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Mario Giacomelli. Il mio canto libero
L’esposizione presenta una selezione di 69 delle oltre cento opere della collezione donata nel 1984 da Mario Giacomelli alla Città di Lonato. Le immagini che compongono l’eccezionale corpus appartengono a diverse celebri serie realizzate dal fotografo marchigiano fra il 1954 e il 1980.
Comunicato stampa
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Dal 13 marzo al 2 maggio 2004 la Sala Celesti del Municipio di Lonato (Brescia) ospita la mostra fotografica Mario Giacomelli. Il mio canto libero a cura di Enrica Viganò, promossa dall'Assessorato alla Cultura della Città di Lonato.
L'esposizione presenta una selezione di 69 delle oltre cento opere della collezione donata nel 1984 da Mario Giacomelli alla Città di Lonato. Le immagini che compongono l'eccezionale corpus appartengono a diverse celebri serie realizzate dal fotografo marchigiano fra il 1954 e il 1980: da La buona terra a Presa di coscienza sulla natura , da Lourdes a Scanno , da Io non ho mani che mi accarezzino il volto a Verrà la morte e avrà i tuoi occhi , fino a Caroline Branson da Spoon River Anthology.
La mostra è accompagnata da un catalogo, pubblicato da Admira Edizioni in italiano e in inglese, a cura di Enrica Viganò, che, oltre alla pubblicazione dell'intera collezione della Città di Lonato, presenta una lunga intervista con Giacomelli e un ricco corredo di strumenti di approfondimento.
L'itinerario espositivo consente di ripercorrere l'intera esperienza fotografica di Mario Giacomelli, probabilmente il fotografo italiano più conosciuto al mondo, attraverso quei temi che ne hanno caratterizzato l'opera: il paesaggio e la terra, il dolore, la sofferenza, la vecchiaia, la speranza, l'amore.
La natura costituisce uno dei soggetti più amati, che il maestro riprende in più occasioni, scattando, come sottolinea Enrica Viganò in catalogo, "infinite immagini di un incanto che è insieme metafora e sublimazione delle fatiche umane": i solchi della terra si compongono in linee armoniose e tratti decisi.
Attraverso i forti contrasti del bianco e nero rivivono gli abitanti e la terra di Scanno, piccolo paese dell'Abruzzo in cui la Storia sembra essersi fermata: come scriveva lo stesso Giacomelli, "osservare queste immagini è come leggere nelle pieghe degli uomini, nelle vene del paese; è sentire la corteccia della pianta, la fatica sulla terra, i suoni di festa, i giochi davanti alla chiesa, le vecchie mura assolate, la società e l'amicizia, lo svago sereno, la vita cerimoniale e religiosa, gli eventi, il prestigio e la vitalità che si riflettono sulla pelle di una civiltà".
Drammatici e commoventi i ritratti degli anziani della serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi , immortalati da uno spietato flash nell'ospizio di Senigallia. La vecchiaia è inclemente e feroce in quel "drammatico teatro di rughe ed esistenze".
Di grande respiro le celebri immagini de Io non ho mani che mi accarezzino il volto , in cui giovani seminaristi vengono sorpresi in momenti di svago e distensione: come il gioco del calcio, le battaglie a palle di neve, i girotondi. Le figure paiono quasi sospese nel tempo, grazie al contrasto fra il nero assoluto delle vesti e il bianco accecante degli sfondi.
La speranza è il tema centrale della serie Lourde s, in cui le immagini delle moltitudini di malati al santuario di Bernadette trasmettono l'angoscia del dolore, ma anche l'attesa e la profonda fede nel miracolo.
Il linguaggio di Giacomelli, scrive ancora la curatrice, "andava oltre l'immagine fotografica. Giacomelli era anche un poeta, con un passato di pittore, egli racchiudeva in sè la quintessenza della vita e la generosità nell’esprimerla. Ed ecco tutta la sua opera vibrare di poesia".
Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000), è uno degli interpreti più originali della fotografia italiana e sicuramente il più conosciuto. Nel 1963 è stato inserito da Szarkowski fra i migliori cento fotografi della collezione del Moma di New York e oggi le sue immagini sono conservate nei maggiori musei del mondo. L'incontro con la fotografia avviene nel 1954. Poeta e pittore, usa la fotografia come una tela, senza seguire alcuna regola. Giacomelli si avvale di un linguaggio originale e assolutamente personale, senza riferirsi ad alcun modello della storia della fotografia. Il suo stile è così indipendente e anarchico che riesce a spaziare attraverso soggetti molto differenti tra loro, lasciando la sua inconfondibile traccia. Ha sempre vissuto lontano dai riflettori, eppure costantemente aggiornato sugli eventi artistici, grazie alle frequenti visite di amici, artisti e fotografi nel suo negozio, la Tipografia Marchigiana, dove aveva iniziato nel 1938 come apprendista fino a diventarne proprietario.
