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Marini: una famiglia di artisti
Un percorso poetico attraverso una famiglia cardine nello sviluppo delle arti figurative per rendere omaggio a Marino Marini, grande nome del ‘900 italiano, e definire nuove strade di accesso alla sua arte. Vernissage il prossimo 11 dicembre nelle sale della Galleria Vannucci di Pistoia.
Comunicato stampa
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“Marini: una famiglia di artisti” alla Galleria Vannucci di Pistoia
Da Marino a Donatella Giuntoli, una storia familiare lunga un secolo
Un percorso poetico attraverso una famiglia cardine nello sviluppo delle arti figurative
per rendere omaggio a Marino Marini, grande nome del '900 italiano,
e definire nuove strade di accesso alla sua arte.
Vernissage il prossimo 11 dicembre nelle sale di via della Provvidenza 6, nel centro di Pistoia
PISTOIA – È una sorta di chiamata a raccolta intorno alla figura e all'opera di Marino Marini in forma di storia familiare. Dopo l'eccezionale successo della mostra dedicata ai disegni e ai progetti di Jannis Kounellis, la nuova proposta espositiva di “Utopias!” presso la Galleria Vannucci di Pistoia si impegna ancora una volta a tracciare un percorso trasversale con una mostra che suggerisca l'uso di una focale diversa nella lettura dell'arte del Novecento.
L'esposizione, semplicemente battezzata “Marini: una famiglia di artisti”, si inaugurerà alle ore 18.00 di sabato 11 dicembre nei locali di via della Provvidenza 6, e tenterà di contestualizzare l'opera di Marino collocandola nell'ambito della storia della sua famiglia, tradizionalmente costellata da talenti mai del tutto valorizzati, come il bisnonno Torello Marini, ingegnere e paesaggista, la gemella Egle e suo marito Alberto Giuntoli, fino alla nipote Donatella, appassionata sperimentatrice scomparsa pochi anni fa. La mostra della Galleria Vannucci inanella una selezione di opere inedite (dagli studi spontanei di Torello agli esperimenti tra acquarello e collage di Donatella, passando per gli intensi autoritratti di Alberto e, naturalmente, per alcuni piccoli capolavori firmati da Marino) che difficilmente sarebbe stato possibile incontrare altrove; particolarmente significativo è il legame di questi artisti con la città di Pistoia e, nello specifico, con la storica casa in via San Pietro, luogo di nascita e residenza di tutta la famiglia, e da cui solo Marino si era voluto distaccare.
Il contributo della Galleria Vannucci consiste quindi non solo nel far luce su artisti come Egle o Donatella (che, conosciuti ed apprezzati solo da amici e addetti ai lavori, non hanno in effetti mai avuto una vera e propria vetrina pubblica), ma anche nel definire il contesto culturale su cui si sono evoluti i loro diversi linguaggi. Si tratta di un piccolo passo verso un completo riconoscimento dell'opera di tutta la famiglia e delle influenze reciproche dei singoli componenti, aspetto su cui non sono mai stati effettuati studi specifici e che potrebbe costituire a tutti gli effetti un importante patrimonio culturale per tutta la città.
La mostra, curata da Lorenzo Cipriani e Massimiliano Vannucci per l'associazione “Utopias!” e realizzata col patrocinio e il contributo di Comune di Pistoia, Associazione “Amici di Groppoli”, Fondazione Conservatorio di San Giovanni Battista e Banca di Pistoia, resterà aperta fino al 30 gennaio 2011. A corredo della mostra, sarà realizzato un piccolo catalogo che verrà distribuito a titolo gratuito direttamente in galleria.
Per informazioni è possibile contattare lo 0573.200.66 o scrivere a info@vannucciartecontemporanea.com.
