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Mario Schifano – Naturalmente
La mostra prende in considerazione le opere che l’artista ha dedicato alla dimensione naturale lungo tutto il suo itinerario creativo: dagli Alberi e dai Paesaggi anemici realizzati negli anni Sessanta, ai Giardini e alle Indicazioni degli anni Ottanta, passando attraverso le raffigurazioni di oasi e di palme, e il ciclo di dipinti intitolato Al mare, che scandiscono gli anni Settanta.
Comunicato stampa
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MARIO SCHIFANO
Una natura lirica ma non sentimentale
La mostra prende in considerazione le opere che l’artista ha dedicato alla dimensione naturale lungo tutto il suo itinerario creativo: dagli Alberi e dai Paesaggi anemici realizzati negli anni Sessanta, ai Giardini e alle Indicazioni degli anni Ottanta, passando attraverso le raffigurazioni di oasi e di palme, e il ciclo di dipinti intitolato Al mare, che scandiscono gli anni Settanta. In questi lavori si esprime in maniera compiuta l’atteggiamento lirico, ma paradossalmente non sentimentale, che Maurizio Calvesi ha tratteggiato in un suo articolo sul pittore romano. “La ricerca percettiva di Schifano non si presenta affatto nuda, ha una sua scia lirica”, ha scritto infatti Calvesi sull’Espresso nel 1967. “Ma si sbaglierebbe a definire questa sua intenzione poetica, questo quid lirico, come scoria sentimentale; il lirismo nasce anzi da una specie di graziosa brutalità, di velocità liquidatoria”.
La mostra di Mario Schifano – curata da Roberto Borghi insieme con Elisa Colombo e realizzata con la collaborazione della Fondazione Mazzotta – si tiene in concomitanza alla 37^ edizione della Fiera dell’Artigianato che quest’anno ha per tema il Made in Italy. Proprio in questi giorni infatti, si sta lavorando per l’entrata in vigore della prima legge che regolerà e tutelerà la definizione di Made in Italy e i prodotti che se ne avvalgono. Il 30 ottobre alle ore 10.00, prima dell’inaugurazione della mostra, nell’Auditorium di Lariofere si svolgerà un convegno sull’argomento a cui parteciperanno rappresentanti di categorie produttive e autorità politiche. Mario Schifano è uno degli artisti che, attraverso il proprio lavoro, hanno maggiormente contribuito alla creazione sul piano estetico di una certa “identità italiana” (come si intitola la mostra realizzata nel 1981 al Centre Pompidou di Parigi di cui è stato tra i più significativi partecipanti). In termini cronologici il suo itinerario artistico si è svolto quasi contemporaneamente all’affermazione del Made in Italy nel mondo e ha avuto la medesima espansione internazionale. Tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, la sua pittura è riuscita inoltre a raggiungere un pubblico molto ampio, pur restando di alto livello qualitativo e pur senza perdere la propria connotazione sperimentale.
“Una testa di ponte della pittura sul continente Natura”: così Dario Micacchi, in un articolo pubblicato su L’Unità del 28 novembre 1964, definisce l’opera di Mario Schifano. In effetti molti tra i dipinti realizzati da Schifano attorno alla metà degli anni Sessanta manifestano il desiderio di scandagliare la dimensione organica con lo strumento della pittura, si configurano come un tentativo di “dispiegare frammento dopo frammento” il mondo naturale. Stiamo parlando dei lavori intitolati En plein air, Paesaggio anemico, Ossigeno ossigeno e delle numerose tele che hanno per soggetto un albero – pressoché lo stesso, declinato secondo diverse intuizioni poetiche e soluzioni formali.
