speranze, un viaggio integrale per acqua e per aria, dentro e fuori di noi. Per ritrovarci.
Marcello Carlino per Marina Longo: È antica, ricca di testimonianze e di sentori antropologicamente originari e fondanti, e sa dei luoghi e dei climi aperti della Magna Grecia, l’arte della ceramica; con essa, tenace e appassionata, Marina Longo lavora sull’onda della memoria, tessendo una trama di continuità ideali, che rivà alla classicità e dalla classicità riparte, e volendo restituire e rinnovare, tra mito e storia, il composto che è da sempre del calore e della terra: un pegno tangibile di valori da condividere, un simbolo fittile di un sentire che si intende comune.
Così i suoi moduli plastici e le sue formelle, cotti dal fuoco, fanno mostra di un imprinting etnico e comunque, tra sintesi figurative e metamorfosi astratte, straripanti di colore, richiamano immagini e archetipi in cui si sedimentano i tratti immutabili dell’umanità, in cui si rintraccia il dna della sua storia.
Un leitmotiv nelle ceramiche di Marina Longo è il mare: il mare degli azzurri luminosi e dei pesci, dei fondali intensi e delle rive petrose, delle alghe ramificate e delle correnti cangianti: il mare della pienezza multiforme dell’essere, dell’inizio di ogni vita, della varietà mutevole delle esistenze. Il Mediterraneo, che l’artista sente appartenerle come un tutto irrinunciabile, si offre dall’alto della sua vicenda plurimillenaria e accende il suo senso profondo per la cottura e la smaltatura delle terre. E il suo mare, ora slanciato in un corpo che si erge, ora inscritto in grandi medaglioni che sembrano mappe di pietra, porta i significati del viaggio: i viaggi delle grandi narrazioni di base alla civiltà dell’uomo, i viaggi delle relazioni interculturali che hanno favorito il meglio delle umane conquiste, i viaggi delle migrazioni lungo il cui corso tuttora e sempre più spesso le speranze si volgono in tragedie, i viaggi che traspongono in metafora il tragitto del nostro abitare il mondo.
Si ha il sentore di lenti processi effusivi, scanditi sul ritmo di una risacca; e tuttavia a volte si ascolta il ruggito rosso-sangue del mare. Il colore, periodicamente, si schiarisce sperimentando i toni dell’azzurro e del bianco: e allora prende di acqua e prende di aria questa pittura, che assomiglieresti a un che di liquido e di aereo al tempo stesso, fasciato di silenzio in un’atmosfera sospesa.
E così essa trasporta il suo carico di idee e di sogni tra l’informale, che ha precedenti di gran rilievo nella ricerca artistica del Novecento, e l’astratto nella cui filigrana sembrano affiorare cenni di figure, tracce di memorie. E così unisce, da navetta in andata e ritorno, la musica asemantica del gesto che urge e vuole espressione, anche gridato e dolente, e il significato che si compone in una storia, quello talora alluso da un ipotesto che si scorge nel profilo di lettere in sequenze. Ed esplode spruzzando lapilli a raggera e affaccia sulle cascate di un maelstrom. E fa la spola tra le sponde di un’emozione che sale – e vuole essere partecipata prim’ancora di rapprendersi e di strutturarsi – e di un progetto che include il pensiero e la ragione e reca testimonianza di un bisogno di comunicare, di condividere, di aprirsi agli altri entrando nella loro vita. E diviene metafora di un viaggio ininterrotto e senza confini: un viaggio storico e mitico e metafisico, un viaggio di tragedie e di speranze, un viaggio integrale per acqua e per aria, dentro e fuori di noi. Per ritrovarci.
Marcello Carlino per Marina Longo: È antica, ricca di testimonianze e di sentori antropologicamente originari e fondanti, e sa dei luoghi e dei climi aperti della Magna Grecia, l’arte della ceramica; con essa, tenace e appassionata, Marina Longo lavora sull’onda della memoria, tessendo una trama di continuità ideali, che rivà alla classicità e dalla classicità riparte, e volendo restituire e rinnovare, tra mito e storia, il composto che è da sempre del calore e della terra: un pegno tangibile di valori da condividere, un simbolo fittile di un sentire che si intende comune.
Così i suoi moduli plastici e le sue formelle, cotti dal fuoco, fanno mostra di un imprinting etnico e comunque, tra sintesi figurative e metamorfosi astratte, straripanti di colore, richiamano immagini e archetipi in cui si sedimentano i tratti immutabili dell’umanità, in cui si rintraccia il dna della sua storia.
Un leitmotiv nelle ceramiche di Marina Longo è il mare: il mare degli azzurri luminosi e dei pesci, dei fondali intensi e delle rive petrose, delle alghe ramificate e delle correnti cangianti: il mare della pienezza multiforme dell’essere, dell’inizio di ogni vita, della varietà mutevole delle esistenze. Il Mediterraneo, che l’artista sente appartenerle come un tutto irrinunciabile, si offre dall’alto della sua vicenda plurimillenaria e accende il suo senso profondo per la cottura e la smaltatura delle terre. E il suo mare, ora slanciato in un corpo che si erge, ora inscritto in grandi medaglioni che sembrano mappe di pietra, porta i significati del viaggio: i viaggi delle grandi narrazioni di base alla civiltà dell’uomo, i viaggi delle relazioni interculturali che hanno favorito il meglio delle umane conquiste, i viaggi delle migrazioni lungo il cui corso tuttora e sempre più spesso le speranze si volgono in tragedie, i viaggi che traspongono in metafora il tragitto del nostro abitare il mondo.
17
febbraio 2018
Mariangela Calabrese / Marina Longo – Mediterrando
Dal 17 al 24 febbraio 2018
arte contemporanea
Location
MUSEO FONDAZIONE VENANZO CROCETTI
Roma, Via Cassia, 492, (Roma)
Roma, Via Cassia, 492, (Roma)
Orario di apertura
Lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì: 11:00 - 13:00 e 15:00- 19:00
sabato: 11:00 - 19:00
Vernissage
17 Febbraio 2018, ore 17
Autore