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Mario Vespasiani – Famaeternitatis. Le radici del pensiero
Mario Vespasiani sarà presente a Smerillo con l’installazione “Le radici del pensiero”, nell’ambito del Festival “Le Parole della Montagna”.
Comunicato stampa
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Mario Vespasiani sarà presente a Smerillo con l'installazione “Le radici del pensiero”, nell'ambito del Festival “Le Parole della Montagna”.
Scrive Cecilia Casadei: Tutto il lavoro di Vespasiani ha visto protagonisti della sua pittura volti, animali, astrazioni come elementi di un mondo narrativo riconducibile ad un solo grande cosmo, ad una tensione verso il sublime, come celebrazione di una poetica che oggi si concentra anche sulla tridimensionalità. La vita contiene una dimensione sacra, una tensione verso l’infinito che chiama la vita, aspetto da cui Vespasiani da Ripatransone nel Piceno, il luogo che gli permette di vivere una dimensione più vicina allo Spirito, parte per creare una prima opera, un “albero cosmico”, una sorta di pittoscultura dove un bonsai privo di fogliame fuoriesce da una tela che rimanda al cosmo, ad un universo dove albergano galassie e stelle luminose. Un progetto e una gestualità per “uscire fuori dalla tela, per avere la libertà di stabilire un rapporto dialettico con lo spazio”, come si esprimeva Jannis Kounellis. Un secondo albero nodoso e nuovamente privo di foglie, rami come fossero vene che si intrecciano in una superficie palpitante, come dirà Vespasiani che ha realizzato l’opera in metallo ritorto, mette in evidenza radici che paiono essere complementari ai suoi rami. Radici e rami, quindi, che potrebbero essere capovolti e dare lo stesso risultato visivo: metafora di una identità fra gli elementi del cielo e quelli della terra. Poi, due vecchi bonsai originali, ormai secchi, circondati da elementi di ferro, alberi sempre sospesi che non toccano superfici a terra ad indicare levità e simbolismo che rimanda al fondamento mitologico per cui molti popoli primitivi, come gli indios dell’Amazzonia, ritengono che i grandi alberi della foresta tropicale sostengano la volta celeste e che il cielo crollerà il giorno in cui questi alberi verranno abbattuti, come sarà lo stesso vespasiani a ricordarci. Se l’arte nasce dalla consapevolezza di una mancanza, di un vuoto, di uno spazio da colmare, quello di Mario Vespasiani è il risultato di una arte come poiesis a fondamento di un pensiero che precede la bellezza.
La mostra di Mario Vespasiani presenta per l'occasione le nuove opere tridimensionali, facenti parte della serie FAMAETERNITATIS, lavori ideati per dare risalto ad un simbolo a lui caro, l'albero, sacro in virtù della sua potenza, che manifesta una realtà extra umana e che lo pone al centro dell'Universo, quale punto di intersezione delle tre regioni cosmiche: cielo, terra inferi. L'autore ci mostra alberi completamente spogli evidenziando i tratti essenziali che li compongono, come fossero vene che intrecciano una superficie palpitante, che unisce alto e basso. Le radici paiono ramificarsi quanto le chiome, al punto che la visione potrebbe rovesciarsi: il legno e il ferro adoperati richiamano la fragilità e la resistenza, mentre il fatto che siano sospesi dal suolo ci indica una leggerezza inaspettata, amplificata da tutta una serie di punti bianchi disposti su tutto il busto, che sembrano evocare delle coordinate astronomiche.
Il titolo è un neologismo composto dall'autore e racchiude il senso umano più profondo della vita giusta, ossia della gloria che ci può essere nell'onorare gli impegni quotidiani, nella crescita costante, fino a raggiungere l'armonia col divino che è eterno.
Vespasiani evoca quei racconti ancestrali dove si narra che prima che l’uomo facesse la sua comparsa, sulla terra vi era un albero gigantesco che si innalzava fino al cielo e quale asse dell’universo, attraversava i tre mondi affondando le sue radici negli abissi e coi suoi rami raggiungeva l'Empireo. Attraverso l'albero, il fuoco scendeva dal cielo, la sua cima, raccogliendo le nuvole, faceva cadere le piogge fecondatrici e con la sua verticalità, assicurava il nesso con l’universo. L’albero cosmico è presente in tutte le grandi civiltà fino ad assumere col cristianesimo una valenza salvifica. Fondamento dei miti, ancor oggi molti popoli primitivi come gli indios amazzonici, ritengono che i grandi alberi della foresta tropicale pluviale sostengano la volta celeste e che il cielo crollerà il giorno in cui questi alberi verranno abbattuti. FAMAETERNITATIS è dunque un evento che nasce dalla contemplazione di tali forme, ciascuna con una storia, un mistero, che non smette di interrogarci.
