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Mario Dellavedova
Mario Dellavedova ritorna ad esporre a Le Case D’Arte con un grande lavoro storico e una serie di nuove opere
Comunicato stampa
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Mario Dellavedova ritorna ad esporre a Le Case D’Arte con un grande lavoro storico e una serie di nuove opere.
L’artista, che ora lavora tra Villastanza, piccolo paese a nord di Milano, e l’antico centro di lavorazione dell’argento di Taxco, in Messico, fu molto attivo sulla scena milanese nel periodo di transizione dagli anni ‘80 ai ‘90 e fu uno degli interpreti principali di quella temperie culturale che vide tramontare la stagione delle ideologie per un ritorno ad una figurazione più anarchica e individualista.
In quel panorama, il fare artistico di Mario Dellavedova si affida alla manipolazione decontestualizzante del soggetto rappresentato: l’uso di “testi in forma d’immagine” ma, anche più semplicemente, l’accostamento di figura e parola caratterizzano gran parte della produzione di quegli anni nella quale il significante, materico, non solo grafico, e il significato si assommano a diffondere un’ironia estraniante che pervade la letteratura, la filosofia, la storia con un certo intellettualismo ed un gusto per l’aforisma e la sentenza.
A quel tempo risale “Morgenröte”, una delle più classiche installazioni materico-testuali dell’artista, attorno alla quale ruota la mostra. Realizzata con 175 bottigie d’acqua minerale appoggiate a terra a delineare il termine tedesco del titolo, l’opera ha la leggerezza povera e materica del quotidiano ma allude, citando, alle somme vette del pensiero di Nietzsche (che aleggia, a fianco di Heidegger sulla produzione di Dellavedova): un superamento del citazionismo che approda ad atmosfere a volte ilari a volte melanconiche.
Una seconda installazione testuale, visibile nell’esposizione, è “Ludovico Ariosto Ama Alessandra Benucci”, nella quale ogni lettera del titolo è disegnata con vernice fluorescente su una copia dell’Orlando Furioso. La frase, che appare solo all’oscurità, ci offre un’atmosfera notturna e lunare, un’allusione al luogo in cui il protagonista del cantare di Ariosto “perse il senno per amore” di Angelica; la luna, appunto, “mirabile valle delle cose perdute” nella quale Dellavedova accomuna l’autore e il suo personaggio.
Presenti anche una piccola tela e una serie di nuovi disegni.
L’artista, che ora lavora tra Villastanza, piccolo paese a nord di Milano, e l’antico centro di lavorazione dell’argento di Taxco, in Messico, fu molto attivo sulla scena milanese nel periodo di transizione dagli anni ‘80 ai ‘90 e fu uno degli interpreti principali di quella temperie culturale che vide tramontare la stagione delle ideologie per un ritorno ad una figurazione più anarchica e individualista.
In quel panorama, il fare artistico di Mario Dellavedova si affida alla manipolazione decontestualizzante del soggetto rappresentato: l’uso di “testi in forma d’immagine” ma, anche più semplicemente, l’accostamento di figura e parola caratterizzano gran parte della produzione di quegli anni nella quale il significante, materico, non solo grafico, e il significato si assommano a diffondere un’ironia estraniante che pervade la letteratura, la filosofia, la storia con un certo intellettualismo ed un gusto per l’aforisma e la sentenza.
A quel tempo risale “Morgenröte”, una delle più classiche installazioni materico-testuali dell’artista, attorno alla quale ruota la mostra. Realizzata con 175 bottigie d’acqua minerale appoggiate a terra a delineare il termine tedesco del titolo, l’opera ha la leggerezza povera e materica del quotidiano ma allude, citando, alle somme vette del pensiero di Nietzsche (che aleggia, a fianco di Heidegger sulla produzione di Dellavedova): un superamento del citazionismo che approda ad atmosfere a volte ilari a volte melanconiche.
Una seconda installazione testuale, visibile nell’esposizione, è “Ludovico Ariosto Ama Alessandra Benucci”, nella quale ogni lettera del titolo è disegnata con vernice fluorescente su una copia dell’Orlando Furioso. La frase, che appare solo all’oscurità, ci offre un’atmosfera notturna e lunare, un’allusione al luogo in cui il protagonista del cantare di Ariosto “perse il senno per amore” di Angelica; la luna, appunto, “mirabile valle delle cose perdute” nella quale Dellavedova accomuna l’autore e il suo personaggio.
Presenti anche una piccola tela e una serie di nuovi disegni.
08
febbraio 2007
Mario Dellavedova
Dall'otto febbraio all'otto marzo 2007
arte contemporanea
Location
LE CASE D’ARTE
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 87, (Milano)
Milano, Corso Di Porta Ticinese, 87, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 15.30-19. La mattina su appuntamento
Vernissage
8 Febbraio 2007, ore 19
Autore