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Mario Martini
Una Mostra fra il sacro e il profano, è l’ultimo lavoro di Mario Martini, tanti quadri, tante tempere, alcune acquerellate, altre figurative. Martiri sepolti nelle catacombe, tragedie e volti anonimi, ricordi delle visite a chiese paleocristiane.
Comunicato stampa
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Il quadro grande, ironico è un'apoteosi dell'altare maggiore, il trionfo della chiesa che da Borromini in poi esalta la scena, spettacolo e pura teatralità, il Baldacchino è pagano, quasi una vetrata, un totem etrusco o fenicio.
Tanti crocifissi, uno piccolo e solitario e un Cristo giallo esangue, un teschio.
Impostazione ad obelisco, opera quasi divisa in due da un testimone-osservatore. Cristo martorizzato sulla Croce e il giallo smembra di più il suo corpo e fa sembrare tanti di più i suoi 33 anni, simbolo di tutti i martiri della storia.
Tanti occhi sbarrati, urlanti.
Il Cristo in rosso è sofferente, ma vigilato da un soldato.
La Crocifissione allungata, una stele bizantina. Dove c'è meno forza, c'è più misticismo. Anche in alcuni campanili si scorge il primo Cristianesimo, quello nascosto.
Il ricordo è anche Montecassino, il suo bombardamento.
Una Croce bianca che chiede pace, un campanile comune e i 4 benedettini immortalati, rimasti uccisi nell'Abbazia che nessuno pensava venisse bombardata.
Ancora tanti quadri, massacri, profanazione dell'uomo.
E' un monito sulla barbarie della guerra che distrugge civiltà e divide il pensiero.
Una piazza del Popolo eterogenea mostra un'armonia esotica con una compiacenza
romana al Cristianesimo decadente che si ribella e poi chiede perdono.
Segue un Mosè con la Salomè, lui perplesso perché l'Arca è troppo piena.
Anche oggi ci sono troppi diluvi ma non c'è Mosè che ci salva con la sua Fede.
Tante figure sacre sfilano tra quinte di chiese e luoghi di culto, Madonne pop e
l'animale-mostro che chiude la mostra.
La loro tranquillità è finta, attonita per nascondere i drammi dell'umanità affinchè tutto sembri in regola.
Ora sta a voi trovare il confine tra il sacro di Martini e il suo profano, filo conduttore del suo ultimo lavoro.
Romana Miano
LA SPIRITUALITÀ DI MARIO MARTINI
Mario Martini ha ripreso a frequentare la gradinata della chiesetta dei Greci al Babuino e ne ha fatto (in parte) di nuovo il suo studio di pittore. Si è posto così ancora in mostra, insieme alle sue più recenti opere, tutte riguardanti il messaggio di Cristo, i luoghi del cristianesimo. E lo fa perché è convinto che da quelle parti e, poi in generale non vi sia più nulla di sacro.
Afferma:- Sono riusciti nell'intento di far sparire la sacralità, anche nelle cose... hanno ucciso il senso del sacro! . .. E' tutto marcio: governo e gonzi che imitano quegli imbecilli al governo! –
E le opere, anche se viste di sfuggita lasciano il segno. Sono realizzate con un vigore marcato in misura maggiore rispetto a quelle che le hanno precedute (che non erano affatto distensive) e, ciò lo si deve ai temi affrontati: i volti di Cristo, le figure ieratiche, le chiese nelle facciate e negli interni. L'espressione già forte di per se è questa volta acutizzata, appassionata: si erge a strenuo difensore del sacro. Più si guarda attorno, più avverte la necessità di dipingere il contrario.
I colori: giallo gridato, rosso cupo, blu e tutta la gamma delle terre sono piegati al volere dell'artista non per abbellire od ornare, ma per denunziare la perdita in crescendo dei sentimenti, lo smarrimento delle emozioni, di tutto ciò che vi è di più sacro in questo mondo ormai offeso, martoriato da guerre insensate.
Mario Martini accentra l'attenzione nella città in cui vive, Roma, e cerca disperatamente di coglierne gli aspetti secolari, quelli che danno in maggior misura il senso lieve ed essenziale della spiritualità.
Anche il "Babuino" guarda con apprensione l'ulteriore trasformazione a cui è sottoposta la sua via: negli anni passati scomparvero gli studi degli artisti, le gallerie d'arte e le librerie per cedere lo spazio alle sartorie e ai mobilieri alla moda, da qualche tempo chiudono pure gli antiquari e sempre per lo stesso motivo.
Da ciò è scaturito un passaggio di persone diverso, agghindate ma meno attente, più leste ma vanitose, vuote. Per nostra fortuna la metro permette a innumerevoli folle periferiche (guardate con sufficienza) di riversarsi con estremo folclore nel centro storico, per bilanciare con la freschezza insita lo sfacelo "creato" dai nuovi e ricchi barbari che, suppongono d'essere apportatori di novità, mentre non fanno altro che distruggere.
Non che a Martini mancassero gli argomenti per
attaccare a fondo i mistificatori "sociali (?)", tuttavia con le attuali opere ha potuto dare un contributo intelligente e analitico alla denunzia: il sacro che contrasta l'idiozia, l'inettitudine, lo spirituale che smaschera le basse manovre dei faccendieri e dei loro accoliti che vorrebbero copulare Roma.
Se l'opposizione allo scempio fa fatica ad ottenere risultati concreti, allora che si contrapponga il sacro al nulla proposto dagli speculatori di ogni risma.
Davanti allo sfacelo anche gli agnostici come me sentono il dovere di salutare la difesa del sacro della spiritualità che, Martini ha così ben espresso in maniera esauriente.
