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Mario Toffetti – Lo scultore dei Papi
L’arte di Mario Toffetti esprime una sensibilità e una spiritualità profondissime, ha la capacità straordinaria di rendere il mistero intoccabile e inafferrabile, lontanissimo e vicinissimo, della Fede e dell’Uomo
Comunicato stampa
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L’arte di Mario Toffetti esprime una sensibilità e una spiritualità profondissime, ha la capacità straordinaria di rendere il mistero intoccabile e inafferrabile, lontanissimo e vicinissimo, della Fede e dell’Uomo. Di fronte alle sue opere è davvero impossibile rimanere indifferenti: non solo impongono di essere contemplate con gli occhi ma ti interrogano, ti chiedono di essere interpretate e decifrate, in maniera sempre profonda e impegnativa. In questo viaggio ci accompagna - con naturale leggerezza - l’autore perché per lui l’arte e la vita corrono su due binari paralleli. “Mia madre, quando ero bambino, si lamentava perché le scaglie dello scolpire finivano nel piatto” ci ha detto quando abbiamo visitato il suo studio. Ecco perché le opere di Toffetti sono anche pagine autobiografiche che tendono ad indagare una dimensione spirituale, e che si svolgono secondo i ritmi di un monologo interiore, analogo, nel suo strutturarsi a ciò che, in letteratura, viene chiamato flusso di coscienza. Ma lo straordinario artista di Mozzanica ci invita ad andare oltre, ci sprona a riflettere sul legame stretto, quasi inscindibile tra arte e fede perché, sembra suggerire, entrambe agiscono nella trama della simbolizzazione del mondo. Condividere queste osservazioni è necessario per comprendere la sua poetica, per afferrare tutta la fatica e la difficoltà del rapporto tra bellezza e salvezza, tra forma e luce, tra arte e verità. La resa plastica è coerente con questi presupposti, ha la fluidità dell’acqua, con le sue volute a spirale, che rendono leggera ogni opera, anche le porte, come quella di Santa Maria Maggiore, alta quasi cinque metri, che ha l’immaterialità e la decisione del vento che cambia rapido direzione fino a sorprenderti, con quei “guizzi” forti che – nello stesso capolavoro - increspano la superficie liscia. E poi ci sono i giochi di luce, inafferrabili come le emozioni, che elevano ciò che è raffigurato da semplice narrazione a luogo dell’anima, impossibile da raccontare ma anche da dimenticare, dove si è catturati da ogni particolare, dalla filigrana degli spessori minimi, sensibilissimi alla luce, quasi rapiti dalle figure innervate di vita pulsante, di cui si coglie la grandezza e il carattere, la gioia e la sofferenza. E con cui non si può che creare un legame, in alcuni casi addirittura immedesimarsi. C’è, in questi capolavori, l’essenza dell’uomo e dell’arte moderna.
Osserva acutamente uno dei maggiori critici italiani, Flavio Caroli, nel suo volume dedicato al “volto di Gesù”, riferendosi alla situazione attuale: “La religione cristiana, per l’arte, torna a essere un colossale problema privato”. Ci vuole suggerire, Caroli, che mentre nel Rinascimento l’uomo d’Occidente collocava se stesso al centro dello spazio, ora la situazione è radicalmente mutata e l’uomo contemporaneo è purtroppo quello della solitudine e nella solitudine trova «una speranza di salvezza», o almeno di poesia.
La stessa tensione, l’abbiamo ritrovata nelle opere di Mario Toffetti, dove ognuna ripropone i quesiti primari dell’esistenza umana che nessuna filosofia, ma solo l’arte e la fede hanno saputo risolvere.
Di averci donato – in questo periodo di festività legate al Santo Natale - questa bella e importante mostra lo ringraziamo sinceramente. Così come esprimiamo sincera gratitudine a tutta la sua famiglia: i figli Fidia e Michelangelo e la moglie Caterina, che tanta importanza – come ha ribadito anche in una recente intervista rilasciata a Famiglia Cristiana - hanno nel gesto creaturale di Toffetti.
