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Mario Nigro – Werke 1952-1992
La Kunstsammlungen Chemnitz presenta la mostra antologica dell’artista italiano Mario Nigro (Pistoia 1917 – Livorno 1992) protagonista dell’arte italiana del XX secolo. La retrospettiva, a cura di Ingrid Mössinger e Francesca Pola.
Comunicato stampa
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La Kunstsammlungen Chemnitz presenta la mostra antologica dell’artista italiano Mario Nigro (Pistoia 1917 - Livorno 1992) protagonista dell’arte italiana del XX secolo. La retrospettiva, a cura di Ingrid Mössinger e Francesca Pola, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Nigro di Milano e ripercorre, a vent’anni dalla scomparsa dell’artista, la sua ricerca dal 1952 al 1992.
Il percorso espositivo permette di cogliere la complessità e la novità dell’opera di Mario Nigro attraverso una selezione di trentadue lavori che costituiscono la prima retrospettiva presentata in Germania dopo la pubblicazione del Catalogo ragionato, a cura di Germano Celant, edito da Skira nel 2009.
Mario Nigro ha ideato nuovi linguaggi visivi nel secondo dopoguerra aprendosi ad una prospettiva internazionale attraverso una continua analisi dei sistemi complessi della pittura: "la sua posizione radicale e fondante matura - come scrive Francesca Pola - già alla fine degli anni Quaranta, in quel medesimo periodo in cui giungono a parallela definizione l’indagine materica di Alberto Burri, lo Spazialismo pluridimensionale e sperimentale di Lucio Fontana, il segno inconfondibile di Giuseppe Capogrossi, la gestualità libera di Emilio Vedova."
"Nigro sceglie di ripartire dalle origini dell’esperienza non oggettiva" creando una visione artistica che si avvicina "al respiro stesso dell’esistenza, non in termini descrittivi ma universali, per dare vita a immagini in grado di interpretare il drammatico esistere contemporaneo, fatto di continuità di relazioni e assenze di confini." Il suo linguaggio visivo costante e coerente è caratterizzato da "una poetica di continuità inventiva e conoscitiva che resta sottesa a tutto il suo operare artistico" della quale le opere esposte in mostra esemplificano l’’iter’ evolutivo.
Nel primo dei quattro ampi spazi espositivi del museo si trovano opere che l’artista ha esposto nella sala personale alla XXXIV Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1968 dove ha presentato lavori tridimensionali a parete e a pavimento, tra cui “Dallo spazio totale 1954: 4 colonne prismatiche a progressioni ritmiche simultanee (passaggio psicologico)” (4 elementi, 284x28x28 cm ognuno), “Dal tempo totale: traliccio a rombi progressivi simultanei” (46,5x293 cm) e “Le stagioni” (4 elementi, 300x12 cm ognuno).
Nella stessa sala sono esposte anche cinque tele della serie "Incontro" (200x200 cm ognuna) appartenenti al ciclo del "Tempo totale", già esposte alla X Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma nel 1973.
Queste opere indagano le dinamiche psicologiche delle relazioni umane all’interno dello spazio reale della vita. Nello stesso ambiente viene presentata anche l’opera “Dalla metafisica del colore: i concetti strutturali elementari geometrici, Ettore e Andromaca” (10 elementi, 178x68 cm ognuno) presentata alla XXXVIII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1978, con la quale Nigro evoca sulla tela il rapporto tra emozioni e sentimenti umani primari attraverso il semplice dispiegarsi della linea sullo sfondo per "visualizzare il sentimento amoroso stesso, il sacrificio e l’addio di una delle più celebri scene dell’epopea classica."
La seconda sala presenta i lavori appartenenti al ciclo dei "Pannelli a scacchi" tra cui “Scacchi”, 1952 (146x116 cm) caratterizzati da fughe prospettiche di reticoli ottico-percettivi che l’artista movimenta sia dal punto di vista strutturale che cromatico, con un evidente riferimento alle griglie neoplastiche di Piet Mondrian ed all’interpretazione del rapporto tra colore ed emozione in chiave astratto-espressionista di Vassily Kandinsky. Nello stesso ambiente è esposta anche l’opera “’Pittura: fuga’ (...) esplicitamente ispirata alle scansioni della musica di Bach, di cui intende proporre un corrispettivo visivo e spaziale. (...) La musica è elemento costitutivo e costruttivo, non puramente evocativo o esteriore, nella genesi della complessa visione non oggettiva di Nigro: il suo obiettivo è trasporne le strutture in una pittura che è un nuovo spazio futuro, nel quale le progressioni cromatico-costruttive si dispiegano come azioni umane e relazioni tra individui."
