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Mario De Luca – Essereapparire
Mario De Luca è uno scultore, lo è da quando, già pittore, decise di conquistare la terza dimensione, insoddisfatto ormai della vita appiattita sulla tela (a cui continua però a dedicare tempo ed energie con accresciuta freschezza avendo ripulito la sua pittura da ogni illusoria finzione di profondità di campo) e lo fece staccandosi dal piano quel tanto che a lui bastava per dirsi pienamente soddisfatto.
Comunicato stampa
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Mario De Luca, scultore.
Mario De Luca lo conobbi alcuni anni fa, quando venne a visitare una nostra mostra; mi colpì per l’attenzione con cui si soffermava sui particolari dei lavori esposti, da esperto. Non sapevo che fosse un artista (e che artista), ma un sospetto nacque spontaneo in me, confermato al successivo incontro, quando compresi che l’interesse che aveva mostrato durante la visita era dovuto, in particolare, al taglio, essenzialmente simile, operato nella scelta dei materiali da lui e da noi (Barbara ed io), pur sconosciuti l’uno agli altri . Il suo nome è rimasto da allora registrato nella mia agenda mentale, dove rimangono in memoria le cose che per me contano, in temporanea attesa di prendere vita come fa il seme interrato quando avverte che è giunto il momento di schiudersi alla terra. Mi pare del tutto naturale dunque che, maturati i tempi, spetti proprio a lui aprire questa rassegna da me curata, “Arte al Chiodo”, con una personale dal titolo, da lui voluto, “Essereapparire” grazie alla quale, innanzitutto, potrò egoisticamente godere del piacere di rimanere per cinque settimane in gradevole compagnia delle sue straordinarie (lo dico contraddicendo una mia certa avversione per i superlativi, sostenuto dalla certezza, per una volta, di potermelo permettere) sculture. Dunque, Mario De Luca è uno scultore, lo è da quando, già pittore, decise di conquistare la terza dimensione, insoddisfatto ormai della vita appiattita sulla tela (a cui continua però a dedicare tempo ed energie con accresciuta freschezza avendo ripulito la sua pittura da ogni illusoria finzione di profondità di campo) e lo fece staccandosi dal piano quel tanto che a lui bastava per dirsi pienamente soddisfatto. Andare oltre non serviva all’economia delle sue esigenze. Quale che sia il soggetto delle sue sculture bassorilievi, il ritratto della donna amata, il simulacro di un pesce, una deposizione, la testa di un cavallo (“grande conquista, per l’artista, concedersi la libertà di dedicare il monumento al Cavallo anziché al Cavaliere”, mi ha fatto notare un giorno l’amico Militello, altro scultore in rassegna), l’osservatore si trova ricacciato in un’altra dimensione, in una delle infinite possibili direzioni mentali in cui l’opera d’arte è capace di proiettare l’osservatore, allontanandolo dalle molecole di cui si compone la materia. Ma non basta, perché a guardarla questa materia pulsante, attraverso la lente d’ingrandimento (esagero, basta avvicinarsi un po’), veniamo introdotti in una serie altrettanto infinita di sottomondi, fatti di vite già vissute, funzioni già svolte, appartenenze poi disgiunte, in cui ogni tassello di questa nuova materia che è l’opera d’arte, era parte di qualche altro tutto ormai definitivamente smesso; esplorando centimetro per centimetro il corpo di una delle figure, spesso congelato in una posa insolita, forzata, grottesca e ironica, ma sempre leggera, rintracciamo tutti gli indizi di tutte le storie che furono; nel morso della “Testa di cavallo”, che sembra più vero del morso vero d’un cavallo vero, riconosciamo la maniglia in bronzo di quello che fu un mobiletto anni trenta, e poi la ghiera di un paralume in ottone, il cuscinetto di una lavatrice e via e via, a completare il ritratto, come se Arcimboldo fosse sceso in discarica anziché all’orto, per recuperare la materia prima. Che poi è una materia ultima, perché Mario, come anche altri artisti, ha compreso perfettamente l’assoluta necessità di sottrarsi in modo esemplare al meccanismo folle e insostenibile che ci porta tutti, complici coscienti o meno, a cavare ancora e ancora materia prima dal ventre bistrattato di madre natura, per poi gettarla un attimo dopo e ricominciare a cavare, quando le discariche traboccano di preziosa materia ultima, pronta a diventare prima.
