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Mario De Biasi – Ieri e oggi
Esposte importanti opere vintage risalenti al periodo 1954 – 1976, scattate dal maestro durante i suoi innumerevoli viaggi nel mondo, ritraendo le persone e gli aspetti più significativi da lui incontrati. Ecco quindi ritratti di capi di Stato e artisti, scene di guerra e di rivolta, ma al tempo stesso il soffermarsi anche su scene di costume, avvenimenti e paesaggi che ben presentano l’epoca di riferimento
Comunicato stampa
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La Galleria VISION QUEST Contemporary Photography è onorata di inaugurare la propria attività espositiva a Genova, in Piazza Invrea 4 rosso, presentando la mostra personale di fotografia di MARIO DE BIASI - IERI E OGGI.
Per l'occasione verranno esposti importanti opere vintage risalenti al periodo 1954 - 1976, scattate dal Maestro durante i suoi innumerevoli viaggi nel mondo, ritraendo le persone e gli aspetti più significativi da lui incontrati. Ecco quindi ritratti di capi di Stato e artisti, scene di guerra e di rivolta, ma al tempo stesso il soffermarsi anche su scene di costume, avvenimenti e paesaggi che ben presentano l'epoca di riferimento.
Saranno presenti in galleria, ma non esposte per l'occasione, le opere recenti del Maestro. Queste immagini, scattate negli ultimi anni (l'ultima nel maggio 2008) mostrano la freschezza e la voglia di ricerca onnipresente in questo Maestro della fotografia italiana. Si tratta, infatti, di scatti a colori che De Biasi recupera dagli oggetti più svariati e impensabili giocando con la trasparenza, l'ingrandimento spropositato e l'assemblaggio stesso. Il risultato ottenuto è un lavoro molto interessante, che non è azzardato definire "astratto" in quanto, da oggetti o porzioni di essi, egli stesso riesce a ricreare, alla giovane età di 85 anni, immagini a dir poco stupefacenti.
Per l'occasione sarà edito un catalogo per presentare entrambi i cicli di opere al fine di fissare, per la prima volta, l'aspetto storico e l'aspetto "recente" di un fotografo che può essere giustamente equiparato ai Maestri della fotografia mondiale.
"Dopo oltre sessant'anni dedicati alla fotografia, possiamo definire Mario De Biasi un autore "classico", prestando attenzione a non attribuire a questo termine la comune e odiosa accezione di "vecchio", per riportarla nel suo significato originario di "autentico raggiungimento della perfezione". Le sue immagini, infatti, travalicano il tempo mantenendo inalterato il concetto di senso e di rappresentazione. Del resto è sufficiente muoversi all'interno del corpus fotografico di questo Maestro per comprendere la vitalità e l'attualità insite nella sua persona, che supportano un lunghissimo lavoro incredibilmente ricco e variegato così nello stile, come nelle idee.
Come per un esperto navigatore il giungere alla meta è frutto di forza e abilità nei gesti e nell'esperienza, per De Biasi sono l'attenzione e la profonda sensibilità a guidare l'azione che, da dall'inizio della sua attività, lo conducono all'atto fotografico. Aspetti, questi, che ritroviamo anche nei suoi disegni e negli studi preparatori relativi alle ultime indagini fotografiche. Egli invade lo spazio percorrendolo in tutta la sua estensione, occupandolo con la propria persona, ma, seguendo la lezione di Platone, usa l'anima per oltrepassare la realtà sensibile e per diventare un produttore di significati. I suoi occhi sono aperti di fronte alla vastità dell'orizzonte, all'interno del quale cattura l'essere fissandolo come immagine, traducendolo, nello stesso tempo, in metafora, intesa come capacità di trasformare un segno particolare, e arricchendolo di senso universale. Le sue opere trascendono le vie del possibile poiché, ricercando l'ulteriorità, colgono quella puntualità dell'apparire che lascia trasparire l'invisibile.
De Biasi ricompone la verità con la libertà, non svelando gli aspetti racchiusi nell'interpretazione, bensì, al contrario, oltrepassandoli per cogliere, tra origine e traccia, quel significato che Heidegger aveva definito "libertà come essenza della verità". Il risultato finale diventa, a questo punto, impressionante e la visione rimane profondamente colpita dalla raffinatezza sensoriale che precede lo scatto, come se egli stesso avesse vissuto quelle realtà ancora prima di conoscerle.
Come per Sartre, anche per De Biasi "essere" ha sempre rivestito il significato autentico di "essere là", presente, in quel luogo e in quel momento, quell'hic et hunc che permette di percorrere uno spazio occupandone, nello stesso tempo, un altro. Comportamento, questo, che il "nostro" Maestro continua a mantenere ancora oggi, con una gentilezza e una sensibilità d'animo rare e invidiabili, con una trasmissione di amore, di disponibilità fisica e intellettuale che contraddistinguono le persone che hanno compreso il senso dell'esistenza e che, anche per questo, possono essere definiti, appunto, dei veri "Maestri".
