Lo splendido spazio barocco del Teatro San Filippo dell’Aquila, giunto ormai al suo terzo appuntamento che fa seguito alle mostre personali di Notari (2003) e di Falconi (2004) sui grandi temi del Sacro, ospita dal 16 al 31 Agosto 2005 una importante personale di Mariantonietta Sulcanese, curata dal Teatro Stabile di Innovazione L’UOVO.
Dopo le anteprime dell’attuale ricerca pittorica di Sulcanese presentate in rilevanti esposizioni in Italia e all’estero, questa mostra, intitolata Angelo Metropolitano, propone un significativo ciclo di dipinti inediti (tra cui il grande trittico L’Ultima Cena), appositamente realizzati dall’artista per gli spazi della suggestiva cornice di quella che un tempo era la chiesa di S. Filippo.
“La mostra – afferma il critico Maria Cristina Ricciardi – proponendosi di testimoniare gli esiti più recenti della ricerca attuata dall’artista, ribadisce l’attualità della indagine pittorica, in termini di ricognizione speculativa, sia all’interno dell’operare artistico, sia dentro il confronto intelligente e sensibile con i grandi temi della spiritualità e del Sacro. Confronto non facile, raccolto con coraggio e persuasività da Mariantonietta Sulcanese, artista dotata di grande sensibilità, che da anni indaga il suggestivo linguaggio metamorfico dell’invisibile che si fa visibile, e quello alchemico della materia che si trasmuta emancipandosi a sintesi poetica, nella definizione di un alfabeto di efficace trasmissione, fissato da una intelligenza che è al tempo stesso razionale e poetica. In questo modo, lontanissima da ogni banalità descrittiva, Sulcanese riesce a farsi interprete di riflessioni che abbracciano la globalità del nostro presente, la fuggevolezza del vivere, la stanchezza hussleriana del mondo occidentale che reca il germe della necessità di una nuova spiritualità e la contemplazione di un mistero profondo, offrendo una propria personale risposta ad una urgenza interrogativa che affonda nell’inquietudine del nostro tempo, dove il tema religioso diviene occasione di riflessione sul significato stesso dell’esistenza”.