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Mario Giacomelli – Un maestro della fotografia del Novecento
Circa 200 fotografie, tutte in formato originale compongono questa grande mostra antologica, che propone al visitatore un viaggio appassionante nell’arte di Mario Giacomelli, nella sua intima e profonda poesia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Inaugura il 20 maggio, in occasione dei vent’anni di Palazzo Ducale, la mostra “Mario
Giacomelli. Un maestro della fotografia del Novecento”.
Giacomelli è tra i più importanti e innovativi fotografi che l’Italia abbia mai avuto.
Mondialmente noto per la serie dei pretini, Giacomelli ritrae l’indicibile e per una strana
alchimia riesce a trasmettere allo spettatore non tanto un’immagine della realtà ma
un’immagine di se stesso e delle sue emozioni davanti alla realtà che sta fotografando.
Circa 200 fotografie, tutte in formato originale compongono questa grande mostra
antologica, che propone al visitatore un viaggio appassionante nell’arte di Mario Giacomelli,
nella sua intima e profonda poesia.
Per Giacomelli, “viaggiatore di terre sconosciute dove tutto va interpretato”, “fotografare
è come scrivere: il paesaggio è pieno di simboli, di ferite e di cose nascoste”. Nelle sue
fotografie, tutte in bianco e nero, la realtà viene trasfigurata in idee, sensazioni e segni.
Dopo il successo ottenuto dalla serie “Pretini”,esposta al Metropolitan Museum di New
York e a Bruxelles, negli anni Settanta approfondisce la sua ricerca sulla natura, con i primi
scatti aerei di paesaggi e un’incursione nel colore. Dalla fine degli anni Settanta Giacomelli
esplora il legame tra fotografia, arte astratta e poesia.
Curata da Sergio Casoli con Ettore Buganza, l’esposizione è suddivisa secondo i temi
delle celebri serie del grande fotografo. Si va dalle prime fotografie, scattate sulla spiaggia
di Senigallia nel 1953, alle serie dedicate all’Ospizio (Verrà la morte e avrà i tuoi occhi),
ai “pretini” in festa nel seminario della città (Io non ho mani che mi carezzino il volto), a
Lourdes, alle atmosfere fuori dal tempo di Scanno, ai contadini de La buona terra, alla storia
quasi cinematografica di Un uomo, una donna, un amore; senza trascurare le serie dedicate
alle grandi poesie che affascinavano con il loro ritmo e la loro profondità Giacomelli (A Silvia
- L’Infinito …).
Non mancano in mostra anche le straordinarie immagini del paesaggio marchigiano, che per
tutta la vita Giacomelli non si è mai stancato di fotografare, di riprendere e di sorprendere,
ed alcune tra le sue immagini più “materiche”, dove la tensione tra le figure nere e il bianco
di fondo si fa attesa drammatica, corposa, lirica.
“Guardando le foto di Mario Giacomelli vedo la macchina fotografica che
le ha registrate, una macchina nera con qualche pezzo d'acciaio che
porta la luce bianca come una scintilla, portando la realtà dal giorno alla notte.
Lascia con un’ immagine la traccia per scrivere una
sceneggiatura al fruitore del suo lavoro. Infatti, guardando il suo
lavoro, le emozioni che emanano le foto, vanno diritte al cuore: e i
dolori ( Tibet, Ospizi ,Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, …)
le gioie ( Pretini, Gabbiani, Favole, Il mare dei miei
racconti,…) le sospensioni (Motivo suggerito dal taglio
dell'albero, Presa di coscienza sulla natura, Puglia, Infinito e altre)
raccontano alcuni momenti della vita, dove l'umanità dei
pensieri dell'uomo e non la storia o la cronaca o il reportage anche
drammatico dei fatti, vengono visti. Esiste l'uomo e quello che fa ,
che vive e lavora, ama, ride o piange, ma il nostro miglior
fotografo ferma le immagini nello spessore della vita interpretando
quella cultura latino- mediterranea che ci è appartenuta e che
purtroppo stiamo perdendo. E’ bello sentire il cuore guardando delle
foto.”(Sergio Casoli)
Le immagini del grande fotografo sono quanto di più l’arte si possa avvicinare alla poesia.
