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Mario Giacomelli – Tra pittura e fotografia
La mostra è dedicata a Mario Giacomelli e propone per la prima volta un nucleo di opere pittoriche del fotografo senigalliese. Tempere e collage erano custoditi gelosamente dall’autore nel suo studio ed in questo contesto sono presentati accanto alle celebri fotografie.
Comunicato stampa
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Il MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza è lieto di presentare Mario Giacomelli tra pittura e fotografia a cura di Irene Caravita in collaborazione con Archivio Mario Giacomelli. La mostra propone per la prima volta un nucleo significativo di opere pittoriche del noto fotografo senigalliese. A essere esposti sono materiali pressoché inediti, emersi nel corso di una ricerca avviata da Irene Caravita in stretta collaborazione con l’Archivio Mario Giacomelli nel 2020, con il sostegno di Sapienza Università di Roma. Tempere e collage in questo contesto sono presentati accanto alle celebri fotografie dell’autore, facendo emergere nitidi e suggestivi richiami formali e poetici.
Sebbene Giacomelli abbia dipinto fin da giovanissimo e per tutta la vita, solo alcuni di questi suoi lavori sono stati esposti nel corso degli anni Sessanta e Settanta. L’artista li custodiva gelosamente nel suo studio, percependoli come intimi esercizi spirituali. Nel procedere della ricerca è risultata sempre più chiara la necessità di reinserire la pittura nella rosa dei tanti interessi di Giacomelli: la sua figura, cristallizzata in mito, ne riemerge vivificata. Si tratta, infatti, di opere imprescindibili per valutare appieno l’orizzonte visivo e l’urgenza espressiva dell’autore per ripensarlo a tutto tondo.
Dal percorso espositivo emerge chiaramente il modus operandi di Giacomelli, fatto di infiniti ritorni sullo stesso tema e anche sulle stesse tele (che spesso sono frutto di diverse ridipinture), sempre con evidenti influenze informali. Tuttavia risulta difficile categorizzare un corpus così eterogeneo sotto una singola etichetta.
Il volume Mario Giacomelli pittore, pubblicato in concomitanza della mostra per Campisano Editore, pur non essendone il catalogo, è frutto delle stesse ricerche. Dopo un’introduzione della prof.ssa Ilaria Schiaffini, che ha seguito il progetto fin dagli albori, il saggio principale di Irene Caravita presenta le opere pittoriche di Mario Giacomelli, oggi conservate in archivio. L’autrice ricostruisce la posizione del Maestro nei confronti dell’arte, approfondendo il contesto marchigiano della sua formazione. Il libro è impreziosito dalle riflessioni del figlio Simone Giacomelli e della nipote Katiuscia Biondi Giacomelli, direttori dell’Archivio, rispettivamente sul senso della pittura e sulla necessità del paesaggio per l’artista, da intendersi come legante tra espressione pittorica, fotografica e visione esistenziale dell’arte.
Mario Giacomelli nasce l’1 agosto del 1925 a Senigallia. Fin da ragazzo dipinge e scrive poesie. Di professione tipografo, nel 1953 inizia a fotografare ed entra nell’Associazione Fotografica Misa, fondata da Giuseppe Cavalli; grande mentore per Giacomelli, Cavalli lo inizia alla riflessione sulla fotografia e sull’arte, e introducendolo ben presto anche nell'ambiente dei concorsi fotografici, nei quali, sin dagli esordi, viene notato per la cifra stilistica inedita. Nel 1956 Cavalli lo accoglie nel prestigioso gruppo La Bussola. Il 1964 segna indelebilmente la direzione della sua carriera: John Szarkowski, direttore del dipartimento di Fotografia del MoMA di New York, lo inserisce nella mostra The Photographer’s Eye e acquisisce alcune fotografie dalle serie Scanno e Io non ho mani che mi accarezzino il volto. Nel 1970 espone alla Galleria Il Diaframma di Milano – primo spazio in Italia esclusivamente dedicato all’esposizione di fotografie – e in quell’occasione eccezionalmente, Giacomelli espone insieme alle fotografie anche una quindicina di dipinti. Altra data significativa è il 1978, quando Giacomelli è invitato alla Biennale di Venezia, e ispirato dal titolo della rassegna From Nature to Art, from Art to Nature, espone le fotografie dalla serie Presa di coscienza sulla natura. Le sue opere sono oggi conservate nei maggiori musei del mondo ed è considerato unanimemente uno tra i più grandi Maestri della fotografia. Mario Giacomelli muore il 25 novembre del 2000, a Senigallia.