Questi lavori, dialogando con quelli appartenenti al ciclo dello "Spazio totale" quali “Spazio totale: variazioni divergenti, simultaneità drammatiche”, 1954-56 (121x150 cm) e “Spazio totale: strutture”, 1953-56 (115x146 cm), indagano attraverso un complesso procedimento costruttivo e strutturale l’esistenza di differenti gradi di realtà e di diverse dimensioni con riferimento sia alla scienza relativistica sia alla tragicità del divenire dell’esistenza. In questo modo le opere definiscono uno spazio nuovo, intrinsecamente legato all’analisi della situazione storica di quel periodo, dando "vita a uno sviluppo ’allover’ che non si limita a restare in superficie, ma intende penetrare tutte le direzioni, anche di profondità, dello spazio dipinto, come indagine delle relazioni possibili del cosmo."
La terza sala presenta le opere appartenenti al ciclo dello "Spazio totale" quali “Spazio totale: divergenze simultanee drammatiche”, 1954-59 (162x127 cm), “Dallo spazio totale: reticolo nero su variazione cromo-ottica”, 1954-61 (161x115 cm) dove la cromia del fondo è caratterizzata da una stesura di colore unico che porterà alla realizzazione delle opere tridimensionali e ambientali degli anni Sessanta.
Una sezione viene anche dedicata ai documenti originali, tra cui scritti, inviti, manifesti e cataloghi, che ripercorrono la storia artistica di Mario Nigro.
Il percorso espositivo si conclude con opere degli anni Ottanta appartenenti ai cicli dei "Ritratti" e dei "Dipinti satanici", tra cui “Da i ritratti: ritratto di un dipinto”, 1988 (218x208 cm) e “Da i dipinti satanici: lotta”, 1989 (218x207 cm), caratterizzate dall’utilizzo di cromie più accese ed intense, sempre con l’intenzione di riportare sulla tela i "mutamenti del mondo."
La continua evoluzione di questo percorso creativo porta nei primi anni Novanta alla realizzazione del ciclo delle "Strutture", del quale sono esposte due opere esemplificative nella quarta sala: “6 strutture”, 1991 (203x97 cm) e “25 strutture”, 1992 (205x110 cm), che attraverso l’utilizzo di diradati segni cromatici donano una nuova dimensione universale divenendo "luoghi di visione assoluta che paiono scrivere uno spazio futuro, tra fantascienza e antimateria."
Il percorso espositivo permette di cogliere la complessità e la novità dell’opera di Mario Nigro attraverso una selezione di trentadue lavori che costituiscono la prima retrospettiva presentata in Germania dopo la pubblicazione del Catalogo ragionato, a cura di Germano Celant, edito da Skira nel 2009.
Mario Nigro ha ideato nuovi linguaggi visivi nel secondo dopoguerra aprendosi ad una prospettiva internazionale attraverso una continua analisi dei sistemi complessi della pittura: "la sua posizione radicale e fondante matura - come scrive Francesca Pola - già alla fine degli anni Quaranta, in quel medesimo periodo in cui giungono a parallela definizione l’indagine materica di Alberto Burri, lo Spazialismo pluridimensionale e sperimentale di Lucio Fontana, il segno inconfondibile di Giuseppe Capogrossi, la gestualità libera di Emilio Vedova."
"Nigro sceglie di ripartire dalle origini dell’esperienza non oggettiva" creando una visione artistica che si avvicina "al respiro stesso dell’esistenza, non in termini descrittivi ma universali, per dare vita a immagini in grado di interpretare il drammatico esistere contemporaneo, fatto di continuità di relazioni e assenze di confini." Il suo linguaggio visivo costante e coerente è caratterizzato da "una poetica di continuità inventiva e conoscitiva che resta sottesa a tutto il suo operare artistico" della quale le opere esposte in mostra esemplificano l’’iter’ evolutivo.
Nel primo dei quattro ampi spazi espositivi del museo si trovano opere che l’artista ha esposto nella sala personale alla XXXIV Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1968 dove ha presentato lavori tridimensionali a parete e a pavimento, tra cui “Dallo spazio totale 1954: 4 colonne prismatiche a progressioni ritmiche simultanee (passaggio psicologico)” (4 elementi, 284x28x28 cm ognuno), “Dal tempo totale: traliccio a rombi progressivi simultanei” (46,5x293 cm) e “Le stagioni” (4 elementi, 300x12 cm ognuno).
Nella stessa sala sono esposte anche cinque tele della serie "Incontro" (200x200 cm ognuna) appartenenti al ciclo del "Tempo totale", già esposte alla X Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma nel 1973.
