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Mariateresa Sartori – Alberi Casa Mamma
In Alberi Casa Mamma il rigore della prassi vede la sua attuazione nell’uso della fotografia stenopeica, quella particolare tecnica che si serve di una semplice scatola di cartone con un foro attraverso cui la luce imprime sulla carta fotosensibile l’immagine, un rettangolino fisico di realtà.
Comunicato stampa
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Alberi Casa Mamma, la mostra che Mariateresa Sartori allestisce nello spazio di Studio G7 durante la stagione autunnale, si inserisce nel percorso di ricerca che l'artista veneziana segue da molti anni e che si incentra in larga misura sull'interazione tra arte e scienza.
Un'analisi quella della Sartori che vede la sua opera articolarsi in tre grandi aree d'indagine: l'osservazione dei fenomeni naturali; le possibilità espressive e conoscitive offerte dai linguaggi sonori; lo studio dei comportamenti umani. Punto di partenza è sempre il dato reale, spesso empiricamente rilevato e in seguito analizzato da angolazioni che variano da lavoro a lavoro.
In Alberi Casa Mamma il rigore della prassi vede la sua attuazione nell'uso della fotografia stenopeica, quella particolare tecnica che si serve di una semplice scatola di cartone con un foro attraverso cui la luce imprime sulla carta fotosensibile l’immagine, un rettangolino fisico di realtà, atto meccanico in grado di produrre documenti, prove dei fatti per un lavoro di indagine che ha per oggetto un luogo e un arco temporale preciso nella biografia dell'artista.
Il lavoro pensato da Sartori per la galleria, in equilibrio tra razionalità di intenti e riflessione intimista, trae ispirazione da vicende personali e pone al centro dell'interesse il passato. Si tratta infatti di un lavoro sulla memoria, vuol essere la prova che ciò che è stato è stato, e che il mondo esiste.
Alberi Casa Mamma si compone di materiale fotografico e di due tracce sonore, una udibile accostando l’orecchio ad una cassa audio, l’altra attraverso le cuffie in situazione più raccolta e separata.
Nel percorso della mostra, incontriamo dunque gli alberi del giardino che l'artista poteva osservare dal balcone della casa d’infanzia e che nel corso del tempo sono stati più volte fotografati. Con la tecnica della fotografia stenopeica l’artista fotografa le vecchie fotografie del giardino, alcuni oggetti della mamma e disegni fatti da quest’ultima da bambina. Le immagini ricavate sono trattate al pari di reperti da comporre in vario modo affinché costruiscano via via una narrazione, una versione dei fatti.
La ricerca di oggettività associata alla prassi che Sartori adotta, il tentativo di far scomparire sé stessa in quanto autrice grazie alla meccanicità dei procedimenti utilizzati hanno qui il fine di supportare un lavoro intensamente poetico alla ricerca di quel che Wallace Stevens chiama “il pino fisico e metafisico”.
I tratti fin qui descritti si mostrano con particolare evidenza nelle tracce sonore che il visitatore può ascoltare in mostra: la poesia di Mariangela Gualtieri, Preghiera a sua madre perché muoia, dal contenuto emotivamente insostenibile viene letta con particolari accorgimenti e indicazioni da una interprete che ignora la lingua italiana. L’intento è di slegare la comprensione di un testo intenso e struggente da qualsiasi aspetto legato all'emotività individuale, ma il risultato, seppur straniante alle orecchie dell'ascoltatore, inaspettatamente non spegne la tensione emotiva che accompagna l'opera.
La seconda traccia sonora, Domande. Teste calve che custodiscono il suono della voce materna riunisce le frasi interrogative pronunciate dalla famosa doppiatrice di Ingrid Bergman, Lydia Simoneschi che per età e timbro vocale l'artista associa alla figura materna, nel tentativo di ridare una voce agli sguardi muti e interrogativi della madre.
Mariateresa Sartori è nata a Venezia nel 1961, dove vive e lavora. Tra i luoghi dove ha esposto nel corso della sua carriera ricordiamo i più recenti, tra le collettive: The Human Condition. Don’t you think it’s time for love, MMOMA Moscow Museum of Modern Art, a cura di Viktor Misiano 2016 -2017; Il suono della lingua, Elicotrema, 2015, Punta della Dogana, Fondazione Pinault, a cura di Blauerhase, 2015; Proportio, Palazzo Fortuny, Venezia, a cura di Daniela Ferretti e Axel Vervoordt, 2015; In other words – the black market of translation, Negotiating Contemporary Cultures, NGBK, Kunstraum Kreuzberg/Bethanien, Berlin, a cura di Elena Agudio, Paz Guevara, Giulia Piccini, 2011. Tra le personali: Linea. Katie Holten and Mariateresa Sartori, Bosi Contemporary, New York, a cura di Kathy Battista 2014 ; You are the music while the music lasts, Galleria Michela Rizzo, Venezia, a cura di Raffaele Gavarro 2013; Il suono della lingua, Fondazione Querini Stampalia, Venezia, a cura di Chiara Bertola, 2008.
Ricordiamo inoltre la prossima mostra personale Le Ragioni della scienza in collaborazione con Arte Fiera di Bologna al museo di Palazzo Poggi su invito di Angela Vettese, curata da Lucia Corrain.
