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Marika Franco – …e lo spirito emerse dalla crisalide del corpo
Personale di pittura
Comunicato stampa
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DA OSISIRIDE A ISIDE
Carmine Benincasa
Marika Franco dipinge come se la pittura fosse scrittura.
Il supporto materico su cui inscrive la pittura è come un antico rotolo, un papiro che si estende secondo le necessità della Sua immaginazione. Come in una lettera, la mano dell’artista prosegue il sentiero pittorico del suo cuore, dilatandolo secondo l’esigenza della sua pulsionalità emotiva.
Ma a chi l’artista invia la lettera della sua pittura? Innanzitutto alla condizione della donna, al corpo femminile, alla sua dinoccolata e snodata liturgia del movimento, al fascino della sua tamburellante sensualità.
Ogni quadro di Marika Franco è un atto di amore, un brano di una autobiografia come “work in progress”, un sublime e sottile cantico saffico, una briciola di un poema mai concluso che aggiunge verso a versi, quadro a quadri, sigillo a un alfabetico incompiuto, sillaba a una sillaba taciuta. La sua lingua si articola in blu cobalto e azzurri intensi che avvolgono il corpo flessuoso della donna come velo, uno scialle, un mantello di luce. Corpo di donna e ritmo di luce e colore, voluttà e cantico medioevale di blu, come in alcune vetrate della cattedrale di Chartres.
La tela o il foglio di carta divenuta un lenzuolo, un velario, un involucro in cui Marika Franco depone i fantasmi del cuore e la passione della sua ricerca sulla luce. Frammenti di una letteratura pittorica, queste opere sono rivelazione del cammino autobiografico del cuore e della ricerca di una donna di altissima sensibilità, fragile nella sua pulsionalità emotiva, salda e radicata nella certezza della fondamenta che non si scuotono in pittura.
L’artista ha furia di essere ed esistere in pittura. R. Giorni, in “Lettere di lavoro e amicizia” (Salerno – Roma, 1982) annota questo brano di vibrazione di luce in parole che voglio citare: “Ho furia d’essere. E’ questo ora il mio cielo – celeste che misura e segna, rovo che da sé s’incendia. Né può lasciarmi in pace, né posso lasciarti in pace. Spostiamo pure questo tumulto a minime note di terra”.
“ Ma fioriamo? E’ ora. Forse è vero, parole d’ordine ancora ci fanno cenno d’attendere, di attenderci, verso la porta insensibile del Tempo: ma la Fortuna non parla chiaro se ci scrive: “per toccar l’Occasione devi saper cadere?”
Questa nozione delle Cadute del Tempo è la spola con cui tessere il nostro primo tessuto di vita primaverile: quando la spola è tuffata nei moventi inizi, quando la nozione esce fina e sottile, sento il tessuto come risuona e ride, come effonde: lo sento come si perdono i fili tra di loro, come si schivano e saltano, e poi si sfiorano o stringono, e ancora nel rischio di intricarsi, di bearsi, come si eludono ricadono alludono. Ma tessuto barocco è amore più innamorato più intorn’effuso più intelligente e folle e indiscreto e indiscernibile al mondo”. E ancora: “ Tu non lasciar passare questo solitario abbagliante: monta la guardia ai passi erranti del giorno - tu che ami i varchi. Invece scarta le figure domestiche e dorate:… e scrivi il resto.
ugo Vuoso
direttore generale Fondazione La Colombaia di Luchino Visconti
Accanto agli spazi canonici destinati ad ospitare il museo e le mostre temporanee, quest'anno la Fondazione La Colombaia di Luchino Visconti ha voluto individuare nuovi locali, nella villa che appartenne al grande Maestro, dove poter allestire esposizioni di arte visiva. La "Sala della Carrozza" sta dunque diventando una galleria nella quale artisti di provato valore propongono al qualificato pubblico che frequenta La Colombaia, mostre suggestive e coinvolgenti. Com'è il caso dell'arte della pittrice Marika Franco, i cui le nuove forme dei codici della scrittura e delle cromografie si innestano sui temi della ricerca continua sulla fenomenologia e sull'estetica del corpo femminile.
I risultati di questa pratica artistica e filosofica, di questa investigazione materica e linguistica si sublimano nella densa emblematicità delle opere che conformano la mostra di Marika Franco, un evento che la Fondazione La Colombaia si compiace di accogliere e di promuovere, nella certezza che le sculture e le pitture della Franco
rappresentino dimensioni artistiche di straordinaria profondità e valenza emotiva.
Carmine Benincasa
Marika Franco dipinge come se la pittura fosse scrittura.