Il carattere di una città tra le pareti di una casa
“Intorno a questo ambiente familiare – scrive Lorenzo Cipriani sul catalogo che accompagna la mostra – si è dato vita ad un immaginario che si è prodotto e influenzato a vicenda, secondo una sorta di “contagio” avvenuto in una casa dove l’attività artistica è stata il sottile filo che ha unito i singoli soggetti e legato la memoria collettiva di una città. Si tratta di relazioni che si sono intrecciate all’interno di una famiglia e che hanno portato ad un continuo depositarsi di memorie d’artista in un luogo che ne ha conservato il ricordo, rendendo questo ambiente particolarmente fecondo all’espressione artistica. A questo punto sarebbe il caso di valutare come questa tradizione abbia influito sulla formazione di un’estetica della città. Come ha operato sulla capacità immaginativa delle singole persone o degli altri artisti pistoiesi? Forse raccogliendo insieme alcune fra le opere degli esponenti descritti sopra, ci sarà più facile vedere le conseguenze della loro arte al di là del loro immaginario familiare, e valutarne con maggior chiarezza gli intrecci, le analogie, le differenze e i valori”.
“La bimba che aspetta”: uno spettacolo a corredo della mostra
Con l'iniziativa sulla famiglia Marini si mantiene la consuetudine di tenere “accesa” la mostra per tutta la durata del suo svolgimento, laddove troppo spesso le gallerie d'arte tendono a esaurire la propria spinta propositiva con il giorno del vernissage. Alle ore 21.15 di venerdì 14 gennaio, infatti, è in programma uno speciale allestimento di “La bimba che aspetta”, avvincente e poetico viaggio condotto dall'attrice e affabulatrice Elisabetta Salvatori attraverso la sua Versilia, terra di mare coronata dalle Apuane, i monti del marmo. Sarà un ideale percorso nelle cave e nei laboratori, che trae ispirazione da una storia realmente accaduta in Versilia all'inizio del secolo scorso: “Bimba che aspetta” è infatti una statua di marmo, collocata nel cimitero monumentale di Viareggio, ed eseguita da uno scultore carrarino alla fine dell'800; un'opera che ha mantenuto fino ad oggi una straordinaria capacità attrattiva, e sulla quale si sono tramandate voci e leggende. Muovendo dalla realizzazione della scultura di questa bambina, carica di storia e di storie, e dalle motivazioni che l'hanno concepita, Salvatori lascia affiorare uno spaccato della società dell'epoca, dove il clima monarchico di Carrara e quello della Belle Époque viareggina fanno da sfondo ad un racconto struggente, avvolto nelle esaltanti atmosfere culturali e politiche del tempo. Un itinerario, dunque, tra Pistoia e la Versilia, ideale luogo d'adozione di Marino Marini e dei suoi familiari.
Note biografiche
Torello Marini (nato nel 1818)
Ingegnere della ferrovia Porrettana, bisnonno di Marino ed Egle, ottimo disegnatore e pittore di vedute di notevole qualità.
Marino Marini (1901-1980)
Pronipote di Torello e fratello gemello di Egle, nasce a Pistoia nel 1901. Nel 1917 si iscrive all'Accademia di belle arti di Firenze, dove frequenta i corsi di Galileo Chini e, dal 1922, di Domenico Trentacoste. Di ritorno dal servizio militare, apre uno studio a Firenze. Nel 1927, in occasione dell'Esposizione delle Arti decorative di Monza, conosce Arturo Martini, che dopo due anni lo chiama a succedergli nell'insegnamento della scultura presso l'Isia di Monza, dove Marino insegnerà fino al 1940. Dopo la sua prima partecipazione nel 1928 alla biennale di Venezia espone in una serie di collettive con il gruppo del Novecento Toscano, quindi agli inizi degli anni trenta si reca a Parigi, dove stringe i contatti con molti artisti, di cui frequenta gli studi: da Picasso a Laurens, da Lipchitz a Braque. Nel 1932 presenta Milano la sua prima personale e ottiene importanti riconoscimenti con la partecipazione a varie Quadriennali romane. Stabilitosi a definitivamente in Lombardia, compie numerosi viaggi nelle grandi capitali internazionali dell'arte, imponendosi come uno dei protagonisti della ricerca plastica europea. Nel 1942 lo studio milanese di Marino viene bombardato, cosicché l'artista è costretto a riparare con la moglie nel Canton Ticino dove allarga gli scambi di esperienze con Giacometti, Wotruba, Banninger, Hubacher, Haller, Richier, e rielabora le indicazioni di arcaismo sviluppate negli anni trenta, portando la forma a esasperazioni drammatiche nuove e lancinanti, suggerite dal disagio e dal dolore della guerra. Tornato a Milano nel 1946, riprende l'insegnamento a Brera. Sviluppa in questo periodo il tema dei “cavalieri” e parallelamente quello femminile delle “Pomone”, figure femminili simbolo di fecondità.