L'esposizione presenta una selezione di 69 delle oltre cento opere della collezione donata nel 1984 da Mario Giacomelli alla Città di Lonato. Le immagini che compongono l'eccezionale corpus appartengono a diverse celebri serie realizzate dal fotografo marchigiano fra il 1954 e il 1980: da La buona terra a Presa di coscienza sulla natura , da Lourdes a Scanno , da Io non ho mani che mi accarezzino il volto a Verrà la morte e avrà i tuoi occhi , fino a Caroline Branson da Spoon River Anthology.
La mostra è accompagnata da un catalogo, pubblicato da Admira Edizioni in italiano e in inglese, a cura di Enrica Viganò, che, oltre alla pubblicazione dell'intera collezione della Città di Lonato, presenta una lunga intervista con Giacomelli e un ricco corredo di strumenti di approfondimento.
L'itinerario espositivo consente di ripercorrere l'intera esperienza fotografica di Mario Giacomelli, probabilmente il fotografo italiano più conosciuto al mondo, attraverso quei temi che ne hanno caratterizzato l'opera: il paesaggio e la terra, il dolore, la sofferenza, la vecchiaia, la speranza, l'amore.
La natura costituisce uno dei soggetti più amati, che il maestro riprende in più occasioni, scattando, come sottolinea Enrica Viganò in catalogo, "infinite immagini di un incanto che è insieme metafora e sublimazione delle fatiche umane": i solchi della terra si compongono in linee armoniose e tratti decisi.
Attraverso i forti contrasti del bianco e nero rivivono gli abitanti e la terra di Scanno, piccolo paese dell'Abruzzo in cui la Storia sembra essersi fermata: come scriveva lo stesso Giacomelli, "osservare queste immagini è come leggere nelle pieghe degli uomini, nelle vene del paese; è sentire la corteccia della pianta, la fatica sulla terra, i suoni di festa, i giochi davanti alla chiesa, le vecchie mura assolate, la società e l'amicizia, lo svago sereno, la vita cerimoniale e religiosa, gli eventi, il prestigio e la vitalità che si riflettono sulla pelle di una civiltà".
Drammatici e commoventi i ritratti degli anziani della serie Verrà la morte e avrà i tuoi occhi , immortalati da uno spietato flash nell'ospizio di Senigallia. La vecchiaia è inclemente e feroce in quel "drammatico teatro di rughe ed esistenze".
Di grande respiro le celebri immagini de Io non ho mani che mi accarezzino il volto , in cui giovani seminaristi vengono sorpresi in momenti di svago e distensione: come il gioco del calcio, le battaglie a palle di neve, i girotondi. Le figure paiono quasi sospese nel tempo, grazie al contrasto fra il nero assoluto delle vesti e il bianco accecante degli sfondi.
La speranza è il tema centrale della serie Lourde s, in cui le immagini delle moltitudini di malati al santuario di Bernadette trasmettono l'angoscia del dolore, ma anche l'attesa e la profonda fede nel miracolo.
Il linguaggio di Giacomelli, scrive ancora la curatrice, "andava oltre l'immagine fotografica. Giacomelli era anche un poeta, con un passato di pittore, egli racchiudeva in sè la quintessenza della vita e la generosità nell’esprimerla. Ed ecco tutta la sua opera vibrare di poesia".
Mario Giacomelli (Senigallia 1925-2000), è uno degli interpreti più originali della fotografia italiana e sicuramente il più conosciuto. Nel 1963 è stato inserito da Szarkowski fra i migliori cento fotografi della collezione del Moma di New York e oggi le sue immagini sono conservate nei maggiori musei del mondo. L'incontro con la fotografia avviene nel 1954. Poeta e pittore, usa la fotografia come una tela, senza seguire alcuna regola. Giacomelli si avvale di un linguaggio originale e assolutamente personale, senza riferirsi ad alcun modello della storia della fotografia. Il suo stile è così indipendente e anarchico che riesce a spaziare attraverso soggetti molto differenti tra loro, lasciando la sua inconfondibile traccia. Ha sempre vissuto lontano dai riflettori, eppure costantemente aggiornato sugli eventi artistici, grazie alle frequenti visite di amici, artisti e fotografi nel suo negozio, la Tipografia Marchigiana, dove aveva iniziato nel 1938 come apprendista fino a diventarne proprietario.
13
marzo 2004
Mario Giacomelli. Il mio canto libero
Dal 13 marzo al 02 maggio 2004
fotografia
Location
MUNICIPIO
Lonato, Piazza Martiri Della Libertà, 12, (Brescia)
Lonato, Piazza Martiri Della Libertà, 12, (Brescia)
Orario di apertura
mart: 18-21/giov: 12-19/ sab-dom: 10-19/ lun, merc, ven chiuso
Vernissage
13 Marzo 2004, ore 17