Nel trentesimo anniversario della morte si è riscoperta la figura di Paolo VI. Di Lui abbiamo ritrovato un passo che ci pare la migliore spiegazione della poetica e dell’importanza di questo grande artista, e che è risposta alla domanda, posta da Dostoevskij in un suo romanzo, ma che ha attraversato tutto l’Ottocento e il Novecento: “può la bellezza salvare il mondo?”. Scrive, nel ’64, il Santo Padre “... questo mondo, nel quale viviamo, ha bisogno di bellezza per non affondare nella disperazione. La bellezza. Come la verità, è ciò che mette gioia nel cuore, è quel frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione...”
On. Giuseppe Torchio
Presidente della Provincia di Cremona
Denis Spingardi
Assessore provinciale alla Cultura
e alla Promozione del territorio
La Cappella del Centro di spiritualità
del Santuario di Caravaggio,
opera di Mario Toffetti
In diocesi di Bergamo, a pochi chilometri dal Santuario della Madonna di Caravaggio, vive e lavora lo scultore Mario Toffetti, nativo di Mozzanica (al confine con il comune cremonese di Castel Gabbiano), “artista del sacro” e “scultore dei Papi” come lo ha definito la critica per le tante e pregevoli sculture a soggetto religioso, per i portali in bronzo realizzati per le grandi basiliche, per le medaglie pontificie coniate in tanti anni di intensa attività.
Solo per citarne alcune, si possono notare opere di Toffetti (fregi, sculture, vetrate e arredi) nella cappella del Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, che fu inaugurata da Papa Giovanni Paolo II durante il soggiorno del giugno 1992; così come al suo genio sono da ascrivere il nuovo immenso portale bronzeo (5 metri di altezza per 2,30 di larghezza, 15 tonnellate di peso) di Santa Maria Maggiore, una delle cinque grandi basiliche patriarcali di Roma, il fonte battesimale nella Cappella Sistina e, a Crema, l'altare del Duomo e il portale della basilica di Santa Maria della Croce.
Senza dimenticare il portale d'ingresso in bronzo del quattrocentesco Santuario della Beata Vergine di San Lorenzo a Guanzate in provincia di Como e la monumentale Via Crucis nella Chiesa Parrocchiale di Rocca Massima (Latina), opera marmorea di grande ispirazione; o il nuovo arredo della chiesa del Policlinico Gemelli di Roma: altare, ambone, sedute in marmo e un imponente crocifisso bronzeo che risorge, attraendo a sé, in un grande movimento a spirale, tutta la famiglia umana. Per non parlare, fra tante altre, della medaglia coniata nel 1995 in occasione del XV anno di pontificato di Giovanni Paolo II e l’uscita del Nuovo catechismo.
Dove Toffetti si procuri certi marmi dalle venature che sembrano acqua, o dove trovi certe qualità e sfumature, come il rosa di Portogallo per il gruppo dell’apparizione della Vergine di Caravaggio che si trova a Tabaka, in Kenia, fa parte di quei segreti che ogni vero artista non rivelerà mai.
Osserva acutamente uno dei maggiori critici italiani, Flavio Caroli, nel suo volume dedicato al “volto di Gesù”, riferendosi alla situazione attuale: “La religione cristiana, per l’arte, torna a essere un colossale problema privato”. Ci vuole suggerire, Caroli, che mentre nel Rinascimento l’uomo d’Occidente collocava se stesso al centro dello spazio, ora la situazione è radicalmente mutata e l’uomo contemporaneo è purtroppo quello della solitudine e nella solitudine trova «una speranza di salvezza», o almeno di poesia.
La stessa tensione, l’abbiamo ritrovata nelle opere di Mario Toffetti, dove ognuna ripropone i quesiti primari dell’esistenza umana che nessuna filosofia, ma solo l’arte e la fede hanno saputo risolvere.
Di averci donato – in questo periodo di festività legate al Santo Natale - questa bella e importante mostra lo ringraziamo sinceramente. Così come esprimiamo sincera gratitudine a tutta la sua famiglia: i figli Fidia e Michelangelo e la moglie Caterina, che tanta importanza – come ha ribadito anche in una recente intervista rilasciata a Famiglia Cristiana - hanno nel gesto creaturale di Toffetti.
