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Marianna Accerboni / Carolina Franza
Una delicata e raffinata immagine di Santa Sofia, racchiusa al centro di un candido fiore di loto, illuminerà scenograficamente la facciata della Chiesa dei Santi Andrea e Rita a Trieste: è dipinta dall’artista triestina Carolina Franza e trasformata in una magica performance augurale dall’architetto Marianna Accerboni, light designer che, dalla metà degli anni novanta, lavora in Italia e all’estero nell’ambito della public art sul tema della luce, avvalendosi delle più sofisticate tecnologie.
Comunicato stampa
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Una delicata e raffinata immagine di Santa Sofia, racchiusa al centro di un candido fiore di loto, illuminerà scenograficamente da domenica 19 dicembre 2010 al 6 gennaio 2011 la facciata della Chiesa dei Santi Andrea e Rita a Trieste (via Locchi 22) a Trieste: è dipinta dall’artista triestina Carolina Franza e trasformata in una magica performance augurale dall’architetto Marianna Accerboni, light designer che, dalla metà degli anni novanta, lavora in Italia e all’estero nell’ambito della public art sul tema della luce, avvalendosi delle più sofisticate tecnologie. All’interno della Chiesa domenica 19 alle ore 12.30 (dopo la S. Messa delle 11.30) s’inaugurerà una mostra di icone della stessa Franza, che sarà presentata da Accerboni.
L’originale iniziativa, incentivata dal parroco della Chiesa don Valerio Muschi, da 11 anni sacerdote e già viceparroco a S. Giovanni, molto sensibile all’arte quale veicolo del mistero di Dio, s’inserisce nell’ambito della più avanzata espressione del linguaggio artistico contemporaneo. Alla proiezione esterna, che attraverso l’immagine di Santa Sofia simbolizza il concetto di “sapienza santa” magnificata nei Libri Sapienziali dell’Antico Testamento, fa infatti da contrappunto una mostra allestita all’interno dell’edificio sacro, dove verrà esposta una ventina di icone realizzate dalla Franza in concomitanza con le date del calendario liturgico. Le eleganti tavole riproducenti S. Lucia (13 dicembre), S. Cecilia (22 novembre), S. Andrea Apostolo (30 novembre) e altre figure sacre, sono tutte realizzate secondo il metodo antico universale su legno massiccio di prima scelta e bisso di lino con imprimitura in alabastro di Volterra, doratura in foglia d’oro a doppio spessore su bolo armeno e chiara d’uovo, pigmenti temperati al tuorlo d’uovo fresco e una vernice finale che è parte integrante dell’opera: una laboriosa esecuzione esperita nel rispetto più assoluto del canone composto dell’arte sacra tradizionale sia per i materiali impiegati che per i soggetti, le dimensioni e il simbolismo cromatico.
La chiesa di Santa Rita, unica “Chiesa di luce della città”, è da anni anche luogo d’arte e di cultura e ha spesso ospitato manifestazioni in tale ambito: teatro fin dal 2006 di altri eventi sperimentali di luce firmati da Accerboni, è stata sede di alcune esposizioni pittoriche ed è oggi abbellita da diverse opere scultoree e di pittura e da una splendida vetrata artistica a colori di grandi dimensioni promossa da Giorgio Tombesi e ideata dalla pittrice triestina Maria Visconti.
Carolina Franza. Dopo aver iniziato a dipingere fin da piccola - scrive Accerboni - ancor prima d’imparare a scrivere, incoraggiata dal padre e apprendendo dalla madre il gusto per la bellezza, dopo un periodo giovanile dedicato al paesaggio e al manierismo fantastico, la Franza ha iniziato una personale ricerca, svolta in Italia e all’estero attraverso lo studio e l’analisi dal vero, per approfondire alla fonte la conoscenza e i segreti della pittura su tavola sotto il profilo estetico e scientifico, la filosofia e il pensiero che ne sottendono le immagini. Ha quindi seguito a Firenze le lezioni della pittrice Luisa del Campana e nel 1989 ha iniziato a creare le prime icone, scegliendo come maestro Andrei Rublev e la sua Scuola: ha continuato a realizzare delle copie fino a pervenire alla creazione di tavole con soggetti originali, sempre coerenti con la tradizione sia per quanto riguarda i materiali impiegati che per i temi trattati, le dimensioni e il simbolismo dei colori. Nel 1995 inizia ad esporre, partecipando a numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero, realizzando icone anche per prestigiose sedi pubbliche e ricevendo premi e riconoscimenti.
I numerosi viaggi e gli approfondimenti tematici e tecnici, condotti con serietà, tenacia e passione quasi alchemica negli anni della formazione, le hanno consentito di recuperare in nuce l’essenza culturale e il significato religioso, trascendentale ed estetico, che concorrevano in origine alla realizzazione dell’icona. Consentendole di rivisitarla, interpretarla e riproporla con fedeltà e perfetta aderenza ai parametri tecnici, formali e di pensiero che la ispirarono nei tempi antichi.
