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Mariella Bettineschi – Miraggi
La galleria viamoronisedici/spazioarte presenta la personale di Mariella Bettineschi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Come in un’antica quadreria i volti stanno allineati sulla parete in una sequenza ininterrotta,
cadenzata, orizzontale. Solo volti femminili, però: tracciati in punta di matita con un segno esile
e sicuro, sul fondo luminoso del foglio. Una galleria di antenate? Una raccolta di tipi femminili?
Un variegato pantheon di eroine dei tempi moderni? Forse una collezione di autoritratti, le
cangianti espressioni, i differenti sguardi dell’artista allo specchio, a testimonianza di un ben
noto topos dell’arte pittorica secondo cui ogni ritratto è, sempre, in ultima analisi, un autoritratto.
D’altra parte, in tutta evidenza, i tratti fisionomici di queste maschere sono assai simili, ancorchè
ridotti all’essenziale: pochi, sintetici tratti a delineare viso, capelli, collo, labbra. Lo spunto
originario, l’archetipo figurale, -ce lo rivela la stessa artista- è una piccola terracotta del
Quattrocento abruzzese raffigurante un’assorta, estatica Vergine Maria, con uno sguardo
apparentemente assente m a sovraccarico di pensieri, immagini, premonizioni. Una riflessione
sullo sguardo, allora; sull’immaginazione creativa capace di evocare mondi, fantasticare destini,
vedere l’invisibile; sullo sguardo ex-statico, fuori da sé dell’artista, evocato dai frammenti
cartacei che letteralmente sgorgano, si irradiano dagli occhi di queste giovani donne, al punto
che tutto il loro volto diventa sguardo. “Quando vedi l’occhio, vedi qualcosa uscirne. Vedi lo
sguardo dell’occhio” (L.Wittgenstein). Una “collezione di sguardi” quindi: miraggi, apparizioni,
visioni interiori che sostanziano il lavoro creativo estraendo e combinando luoghi e figure del
vissuto, del quotidiano, della storia dell’arte recente e passata: Goya, i fiamminghi, Mirò... Sul
piano tecnico e operativo l’artista rilegge la tradizione del collage dada-surrealista, in cui il
prelievo di realtà, il frammento, il ritaglio, coesistono e interagiscono col disegno creando
associazioni inaudite, come nelle visioni dei mistici, come nel lavoro onirico e in quello creativo.
Una dialettica tra i diversi livelli della comunicazione estetica che è nel cuore di molta ricerca
contemporanea, -in Giulio Paolini per esempio, tra i primi anche a riconsiderare la pratica
modernista del collage- che si interroga oltre che sullo statuto dell’opera sul mistero stesso della
visione, in bilico tra interiorità e mondo, tra verità e immagine.
cadenzata, orizzontale. Solo volti femminili, però: tracciati in punta di matita con un segno esile
e sicuro, sul fondo luminoso del foglio. Una galleria di antenate? Una raccolta di tipi femminili?
Un variegato pantheon di eroine dei tempi moderni? Forse una collezione di autoritratti, le
cangianti espressioni, i differenti sguardi dell’artista allo specchio, a testimonianza di un ben
noto topos dell’arte pittorica secondo cui ogni ritratto è, sempre, in ultima analisi, un autoritratto.
D’altra parte, in tutta evidenza, i tratti fisionomici di queste maschere sono assai simili, ancorchè
ridotti all’essenziale: pochi, sintetici tratti a delineare viso, capelli, collo, labbra. Lo spunto
originario, l’archetipo figurale, -ce lo rivela la stessa artista- è una piccola terracotta del
Quattrocento abruzzese raffigurante un’assorta, estatica Vergine Maria, con uno sguardo
apparentemente assente m a sovraccarico di pensieri, immagini, premonizioni. Una riflessione
sullo sguardo, allora; sull’immaginazione creativa capace di evocare mondi, fantasticare destini,
vedere l’invisibile; sullo sguardo ex-statico, fuori da sé dell’artista, evocato dai frammenti
cartacei che letteralmente sgorgano, si irradiano dagli occhi di queste giovani donne, al punto
che tutto il loro volto diventa sguardo. “Quando vedi l’occhio, vedi qualcosa uscirne. Vedi lo
sguardo dell’occhio” (L.Wittgenstein). Una “collezione di sguardi” quindi: miraggi, apparizioni,
visioni interiori che sostanziano il lavoro creativo estraendo e combinando luoghi e figure del
vissuto, del quotidiano, della storia dell’arte recente e passata: Goya, i fiamminghi, Mirò... Sul
piano tecnico e operativo l’artista rilegge la tradizione del collage dada-surrealista, in cui il
prelievo di realtà, il frammento, il ritaglio, coesistono e interagiscono col disegno creando
associazioni inaudite, come nelle visioni dei mistici, come nel lavoro onirico e in quello creativo.
Una dialettica tra i diversi livelli della comunicazione estetica che è nel cuore di molta ricerca
contemporanea, -in Giulio Paolini per esempio, tra i primi anche a riconsiderare la pratica
modernista del collage- che si interroga oltre che sullo statuto dell’opera sul mistero stesso della
visione, in bilico tra interiorità e mondo, tra verità e immagine.
27
novembre 2010
Mariella Bettineschi – Miraggi
Dal 27 novembre al 28 dicembre 2010
arte contemporanea
Location
VIAMORONISEDICI SPAZIOARTE
Bergamo, Via Giambattista Moroni, 16 , (Bergamo)
Bergamo, Via Giambattista Moroni, 16 , (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16.00-19.00
Vernissage
27 Novembre 2010, ore 17.00
Autore
Curatore