Nel trentesimo anniversario della morte si è riscoperta la figura di Paolo VI. Di Lui abbiamo ritrovato un passo che ci pare la migliore spiegazione della poetica e dell’importanza di questo grande artista, e che è risposta alla domanda, posta da Dostoevskij in un suo romanzo, ma che ha attraversato tutto l’Ottocento e il Novecento: “può la bellezza salvare il mondo?”. Scrive, nel ’64, il Santo Padre “... questo mondo, nel quale viviamo, ha bisogno di bellezza per non affondare nella disperazione. La bellezza. Come la verità, è ciò che mette gioia nel cuore, è quel frutto prezioso che resiste all’usura del tempo, che unisce le generazioni e le congiunge nell’ammirazione...”
On. Giuseppe Torchio
Presidente della Provincia di Cremona
Denis Spingardi
Assessore provinciale alla Cultura
e alla Promozione del territorio
La Cappella del Centro di spiritualità
del Santuario di Caravaggio,
opera di Mario Toffetti
In diocesi di Bergamo, a pochi chilometri dal Santuario della Madonna di Caravaggio, vive e lavora lo scultore Mario Toffetti, nativo di Mozzanica (al confine con il comune cremonese di Castel Gabbiano), “artista del sacro” e “scultore dei Papi” come lo ha definito la critica per le tante e pregevoli sculture a soggetto religioso, per i portali in bronzo realizzati per le grandi basiliche, per le medaglie pontificie coniate in tanti anni di intensa attività.
Solo per citarne alcune, si possono notare opere di Toffetti (fregi, sculture, vetrate e arredi) nella cappella del Centro di spiritualità del Santuario di Caravaggio, che fu inaugurata da Papa Giovanni Paolo II durante il soggiorno del giugno 1992; così come al suo genio sono da ascrivere il nuovo immenso portale bronzeo (5 metri di altezza per 2,30 di larghezza, 15 tonnellate di peso) di Santa Maria Maggiore, una delle cinque grandi basiliche patriarcali di Roma, il fonte battesimale nella Cappella Sistina e, a Crema, l'altare del Duomo e il portale della basilica di Santa Maria della Croce.
Senza dimenticare il portale d'ingresso in bronzo del quattrocentesco Santuario della Beata Vergine di San Lorenzo a Guanzate in provincia di Como e la monumentale Via Crucis nella Chiesa Parrocchiale di Rocca Massima (Latina), opera marmorea di grande ispirazione; o il nuovo arredo della chiesa del Policlinico Gemelli di Roma: altare, ambone, sedute in marmo e un imponente crocifisso bronzeo che risorge, attraendo a sé, in un grande movimento a spirale, tutta la famiglia umana. Per non parlare, fra tante altre, della medaglia coniata nel 1995 in occasione del XV anno di pontificato di Giovanni Paolo II e l’uscita del Nuovo catechismo.
Dove Toffetti si procuri certi marmi dalle venature che sembrano acqua, o dove trovi certe qualità e sfumature, come il rosa di Portogallo per il gruppo dell’apparizione della Vergine di Caravaggio che si trova a Tabaka, in Kenia, fa parte di quei segreti che ogni vero artista non rivelerà mai.
20
dicembre 2008
Mario Toffetti – Lo scultore dei Papi
Dal 20 dicembre 2008 al primo febbraio 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO STANGA
Cremona, Via Palestro, 36, (Cremona)
Cremona, Via Palestro, 36, (Cremona)
Orario di apertura
Dal lunedì al sabato, ore 9-13; 15-19; Domenica e festivi, ore 10-13; 15-19; 24 dicembre, ore 9-13; 25 dicembre, ore 15-19; 31 dicembre, ore 9-13
1 gennaio 2009, ore 15-19
Vernissage
20 Dicembre 2008, ore 18
Sito web
www.cremonamostre.it
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