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Marion Baruch – Abbraccio lo spazio e lo attraverso
Il MA*GA ospita della grande balconata del museo un’installazione site specific di Marion Baruch.
Comunicato stampa
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Il MA*GA ospita della grande balconata del museo un'installazione site specific di Marion Baruch. Scrive in merito il curatore della mostra Noah Stolz:
"Tutta l’opera di Marion Baruch costituisce una sola grande indagine sulle potenzialità del vuoto. Il vuoto qui preso in considerazione non va confuso con uno spazio esperienziale trascendente; la stessa metafisica non è per forza al centro di questa indagine, non è il soggetto ma un semplice elemento costitutivo del linguaggio dell’artista, che vede nel vuoto la realizzazione di un campo di forza che può essere compreso attraverso l’esperienza. Ogni opera è il risultato di un’operazione linguistica, di un rapporto epistemologico con il medium indagato e incarna quindi un processo di traduzione che implica un’analisi implicita del medium utilizzato e una riduzione delle sue funzioni espressive. Quando nel corso dei primi anni ’60 l’artista si occupa di allestire insieme all’architetto Moretti il progetto di quella che diventerà la sua casa di Gallarate la comprensione dello spazio in termini architettonici e la vicinanza con gli artigiani la porteranno a progettare le sue prime opere installative. A quell’epoca Marion non lascia la pittura, che era sino ad allora l’unico medium utilizzato dall’artista, né affronta la scultura da un punto di vista tradizionale. Il rapporto che l’artista instaura con la materia è di tipo funzionale e non al contrario contemplativo, ciò che la interessa maggiormente sono le dinamiche dell’esperienza dello spazio, la delimitazione di uno spazio astratto che può essere abbracciato con lo sguardo e poi attraversato. La dimensione pittorica non viene per questo abbandonata, parallelamente infatti a queste opere installative Baruch porta avanti una ricerca pittorica asciutta, composta di gesti quasi automatici in colore acrilico bianco e nero, composta di campiture nervose come quelle di uno schizzo urbanistico. Questa alternanza tra la dimensione pittorica e quella della scultura perdurerà a lungo fino a dissolversi negli anni ’90 quando l’artista privilegerà una componente sino ad allora latente del suo lavoro: ovvero inclusione nel processo di creazione delle relazioni umane. Nel corso delle varie tappe evolutive del suo lavoro artistico; Marion Baruch ha utilizzato i medium più svariati avvicinandosi sfiorando le più svariate discipline, dalla pittura all’architettura, all’installazione, passando per il design, l’arte concettuale, il minimalismo e l’arte relazionale. Oggi le innumerevoli sfaccettature di ognuna di queste fasi possono finalmente coesistere in un unico gesto risolutore: a partire dal 2012 Marion raccoglie i rifiuti della produzione del tessile, i resti degli atelier di confezione del prêt à porter".
"Tutta l’opera di Marion Baruch costituisce una sola grande indagine sulle potenzialità del vuoto. Il vuoto qui preso in considerazione non va confuso con uno spazio esperienziale trascendente; la stessa metafisica non è per forza al centro di questa indagine, non è il soggetto ma un semplice elemento costitutivo del linguaggio dell’artista, che vede nel vuoto la realizzazione di un campo di forza che può essere compreso attraverso l’esperienza. Ogni opera è il risultato di un’operazione linguistica, di un rapporto epistemologico con il medium indagato e incarna quindi un processo di traduzione che implica un’analisi implicita del medium utilizzato e una riduzione delle sue funzioni espressive. Quando nel corso dei primi anni ’60 l’artista si occupa di allestire insieme all’architetto Moretti il progetto di quella che diventerà la sua casa di Gallarate la comprensione dello spazio in termini architettonici e la vicinanza con gli artigiani la porteranno a progettare le sue prime opere installative. A quell’epoca Marion non lascia la pittura, che era sino ad allora l’unico medium utilizzato dall’artista, né affronta la scultura da un punto di vista tradizionale. Il rapporto che l’artista instaura con la materia è di tipo funzionale e non al contrario contemplativo, ciò che la interessa maggiormente sono le dinamiche dell’esperienza dello spazio, la delimitazione di uno spazio astratto che può essere abbracciato con lo sguardo e poi attraversato. La dimensione pittorica non viene per questo abbandonata, parallelamente infatti a queste opere installative Baruch porta avanti una ricerca pittorica asciutta, composta di gesti quasi automatici in colore acrilico bianco e nero, composta di campiture nervose come quelle di uno schizzo urbanistico. Questa alternanza tra la dimensione pittorica e quella della scultura perdurerà a lungo fino a dissolversi negli anni ’90 quando l’artista privilegerà una componente sino ad allora latente del suo lavoro: ovvero inclusione nel processo di creazione delle relazioni umane. Nel corso delle varie tappe evolutive del suo lavoro artistico; Marion Baruch ha utilizzato i medium più svariati avvicinandosi sfiorando le più svariate discipline, dalla pittura all’architettura, all’installazione, passando per il design, l’arte concettuale, il minimalismo e l’arte relazionale. Oggi le innumerevoli sfaccettature di ognuna di queste fasi possono finalmente coesistere in un unico gesto risolutore: a partire dal 2012 Marion raccoglie i rifiuti della produzione del tessile, i resti degli atelier di confezione del prêt à porter".
13
ottobre 2018
Marion Baruch – Abbraccio lo spazio e lo attraverso
Dal 13 al 21 ottobre 2018
arte contemporanea
Location
MAGA – MUSEO D’ARTE DI GALLARATE
Gallarate, Via Egidio De Magri, 1, (Varese)
Gallarate, Via Egidio De Magri, 1, (Varese)
Orario di apertura
martedì - venerdì 10.00 -13.00 | 14.30 - 18.30 sabato e domenica 11.00 - 19.00 chiuso lunedì
Vernissage
13 Ottobre 2018, h 18
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore