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Mario Moretti – Oltre la siepe. Opere dal 1992 al 2008
La mostra, allestita nella splendida cornice delle sale settecentesche di Palazzo Gazzoli, propone le opere più significative della ricerca artistica degli ultimi quindici anni circa del maestro Moretti.
Comunicato stampa
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La mostra, allestita nella splendida cornice delle sale settecentesche di Palazzo Gazzoli, propone le opere più significative della ricerca artistica degli ultimi quindici anni circa del maestro Moretti.
Dopo un percorso professionale che ha visto le sue opere presentate in Europa in alcuni dei principali luoghi deputati all’arte
(cito ad esempio: Barcellona X Biennale d’arte - Roma, Palazzo Ruspoli - IX Quadriennale Romana - Madrid, Istituto Italiano di Cultura - Londra, Art Fair - Ginevra, Cour St.Pierre Galerie - Milano, Galleria Gian Ferrari -, Roma, Galleria Ca’D’oro – Bologna Galleria Forni – Roma galleria Il Narciso ecc. ecc.),
è stato scelto di riunire per la prima volta affiancati i suoi cicli artistici delle Mediterranee, dei Paesaggi Elbani, e dei Deserti.
La mostra è stata completata grazie alla disponibilità di diversi collezionisti privati.
Alcuni dei quadri esposti erano stati recentemente ripresi e commentati all’interno della trasmissione televisiva in onda su SKY dedicata all’arte e alla poesia Lo specchio di Calliope.
Così scrive Ida Mitrano “…Se il silenzio connota lo spazio pittorico, la luce lo riempie, lo fa vibrare. La luce in Moretti non è impressione esterna del dato sensibile, ma energia interna. L’artista non dipinge la luce, ma cerca alla luce. La luce si fa luce: una chiave di lettura che consente di comprendere fino in fondo il carattere della pittura di Moretti e le ragioni della sua ricerca. Il dialogo che egli stabilisce con la natura ha, infatti, radici profonde. L’essenzialità del visibile che ne distingue l’opera, e soprattutto i lavori degli ultimi anni, non scaturisce dall’atto del togliere. La visione, al contrario, si determina quando dalla superficie scura della tela, dall’azzeramento totale del visibile, strato su strato, lo spessore cromatico acquisisce quella precisa trasparenza. E’ un processo lento, fatto di silenzi, di attese, di dialoghi, perché ogni pennellata, ogni stesura del colore è un avvicinarsi alla vita, all’energia che permea ogni cosa. Non è la realtà fisica dell’oggetto che interessa Moretti, quanto la vibrazione energetica che si genera nell’incontro con l’oggetto. Quando la materia diviene luce, quando gli odori, i suoni, i colori dell’esistenza si decantano fino a trasmutarsi in energia, allora si è nel mistero…”
Così ha scritto recentemente Domenico Guzzi “...Così, non sarà ozioso sottolineare come lo sguardo di Moretti per ciascuna delle proprie immagini, si ponga non solo alla medesima altezza, ma in una condizione per la quale le “cuspidi” delle dune (quasi sempre al centro dell’immagine osservata, e frontali) indichino, a sé accanto e da un lato e dall’altro, possibilità di ulteriori spazialità, in tal maniera alludendo ad un’orizzontalità che va oltre il luogo del “supporto”. Di qui, una tentazione d’”infinito”, alimentata e resa evidente da una luce che, intensa e nitida a volte, tuttavia non è abbacinante, in tal maniera consentendo che nulla si “sfrangi”. Luce cui parrebbe accompagnarsi il motivo d’un vento che, di giorno in giorno -come quelli della vita- muta l’ambito del vissuto (sollecitando, quasi, uno “smarrimento”), rendendolo sempre diverso nella sua pressoché intatta identità. E non può ipotizzarsi, allora, come questa tentazione d’infinito sia, in realtà, dell’esistenza stessa, resa per il rinnovarsi d’una metafora?…”
Marco Testa -"La sinuosità delle sue dune, come la delicatezza dei ciuffi di vegetazione della macchia mediterranea, conducono a stupefatta meraviglia, a sogni sensuali in cui ognuno vorrebbe perdersi e all’unisono ritrovarsi, riproposti quindi all’infinito senza reali differenze senza tempo come immagini sospese tra il reale e l’immaginato, lasciando a ciascuno la propria visione di ciò che c’è “oltre la siepe”.-"
Moretti vive e lavora tra Roma e Parigi. Ha iniziato a dipingere verso la fine degli anni’50 nella capitale muovendosi nell’ambito di Nuova Figurazione. Da questo filone artistico romano ha ereditato una pittura “trasparente e nutrita, intessuta di colore e luce”; ma questa luce-colore si è sempre più arricchita di una tonalità innaturale che dona alle immagini un’atmosfera sospesa ed incantata tra realtà e sogno. Prediligendo la pittura di paesaggio, che sceglie dopo una solitaria e attenta osservazione di ciò che lo circonda, tuttavia la visione che ci restituisce appartiene alla realtà interiore di percorsi ed evoluzioni mentali trasfiguranti la primitiva ispirazione in un metaspazio ricreato di luce astrale.