Tanto è vero che la serie dell’ospizio porta come titolo il capoverso di una poesia di
Pavese, “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, così come molte delle sue foto sono affiancate a
testi poetici di autori italiani o stranieri.
L'immagine è spirito, materia, tempo, spazio, occasione per lo sguardo. Tracce che
sono prove di noi stessi e il segno di una cultura che vive incessantemente i ritmi che
reggono la memoria, la storia, le norme del sapere.
Mario Giacomelli
Mario Giacomelli nato a Senigallia nel 1925, inizia a lavorare a 13 anni in una tipografia.
Nel 1952 compra una macchina fotografica e scatta la sua prima immagine, “L’approdo”.
Da allora, fotografo non professionista per scelta, si dedica alla creazione delle sue intense
serie fotografiche: la vita d’ospizio, i paesaggi, Scanno, il mondo contadino.
Nel 1953 entra a far parte del gruppo fotografico Misa e nel 1956 de La Bussola. Dal 1955
viene celebrato dall'allora direttore della fotografia del MoMa di new York John Szarkowski
e comincia a ottenere riconoscimenti e a esporre in Italia e all’estero. Le sue opere fanno
parte di collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.
La morte, per Giacomelli, è venuta il 25 novembre del 2000.
I suoi occhi, estremamente acuti e visionari, rimarranno nella Storia della fotografia, nella
Storia tout court, nei luoghi, nei paesaggi, nella memoria della gente.
Ufficio Stampa Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura
Camilla Talfani Tel. 010.5574012- cell. 335.7316687
Massimo Sorci Tel. 010.5574826, Stefania Maggiolini Tel. 010.5574071
e-mail ufficiostampa@palazzoducale.genova.it
Giacomelli. Un maestro della fotografia del Novecento”.
Giacomelli è tra i più importanti e innovativi fotografi che l’Italia abbia mai avuto.
Mondialmente noto per la serie dei pretini, Giacomelli ritrae l’indicibile e per una strana
alchimia riesce a trasmettere allo spettatore non tanto un’immagine della realtà ma
un’immagine di se stesso e delle sue emozioni davanti alla realtà che sta fotografando.
Circa 200 fotografie, tutte in formato originale compongono questa grande mostra
antologica, che propone al visitatore un viaggio appassionante nell’arte di Mario Giacomelli,
nella sua intima e profonda poesia.
Per Giacomelli, “viaggiatore di terre sconosciute dove tutto va interpretato”, “fotografare
è come scrivere: il paesaggio è pieno di simboli, di ferite e di cose nascoste”. Nelle sue
fotografie, tutte in bianco e nero, la realtà viene trasfigurata in idee, sensazioni e segni.
Dopo il successo ottenuto dalla serie “Pretini”,esposta al Metropolitan Museum di New
York e a Bruxelles, negli anni Settanta approfondisce la sua ricerca sulla natura, con i primi
scatti aerei di paesaggi e un’incursione nel colore. Dalla fine degli anni Settanta Giacomelli
esplora il legame tra fotografia, arte astratta e poesia.
Curata da Sergio Casoli con Ettore Buganza, l’esposizione è suddivisa secondo i temi
delle celebri serie del grande fotografo. Si va dalle prime fotografie, scattate sulla spiaggia
di Senigallia nel 1953, alle serie dedicate all’Ospizio (Verrà la morte e avrà i tuoi occhi),
ai “pretini” in festa nel seminario della città (Io non ho mani che mi carezzino il volto), a
Lourdes, alle atmosfere fuori dal tempo di Scanno, ai contadini de La buona terra, alla storia
quasi cinematografica di Un uomo, una donna, un amore; senza trascurare le serie dedicate
alle grandi poesie che affascinavano con il loro ritmo e la loro profondità Giacomelli (A Silvia
- L’Infinito …).