Come le sue opere sono in grado di sconvolgere i sensi per determinazione, qualità e rappresentazione, la sua persona affascina, attrae e coinvolge per disponibilità, gentilezza e sapienza. Non possiamo parlare a nessun titolo di "De Biasi uomo" e di "De Biasi fotografo", in quanto egli è un tutt'uno, che assembla essere, universo e rappresentazione in un'unica magia esperenziale rara a incontrarsi. In tutto questo risiede la sua grandezza, tecnica e morale; quella grandezza che lo pone autorevolmente nella schiera degli uomini ritenuti "grandi", i quali considerano pensiero e azione, culto dell'esteriorità e attenzione per l'interiorità come la straordinaria "essenza" che costituisce l'esistenza. Uomini che la fortuna permette di incontrare e che appaiono immediatamente ai nostri occhi come Maestri non solo per il risultato della loro attività, ma, soprattutto, per la ricchezza umana e l'umile disponibilità che traccia la loro persona. Uomini che insegnano, alla stregua di un altro grande amico purtroppo scomparso, Allan Kaprow, a percepire l'arte come vita, trasformandola in un'unica imprescindibile necessità dalla quale deriva il profondo senso della vita stessa, di fronte alla quale non possiamo porci come semplici figuranti ma, piuttosto, come attori partecipanti, disponibili al dialogo, in uno scambio partecipe, con il resto della "compagnia". La gioia di vivere, il rigore e la gentilezza d'animo che emanano, vale molto di più di qualsiasi altra lettura critica, poiché è nell'incontro che si percepisce il trasporto dell'anima, la quale trasforma l'essere in persona e le opere in straordinari punti fermi dell'esistenza. Il tempo, per questi uomini, sembra non trascorrere mai, poiché posseggono e mantengono un'interiorità, abitata da un'inestinguibile gioventù, che permette loro di vivere al passo delle modificazioni derivate da una mutevole quotidianità.
A seguito di queste riflessioni possiamo, infine, recuperare il pensiero di Pareyson, per definire l'opera fotografica di Mario De Biasi, avvicinandola a quella visione filosofica all'interno della quale si muove la vera, originaria, traccia dell'uomo.
Il suo non è lo sguardo di un dio, ma "semplicemente" quello di un uomo, il quale, racchiuso tra nascita e morte, diventa viandante, ricreando orizzonti a ogni passo, senza che l'orizzonte stesso gli si mostri come spettacolo compiuto.
Mario De Biasi è qui, con noi e con le sue immagini, all'interno delle quali il pensiero gioca con la vertigine. Per sempre." (Fabrizio Boggiano)
Notizie su MARIO De BIASI
Nato nel 1923 a Sois, nei pressi di Belluno, Mario De Biasi è dal 1938 milanese di adozione. Inizia a fotografare nel 1945 con un apparecchio rinvenuto tra le macerie di Norimberga, dove si trova deportato. Ritornato in Italia, tiene la sua prima mostra personale nel 1948 e nel 1953 entra a far parte della redazione di Epoca, periodico per il quale realizza, in più di trent’anni, centinaia di copertine e innumerevoli reportage da tutto il mondo. Fittissima la sua carriera espositiva, di cui vanno almeno menzionate la partecipazione alla rassegna Gli Universalisti alla Photokina di Colonia nel 1972, quella alla mostra del 1994 The Italian Metamorphosis, 1943 - 1968 al Solomon Guggenheim Museum di New York (per il cui manifesto viene scelta la sua foto Gli italiani si voltano) e la grande retrospettiva all’Arengario di Milano nel 2000. Vincitore dell’Erich Salomon Preis a Colonia nel 1964, Premio Saint Vincent per il giornalismo nel 1982, premio alla carriera al Festival di Arles nel 1994 e Ambrogino d’Oro nel 2006, è presente nel volume The Faces of Photography: Encounters with 50 Master Photographers of the 20th Century. Nel 2003 è stato insignito del titolo di Maestro della Fotografia Italiana dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), che gli ha inoltre dedicato un volume monografico nella collana Grandi Autori. L’elenco completo dei libri fotografici che fino ad oggi ha pubblicato ammonta a 91 titoli; tra i più recenti il volume Metamorfosi, presentato nel testo da Vittorio Sgarbi. Gli piace che nelle note biografiche che lo riguardano figuri sempre ciò che di lui scrisse il suo grande amico Bruno Munari: “Ha fotografato rivoluzioni e uomini famosi, paesi sconosciuti. Ha fotografato vulcani in eruzione e distese bianche di neve al Polo a sessantacinque gradi sotto zero. La macchina fotografica fa parte ormai della sua anatomia come il naso e gli occhi”. Quando non fotografa, disegna e colora.