In tutte queste opere lo sguardo sulla natura sembra essere posato da un punto di vista propriamente urbano. D’altra parte, a dipingere accenni di vegetazione, sedimentazioni di colori dall’inconfondibile carattere organico, sagome di alberi solitari, talvolta incapsulate dal perspex, è lo stesso artista che ha scelto la strada come campo d’azione, si è immerso nell’artificialità della vita metropolitana e ne ha tratto dei singolari reportage pittorici. Negli anni Sessanta insomma Schifano guarda alla natura non come a una dimensione assoluta, ma come a un ambito relativo alla propria condizione di artista urbano, partecipe a tratti entusiasta di una modernità che ha nella città il suo punto di riferimento. E’ per questa ragione forse che i paesaggi e soprattutto gli alberi che compaiono nelle sue opere emanano spesso un senso di cattività o perlomeno di malinconia, evocano una condizione di estremo lirismo e di lieve strazio. Si tratta forse della proiezione di uno stato interiore – in linea con quella che è la classica tradizione del rapporto tra artista e paesaggio – che ha però delle precise corrispondenze con la realtà esterna.
Se negli anni Settanta l’interesse preponderante di Schifano sembra spostarsi dalla natura alla cultura – la cultura artistica in primo luogo, con il suo bagaglio di omaggi e citazioni – ecco che alla fine del decennio e durante tutti gli anni Ottanta la dimensione organica ridiventa protagonista di importanti cicli di lavori, come “Al mare” e “Orto botanico”, e di mostre come Naturale sconosciuto, presso le Prigioni Vecchie di Venezia nel 1984, e Indicazioni, presso il Palazzo Guasco di Alessandria. Si tratta questa volta di una natura che tende a farsi assoluta, di una condizione non referenziale che Alain Cueff definisce “natura della natura”: qualcosa di simile all’evocazione di un principio generativo, di una vitalità primordiale che trascende qualsiasi forma e materia. E’ lo stesso artista a suggerire questa ipotesi interpretativa chiosando il titolo della sua mostra dell’84 a Venezia: “’Naturale sconosciuto’ perché nessun segno, nessuno di quei segni che possono essere fiori, erbe, che potrebbero essere qualsiasi cosa vegetale, ha una somiglianza con ciò che esiste in natura”. Questa “natura ignota” ai sensi dell’uomo può tuttavia essere rivelata attraverso la pittura. Le opere degli anni Ottanta di Schifano rappresentano quindi una riflessione non soltanto sulla dimensione organica, ma anche sulla capacità della pittura di addentrarsi nelle pieghe più nascoste della realtà.
Una natura lirica ma non sentimentale
La mostra prende in considerazione le opere che l’artista ha dedicato alla dimensione naturale lungo tutto il suo itinerario creativo: dagli Alberi e dai Paesaggi anemici realizzati negli anni Sessanta, ai Giardini e alle Indicazioni degli anni Ottanta, passando attraverso le raffigurazioni di oasi e di palme, e il ciclo di dipinti intitolato Al mare, che scandiscono gli anni Settanta. In questi lavori si esprime in maniera compiuta l’atteggiamento lirico, ma paradossalmente non sentimentale, che Maurizio Calvesi ha tratteggiato in un suo articolo sul pittore romano. “La ricerca percettiva di Schifano non si presenta affatto nuda, ha una sua scia lirica”, ha scritto infatti Calvesi sull’Espresso nel 1967. “Ma si sbaglierebbe a definire questa sua intenzione poetica, questo quid lirico, come scoria sentimentale; il lirismo nasce anzi da una specie di graziosa brutalità, di velocità liquidatoria”.
La mostra di Mario Schifano – curata da Roberto Borghi insieme con Elisa Colombo e realizzata con la collaborazione della Fondazione Mazzotta – si tiene in concomitanza alla 37^ edizione della Fiera dell’Artigianato che quest’anno ha per tema il Made in Italy. Proprio in questi giorni infatti, si sta lavorando per l’entrata in vigore della prima legge che regolerà e tutelerà la definizione di Made in Italy e i prodotti che se ne avvalgono. Il 30 ottobre alle ore 10.00, prima dell’inaugurazione della mostra, nell’Auditorium di Lariofere si svolgerà un convegno sull’argomento a cui parteciperanno rappresentanti di categorie produttive e autorità politiche. Mario Schifano è uno degli artisti che, attraverso il proprio lavoro, hanno maggiormente contribuito alla creazione sul piano estetico di una certa “identità italiana” (come si intitola la mostra realizzata nel 1981 al Centre Pompidou di Parigi di cui è stato tra i più significativi partecipanti). In termini cronologici il suo itinerario artistico si è svolto quasi contemporaneamente all’affermazione del Made in Italy nel mondo e ha avuto la medesima espansione internazionale. Tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, la sua pittura è riuscita inoltre a raggiungere un pubblico molto ampio, pur restando di alto livello qualitativo e pur senza perdere la propria connotazione sperimentale.
