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Marina Ballo Charmet – Periferia dello sguardo. Luogo privato luogo pubblico
La galleria Martano è lieta di presentare una personale di Marina Ballo Charmet in cui saranno esposte opere appartenenti a tre differenti tipologie di lavoro che hanno caratterizzato i suoi ultimi dieci anni di attività.
Comunicato stampa
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Dopo la mostra “Interni-esterni” tenuta nel 2000 insieme ad Angelo Barone e Pierluigi Fresia, la galleria Martano è lieta di presentare oggi una personale di Marina Ballo Charmet in cui saranno esposte opere appartenenti a tre differenti tipologie di lavoro che hanno caratterizzato i suoi ultimi dieci anni di attività.
Primo Campo (ciclo di cui saranno esposte quattro opere di grande dimensione), è il campo visivo del bambino, un “luogo” mentale e psichico, relazionale. Si tratta di rendere la percezione del bambino piccolo che sta in braccio alla figura familiare e sa che dietro quella parte di corpo c’è una persona cara. È una percezione visiva e quasi tattile che rimanda a un mondo infantile, preverbale.
Ne Il Parco, lo spazio pubblico che diventa luogo vissuto, è percepito e rimandato ad altezza degli occhi di un bambino, ed è quindi il pezzo di terra verde all’interno della città, un teatro di gioco e di relazioni che rimanda alle potenzialità ludiche dello sguardo dell’infanzia, dove il documento non è più ritratto con la razionalità controllata e distante ma reso visivamente con una percezione laterale, periferica. “… quello che Marina Ballo fotografa è probabilmente ciò che vede sul margine del suo sguardo (scrive Marco Belpoliti in Il parco/The park, Charta, Milano 2008), il fuori fuoco di queste immagini indica una situazione doppia di chi sta dentro e contemporaneamente fuori da ciò che fissa nel riquadro dell’obiettivo, cosicchè l’oggettivo ed il soggettivo sono compresenti nel medesimo riquadro di carta sensibile”.
Nella saletta video sarà proiettato Agente Apri realizzato dall’artista insieme a Walter Niedermayr, in cui lo spazio diviene luogo per il bambino ed è percepito attraverso una soggettiva, a mano libera, con la minicamera, duplicata ad altezza del bambino per rendere possibile l’identificazione. Nel video, opera composta da riprese realizzate nel 2006 nel carcere di San Vittore di Milano, gli artisti si concentrano essenzialmente sul percorso che due bambini sotto i tre anni compiono quotidianamente nei vari ambienti del carcere nel quale vivono insieme alle loro mamme, per uscire a giocare e per poi tornare nel nido all’interno, accompagnati da volontarie. Il cammino, ripreso ad altezza dell’occhio del bambino, va dalla zona chiamata “nido”, fino al portone di uscita, e viceversa. Dalle immagini e dai suoni del video emerge dunque la relazione dei bambini con lo spazio, i luoghi, i tempi scanditi dai rituali delle barriere e delle attese del controllo, proprie dell’istituzione carceraria.
___________________________________
Marina Ballo Charmet nasce a Milano nel 1952 dove vive e lavora. Dopo la laurea in filosofia si specializza in psicologia e psicoanalisi infantile e attualmente lavora come psicoterapeuta nei servizi territoriali pubblici di Milano.
Da metà anni ottanta realizza progetti in cui utilizza fotografia e successivamente il video in cui esplicita visivamente il non-visto della nostra esperienza quotidiana.
Ha realizzato anche numerosi progetti video, tra cui: Conversazione (1998), Passi leggeri (1999), Disattenzioni (2000-2003), Frammenti di una notte (2004) Il Parco (2006) e Agente apri con Walter Niedermayr (2006).
Ha partecipato alla XLVII Biennale d’Arte nella mostra Venezia-Marghera (1997) e alla 12. Mostra Internazionale di Architettura, nella mostra Ailati. Rilessi dal futuro, Padiglione Italia, Venezia (2010).
Le ultime mostre personali hanno avuto luogo a: Storefront for Art and Architecture (New York 2009); Triennale (Milano, 2008); Centre National de la Photographie (Parigi, 1999).