Per l'occasione verranno esposti importanti opere vintage risalenti al periodo 1954 - 1976, scattate dal Maestro durante i suoi innumerevoli viaggi nel mondo, ritraendo le persone e gli aspetti più significativi da lui incontrati. Ecco quindi ritratti di capi di Stato e artisti, scene di guerra e di rivolta, ma al tempo stesso il soffermarsi anche su scene di costume, avvenimenti e paesaggi che ben presentano l'epoca di riferimento.
Saranno presenti in galleria, ma non esposte per l'occasione, le opere recenti del Maestro. Queste immagini, scattate negli ultimi anni (l'ultima nel maggio 2008) mostrano la freschezza e la voglia di ricerca onnipresente in questo Maestro della fotografia italiana. Si tratta, infatti, di scatti a colori che De Biasi recupera dagli oggetti più svariati e impensabili giocando con la trasparenza, l'ingrandimento spropositato e l'assemblaggio stesso. Il risultato ottenuto è un lavoro molto interessante, che non è azzardato definire "astratto" in quanto, da oggetti o porzioni di essi, egli stesso riesce a ricreare, alla giovane età di 85 anni, immagini a dir poco stupefacenti.
Per l'occasione sarà edito un catalogo per presentare entrambi i cicli di opere al fine di fissare, per la prima volta, l'aspetto storico e l'aspetto "recente" di un fotografo che può essere giustamente equiparato ai Maestri della fotografia mondiale.
"Dopo oltre sessant'anni dedicati alla fotografia, possiamo definire Mario De Biasi un autore "classico", prestando attenzione a non attribuire a questo termine la comune e odiosa accezione di "vecchio", per riportarla nel suo significato originario di "autentico raggiungimento della perfezione". Le sue immagini, infatti, travalicano il tempo mantenendo inalterato il concetto di senso e di rappresentazione. Del resto è sufficiente muoversi all'interno del corpus fotografico di questo Maestro per comprendere la vitalità e l'attualità insite nella sua persona, che supportano un lunghissimo lavoro incredibilmente ricco e variegato così nello stile, come nelle idee.
Come per un esperto navigatore il giungere alla meta è frutto di forza e abilità nei gesti e nell'esperienza, per De Biasi sono l'attenzione e la profonda sensibilità a guidare l'azione che, da dall'inizio della sua attività, lo conducono all'atto fotografico. Aspetti, questi, che ritroviamo anche nei suoi disegni e negli studi preparatori relativi alle ultime indagini fotografiche. Egli invade lo spazio percorrendolo in tutta la sua estensione, occupandolo con la propria persona, ma, seguendo la lezione di Platone, usa l'anima per oltrepassare la realtà sensibile e per diventare un produttore di significati. I suoi occhi sono aperti di fronte alla vastità dell'orizzonte, all'interno del quale cattura l'essere fissandolo come immagine, traducendolo, nello stesso tempo, in metafora, intesa come capacità di trasformare un segno particolare, e arricchendolo di senso universale. Le sue opere trascendono le vie del possibile poiché, ricercando l'ulteriorità, colgono quella puntualità dell'apparire che lascia trasparire l'invisibile.
De Biasi ricompone la verità con la libertà, non svelando gli aspetti racchiusi nell'interpretazione, bensì, al contrario, oltrepassandoli per cogliere, tra origine e traccia, quel significato che Heidegger aveva definito "libertà come essenza della verità". Il risultato finale diventa, a questo punto, impressionante e la visione rimane profondamente colpita dalla raffinatezza sensoriale che precede lo scatto, come se egli stesso avesse vissuto quelle realtà ancora prima di conoscerle.
Come per Sartre, anche per De Biasi "essere" ha sempre rivestito il significato autentico di "essere là", presente, in quel luogo e in quel momento, quell'hic et hunc che permette di percorrere uno spazio occupandone, nello stesso tempo, un altro. Comportamento, questo, che il "nostro" Maestro continua a mantenere ancora oggi, con una gentilezza e una sensibilità d'animo rare e invidiabili, con una trasmissione di amore, di disponibilità fisica e intellettuale che contraddistinguono le persone che hanno compreso il senso dell'esistenza e che, anche per questo, possono essere definiti, appunto, dei veri "Maestri".