Dopo un percorso professionale che ha visto le sue opere presentate in Europa in alcuni dei principali luoghi deputati all’arte
(cito ad esempio: Barcellona X Biennale d’arte - Roma, Palazzo Ruspoli - IX Quadriennale Romana - Madrid, Istituto Italiano di Cultura - Londra, Art Fair - Ginevra, Cour St.Pierre Galerie - Milano, Galleria Gian Ferrari -, Roma, Galleria Ca’D’oro – Bologna Galleria Forni – Roma galleria Il Narciso ecc. ecc.),
è stato scelto di riunire per la prima volta affiancati i suoi cicli artistici delle Mediterranee, dei Paesaggi Elbani, e dei Deserti.
La mostra è stata completata grazie alla disponibilità di diversi collezionisti privati.
Alcuni dei quadri esposti erano stati recentemente ripresi e commentati all’interno della trasmissione televisiva in onda su SKY dedicata all’arte e alla poesia Lo specchio di Calliope.
Così scrive Ida Mitrano “…Se il silenzio connota lo spazio pittorico, la luce lo riempie, lo fa vibrare. La luce in Moretti non è impressione esterna del dato sensibile, ma energia interna. L’artista non dipinge la luce, ma cerca alla luce. La luce si fa luce: una chiave di lettura che consente di comprendere fino in fondo il carattere della pittura di Moretti e le ragioni della sua ricerca. Il dialogo che egli stabilisce con la natura ha, infatti, radici profonde. L’essenzialità del visibile che ne distingue l’opera, e soprattutto i lavori degli ultimi anni, non scaturisce dall’atto del togliere. La visione, al contrario, si determina quando dalla superficie scura della tela, dall’azzeramento totale del visibile, strato su strato, lo spessore cromatico acquisisce quella precisa trasparenza. E’ un processo lento, fatto di silenzi, di attese, di dialoghi, perché ogni pennellata, ogni stesura del colore è un avvicinarsi alla vita, all’energia che permea ogni cosa. Non è la realtà fisica dell’oggetto che interessa Moretti, quanto la vibrazione energetica che si genera nell’incontro con l’oggetto. Quando la materia diviene luce, quando gli odori, i suoni, i colori dell’esistenza si decantano fino a trasmutarsi in energia, allora si è nel mistero…”
Così ha scritto recentemente Domenico Guzzi “...Così, non sarà ozioso sottolineare come lo sguardo di Moretti per ciascuna delle proprie immagini, si ponga non solo alla medesima altezza, ma in una condizione per la quale le “cuspidi” delle dune (quasi sempre al centro dell’immagine osservata, e frontali) indichino, a sé accanto e da un lato e dall’altro, possibilità di ulteriori spazialità, in tal maniera alludendo ad un’orizzontalità che va oltre il luogo del “supporto”. Di qui, una tentazione d’”infinito”, alimentata e resa evidente da una luce che, intensa e nitida a volte, tuttavia non è abbacinante, in tal maniera consentendo che nulla si “sfrangi”. Luce cui parrebbe accompagnarsi il motivo d’un vento che, di giorno in giorno -come quelli della vita- muta l’ambito del vissuto (sollecitando, quasi, uno “smarrimento”), rendendolo sempre diverso nella sua pressoché intatta identità. E non può ipotizzarsi, allora, come questa tentazione d’infinito sia, in realtà, dell’esistenza stessa, resa per il rinnovarsi d’una metafora?…”
Marco Testa -"La sinuosità delle sue dune, come la delicatezza dei ciuffi di vegetazione della macchia mediterranea, conducono a stupefatta meraviglia, a sogni sensuali in cui ognuno vorrebbe perdersi e all’unisono ritrovarsi, riproposti quindi all’infinito senza reali differenze senza tempo come immagini sospese tra il reale e l’immaginato, lasciando a ciascuno la propria visione di ciò che c’è “oltre la siepe”.-"
Moretti vive e lavora tra Roma e Parigi. Ha iniziato a dipingere verso la fine degli anni’50 nella capitale muovendosi nell’ambito di Nuova Figurazione. Da questo filone artistico romano ha ereditato una pittura “trasparente e nutrita, intessuta di colore e luce”; ma questa luce-colore si è sempre più arricchita di una tonalità innaturale che dona alle immagini un’atmosfera sospesa ed incantata tra realtà e sogno. Prediligendo la pittura di paesaggio, che sceglie dopo una solitaria e attenta osservazione di ciò che lo circonda, tuttavia la visione che ci restituisce appartiene alla realtà interiore di percorsi ed evoluzioni mentali trasfiguranti la primitiva ispirazione in un metaspazio ricreato di luce astrale.
09
febbraio 2008
Mario Moretti – Oltre la siepe. Opere dal 1992 al 2008
Dal 09 al 22 febbraio 2008
arte contemporanea
Location
PALAZZO GAZZOLI – PINACOTECA COMUNALE
Terni, Via Del Teatro Romano, 13, (Terni)
Terni, Via Del Teatro Romano, 13, (Terni)
Orario di apertura
lun-gio 8.30-19; ven 8.30-13.30. Sab e dom chiuso
Vernissage
9 Febbraio 2008, ore 18
Autore
Curatore