Per questa ragione le sue opere sono davvero uniche e lo sono ancora di più dal 2000 in poi, quando l’approfondita e attenta analisi dei metodi, delle tecniche e della simbologia si tramuta in libera ispirazione e creatività, come accade nei lavori esposti in mostra. A questo punto l’artista, attraverso l’analisi teologica, filosofica e liturgia delle immagini e dei modi, ha in un certo senso “interiorizzato” l’icona.
L’originale iniziativa, incentivata dal parroco della Chiesa don Valerio Muschi, da 11 anni sacerdote e già viceparroco a S. Giovanni, molto sensibile all’arte quale veicolo del mistero di Dio, s’inserisce nell’ambito della più avanzata espressione del linguaggio artistico contemporaneo. Alla proiezione esterna, che attraverso l’immagine di Santa Sofia simbolizza il concetto di “sapienza santa” magnificata nei Libri Sapienziali dell’Antico Testamento, fa infatti da contrappunto una mostra allestita all’interno dell’edificio sacro, dove verrà esposta una ventina di icone realizzate dalla Franza in concomitanza con le date del calendario liturgico. Le eleganti tavole riproducenti S. Lucia (13 dicembre), S. Cecilia (22 novembre), S. Andrea Apostolo (30 novembre) e altre figure sacre, sono tutte realizzate secondo il metodo antico universale su legno massiccio di prima scelta e bisso di lino con imprimitura in alabastro di Volterra, doratura in foglia d’oro a doppio spessore su bolo armeno e chiara d’uovo, pigmenti temperati al tuorlo d’uovo fresco e una vernice finale che è parte integrante dell’opera: una laboriosa esecuzione esperita nel rispetto più assoluto del canone composto dell’arte sacra tradizionale sia per i materiali impiegati che per i soggetti, le dimensioni e il simbolismo cromatico.
La chiesa di Santa Rita, unica “Chiesa di luce della città”, è da anni anche luogo d’arte e di cultura e ha spesso ospitato manifestazioni in tale ambito: teatro fin dal 2006 di altri eventi sperimentali di luce firmati da Accerboni, è stata sede di alcune esposizioni pittoriche ed è oggi abbellita da diverse opere scultoree e di pittura e da una splendida vetrata artistica a colori di grandi dimensioni promossa da Giorgio Tombesi e ideata dalla pittrice triestina Maria Visconti.
Carolina Franza. Dopo aver iniziato a dipingere fin da piccola - scrive Accerboni - ancor prima d’imparare a scrivere, incoraggiata dal padre e apprendendo dalla madre il gusto per la bellezza, dopo un periodo giovanile dedicato al paesaggio e al manierismo fantastico, la Franza ha iniziato una personale ricerca, svolta in Italia e all’estero attraverso lo studio e l’analisi dal vero, per approfondire alla fonte la conoscenza e i segreti della pittura su tavola sotto il profilo estetico e scientifico, la filosofia e il pensiero che ne sottendono le immagini. Ha quindi seguito a Firenze le lezioni della pittrice Luisa del Campana e nel 1989 ha iniziato a creare le prime icone, scegliendo come maestro Andrei Rublev e la sua Scuola: ha continuato a realizzare delle copie fino a pervenire alla creazione di tavole con soggetti originali, sempre coerenti con la tradizione sia per quanto riguarda i materiali impiegati che per i temi trattati, le dimensioni e il simbolismo dei colori. Nel 1995 inizia ad esporre, partecipando a numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero, realizzando icone anche per prestigiose sedi pubbliche e ricevendo premi e riconoscimenti.
I numerosi viaggi e gli approfondimenti tematici e tecnici, condotti con serietà, tenacia e passione quasi alchemica negli anni della formazione, le hanno consentito di recuperare in nuce l’essenza culturale e il significato religioso, trascendentale ed estetico, che concorrevano in origine alla realizzazione dell’icona. Consentendole di rivisitarla, interpretarla e riproporla con fedeltà e perfetta aderenza ai parametri tecnici, formali e di pensiero che la ispirarono nei tempi antichi.
Per questa ragione le sue opere sono davvero uniche e lo sono ancora di più dal 2000 in poi, quando l’approfondita e attenta analisi dei metodi, delle tecniche e della simbologia si tramuta in libera ispirazione e creatività, come accade nei lavori esposti in mostra. A questo punto l’artista, attraverso l’analisi teologica, filosofica e liturgia delle immagini e dei modi, ha in un certo senso “interiorizzato” l’icona.
19
dicembre 2010
Marianna Accerboni / Carolina Franza
Dal 19 dicembre 2010 al 06 gennaio 2011
arte contemporanea
serata - evento
serata - evento
Location
CHIESA DEI SANTI ANDREA APOSTOLO E RITA DA CASCIA
Trieste, Via Vittorio Locchi, 22, (Trieste)
Trieste, Via Vittorio Locchi, 22, (Trieste)
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Curatore