Partecipa alla Biennale del 1948 e in tale occasione conosce Henry Moore, instaurando un'amicizia confermata nei lunghi periodi di soggiorno comune a Forte dei Marmi. Nello stesso anno conosce il grande mercante tedesco-americano Curt Valentin che lo invita negli stati Uniti e gli organizza una grande personale a New York nel 1950 avviando un'oculata promozione delle opere dell'artista nel mercato americano e mondiale. Nel 1952, riceve il gran premio internazionale per la scultura alla Biennale di Venezia, mentre, dopo la morte di Valentin, nel 1954 gli succede nel ruolo di mercante Pierre Matisse. In quegli anni il tema del “cavaliere” trapassa gradualmente nelle composizioni tragiche di “miracolo”, “guerriero”, “grido” e, nel pieno degli anni sessanta, nelle “forme”.
Fra le esposizioni di carattere storico, negli anni sessanta, si possono ricordare quelle di Zurigo, Kunsthaus (1962), quella di Palazzo Venezia, Roma (1966) e quella itinerante in Giappone (1978). L'opera di Marini è raccolta nei maggiori musei di tutto il mondo; raccolte organiche hanno trovato luogo espositivo privilegiato presso la Galleria di Arte Moderna di Milano (1973), la Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera (1976). A Pistoia, sua città natale nel 1979 è stato inaugurato il centro di Documentazione Marino Marini che raccoglie disegni, incisioni, la grande scultura Il Miracolo e una ricca documentazione specializzata, mentre a Firenze presso il Museo Marino Marini di San Pancrazio, aperto nel 1988, si conserva un gruppo di 113 opere donate dall'artista alla città di Firenze, pochi mesi prima di morire (nel 1980), arricchito in seguito da opere donate dalla moglie.
Egle Marini (1901-1983)
Nasce a Pistoia con il gemello Marino nel 1901. Con il fratello nel 1917 inizia a frequentare i corsi del regio Istituto delle belle arti di Firenze, seguendo le lezioni di Galileo Chini e dal 1922 i corsi di scultura di Domenico Trentecoste. Dopo il ritorno del fratello dal servizio militare, Egle frequenta assiduamente lo studio fiorentino di Marino Giuntoli, dove ha l'occasione di incontrare Alberto Giuntoli, vecchio compagno di studi dell'Accademia e suo futuro marito. Nel 1928 con il gemello la troviamo esporre nella “1° mostra provinciale d'arte” e successivamente a varie esposizioni provinciali e regionali organizzate dal sindacato Fascista di belle Arti.
I soggetti delle sue opere sono quelli familiari, quelli che incidono più sulle sue emozioni, le nature morte e soprattutto i ritratti contraddistinti da uno stile che risente della cultura francese con colori tenui e con effetti che evocano al decorazione a fresco. Dopo la partecipazione alla biennale veneziana del 1936, diversamente dal fratello la pittrice si allontana dalla notorietà, vive una vita appartata e la sua attività espositiva diminuisce mentre l'ispirazione artistica si dirige soprattutto verso la produzione lirica.
Alberto Giuntoli (1901-1966)
Nato ad Alessandria di Egitto da famiglia borghese d'origine livornese. Nel 1919 decide di sviluppare le innate abilità grafiche trasferendosi a Firenze al regio istituto del Belle arti (poi Accademia) dove, nel corso di Galileo Chini conosce e si lega a Marino ed Egle Marini. Nel 1924 al ritorno di marino dal servizio di leva, divide con questi uno studio all'angolo fra via degli Artisti e via della Robbia, studio in cui rimarrà anche dopo il '29, quando Marino si trasferisce ad insegnare a Monza, chiamato da Arturo Martini a succedergli alla cattedra di scultura.
