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Mario Cresci – Sottotraccia. Bergamo
Il percorso si apre con il progetto collettivo della serie Bye bye Signor Conte che mostra le tracce lasciate dai dipinti sulle pareti della Pinacoteca dell’Accademia Carrara. Approfittando dei lavori di ristrutturazione dell’edificio, Cresci documenta una quadreria inedita.
Comunicato stampa
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Il percorso si apre con il progetto collettivo della serie Bye bye Signor Conte che mostra le tracce lasciate dai dipinti sulle pareti della Pinacoteca dell’Accademia Carrara. Approfittando dei lavori di ristrutturazione dell’edificio, Cresci documenta una quadreria inedita, colta in assenza di quelle opere che normalmente caratterizzano il luogo. I rettangoli bianchi lasciati dai quadri alterano la percezione dello spazio, creando geometrie variabili, tracce di una presenza che è indicata soltanto dai riferimenti didascalici. A seguire una serie di nove ritratti (Fuori tempo), ottenuti dall’artista avvicinando il proprio mezzo fotografico ad alcuni dipinti realizzati da maestri del passato. Una sorta di ritratto nel ritratto che provoca un interessante cortocircuito fra l’opera dipinta, l’autore che la fotografa e coloro che osservano il personaggio dopo questo mutamento visivo. E’ così che l’Autoritratto (1732) di Vittore Ghislandi, detto Fra Galgario, oppure il Ritratto di gentildonna (1570) di Giovan Battista Moroni, si animano di una nuova vita assumendo un dinamismo espressivo inaspettato. A conclusione di questa prima parte della mostra, che trae spunto dalle opere custodite in Pinacoteca, quattro fotografie raffiguranti i volti in movimento di un re e di una regina, particolari di due delle quarantasei sculture donate da Federico Zeri all’Accademia Carrara. Questi simboli del potere sono trasfigurati dal mezzo fotografico che ne ridimensiona l’importanza iconica.
La mostra prosegue sommando immagini di luoghi e oggetti differenti, le informazioni storiche e quelle scientifiche s’intrecciano per offrire una nuova consapevolezza sullo sviluppo culturale della città di Bergamo. Nella serie A mano libera, undici utensili antichi, ripresi su fondo bianco, sono fotografati durante un moto nello spazio, ottenendo così forme approssimative che ne mutano la consueta conoscenza. L’attenzione di Cresci si sposta poi sulla visione ingrandita di particolari marmorei fotografati alle cave di Zandobbio (Niente è stabile), da cui provengono i materiali utilizzati per i monumenti del centro storico di Bergamo; cinque totem fotografici alti due metri, ottenuti combinando elementi ripetuti e ruotati sulla superficie verticale dell’immagine.
Dopo un tuffo nell’arte e nella storia del territorio, non poteva mancare un riferimento alla cultura scientifica bergamasca, che trova nella figura del fisico settecentesco Giovanni Albricci un degno rappresentante. La sua macchina copernicana (1783), oggi custodita nel museo del Liceo Paolo Sarpi, permetteva di studiare la posizione e la distribuzione dei corpi celesti. A conclusione del percorso la serie Da cosa nasce cosa, alcuni dittici fotografici esplicitamente ispirati nel titolo e nella metodologia progettuale ad una nota pubblicazione dell’artista Bruno Munari.
La mostra prosegue sommando immagini di luoghi e oggetti differenti, le informazioni storiche e quelle scientifiche s’intrecciano per offrire una nuova consapevolezza sullo sviluppo culturale della città di Bergamo. Nella serie A mano libera, undici utensili antichi, ripresi su fondo bianco, sono fotografati durante un moto nello spazio, ottenendo così forme approssimative che ne mutano la consueta conoscenza. L’attenzione di Cresci si sposta poi sulla visione ingrandita di particolari marmorei fotografati alle cave di Zandobbio (Niente è stabile), da cui provengono i materiali utilizzati per i monumenti del centro storico di Bergamo; cinque totem fotografici alti due metri, ottenuti combinando elementi ripetuti e ruotati sulla superficie verticale dell’immagine.
Dopo un tuffo nell’arte e nella storia del territorio, non poteva mancare un riferimento alla cultura scientifica bergamasca, che trova nella figura del fisico settecentesco Giovanni Albricci un degno rappresentante. La sua macchina copernicana (1783), oggi custodita nel museo del Liceo Paolo Sarpi, permetteva di studiare la posizione e la distribuzione dei corpi celesti. A conclusione del percorso la serie Da cosa nasce cosa, alcuni dittici fotografici esplicitamente ispirati nel titolo e nella metodologia progettuale ad una nota pubblicazione dell’artista Bruno Munari.
28
marzo 2009
Mario Cresci – Sottotraccia. Bergamo
Dal 28 marzo al 09 maggio 2009
fotografia
Location
ELLENI GALLERIA D’ARTE
Bergamo, Via Broseta, 41, (Bergamo)
Bergamo, Via Broseta, 41, (Bergamo)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-13 e 15-20
Vernissage
28 Marzo 2009, ore 18
Autore
Curatore