Mario Vespasiani (1978) è un artista visivo italiano. Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall'arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli, in mostre intitolate La quarta dimensione. La sua ricerca non ha riferimenti analoghi nel panorama contemporaneo per tematiche, scelte espositive e collaborazioni. Nel corso del tempo è stato uno dei pochi ad avere interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all'astrofisica, dall'antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura: attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale il suo lavoro va inteso come continuazione dell'opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale. Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Di recente è stato in mostra a Venezia e Monaco di Baviera nella collettiva Our place in space promossa da NASA ed Esa che prosegue nel 2018 in un tour mondiale. Nel 2015 esce Planet Aurum, il suo primo libro di scritti. Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie e libri d'arte, sul rapporto della presenza femminile nell'ispirazione artistica, la cui trilogia è stata presentata a fine anno alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Nel 2016 è l'ideatore del festival sul pensiero contemporaneo La Sibilla e i Nuovi Visionari. Nel 2017 organizza Indipendenti, Ribelli e Mistici, una rassegna di incontri interculturali che ha coinvolto studiosi provenienti da vari ambiti per tentare di decifrare i nostri tempi. Nel 2017 il Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle ha celebrato il quarantennale con la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air. Trentanove sono ad oggi le pubblicazioni personali, che dall'esordio, hanno documentato in maniera metodica la sua ricerca. In questi giorni Mario Vespasiani è in mostra a Monaco di Baviera nell'Eso Supernova Planetarium, al Premio Cimitile di Napoli e per tutta l'estate al Paese Alto di Grottammare con la mostra Navi degli Astri.
Scrive Cecilia Casadei: Tutto il lavoro di Vespasiani ha visto protagonisti della sua pittura volti, animali, astrazioni come elementi di un mondo narrativo riconducibile ad un solo grande cosmo, ad una tensione verso il sublime, come celebrazione di una poetica che oggi si concentra anche sulla tridimensionalità. La vita contiene una dimensione sacra, una tensione verso l’infinito che chiama la vita, aspetto da cui Vespasiani da Ripatransone nel Piceno, il luogo che gli permette di vivere una dimensione più vicina allo Spirito, parte per creare una prima opera, un “albero cosmico”, una sorta di pittoscultura dove un bonsai privo di fogliame fuoriesce da una tela che rimanda al cosmo, ad un universo dove albergano galassie e stelle luminose. Un progetto e una gestualità per “uscire fuori dalla tela, per avere la libertà di stabilire un rapporto dialettico con lo spazio”, come si esprimeva Jannis Kounellis. Un secondo albero nodoso e nuovamente privo di foglie, rami come fossero vene che si intrecciano in una superficie palpitante, come dirà Vespasiani che ha realizzato l’opera in metallo ritorto, mette in evidenza radici che paiono essere complementari ai suoi rami. Radici e rami, quindi, che potrebbero essere capovolti e dare lo stesso risultato visivo: metafora di una identità fra gli elementi del cielo e quelli della terra. Poi, due vecchi bonsai originali, ormai secchi, circondati da elementi di ferro, alberi sempre sospesi che non toccano superfici a terra ad indicare levità e simbolismo che rimanda al fondamento mitologico per cui molti popoli primitivi, come gli indios dell’Amazzonia, ritengono che i grandi alberi della foresta tropicale sostengano la volta celeste e che il cielo crollerà il giorno in cui questi alberi verranno abbattuti, come sarà lo stesso vespasiani a ricordarci. Se l’arte nasce dalla consapevolezza di una mancanza, di un vuoto, di uno spazio da colmare, quello di Mario Vespasiani è il risultato di una arte come poiesis a fondamento di un pensiero che precede la bellezza.
La mostra di Mario Vespasiani presenta per l'occasione le nuove opere tridimensionali, facenti parte della serie FAMAETERNITATIS, lavori ideati per dare risalto ad un simbolo a lui caro, l'albero, sacro in virtù della sua potenza, che manifesta una realtà extra umana e che lo pone al centro dell'Universo, quale punto di intersezione delle tre regioni cosmiche: cielo, terra inferi. L'autore ci mostra alberi completamente spogli evidenziando i tratti essenziali che li compongono, come fossero vene che intrecciano una superficie palpitante, che unisce alto e basso. Le radici paiono ramificarsi quanto le chiome, al punto che la visione potrebbe rovesciarsi: il legno e il ferro adoperati richiamano la fragilità e la resistenza, mentre il fatto che siano sospesi dal suolo ci indica una leggerezza inaspettata, amplificata da tutta una serie di punti bianchi disposti su tutto il busto, che sembrano evocare delle coordinate astronomiche.