Nel 1932 si sposa con Egle e vivono in un appartamento in piazza Donatello. Nel 1933 a Firenze sono esposti le opere di Marino, Egle e Alberto Giuntoli presso la prima fiera dell'arte. Nel 1935 Alberto ed Egle si trsferiscono a Pistoia nella casa natale di lei e Alberto insegna ornato presso l'Istituto magistrale delle suore mantellate a Pistoia. Nel '41 nasce la figlia Donatella ma a breve Alberto con la famiglia si rifugia sulle colline, rifiuta la guerra e vive braccato. Nel 1944-45 ritorna a casa in via San Pietro dedicandosi di nuovo all'insegnamento.
Nel '47 muore il padre di Egle e per lei inizia un periodo di depressione che coinvolge anche Alberto, che inizia così un periodo introspettivo che produce una lunga serie di autoritratti dal forte contenuto psicoanalitico. Muore improvvisamente nel 1966, durante una vacanza a Viareggio.
Donatella Giuntoli (1941-2005)
La sua formazione artistica avviene da autodidatta nel fecondo ambiente familiare: la madre è la pittrice Egle, gemella di Marino, il padre è il pittore Alberto Giuntoli. Questo bagaglio di dati tecnici e culturali la porta a un precoce distacco dalla pittura, intesa come raffigurazione, e ancora adolescente si dedica alla tecnica del collage. Dalla fine degli anni Sessanta la frequentazione con Fernando Melani diviene per Donatella un forte stimolo intellettuale, di scambi ed i contenuti. Il suo percorso artistico più costante e impegnativo si colloca fra gli anni Settanta e Ottanta,quando si dedica alla ricerca attinente alle “sequenze”, a quella dei “quadri oggetto” o del “mimetismo”, insistendo sull'oggettivazione dei soggetti rappresentati. Negli anni successivi si è via via allontanata da un lavoro sullo spazio e si è rivolta al segno, tradotto in parole, alla scrittura dedicandosi a saggi sull'opera di Fernando Melani a numerosi racconti e scritti sulla musica. Negli ultimi anni lavora al computer, elaborando sapientemente immagini fotografiche secondo una serie di varianti cromatiche molto delicate. Muore a Pistoia nel 2005.
Da Marino a Donatella Giuntoli, una storia familiare lunga un secolo
Un percorso poetico attraverso una famiglia cardine nello sviluppo delle arti figurative
per rendere omaggio a Marino Marini, grande nome del '900 italiano,
e definire nuove strade di accesso alla sua arte.
Vernissage il prossimo 11 dicembre nelle sale di via della Provvidenza 6, nel centro di Pistoia
PISTOIA – È una sorta di chiamata a raccolta intorno alla figura e all'opera di Marino Marini in forma di storia familiare. Dopo l'eccezionale successo della mostra dedicata ai disegni e ai progetti di Jannis Kounellis, la nuova proposta espositiva di “Utopias!” presso la Galleria Vannucci di Pistoia si impegna ancora una volta a tracciare un percorso trasversale con una mostra che suggerisca l'uso di una focale diversa nella lettura dell'arte del Novecento.
L'esposizione, semplicemente battezzata “Marini: una famiglia di artisti”, si inaugurerà alle ore 18.00 di sabato 11 dicembre nei locali di via della Provvidenza 6, e tenterà di contestualizzare l'opera di Marino collocandola nell'ambito della storia della sua famiglia, tradizionalmente costellata da talenti mai del tutto valorizzati, come il bisnonno Torello Marini, ingegnere e paesaggista, la gemella Egle e suo marito Alberto Giuntoli, fino alla nipote Donatella, appassionata sperimentatrice scomparsa pochi anni fa. La mostra della Galleria Vannucci inanella una selezione di opere inedite (dagli studi spontanei di Torello agli esperimenti tra acquarello e collage di Donatella, passando per gli intensi autoritratti di Alberto e, naturalmente, per alcuni piccoli capolavori firmati da Marino) che difficilmente sarebbe stato possibile incontrare altrove; particolarmente significativo è il legame di questi artisti con la città di Pistoia e, nello specifico, con la storica casa in via San Pietro, luogo di nascita e residenza di tutta la famiglia, e da cui solo Marino si era voluto distaccare.