Il supporto materico su cui inscrive la pittura è come un antico rotolo, un papiro che si estende secondo le necessità della Sua immaginazione. Come in una lettera, la mano dell’artista prosegue il sentiero pittorico del suo cuore, dilatandolo secondo l’esigenza della sua pulsionalità emotiva.
Ma a chi l’artista invia la lettera della sua pittura? Innanzitutto alla condizione della donna, al corpo femminile, alla sua dinoccolata e snodata liturgia del movimento, al fascino della sua tamburellante sensualità.
Ogni quadro di Marika Franco è un atto di amore, un brano di una autobiografia come “work in progress”, un sublime e sottile cantico saffico, una briciola di un poema mai concluso che aggiunge verso a versi, quadro a quadri, sigillo a un alfabetico incompiuto, sillaba a una sillaba taciuta. La sua lingua si articola in blu cobalto e azzurri intensi che avvolgono il corpo flessuoso della donna come velo, uno scialle, un mantello di luce. Corpo di donna e ritmo di luce e colore, voluttà e cantico medioevale di blu, come in alcune vetrate della cattedrale di Chartres.
La tela o il foglio di carta divenuta un lenzuolo, un velario, un involucro in cui Marika Franco depone i fantasmi del cuore e la passione della sua ricerca sulla luce. Frammenti di una letteratura pittorica, queste opere sono rivelazione del cammino autobiografico del cuore e della ricerca di una donna di altissima sensibilità, fragile nella sua pulsionalità emotiva, salda e radicata nella certezza della fondamenta che non si scuotono in pittura.
L’artista ha furia di essere ed esistere in pittura. R. Giorni, in “Lettere di lavoro e amicizia” (Salerno – Roma, 1982) annota questo brano di vibrazione di luce in parole che voglio citare: “Ho furia d’essere. E’ questo ora il mio cielo – celeste che misura e segna, rovo che da sé s’incendia. Né può lasciarmi in pace, né posso lasciarti in pace. Spostiamo pure questo tumulto a minime note di terra”.
“ Ma fioriamo? E’ ora. Forse è vero, parole d’ordine ancora ci fanno cenno d’attendere, di attenderci, verso la porta insensibile del Tempo: ma la Fortuna non parla chiaro se ci scrive: “per toccar l’Occasione devi saper cadere?”
Questa nozione delle Cadute del Tempo è la spola con cui tessere il nostro primo tessuto di vita primaverile: quando la spola è tuffata nei moventi inizi, quando la nozione esce fina e sottile, sento il tessuto come risuona e ride, come effonde: lo sento come si perdono i fili tra di loro, come si schivano e saltano, e poi si sfiorano o stringono, e ancora nel rischio di intricarsi, di bearsi, come si eludono ricadono alludono. Ma tessuto barocco è amore più innamorato più intorn’effuso più intelligente e folle e indiscreto e indiscernibile al mondo”. E ancora: “ Tu non lasciar passare questo solitario abbagliante: monta la guardia ai passi erranti del giorno - tu che ami i varchi. Invece scarta le figure domestiche e dorate:… e scrivi il resto.
ugo Vuoso
direttore generale Fondazione La Colombaia di Luchino Visconti
Accanto agli spazi canonici destinati ad ospitare il museo e le mostre temporanee, quest'anno la Fondazione La Colombaia di Luchino Visconti ha voluto individuare nuovi locali, nella villa che appartenne al grande Maestro, dove poter allestire esposizioni di arte visiva. La "Sala della Carrozza" sta dunque diventando una galleria nella quale artisti di provato valore propongono al qualificato pubblico che frequenta La Colombaia, mostre suggestive e coinvolgenti. Com'è il caso dell'arte della pittrice Marika Franco, i cui le nuove forme dei codici della scrittura e delle cromografie si innestano sui temi della ricerca continua sulla fenomenologia e sull'estetica del corpo femminile.
I risultati di questa pratica artistica e filosofica, di questa investigazione materica e linguistica si sublimano nella densa emblematicità delle opere che conformano la mostra di Marika Franco, un evento che la Fondazione La Colombaia si compiace di accogliere e di promuovere, nella certezza che le sculture e le pitture della Franco
rappresentino dimensioni artistiche di straordinaria profondità e valenza emotiva.
06
agosto 2005
Marika Franco – …e lo spirito emerse dalla crisalide del corpo
Dal 06 al 20 agosto 2005
arte contemporanea
Location
VILLA LA COLOMBAIA
Forio, Via F. Calise, 73, (Napoli)
Forio, Via F. Calise, 73, (Napoli)
Orario di apertura
Lunedì-venerdì 10,00-22.00; Sabato e festivi 10.00-24.00
Vernissage
6 Agosto 2005, ore 18:30
Sito web
www.marikafranco.com
Autore