Non mancano in mostra anche le straordinarie immagini del paesaggio marchigiano, che per
tutta la vita Giacomelli non si è mai stancato di fotografare, di riprendere e di sorprendere,
ed alcune tra le sue immagini più “materiche”, dove la tensione tra le figure nere e il bianco
di fondo si fa attesa drammatica, corposa, lirica.
“Guardando le foto di Mario Giacomelli vedo la macchina fotografica che
le ha registrate, una macchina nera con qualche pezzo d'acciaio che
porta la luce bianca come una scintilla, portando la realtà dal giorno alla notte.
Lascia con un’ immagine la traccia per scrivere una
sceneggiatura al fruitore del suo lavoro. Infatti, guardando il suo
lavoro, le emozioni che emanano le foto, vanno diritte al cuore: e i
dolori ( Tibet, Ospizi ,Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, …)
le gioie ( Pretini, Gabbiani, Favole, Il mare dei miei
racconti,…) le sospensioni (Motivo suggerito dal taglio
dell'albero, Presa di coscienza sulla natura, Puglia, Infinito e altre)
raccontano alcuni momenti della vita, dove l'umanità dei
pensieri dell'uomo e non la storia o la cronaca o il reportage anche
drammatico dei fatti, vengono visti. Esiste l'uomo e quello che fa ,
che vive e lavora, ama, ride o piange, ma il nostro miglior
fotografo ferma le immagini nello spessore della vita interpretando
quella cultura latino- mediterranea che ci è appartenuta e che
purtroppo stiamo perdendo. E’ bello sentire il cuore guardando delle
foto.”(Sergio Casoli)
Le immagini del grande fotografo sono quanto di più l’arte si possa avvicinare alla poesia.
Tanto è vero che la serie dell’ospizio porta come titolo il capoverso di una poesia di
Pavese, “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, così come molte delle sue foto sono affiancate a
testi poetici di autori italiani o stranieri.
L'immagine è spirito, materia, tempo, spazio, occasione per lo sguardo. Tracce che
sono prove di noi stessi e il segno di una cultura che vive incessantemente i ritmi che
reggono la memoria, la storia, le norme del sapere.
Mario Giacomelli
Mario Giacomelli nato a Senigallia nel 1925, inizia a lavorare a 13 anni in una tipografia.
Nel 1952 compra una macchina fotografica e scatta la sua prima immagine, “L’approdo”.
Da allora, fotografo non professionista per scelta, si dedica alla creazione delle sue intense
serie fotografiche: la vita d’ospizio, i paesaggi, Scanno, il mondo contadino.
Nel 1953 entra a far parte del gruppo fotografico Misa e nel 1956 de La Bussola. Dal 1955
viene celebrato dall'allora direttore della fotografia del MoMa di new York John Szarkowski
e comincia a ottenere riconoscimenti e a esporre in Italia e all’estero. Le sue opere fanno
parte di collezioni pubbliche e private di tutto il mondo.
La morte, per Giacomelli, è venuta il 25 novembre del 2000.
I suoi occhi, estremamente acuti e visionari, rimarranno nella Storia della fotografia, nella
Storia tout court, nei luoghi, nei paesaggi, nella memoria della gente.
Ufficio Stampa Genova Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura
Camilla Talfani Tel. 010.5574012- cell. 335.7316687
Massimo Sorci Tel. 010.5574826, Stefania Maggiolini Tel. 010.5574071
e-mail ufficiostampa@palazzoducale.genova.it
20
maggio 2012
Mario Giacomelli – Un maestro della fotografia del Novecento
Dal 20 maggio al 19 agosto 2012
fotografia
Location
PALAZZO DUCALE
Genova, Piazza Giacomo Matteotti, 9, (Genova)
Genova, Piazza Giacomo Matteotti, 9, (Genova)
Autore
Curatore