Il contributo della Galleria Vannucci consiste quindi non solo nel far luce su artisti come Egle o Donatella (che, conosciuti ed apprezzati solo da amici e addetti ai lavori, non hanno in effetti mai avuto una vera e propria vetrina pubblica), ma anche nel definire il contesto culturale su cui si sono evoluti i loro diversi linguaggi. Si tratta di un piccolo passo verso un completo riconoscimento dell'opera di tutta la famiglia e delle influenze reciproche dei singoli componenti, aspetto su cui non sono mai stati effettuati studi specifici e che potrebbe costituire a tutti gli effetti un importante patrimonio culturale per tutta la città.
La mostra, curata da Lorenzo Cipriani e Massimiliano Vannucci per l'associazione “Utopias!” e realizzata col patrocinio e il contributo di Comune di Pistoia, Associazione “Amici di Groppoli”, Fondazione Conservatorio di San Giovanni Battista e Banca di Pistoia, resterà aperta fino al 30 gennaio 2011. A corredo della mostra, sarà realizzato un piccolo catalogo che verrà distribuito a titolo gratuito direttamente in galleria.
Per informazioni è possibile contattare lo 0573.200.66 o scrivere a info@vannucciartecontemporanea.com.
Il carattere di una città tra le pareti di una casa
“Intorno a questo ambiente familiare – scrive Lorenzo Cipriani sul catalogo che accompagna la mostra – si è dato vita ad un immaginario che si è prodotto e influenzato a vicenda, secondo una sorta di “contagio” avvenuto in una casa dove l’attività artistica è stata il sottile filo che ha unito i singoli soggetti e legato la memoria collettiva di una città. Si tratta di relazioni che si sono intrecciate all’interno di una famiglia e che hanno portato ad un continuo depositarsi di memorie d’artista in un luogo che ne ha conservato il ricordo, rendendo questo ambiente particolarmente fecondo all’espressione artistica. A questo punto sarebbe il caso di valutare come questa tradizione abbia influito sulla formazione di un’estetica della città. Come ha operato sulla capacità immaginativa delle singole persone o degli altri artisti pistoiesi? Forse raccogliendo insieme alcune fra le opere degli esponenti descritti sopra, ci sarà più facile vedere le conseguenze della loro arte al di là del loro immaginario familiare, e valutarne con maggior chiarezza gli intrecci, le analogie, le differenze e i valori”.
“La bimba che aspetta”: uno spettacolo a corredo della mostra
Con l'iniziativa sulla famiglia Marini si mantiene la consuetudine di tenere “accesa” la mostra per tutta la durata del suo svolgimento, laddove troppo spesso le gallerie d'arte tendono a esaurire la propria spinta propositiva con il giorno del vernissage. Alle ore 21.15 di venerdì 14 gennaio, infatti, è in programma uno speciale allestimento di “La bimba che aspetta”, avvincente e poetico viaggio condotto dall'attrice e affabulatrice Elisabetta Salvatori attraverso la sua Versilia, terra di mare coronata dalle Apuane, i monti del marmo. Sarà un ideale percorso nelle cave e nei laboratori, che trae ispirazione da una storia realmente accaduta in Versilia all'inizio del secolo scorso: “Bimba che aspetta” è infatti una statua di marmo, collocata nel cimitero monumentale di Viareggio, ed eseguita da uno scultore carrarino alla fine dell'800; un'opera che ha mantenuto fino ad oggi una straordinaria capacità attrattiva, e sulla quale si sono tramandate voci e leggende. Muovendo dalla realizzazione della scultura di questa bambina, carica di storia e di storie, e dalle motivazioni che l'hanno concepita, Salvatori lascia affiorare uno spaccato della società dell'epoca, dove il clima monarchico di Carrara e quello della Belle Époque viareggina fanno da sfondo ad un racconto struggente, avvolto nelle esaltanti atmosfere culturali e politiche del tempo. Un itinerario, dunque, tra Pistoia e la Versilia, ideale luogo d'adozione di Marino Marini e dei suoi familiari.
Note biografiche
Torello Marini (nato nel 1818)
Ingegnere della ferrovia Porrettana, bisnonno di Marino ed Egle, ottimo disegnatore e pittore di vedute di notevole qualità.
