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Marina Falco – Architetture di colore
In questa personale la Falco presenta l’ultimo ciclo di lavori, interamente ispirati a una rivisitazione di interni e architetture proposti con una nuova sensibilità verso l’elemento cromatico, che si sostituisce alla quasi totale monocromia dagli accenti terrosi o in bianco e nero, del passato.
Comunicato stampa
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In questa personale la Falco presenta l’ultimo ciclo di lavori, interamente ispirati a una rivisitazione di interni e architetture proposti con una nuova sensibilità verso l’elemento cromatico, che si sostituisce alla quasi totale monocromia dagli accenti terrosi o in bianco e nero, del passato. In mostra alla galleria Gabriele Cappelletti di via Brera ci saranno venti opere, la maggioranza realizzate a olio e tecnica mista su tela, affiancate da un simbolico nucleo di carte in bianco e nero che ,come evidenzia Andrea Del Guercio nella presentazione in catalogo:
[…] Al ciclo dei disegni-muri psicologicamente intensi nella severità monocroma del nero e delle sue sfumature grigie, ha fatto seguito quello pittorico più recente in cui l’emozione del pensiero, la natura mobile del ricordo ambientale, il processo di contaminazione e di sfumatura, acquisisce e si arricchisce attraverso la presenza frammentata del colore; lungo questo percorso di arricchimento dell’immagine disegnata, ancora l’impiego del colore non svolge la funzione della descrizione e del racconto ma si diluisce, si distende,a tratti si accumula e si espande andando a testimoniare la successione imprecisa del tempo trascorso, delle emozioni e dei sentimenti.
I rossi, i verdi, i gialli sono portati dalla Falco con la volontà di trattenere lo sguardo distante, direi escluso rispetto allo spazio oggettivo della città; la contaminazione segno-colore nel rapporto tra la superficie del dipinto e la prospettiva dell’architettura trattiene sull’esterno la frequentazione per andare a promuovere uno stato di presenza psicologica, una partecipazione allo spazio attraverso lo stazionamento dello sguardo e l’espansione del pensiero nel tessuto silenzioso dell’habitat: all’interno di ogni fotogramma di questo ciclo pittorico sembra raccogliersi e ricomporsi l’intera storia di un grande centro storico della nostra memoria, nella contaminazione di un tessuto globale di umanità.
Gli interni-esterni si arricchiscono e si allargano, includono decori, particolari aggiuntivi e forme ulteriori di vita, tracce di un passaggio e funzioni dimenticate, vuoti e pieni che si succedono, percorsi e camminamenti aprono verso nuovi ambienti.
In parallelo con il processo compositivo di allargamento e divaricazione, la frequentazione psicologica dello sguardo si sofferma sulla presenza del colore, si raccoglie sull’evidente matericità di un rosso esteso, sulla compattezza di un giallo persistente, su materie cromatiche che resistono al trascorrere incessante del tempo; il colore è grattato, interrotto, cancellato, emblematicamente trattenuto dalla Falco rispetto ad un ciclo di vecchi affreschi, preservato con volontà esistenziale dallo svanire di una vecchia fotografia.
Il colore si trattiene negli angoli, lungo le linee del disegno, per poi svelare la ‘sinopia’ di un progetto decorativo che si va perdendo. È ancora il tempo della memoria l’essenza espressiva della pittura-disegnata di Marina Falco.
Marina Falco (Napoli, 1967) è docente di Anatomia Artistica all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Espone dal 1990, e da allora le sue mostre si sono svolte in gallerie private e in spazi pubblici, in Italia e all’estero (Germania, Giappone, Croazia, Svizzera). Tra le sue mostre personali si segnalano quelle alla Galleria Blanchaert a Milano nel 2009 e alla Casa G. Cini a Ferrara nel 2005.Tra le rassegne a cui ha partecipato citiamo il Premio Michetti a Francavilla a Mare (CH) nel 2006.
[…] Al ciclo dei disegni-muri psicologicamente intensi nella severità monocroma del nero e delle sue sfumature grigie, ha fatto seguito quello pittorico più recente in cui l’emozione del pensiero, la natura mobile del ricordo ambientale, il processo di contaminazione e di sfumatura, acquisisce e si arricchisce attraverso la presenza frammentata del colore; lungo questo percorso di arricchimento dell’immagine disegnata, ancora l’impiego del colore non svolge la funzione della descrizione e del racconto ma si diluisce, si distende,a tratti si accumula e si espande andando a testimoniare la successione imprecisa del tempo trascorso, delle emozioni e dei sentimenti.
I rossi, i verdi, i gialli sono portati dalla Falco con la volontà di trattenere lo sguardo distante, direi escluso rispetto allo spazio oggettivo della città; la contaminazione segno-colore nel rapporto tra la superficie del dipinto e la prospettiva dell’architettura trattiene sull’esterno la frequentazione per andare a promuovere uno stato di presenza psicologica, una partecipazione allo spazio attraverso lo stazionamento dello sguardo e l’espansione del pensiero nel tessuto silenzioso dell’habitat: all’interno di ogni fotogramma di questo ciclo pittorico sembra raccogliersi e ricomporsi l’intera storia di un grande centro storico della nostra memoria, nella contaminazione di un tessuto globale di umanità.
Gli interni-esterni si arricchiscono e si allargano, includono decori, particolari aggiuntivi e forme ulteriori di vita, tracce di un passaggio e funzioni dimenticate, vuoti e pieni che si succedono, percorsi e camminamenti aprono verso nuovi ambienti.
In parallelo con il processo compositivo di allargamento e divaricazione, la frequentazione psicologica dello sguardo si sofferma sulla presenza del colore, si raccoglie sull’evidente matericità di un rosso esteso, sulla compattezza di un giallo persistente, su materie cromatiche che resistono al trascorrere incessante del tempo; il colore è grattato, interrotto, cancellato, emblematicamente trattenuto dalla Falco rispetto ad un ciclo di vecchi affreschi, preservato con volontà esistenziale dallo svanire di una vecchia fotografia.
Il colore si trattiene negli angoli, lungo le linee del disegno, per poi svelare la ‘sinopia’ di un progetto decorativo che si va perdendo. È ancora il tempo della memoria l’essenza espressiva della pittura-disegnata di Marina Falco.
Marina Falco (Napoli, 1967) è docente di Anatomia Artistica all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Espone dal 1990, e da allora le sue mostre si sono svolte in gallerie private e in spazi pubblici, in Italia e all’estero (Germania, Giappone, Croazia, Svizzera). Tra le sue mostre personali si segnalano quelle alla Galleria Blanchaert a Milano nel 2009 e alla Casa G. Cini a Ferrara nel 2005.Tra le rassegne a cui ha partecipato citiamo il Premio Michetti a Francavilla a Mare (CH) nel 2006.
05
maggio 2011
Marina Falco – Architetture di colore
Dal 05 al 31 maggio 2011
arte contemporanea
Location
GABRIELE CAPPELLETTI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Milano, Via Brera, 4, (Milano)
Milano, Via Brera, 4, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 11-13 e 15-19
Vernissage
5 Maggio 2011, ore 18.30
Autore
Curatore