- Eurasia 15/17 dicembre 2003
Ferruccio Massimi
Tanti crocifissi, uno piccolo e solitario e un Cristo giallo esangue, un teschio.
Impostazione ad obelisco, opera quasi divisa in due da un testimone-osservatore. Cristo martorizzato sulla Croce e il giallo smembra di più il suo corpo e fa sembrare tanti di più i suoi 33 anni, simbolo di tutti i martiri della storia.
Tanti occhi sbarrati, urlanti.
Il Cristo in rosso è sofferente, ma vigilato da un soldato.
La Crocifissione allungata, una stele bizantina. Dove c'è meno forza, c'è più misticismo. Anche in alcuni campanili si scorge il primo Cristianesimo, quello nascosto.
Il ricordo è anche Montecassino, il suo bombardamento.
Una Croce bianca che chiede pace, un campanile comune e i 4 benedettini immortalati, rimasti uccisi nell'Abbazia che nessuno pensava venisse bombardata.
Ancora tanti quadri, massacri, profanazione dell'uomo.
E' un monito sulla barbarie della guerra che distrugge civiltà e divide il pensiero.
Una piazza del Popolo eterogenea mostra un'armonia esotica con una compiacenza
romana al Cristianesimo decadente che si ribella e poi chiede perdono.
Segue un Mosè con la Salomè, lui perplesso perché l'Arca è troppo piena.
Anche oggi ci sono troppi diluvi ma non c'è Mosè che ci salva con la sua Fede.
Tante figure sacre sfilano tra quinte di chiese e luoghi di culto, Madonne pop e
l'animale-mostro che chiude la mostra.
La loro tranquillità è finta, attonita per nascondere i drammi dell'umanità affinchè tutto sembri in regola.
Ora sta a voi trovare il confine tra il sacro di Martini e il suo profano, filo conduttore del suo ultimo lavoro.
Romana Miano
LA SPIRITUALITÀ DI MARIO MARTINI
Mario Martini ha ripreso a frequentare la gradinata della chiesetta dei Greci al Babuino e ne ha fatto (in parte) di nuovo il suo studio di pittore. Si è posto così ancora in mostra, insieme alle sue più recenti opere, tutte riguardanti il messaggio di Cristo, i luoghi del cristianesimo. E lo fa perché è convinto che da quelle parti e, poi in generale non vi sia più nulla di sacro.
Afferma:- Sono riusciti nell'intento di far sparire la sacralità, anche nelle cose... hanno ucciso il senso del sacro! . .. E' tutto marcio: governo e gonzi che imitano quegli imbecilli al governo! –
E le opere, anche se viste di sfuggita lasciano il segno. Sono realizzate con un vigore marcato in misura maggiore rispetto a quelle che le hanno precedute (che non erano affatto distensive) e, ciò lo si deve ai temi affrontati: i volti di Cristo, le figure ieratiche, le chiese nelle facciate e negli interni. L'espressione già forte di per se è questa volta acutizzata, appassionata: si erge a strenuo difensore del sacro. Più si guarda attorno, più avverte la necessità di dipingere il contrario.
I colori: giallo gridato, rosso cupo, blu e tutta la gamma delle terre sono piegati al volere dell'artista non per abbellire od ornare, ma per denunziare la perdita in crescendo dei sentimenti, lo smarrimento delle emozioni, di tutto ciò che vi è di più sacro in questo mondo ormai offeso, martoriato da guerre insensate.
Mario Martini accentra l'attenzione nella città in cui vive, Roma, e cerca disperatamente di coglierne gli aspetti secolari, quelli che danno in maggior misura il senso lieve ed essenziale della spiritualità.
Anche il "Babuino" guarda con apprensione l'ulteriore trasformazione a cui è sottoposta la sua via: negli anni passati scomparvero gli studi degli artisti, le gallerie d'arte e le librerie per cedere lo spazio alle sartorie e ai mobilieri alla moda, da qualche tempo chiudono pure gli antiquari e sempre per lo stesso motivo.
Da ciò è scaturito un passaggio di persone diverso, agghindate ma meno attente, più leste ma vanitose, vuote. Per nostra fortuna la metro permette a innumerevoli folle periferiche (guardate con sufficienza) di riversarsi con estremo folclore nel centro storico, per bilanciare con la freschezza insita lo sfacelo "creato" dai nuovi e ricchi barbari che, suppongono d'essere apportatori di novità, mentre non fanno altro che distruggere.
Non che a Martini mancassero gli argomenti per
attaccare a fondo i mistificatori "sociali (?)", tuttavia con le attuali opere ha potuto dare un contributo intelligente e analitico alla denunzia: il sacro che contrasta l'idiozia, l'inettitudine, lo spirituale che smaschera le basse manovre dei faccendieri e dei loro accoliti che vorrebbero copulare Roma.
Se l'opposizione allo scempio fa fatica ad ottenere risultati concreti, allora che si contrapponga il sacro al nulla proposto dagli speculatori di ogni risma.
Davanti allo sfacelo anche gli agnostici come me sentono il dovere di salutare la difesa del sacro della spiritualità che, Martini ha così ben espresso in maniera esauriente.
- Eurasia 15/17 dicembre 2003
Ferruccio Massimi
17
gennaio 2004
Mario Martini
Dal 17 al 29 gennaio 2004
arte contemporanea
Location
STUDIO DR SPAZIO VISIVO
Roma, Via Tolemaide, 19A, (Roma)
Roma, Via Tolemaide, 19A, (Roma)
Orario di apertura
10,30 - 13,00 e 16,30 - 19,30 Escluso lunedì mattina e festivi
Vernissage
17 Gennaio 2004, ore 18,00