Claudio Muolo
Mario De Luca lo conobbi alcuni anni fa, quando venne a visitare una nostra mostra; mi colpì per l’attenzione con cui si soffermava sui particolari dei lavori esposti, da esperto. Non sapevo che fosse un artista (e che artista), ma un sospetto nacque spontaneo in me, confermato al successivo incontro, quando compresi che l’interesse che aveva mostrato durante la visita era dovuto, in particolare, al taglio, essenzialmente simile, operato nella scelta dei materiali da lui e da noi (Barbara ed io), pur sconosciuti l’uno agli altri . Il suo nome è rimasto da allora registrato nella mia agenda mentale, dove rimangono in memoria le cose che per me contano, in temporanea attesa di prendere vita come fa il seme interrato quando avverte che è giunto il momento di schiudersi alla terra. Mi pare del tutto naturale dunque che, maturati i tempi, spetti proprio a lui aprire questa rassegna da me curata, “Arte al Chiodo”, con una personale dal titolo, da lui voluto, “Essereapparire” grazie alla quale, innanzitutto, potrò egoisticamente godere del piacere di rimanere per cinque settimane in gradevole compagnia delle sue straordinarie (lo dico contraddicendo una mia certa avversione per i superlativi, sostenuto dalla certezza, per una volta, di potermelo permettere) sculture. Dunque, Mario De Luca è uno scultore, lo è da quando, già pittore, decise di conquistare la terza dimensione, insoddisfatto ormai della vita appiattita sulla tela (a cui continua però a dedicare tempo ed energie con accresciuta freschezza avendo ripulito la sua pittura da ogni illusoria finzione di profondità di campo) e lo fece staccandosi dal piano quel tanto che a lui bastava per dirsi pienamente soddisfatto. Andare oltre non serviva all’economia delle sue esigenze. Quale che sia il soggetto delle sue sculture bassorilievi, il ritratto della donna amata, il simulacro di un pesce, una deposizione, la testa di un cavallo (“grande conquista, per l’artista, concedersi la libertà di dedicare il monumento al Cavallo anziché al Cavaliere”, mi ha fatto notare un giorno l’amico Militello, altro scultore in rassegna), l’osservatore si trova ricacciato in un’altra dimensione, in una delle infinite possibili direzioni mentali in cui l’opera d’arte è capace di proiettare l’osservatore, allontanandolo dalle molecole di cui si compone la materia. Ma non basta, perché a guardarla questa materia pulsante, attraverso la lente d’ingrandimento (esagero, basta avvicinarsi un po’), veniamo introdotti in una serie altrettanto infinita di sottomondi, fatti di vite già vissute, funzioni già svolte, appartenenze poi disgiunte, in cui ogni tassello di questa nuova materia che è l’opera d’arte, era parte di qualche altro tutto ormai definitivamente smesso; esplorando centimetro per centimetro il corpo di una delle figure, spesso congelato in una posa insolita, forzata, grottesca e ironica, ma sempre leggera, rintracciamo tutti gli indizi di tutte le storie che furono; nel morso della “Testa di cavallo”, che sembra più vero del morso vero d’un cavallo vero, riconosciamo la maniglia in bronzo di quello che fu un mobiletto anni trenta, e poi la ghiera di un paralume in ottone, il cuscinetto di una lavatrice e via e via, a completare il ritratto, come se Arcimboldo fosse sceso in discarica anziché all’orto, per recuperare la materia prima. Che poi è una materia ultima, perché Mario, come anche altri artisti, ha compreso perfettamente l’assoluta necessità di sottrarsi in modo esemplare al meccanismo folle e insostenibile che ci porta tutti, complici coscienti o meno, a cavare ancora e ancora materia prima dal ventre bistrattato di madre natura, per poi gettarla un attimo dopo e ricominciare a cavare, quando le discariche traboccano di preziosa materia ultima, pronta a diventare prima.
Claudio Muolo
28
marzo 2009
Mario De Luca – Essereapparire
Dal 28 marzo al 03 maggio 2009
arte contemporanea
Location
IL CHIODO DI SERMONETA
Sermoneta, Piazza Del Popolo, 13, (Latina)
Sermoneta, Piazza Del Popolo, 13, (Latina)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì 17-20, sabato e domenica 17-22
Vernissage
28 Marzo 2009, ore 19.30
Autore
Curatore