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Mario Cresci – D’après di d’après
Le opere esposte, di natura ibrida sottolineano la formazione di graphic designer, oltre che di fotografo, di Mario Cresci e il suo percorso artistico e culturale, all’interno della fotografia italiana e internazionale
Comunicato stampa
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L’attività espositiva della Galleria Fotografia Italiana arte contemporanea riprende nella stagione autunnale con la mostra di Mario Cresci “D’après di d’après”. Le opere esposte, di natura ibrida – nell’accezione positiva e creativa del termine –, sottolineano la formazione di graphic designer, oltre che di fotografo, di Mario Cresci e il suo percorso artistico e culturale, all’interno della fotografia italiana e internazionale,
caratterizzato da una profonda riflessione sul senso stesso del “fare fotografia” nella contemporaneità.
Si tratta di andare oltre la rappresentazione della realtà – fenomeno che in Italia ha pur conosciuto momenti gloriosi – attraverso una doppia lettura, come suggerisce Aldo Colonetti scrivendo di questo lavoro: “(…) Da una parte le immagini fotografiche scelte da Cresci perché congeniali e affini al suo gusto, al suo essere fotografo, dall’altra l’intervento del segno tracciato a mano, riprodotto poi nella fase di ingrandimento, senza colori né altri artifici grafici. Semplicemente un ripercorrere soggettivo, una reinterpretazione di un fotogramma che è già, a sua volta, una trascrizione della realtà. (…) L’intervento gestuale di Cresci, pur rispettando le strutture
dell’immagine preesistente, entra nel cuore della realtà, non si limita a ridisegnarla. (…) Mario Cresci non si limita a dare nomi a queste immagini fotografiche, a questi volti, ma li ripensa concettualmente”.
Lo stesso artista, nel momento in cui riflette sui limiti della riproduzione-rappresentazione della realtà attraverso il mezzo fotografico, a proposito di queste sue riletture di fotografie famose dichiara: “ Non riesco a disegnare liberamente se non stabilisco una particolare sensazione creativa e affettiva per quelle immagini che ho scelto di far rivivere”.
Copie di copie, dunque, perché, sostiene Angelo Trimarco sempre a proposito di queste opere “La fotografia non è la realtà né la sua rappresentazione ma solamente un’immagine che mette in movimento il flusso accattivante del disegno per poi, nuovamente, divenire oggetto di riproduzione meccanica. Dunque la realtà è
un simulacro. Come simulacro è l’immagine. Non ci sono, infatti, né realtà né immagini ma solo copie, copie di copie di copie. All’infinito”.
caratterizzato da una profonda riflessione sul senso stesso del “fare fotografia” nella contemporaneità.
Si tratta di andare oltre la rappresentazione della realtà – fenomeno che in Italia ha pur conosciuto momenti gloriosi – attraverso una doppia lettura, come suggerisce Aldo Colonetti scrivendo di questo lavoro: “(…) Da una parte le immagini fotografiche scelte da Cresci perché congeniali e affini al suo gusto, al suo essere fotografo, dall’altra l’intervento del segno tracciato a mano, riprodotto poi nella fase di ingrandimento, senza colori né altri artifici grafici. Semplicemente un ripercorrere soggettivo, una reinterpretazione di un fotogramma che è già, a sua volta, una trascrizione della realtà. (…) L’intervento gestuale di Cresci, pur rispettando le strutture
dell’immagine preesistente, entra nel cuore della realtà, non si limita a ridisegnarla. (…) Mario Cresci non si limita a dare nomi a queste immagini fotografiche, a questi volti, ma li ripensa concettualmente”.
Lo stesso artista, nel momento in cui riflette sui limiti della riproduzione-rappresentazione della realtà attraverso il mezzo fotografico, a proposito di queste sue riletture di fotografie famose dichiara: “ Non riesco a disegnare liberamente se non stabilisco una particolare sensazione creativa e affettiva per quelle immagini che ho scelto di far rivivere”.
Copie di copie, dunque, perché, sostiene Angelo Trimarco sempre a proposito di queste opere “La fotografia non è la realtà né la sua rappresentazione ma solamente un’immagine che mette in movimento il flusso accattivante del disegno per poi, nuovamente, divenire oggetto di riproduzione meccanica. Dunque la realtà è
un simulacro. Come simulacro è l’immagine. Non ci sono, infatti, né realtà né immagini ma solo copie, copie di copie di copie. All’infinito”.
22
settembre 2006
Mario Cresci – D’après di d’après
Dal 22 settembre al 31 ottobre 2006
fotografia
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
FOTOGRAFIA ITALIANA
Milano, Corso Venezia, 22, (Milano)
Milano, Corso Venezia, 22, (Milano)
Orario di apertura
dalle 15.00 alle 19.00
Chiuso domenica e lunedì – sabato su appuntamento dalle 15.00 alle 19.00
Vernissage
22 Settembre 2006, su invito, ore 18.30-21 nell’ambito di START
Autore
Curatore