Queste opere indagano le dinamiche psicologiche delle relazioni umane all’interno dello spazio reale della vita. Nello stesso ambiente viene presentata anche l’opera “Dalla metafisica del colore: i concetti strutturali elementari geometrici, Ettore e Andromaca” (10 elementi, 178x68 cm ognuno) presentata alla XXXVIII Esposizione Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1978, con la quale Nigro evoca sulla tela il rapporto tra emozioni e sentimenti umani primari attraverso il semplice dispiegarsi della linea sullo sfondo per "visualizzare il sentimento amoroso stesso, il sacrificio e l’addio di una delle più celebri scene dell’epopea classica."
La seconda sala presenta i lavori appartenenti al ciclo dei "Pannelli a scacchi" tra cui “Scacchi”, 1952 (146x116 cm) caratterizzati da fughe prospettiche di reticoli ottico-percettivi che l’artista movimenta sia dal punto di vista strutturale che cromatico, con un evidente riferimento alle griglie neoplastiche di Piet Mondrian ed all’interpretazione del rapporto tra colore ed emozione in chiave astratto-espressionista di Vassily Kandinsky. Nello stesso ambiente è esposta anche l’opera “’Pittura: fuga’ (...) esplicitamente ispirata alle scansioni della musica di Bach, di cui intende proporre un corrispettivo visivo e spaziale. (...) La musica è elemento costitutivo e costruttivo, non puramente evocativo o esteriore, nella genesi della complessa visione non oggettiva di Nigro: il suo obiettivo è trasporne le strutture in una pittura che è un nuovo spazio futuro, nel quale le progressioni cromatico-costruttive si dispiegano come azioni umane e relazioni tra individui."
Questi lavori, dialogando con quelli appartenenti al ciclo dello "Spazio totale" quali “Spazio totale: variazioni divergenti, simultaneità drammatiche”, 1954-56 (121x150 cm) e “Spazio totale: strutture”, 1953-56 (115x146 cm), indagano attraverso un complesso procedimento costruttivo e strutturale l’esistenza di differenti gradi di realtà e di diverse dimensioni con riferimento sia alla scienza relativistica sia alla tragicità del divenire dell’esistenza. In questo modo le opere definiscono uno spazio nuovo, intrinsecamente legato all’analisi della situazione storica di quel periodo, dando "vita a uno sviluppo ’allover’ che non si limita a restare in superficie, ma intende penetrare tutte le direzioni, anche di profondità, dello spazio dipinto, come indagine delle relazioni possibili del cosmo."
La terza sala presenta le opere appartenenti al ciclo dello "Spazio totale" quali “Spazio totale: divergenze simultanee drammatiche”, 1954-59 (162x127 cm), “Dallo spazio totale: reticolo nero su variazione cromo-ottica”, 1954-61 (161x115 cm) dove la cromia del fondo è caratterizzata da una stesura di colore unico che porterà alla realizzazione delle opere tridimensionali e ambientali degli anni Sessanta.
Una sezione viene anche dedicata ai documenti originali, tra cui scritti, inviti, manifesti e cataloghi, che ripercorrono la storia artistica di Mario Nigro.
Il percorso espositivo si conclude con opere degli anni Ottanta appartenenti ai cicli dei "Ritratti" e dei "Dipinti satanici", tra cui “Da i ritratti: ritratto di un dipinto”, 1988 (218x208 cm) e “Da i dipinti satanici: lotta”, 1989 (218x207 cm), caratterizzate dall’utilizzo di cromie più accese ed intense, sempre con l’intenzione di riportare sulla tela i "mutamenti del mondo."
La continua evoluzione di questo percorso creativo porta nei primi anni Novanta alla realizzazione del ciclo delle "Strutture", del quale sono esposte due opere esemplificative nella quarta sala: “6 strutture”, 1991 (203x97 cm) e “25 strutture”, 1992 (205x110 cm), che attraverso l’utilizzo di diradati segni cromatici donano una nuova dimensione universale divenendo "luoghi di visione assoluta che paiono scrivere uno spazio futuro, tra fantascienza e antimateria."
30
novembre 2012
Mario Nigro – Werke 1952-1992
Dal 30 novembre 2012 al 03 febbraio 2013
arte contemporanea
Location
A ARTE INVERNIZZI
Milano, Via Domenico Scarlatti, 12, (Milano)
Milano, Via Domenico Scarlatti, 12, (Milano)
Biglietti
intero € 6; ridotto € 4
Orario di apertura
da martedì a domenica e festivi 11-18
Vernissage
30 Novembre 2012, ore 19.00
Autore
Curatore