Come le sue opere sono in grado di sconvolgere i sensi per determinazione, qualità e rappresentazione, la sua persona affascina, attrae e coinvolge per disponibilità, gentilezza e sapienza. Non possiamo parlare a nessun titolo di "De Biasi uomo" e di "De Biasi fotografo", in quanto egli è un tutt'uno, che assembla essere, universo e rappresentazione in un'unica magia esperenziale rara a incontrarsi. In tutto questo risiede la sua grandezza, tecnica e morale; quella grandezza che lo pone autorevolmente nella schiera degli uomini ritenuti "grandi", i quali considerano pensiero e azione, culto dell'esteriorità e attenzione per l'interiorità come la straordinaria "essenza" che costituisce l'esistenza. Uomini che la fortuna permette di incontrare e che appaiono immediatamente ai nostri occhi come Maestri non solo per il risultato della loro attività, ma, soprattutto, per la ricchezza umana e l'umile disponibilità che traccia la loro persona. Uomini che insegnano, alla stregua di un altro grande amico purtroppo scomparso, Allan Kaprow, a percepire l'arte come vita, trasformandola in un'unica imprescindibile necessità dalla quale deriva il profondo senso della vita stessa, di fronte alla quale non possiamo porci come semplici figuranti ma, piuttosto, come attori partecipanti, disponibili al dialogo, in uno scambio partecipe, con il resto della "compagnia". La gioia di vivere, il rigore e la gentilezza d'animo che emanano, vale molto di più di qualsiasi altra lettura critica, poiché è nell'incontro che si percepisce il trasporto dell'anima, la quale trasforma l'essere in persona e le opere in straordinari punti fermi dell'esistenza. Il tempo, per questi uomini, sembra non trascorrere mai, poiché posseggono e mantengono un'interiorità, abitata da un'inestinguibile gioventù, che permette loro di vivere al passo delle modificazioni derivate da una mutevole quotidianità.
A seguito di queste riflessioni possiamo, infine, recuperare il pensiero di Pareyson, per definire l'opera fotografica di Mario De Biasi, avvicinandola a quella visione filosofica all'interno della quale si muove la vera, originaria, traccia dell'uomo.
Il suo non è lo sguardo di un dio, ma "semplicemente" quello di un uomo, il quale, racchiuso tra nascita e morte, diventa viandante, ricreando orizzonti a ogni passo, senza che l'orizzonte stesso gli si mostri come spettacolo compiuto.
Mario De Biasi è qui, con noi e con le sue immagini, all'interno delle quali il pensiero gioca con la vertigine. Per sempre." (Fabrizio Boggiano)
Notizie su MARIO De BIASI
Nato nel 1923 a Sois, nei pressi di Belluno, Mario De Biasi è dal 1938 milanese di adozione. Inizia a fotografare nel 1945 con un apparecchio rinvenuto tra le macerie di Norimberga, dove si trova deportato. Ritornato in Italia, tiene la sua prima mostra personale nel 1948 e nel 1953 entra a far parte della redazione di Epoca, periodico per il quale realizza, in più di trent’anni, centinaia di copertine e innumerevoli reportage da tutto il mondo. Fittissima la sua carriera espositiva, di cui vanno almeno menzionate la partecipazione alla rassegna Gli Universalisti alla Photokina di Colonia nel 1972, quella alla mostra del 1994 The Italian Metamorphosis, 1943 - 1968 al Solomon Guggenheim Museum di New York (per il cui manifesto viene scelta la sua foto Gli italiani si voltano) e la grande retrospettiva all’Arengario di Milano nel 2000. Vincitore dell’Erich Salomon Preis a Colonia nel 1964, Premio Saint Vincent per il giornalismo nel 1982, premio alla carriera al Festival di Arles nel 1994 e Ambrogino d’Oro nel 2006, è presente nel volume The Faces of Photography: Encounters with 50 Master Photographers of the 20th Century. Nel 2003 è stato insignito del titolo di Maestro della Fotografia Italiana dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), che gli ha inoltre dedicato un volume monografico nella collana Grandi Autori. L’elenco completo dei libri fotografici che fino ad oggi ha pubblicato ammonta a 91 titoli; tra i più recenti il volume Metamorfosi, presentato nel testo da Vittorio Sgarbi. Gli piace che nelle note biografiche che lo riguardano figuri sempre ciò che di lui scrisse il suo grande amico Bruno Munari: “Ha fotografato rivoluzioni e uomini famosi, paesi sconosciuti. Ha fotografato vulcani in eruzione e distese bianche di neve al Polo a sessantacinque gradi sotto zero. La macchina fotografica fa parte ormai della sua anatomia come il naso e gli occhi”. Quando non fotografa, disegna e colora.
05
giugno 2008
Mario De Biasi – Ieri e oggi
Dal 05 giugno al 13 luglio 2008
fotografia
Location
VISION QUEST
Genova, Piazza Invrea, 4r, (Genova)
Genova, Piazza Invrea, 4r, (Genova)
Orario di apertura
mercoledì, giovedì, venerdì 15.30-19.30, sabato 10-12.30 / 15.30-19.30 oppure su appuntamento
Vernissage
5 Giugno 2008, dalle 18 alle 21
Autore
Curatore