Marino Marini (1901-1980)
Pronipote di Torello e fratello gemello di Egle, nasce a Pistoia nel 1901. Nel 1917 si iscrive all'Accademia di belle arti di Firenze, dove frequenta i corsi di Galileo Chini e, dal 1922, di Domenico Trentacoste. Di ritorno dal servizio militare, apre uno studio a Firenze. Nel 1927, in occasione dell'Esposizione delle Arti decorative di Monza, conosce Arturo Martini, che dopo due anni lo chiama a succedergli nell'insegnamento della scultura presso l'Isia di Monza, dove Marino insegnerà fino al 1940. Dopo la sua prima partecipazione nel 1928 alla biennale di Venezia espone in una serie di collettive con il gruppo del Novecento Toscano, quindi agli inizi degli anni trenta si reca a Parigi, dove stringe i contatti con molti artisti, di cui frequenta gli studi: da Picasso a Laurens, da Lipchitz a Braque. Nel 1932 presenta Milano la sua prima personale e ottiene importanti riconoscimenti con la partecipazione a varie Quadriennali romane. Stabilitosi a definitivamente in Lombardia, compie numerosi viaggi nelle grandi capitali internazionali dell'arte, imponendosi come uno dei protagonisti della ricerca plastica europea. Nel 1942 lo studio milanese di Marino viene bombardato, cosicché l'artista è costretto a riparare con la moglie nel Canton Ticino dove allarga gli scambi di esperienze con Giacometti, Wotruba, Banninger, Hubacher, Haller, Richier, e rielabora le indicazioni di arcaismo sviluppate negli anni trenta, portando la forma a esasperazioni drammatiche nuove e lancinanti, suggerite dal disagio e dal dolore della guerra. Tornato a Milano nel 1946, riprende l'insegnamento a Brera. Sviluppa in questo periodo il tema dei “cavalieri” e parallelamente quello femminile delle “Pomone”, figure femminili simbolo di fecondità.
Partecipa alla Biennale del 1948 e in tale occasione conosce Henry Moore, instaurando un'amicizia confermata nei lunghi periodi di soggiorno comune a Forte dei Marmi. Nello stesso anno conosce il grande mercante tedesco-americano Curt Valentin che lo invita negli stati Uniti e gli organizza una grande personale a New York nel 1950 avviando un'oculata promozione delle opere dell'artista nel mercato americano e mondiale. Nel 1952, riceve il gran premio internazionale per la scultura alla Biennale di Venezia, mentre, dopo la morte di Valentin, nel 1954 gli succede nel ruolo di mercante Pierre Matisse. In quegli anni il tema del “cavaliere” trapassa gradualmente nelle composizioni tragiche di “miracolo”, “guerriero”, “grido” e, nel pieno degli anni sessanta, nelle “forme”.
Fra le esposizioni di carattere storico, negli anni sessanta, si possono ricordare quelle di Zurigo, Kunsthaus (1962), quella di Palazzo Venezia, Roma (1966) e quella itinerante in Giappone (1978). L'opera di Marini è raccolta nei maggiori musei di tutto il mondo; raccolte organiche hanno trovato luogo espositivo privilegiato presso la Galleria di Arte Moderna di Milano (1973), la Nuova Pinacoteca di Monaco di Baviera (1976). A Pistoia, sua città natale nel 1979 è stato inaugurato il centro di Documentazione Marino Marini che raccoglie disegni, incisioni, la grande scultura Il Miracolo e una ricca documentazione specializzata, mentre a Firenze presso il Museo Marino Marini di San Pancrazio, aperto nel 1988, si conserva un gruppo di 113 opere donate dall'artista alla città di Firenze, pochi mesi prima di morire (nel 1980), arricchito in seguito da opere donate dalla moglie.
Egle Marini (1901-1983)
Nasce a Pistoia con il gemello Marino nel 1901. Con il fratello nel 1917 inizia a frequentare i corsi del regio Istituto delle belle arti di Firenze, seguendo le lezioni di Galileo Chini e dal 1922 i corsi di scultura di Domenico Trentecoste. Dopo il ritorno del fratello dal servizio militare, Egle frequenta assiduamente lo studio fiorentino di Marino Giuntoli, dove ha l'occasione di incontrare Alberto Giuntoli, vecchio compagno di studi dell'Accademia e suo futuro marito. Nel 1928 con il gemello la troviamo esporre nella “1° mostra provinciale d'arte” e successivamente a varie esposizioni provinciali e regionali organizzate dal sindacato Fascista di belle Arti.