“Una testa di ponte della pittura sul continente Natura”: così Dario Micacchi, in un articolo pubblicato su L’Unità del 28 novembre 1964, definisce l’opera di Mario Schifano. In effetti molti tra i dipinti realizzati da Schifano attorno alla metà degli anni Sessanta manifestano il desiderio di scandagliare la dimensione organica con lo strumento della pittura, si configurano come un tentativo di “dispiegare frammento dopo frammento” il mondo naturale. Stiamo parlando dei lavori intitolati En plein air, Paesaggio anemico, Ossigeno ossigeno e delle numerose tele che hanno per soggetto un albero – pressoché lo stesso, declinato secondo diverse intuizioni poetiche e soluzioni formali.
In tutte queste opere lo sguardo sulla natura sembra essere posato da un punto di vista propriamente urbano. D’altra parte, a dipingere accenni di vegetazione, sedimentazioni di colori dall’inconfondibile carattere organico, sagome di alberi solitari, talvolta incapsulate dal perspex, è lo stesso artista che ha scelto la strada come campo d’azione, si è immerso nell’artificialità della vita metropolitana e ne ha tratto dei singolari reportage pittorici. Negli anni Sessanta insomma Schifano guarda alla natura non come a una dimensione assoluta, ma come a un ambito relativo alla propria condizione di artista urbano, partecipe a tratti entusiasta di una modernità che ha nella città il suo punto di riferimento. E’ per questa ragione forse che i paesaggi e soprattutto gli alberi che compaiono nelle sue opere emanano spesso un senso di cattività o perlomeno di malinconia, evocano una condizione di estremo lirismo e di lieve strazio. Si tratta forse della proiezione di uno stato interiore – in linea con quella che è la classica tradizione del rapporto tra artista e paesaggio – che ha però delle precise corrispondenze con la realtà esterna.
Se negli anni Settanta l’interesse preponderante di Schifano sembra spostarsi dalla natura alla cultura – la cultura artistica in primo luogo, con il suo bagaglio di omaggi e citazioni – ecco che alla fine del decennio e durante tutti gli anni Ottanta la dimensione organica ridiventa protagonista di importanti cicli di lavori, come “Al mare” e “Orto botanico”, e di mostre come Naturale sconosciuto, presso le Prigioni Vecchie di Venezia nel 1984, e Indicazioni, presso il Palazzo Guasco di Alessandria. Si tratta questa volta di una natura che tende a farsi assoluta, di una condizione non referenziale che Alain Cueff definisce “natura della natura”: qualcosa di simile all’evocazione di un principio generativo, di una vitalità primordiale che trascende qualsiasi forma e materia. E’ lo stesso artista a suggerire questa ipotesi interpretativa chiosando il titolo della sua mostra dell’84 a Venezia: “’Naturale sconosciuto’ perché nessun segno, nessuno di quei segni che possono essere fiori, erbe, che potrebbero essere qualsiasi cosa vegetale, ha una somiglianza con ciò che esiste in natura”. Questa “natura ignota” ai sensi dell’uomo può tuttavia essere rivelata attraverso la pittura. Le opere degli anni Ottanta di Schifano rappresentano quindi una riflessione non soltanto sulla dimensione organica, ma anche sulla capacità della pittura di addentrarsi nelle pieghe più nascoste della realtà.
30
ottobre 2010
Mario Schifano – Naturalmente
Dal 30 ottobre al 07 novembre 2010
arte contemporanea
Location
LARIOFIERE
Erba, Viale Resegone, (Como)
Erba, Viale Resegone, (Como)
Orario di apertura
Feriali, 16.30 – 22.30 Sabati e Festivi, 10.00 – 23.00 Domenica 7 Novembre chiusura anticipata alle ore 19.00
Vernissage
30 Ottobre 2010, ore 10
Editore
MAZZOTTA
Ufficio stampa
MAZZOTTA
Autore
Curatore