Sebbene Giacomelli abbia dipinto fin da giovanissimo e per tutta la vita, solo alcuni di questi suoi lavori sono stati esposti nel corso degli anni Sessanta e Settanta. L’artista li custodiva gelosamente nel suo studio, percependoli come intimi esercizi spirituali. Nel procedere della ricerca è risultata sempre più chiara la necessità di reinserire la pittura nella rosa dei tanti interessi di Giacomelli: la sua figura, cristallizzata in mito, ne riemerge vivificata. Si tratta, infatti, di opere imprescindibili per valutare appieno l’orizzonte visivo e l’urgenza espressiva dell’autore per ripensarlo a tutto tondo.
Dal percorso espositivo emerge chiaramente il modus operandi di Giacomelli, fatto di infiniti ritorni sullo stesso tema e anche sulle stesse tele (che spesso sono frutto di diverse ridipinture), sempre con evidenti influenze informali. Tuttavia risulta difficile categorizzare un corpus così eterogeneo sotto una singola etichetta.
Il volume Mario Giacomelli pittore, pubblicato in concomitanza della mostra per Campisano Editore, pur non essendone il catalogo, è frutto delle stesse ricerche. Dopo un’introduzione della prof.ssa Ilaria Schiaffini, che ha seguito il progetto fin dagli albori, il saggio principale di Irene Caravita presenta le opere pittoriche di Mario Giacomelli, oggi conservate in archivio. L’autrice ricostruisce la posizione del Maestro nei confronti dell’arte, approfondendo il contesto marchigiano della sua formazione. Il libro è impreziosito dalle riflessioni del figlio Simone Giacomelli e della nipote Katiuscia Biondi Giacomelli, direttori dell’Archivio, rispettivamente sul senso della pittura e sulla necessità del paesaggio per l’artista, da intendersi come legante tra espressione pittorica, fotografica e visione esistenziale dell’arte.
Mario Giacomelli nasce l’1 agosto del 1925 a Senigallia. Fin da ragazzo dipinge e scrive poesie. Di professione tipografo, nel 1953 inizia a fotografare ed entra nell’Associazione Fotografica Misa, fondata da Giuseppe Cavalli; grande mentore per Giacomelli, Cavalli lo inizia alla riflessione sulla fotografia e sull’arte, e introducendolo ben presto anche nell'ambiente dei concorsi fotografici, nei quali, sin dagli esordi, viene notato per la cifra stilistica inedita. Nel 1956 Cavalli lo accoglie nel prestigioso gruppo La Bussola. Il 1964 segna indelebilmente la direzione della sua carriera: John Szarkowski, direttore del dipartimento di Fotografia del MoMA di New York, lo inserisce nella mostra The Photographer’s Eye e acquisisce alcune fotografie dalle serie Scanno e Io non ho mani che mi accarezzino il volto. Nel 1970 espone alla Galleria Il Diaframma di Milano – primo spazio in Italia esclusivamente dedicato all’esposizione di fotografie – e in quell’occasione eccezionalmente, Giacomelli espone insieme alle fotografie anche una quindicina di dipinti. Altra data significativa è il 1978, quando Giacomelli è invitato alla Biennale di Venezia, e ispirato dal titolo della rassegna From Nature to Art, from Art to Nature, espone le fotografie dalla serie Presa di coscienza sulla natura. Le sue opere sono oggi conservate nei maggiori musei del mondo ed è considerato unanimemente uno tra i più grandi Maestri della fotografia. Mario Giacomelli muore il 25 novembre del 2000, a Senigallia.
14
marzo 2022
Mario Giacomelli – Tra pittura e fotografia
Dal 14 marzo al 14 aprile 2022
arte contemporanea
Location
MLAC – MUSEO LABORATORIO DI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Piazzale Aldo Moro, 5, (Roma)
Roma, Piazzale Aldo Moro, 5, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 15-19
Ufficio stampa
MLAC
Autore
Curatore
Sponsor