Un'analisi quella della Sartori che vede la sua opera articolarsi in tre grandi aree d'indagine: l'osservazione dei fenomeni naturali; le possibilità espressive e conoscitive offerte dai linguaggi sonori; lo studio dei comportamenti umani. Punto di partenza è sempre il dato reale, spesso empiricamente rilevato e in seguito analizzato da angolazioni che variano da lavoro a lavoro.
In Alberi Casa Mamma il rigore della prassi vede la sua attuazione nell'uso della fotografia stenopeica, quella particolare tecnica che si serve di una semplice scatola di cartone con un foro attraverso cui la luce imprime sulla carta fotosensibile l’immagine, un rettangolino fisico di realtà, atto meccanico in grado di produrre documenti, prove dei fatti per un lavoro di indagine che ha per oggetto un luogo e un arco temporale preciso nella biografia dell'artista.
Il lavoro pensato da Sartori per la galleria, in equilibrio tra razionalità di intenti e riflessione intimista, trae ispirazione da vicende personali e pone al centro dell'interesse il passato. Si tratta infatti di un lavoro sulla memoria, vuol essere la prova che ciò che è stato è stato, e che il mondo esiste.
Alberi Casa Mamma si compone di materiale fotografico e di due tracce sonore, una udibile accostando l’orecchio ad una cassa audio, l’altra attraverso le cuffie in situazione più raccolta e separata.
Nel percorso della mostra, incontriamo dunque gli alberi del giardino che l'artista poteva osservare dal balcone della casa d’infanzia e che nel corso del tempo sono stati più volte fotografati. Con la tecnica della fotografia stenopeica l’artista fotografa le vecchie fotografie del giardino, alcuni oggetti della mamma e disegni fatti da quest’ultima da bambina. Le immagini ricavate sono trattate al pari di reperti da comporre in vario modo affinché costruiscano via via una narrazione, una versione dei fatti.
La ricerca di oggettività associata alla prassi che Sartori adotta, il tentativo di far scomparire sé stessa in quanto autrice grazie alla meccanicità dei procedimenti utilizzati hanno qui il fine di supportare un lavoro intensamente poetico alla ricerca di quel che Wallace Stevens chiama “il pino fisico e metafisico”.
I tratti fin qui descritti si mostrano con particolare evidenza nelle tracce sonore che il visitatore può ascoltare in mostra: la poesia di Mariangela Gualtieri, Preghiera a sua madre perché muoia, dal contenuto emotivamente insostenibile viene letta con particolari accorgimenti e indicazioni da una interprete che ignora la lingua italiana. L’intento è di slegare la comprensione di un testo intenso e struggente da qualsiasi aspetto legato all'emotività individuale, ma il risultato, seppur straniante alle orecchie dell'ascoltatore, inaspettatamente non spegne la tensione emotiva che accompagna l'opera.
La seconda traccia sonora, Domande. Teste calve che custodiscono il suono della voce materna riunisce le frasi interrogative pronunciate dalla famosa doppiatrice di Ingrid Bergman, Lydia Simoneschi che per età e timbro vocale l'artista associa alla figura materna, nel tentativo di ridare una voce agli sguardi muti e interrogativi della madre.
Mariateresa Sartori è nata a Venezia nel 1961, dove vive e lavora. Tra i luoghi dove ha esposto nel corso della sua carriera ricordiamo i più recenti, tra le collettive: The Human Condition. Don’t you think it’s time for love, MMOMA Moscow Museum of Modern Art, a cura di Viktor Misiano 2016 -2017; Il suono della lingua, Elicotrema, 2015, Punta della Dogana, Fondazione Pinault, a cura di Blauerhase, 2015; Proportio, Palazzo Fortuny, Venezia, a cura di Daniela Ferretti e Axel Vervoordt, 2015; In other words – the black market of translation, Negotiating Contemporary Cultures, NGBK, Kunstraum Kreuzberg/Bethanien, Berlin, a cura di Elena Agudio, Paz Guevara, Giulia Piccini, 2011. Tra le personali: Linea. Katie Holten and Mariateresa Sartori, Bosi Contemporary, New York, a cura di Kathy Battista 2014 ; You are the music while the music lasts, Galleria Michela Rizzo, Venezia, a cura di Raffaele Gavarro 2013; Il suono della lingua, Fondazione Querini Stampalia, Venezia, a cura di Chiara Bertola, 2008.
Ricordiamo inoltre la prossima mostra personale Le Ragioni della scienza in collaborazione con Arte Fiera di Bologna al museo di Palazzo Poggi su invito di Angela Vettese, curata da Lucia Corrain.
29
ottobre 2016
Mariateresa Sartori – Alberi Casa Mamma
Dal 29 ottobre 2016 al 14 gennaio 2017
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO G7
Bologna, Via Val D'aposa, 4a, (Bologna)
Bologna, Via Val D'aposa, 4a, (Bologna)
Orario di apertura
Dal martedì al sabato 15.30 - 19.30. Mattina, lunedì e festivi per appuntamento.
Vernissage
29 Ottobre 2016, ore 18
Autore