Il titolo è un neologismo composto dall'autore e racchiude il senso umano più profondo della vita giusta, ossia della gloria che ci può essere nell'onorare gli impegni quotidiani, nella crescita costante, fino a raggiungere l'armonia col divino che è eterno.
Vespasiani evoca quei racconti ancestrali dove si narra che prima che l’uomo facesse la sua comparsa, sulla terra vi era un albero gigantesco che si innalzava fino al cielo e quale asse dell’universo, attraversava i tre mondi affondando le sue radici negli abissi e coi suoi rami raggiungeva l'Empireo. Attraverso l'albero, il fuoco scendeva dal cielo, la sua cima, raccogliendo le nuvole, faceva cadere le piogge fecondatrici e con la sua verticalità, assicurava il nesso con l’universo. L’albero cosmico è presente in tutte le grandi civiltà fino ad assumere col cristianesimo una valenza salvifica. Fondamento dei miti, ancor oggi molti popoli primitivi come gli indios amazzonici, ritengono che i grandi alberi della foresta tropicale pluviale sostengano la volta celeste e che il cielo crollerà il giorno in cui questi alberi verranno abbattuti. FAMAETERNITATIS è dunque un evento che nasce dalla contemplazione di tali forme, ciascuna con una storia, un mistero, che non smette di interrogarci.
Mario Vespasiani (1978) è un artista visivo italiano. Inaugura la prima mostra non ancora ventenne e ad oggi ha esposto su tutto il territorio nazionale, in gallerie, musei, luoghi di culto e in contesti inusuali. Durante la sua carriera le sue opere sono state poste in dialogo diretto con alcuni maestri dall'arte italiana, quali Mario Schifano, Osvaldo Licini, Lorenzo Lotto e Mario Giacomelli, in mostre intitolate La quarta dimensione. La sua ricerca non ha riferimenti analoghi nel panorama contemporaneo per tematiche, scelte espositive e collaborazioni. Nel corso del tempo è stato uno dei pochi ad avere interessato anche studiosi di discipline che vanno dalla teologia all'astrofisica, dall'antropologia alla filosofia. Si esprime attraverso un alfabeto simbolico che si fonda sulle rivelazioni della mistica cristiana e sulla pratica alchemica della pittura: attento osservatore delle leggi naturali e degli insegnamenti della sapienza orientale il suo lavoro va inteso come continuazione dell'opera creativa universale, da cui cogliere il sentimento spirituale. Ha esposto nel 2011 al Padiglione Italia della Biennale di Venezia curato da Vittorio Sgarbi nella sede di Torino e qui con Imago Mundi alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Di recente è stato in mostra a Venezia e Monaco di Baviera nella collettiva Our place in space promossa da NASA ed Esa che prosegue nel 2018 in un tour mondiale. Nel 2015 esce Planet Aurum, il suo primo libro di scritti. Dal 2013 lavora a Mara as Muse, un progetto composto da dipinti, disegni, fotografie e libri d'arte, sul rapporto della presenza femminile nell'ispirazione artistica, la cui trilogia è stata presentata a fine anno alla Galleria d'Arte Moderna di Roma. Nel 2016 è l'ideatore del festival sul pensiero contemporaneo La Sibilla e i Nuovi Visionari. Nel 2017 organizza Indipendenti, Ribelli e Mistici, una rassegna di incontri interculturali che ha coinvolto studiosi provenienti da vari ambiti per tentare di decifrare i nostri tempi. Nel 2017 il Museo Storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle ha celebrato il quarantennale con la sua mostra personale dal titolo Fly Sky and Air. Trentanove sono ad oggi le pubblicazioni personali, che dall'esordio, hanno documentato in maniera metodica la sua ricerca. In questi giorni Mario Vespasiani è in mostra a Monaco di Baviera nell'Eso Supernova Planetarium, al Premio Cimitile di Napoli e per tutta l'estate al Paese Alto di Grottammare con la mostra Navi degli Astri.
19
luglio 2018
Mario Vespasiani – Famaeternitatis. Le radici del pensiero
Dal 19 al 22 luglio 2018
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – Smerillo
Smerillo, (Fermo)
Smerillo, (Fermo)
Autore
Curatore