I soggetti delle sue opere sono quelli familiari, quelli che incidono più sulle sue emozioni, le nature morte e soprattutto i ritratti contraddistinti da uno stile che risente della cultura francese con colori tenui e con effetti che evocano al decorazione a fresco. Dopo la partecipazione alla biennale veneziana del 1936, diversamente dal fratello la pittrice si allontana dalla notorietà, vive una vita appartata e la sua attività espositiva diminuisce mentre l'ispirazione artistica si dirige soprattutto verso la produzione lirica.
Alberto Giuntoli (1901-1966)
Nato ad Alessandria di Egitto da famiglia borghese d'origine livornese. Nel 1919 decide di sviluppare le innate abilità grafiche trasferendosi a Firenze al regio istituto del Belle arti (poi Accademia) dove, nel corso di Galileo Chini conosce e si lega a Marino ed Egle Marini. Nel 1924 al ritorno di marino dal servizio di leva, divide con questi uno studio all'angolo fra via degli Artisti e via della Robbia, studio in cui rimarrà anche dopo il '29, quando Marino si trasferisce ad insegnare a Monza, chiamato da Arturo Martini a succedergli alla cattedra di scultura.
Nel 1932 si sposa con Egle e vivono in un appartamento in piazza Donatello. Nel 1933 a Firenze sono esposti le opere di Marino, Egle e Alberto Giuntoli presso la prima fiera dell'arte. Nel 1935 Alberto ed Egle si trsferiscono a Pistoia nella casa natale di lei e Alberto insegna ornato presso l'Istituto magistrale delle suore mantellate a Pistoia. Nel '41 nasce la figlia Donatella ma a breve Alberto con la famiglia si rifugia sulle colline, rifiuta la guerra e vive braccato. Nel 1944-45 ritorna a casa in via San Pietro dedicandosi di nuovo all'insegnamento.
Nel '47 muore il padre di Egle e per lei inizia un periodo di depressione che coinvolge anche Alberto, che inizia così un periodo introspettivo che produce una lunga serie di autoritratti dal forte contenuto psicoanalitico. Muore improvvisamente nel 1966, durante una vacanza a Viareggio.
Donatella Giuntoli (1941-2005)
La sua formazione artistica avviene da autodidatta nel fecondo ambiente familiare: la madre è la pittrice Egle, gemella di Marino, il padre è il pittore Alberto Giuntoli. Questo bagaglio di dati tecnici e culturali la porta a un precoce distacco dalla pittura, intesa come raffigurazione, e ancora adolescente si dedica alla tecnica del collage. Dalla fine degli anni Sessanta la frequentazione con Fernando Melani diviene per Donatella un forte stimolo intellettuale, di scambi ed i contenuti. Il suo percorso artistico più costante e impegnativo si colloca fra gli anni Settanta e Ottanta,quando si dedica alla ricerca attinente alle “sequenze”, a quella dei “quadri oggetto” o del “mimetismo”, insistendo sull'oggettivazione dei soggetti rappresentati. Negli anni successivi si è via via allontanata da un lavoro sullo spazio e si è rivolta al segno, tradotto in parole, alla scrittura dedicandosi a saggi sull'opera di Fernando Melani a numerosi racconti e scritti sulla musica. Negli ultimi anni lavora al computer, elaborando sapientemente immagini fotografiche secondo una serie di varianti cromatiche molto delicate. Muore a Pistoia nel 2005.
11
dicembre 2010
Marini: una famiglia di artisti
Dall'undici dicembre 2010 al 30 gennaio 2011
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
GALLERIA MEVANNUCCI
Pistoia, Via Della Provvidenza, 6, (Pistoia)
Pistoia, Via Della Provvidenza, 6, (Pistoia)
Orario di apertura
Dal martedì al sabato, 9.00-12.30 e 16.00-19.30
Chiuso domenica e lunedì
Vernissage
11 Dicembre 2010, ore 18.00
Autore
Curatore