Tra le numerose mostre collettive, le più recenti: MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Roma, 2010); MARCA (Catanzaro, 2010). MAGA, Museo Arte Gallarate (2010).
Primo Campo (ciclo di cui saranno esposte quattro opere di grande dimensione), è il campo visivo del bambino, un “luogo” mentale e psichico, relazionale. Si tratta di rendere la percezione del bambino piccolo che sta in braccio alla figura familiare e sa che dietro quella parte di corpo c’è una persona cara. È una percezione visiva e quasi tattile che rimanda a un mondo infantile, preverbale.
Ne Il Parco, lo spazio pubblico che diventa luogo vissuto, è percepito e rimandato ad altezza degli occhi di un bambino, ed è quindi il pezzo di terra verde all’interno della città, un teatro di gioco e di relazioni che rimanda alle potenzialità ludiche dello sguardo dell’infanzia, dove il documento non è più ritratto con la razionalità controllata e distante ma reso visivamente con una percezione laterale, periferica. “… quello che Marina Ballo fotografa è probabilmente ciò che vede sul margine del suo sguardo (scrive Marco Belpoliti in Il parco/The park, Charta, Milano 2008), il fuori fuoco di queste immagini indica una situazione doppia di chi sta dentro e contemporaneamente fuori da ciò che fissa nel riquadro dell’obiettivo, cosicchè l’oggettivo ed il soggettivo sono compresenti nel medesimo riquadro di carta sensibile”.
Nella saletta video sarà proiettato Agente Apri realizzato dall’artista insieme a Walter Niedermayr, in cui lo spazio diviene luogo per il bambino ed è percepito attraverso una soggettiva, a mano libera, con la minicamera, duplicata ad altezza del bambino per rendere possibile l’identificazione. Nel video, opera composta da riprese realizzate nel 2006 nel carcere di San Vittore di Milano, gli artisti si concentrano essenzialmente sul percorso che due bambini sotto i tre anni compiono quotidianamente nei vari ambienti del carcere nel quale vivono insieme alle loro mamme, per uscire a giocare e per poi tornare nel nido all’interno, accompagnati da volontarie. Il cammino, ripreso ad altezza dell’occhio del bambino, va dalla zona chiamata “nido”, fino al portone di uscita, e viceversa. Dalle immagini e dai suoni del video emerge dunque la relazione dei bambini con lo spazio, i luoghi, i tempi scanditi dai rituali delle barriere e delle attese del controllo, proprie dell’istituzione carceraria.
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Marina Ballo Charmet nasce a Milano nel 1952 dove vive e lavora. Dopo la laurea in filosofia si specializza in psicologia e psicoanalisi infantile e attualmente lavora come psicoterapeuta nei servizi territoriali pubblici di Milano.
Da metà anni ottanta realizza progetti in cui utilizza fotografia e successivamente il video in cui esplicita visivamente il non-visto della nostra esperienza quotidiana.
Ha realizzato anche numerosi progetti video, tra cui: Conversazione (1998), Passi leggeri (1999), Disattenzioni (2000-2003), Frammenti di una notte (2004) Il Parco (2006) e Agente apri con Walter Niedermayr (2006).
Ha partecipato alla XLVII Biennale d’Arte nella mostra Venezia-Marghera (1997) e alla 12. Mostra Internazionale di Architettura, nella mostra Ailati. Rilessi dal futuro, Padiglione Italia, Venezia (2010).
Le ultime mostre personali hanno avuto luogo a: Storefront for Art and Architecture (New York 2009); Triennale (Milano, 2008); Centre National de la Photographie (Parigi, 1999).
Tra le numerose mostre collettive, le più recenti: MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Roma, 2010); MARCA (Catanzaro, 2010). MAGA, Museo Arte Gallarate (2010).
02
marzo 2011
Marina Ballo Charmet – Periferia dello sguardo. Luogo privato luogo pubblico
Dal 02 marzo al 15 aprile 2011
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA MARTANO
Torino, Via Principe Amedeo, 29, (Torino)
Torino, Via Principe Amedeo, 29, (Torino)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 15-19
mattino su appuntamento
Vernissage
2 Marzo 2011, ore 18
Autore
Curatore