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Marisa Albanese / Roberto Marchese – Combinato Disposto
Un progetto espositivo nel quale opere recenti e inedite, alcune site-specific, si pongono in dialettica relazione tra loro e con gli spazi della Torre di Guevara. L’incontro tra i due artisti dà vita a un “intreccio” linguistico multimediale (caratterizzato da installazioni e sculture ambientali, disegno e fotografia, tecnologie analogiche e digitali) che veicola una vera e propria simbiosi, uno scambio di visioni su tematiche e contesti affini
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Marisa Albanese e Roberto Marchese presentano un progetto espositivo, intitolato Combinato
Disposto, Patrocinato dal Comune di Ischia e dal Museo MADRE, a cura di Michela Casavo-
la, nel quale opere recenti e inedite, alcune site-specific, si pongono in dialettica relazione tra loro
e con gli spazi della Torre di Guevara. L’incontro tra i due artisti dà vita a un “intreccio” linguistico
multimediale (caratterizzato da installazioni e sculture ambientali, disegno e fotografia, tecnologie
analogiche e digitali) che veicola una vera e propria simbiosi, uno scambio di visioni su tematiche
e contesti affini. Da ambiti antropologici e sociali (Marchese) si passa a questioni sulla condizione
dell’uomo contemporaneo, nomadismo e spostamento identitario (Albanese). Un percorso tra
“nonluoghi” (per citare Marc Augè) caratterizzato da input visivi eterogenei per incontrare le tracce
archeologiche e geografiche della surmodernità, accompagnati da riferimenti al superamento della
condizione di mobilità, associati all’ipotesi di un nuovo habitat quotidiano, capace di ridisegnare la
vicenda contemporanea e i suoi fenomeni.
Marisa Albanese crea nuove mappe con polvere di metalli nell’opera Cosa ferma le altalene?.
In questa installazione un gruppo di cinque altalene in vetro spostano, mediante un magnete
posto sotto la loro seduta, la polvere di ferro distribuita tra due lastre, componendo un motivo
iconico momentaneo, che varia a seconda dell’oscillazione dell’altalena. La polvere si dispone sec-
ondo percorsi liberi, elettrici, sottostando alla densità del campo magnetico. L’artista non soltanto
inventa mappe geografiche, con polveri metalliche o con il sale, come vedremo nell’opera inedita
che realizzerà espressamente per una grande sala della Torre di Guevara, ma disegna anche in
modo inventivo il viaggio e il transito. Nel ciclo Diariogrammi i disegni divengono grovigli di segni
di fronte ai quali si è spinti a cercare un’immagine, a ricostruire un senso figurativo, fino a che non
si coglie la vera immagine lì custodita: l’immagine di un corpo fermo che si muove, un’apparente
unità organica statica che cela in realtà un flusso di energia in attesa di esplodere, di de-flagrare.
È la traccia di quella diffusa potenza immanente che rimane inesplosa solo perché sepolta da una
smisurata produzione di flussi immunizzanti. Traccia che testimonia il lavoro dell’artista, narrando,
come fu per gli antichi viaggiatori del Grand Tour, la potenza creatrice del proprio sguardo, delle
proprie mani, della propria ragione critica, fino a compiere nella sua forma più alta il nostro viaggio.
In Marisa Albanese si può cogliere, attraverso la leggerezza del tratto, tutto il “peso” del nostro
tempo, della vita in transito, nonché l’essere in viaggio.
L’analisi delle opere di Roberto Marchese si pone, invece, oltre la moderna condizione globaliz-
zata con la presentazione di oggetti archeologici reinventati (oggetti in cemento ricavati da calchi
di vecchi televisori e componenti strutturali di luoghi dismessi), spesso utensili-artefatti nati dal
riuso di materiali trovati (sorta di doppio ready made) che aprono la riflessione su una rinnovata
memoria futura, riferibile a una immaginaria civiltà postindustriale. Marchese si avventura poi in
un “viaggio onirico” con il ciclo fotografico intitolato New Yort, una registrazione temporale di im-
magini catturate nelle aree periferiche di Napoli, che accentuando il senso quasi visionario di zone
dove convivono agglomerati edilizi in cemento, fabbricati in lamiera dismessi e scorci desolanti,
zone intaccate dal vuoto, rivendicano “il potere dell’immaginazione” in un paesaggio apocalittico.
Marchese esplora terre e “territori” alla ricerca di codici non completamente decodificati, ma che
siano anelli di congiunzione di due grandi blocchi culturali, quello contadino e quello del capitalis-
mo post-industriale, ponendo l’accento sulle contraddizioni tra luoghi urbani e quelli rurali in una
logica di catalogazione e destrutturazione degli oggetti che sono appartenuti o appartengono alla
collettività. Nell’epoca in cui il mondo si sperimenta, Marchese si muove nello spazio eterogeneo
della modernità, “dal quale siamo chiamati fuori da noi stessi, nel quale si svolge concretamente
l’erosione della nostra vita, del nostro tempo e della nostra storia” citando Foucault.
(M.C.)
Disposto, Patrocinato dal Comune di Ischia e dal Museo MADRE, a cura di Michela Casavo-
la, nel quale opere recenti e inedite, alcune site-specific, si pongono in dialettica relazione tra loro
e con gli spazi della Torre di Guevara. L’incontro tra i due artisti dà vita a un “intreccio” linguistico
multimediale (caratterizzato da installazioni e sculture ambientali, disegno e fotografia, tecnologie
analogiche e digitali) che veicola una vera e propria simbiosi, uno scambio di visioni su tematiche
e contesti affini. Da ambiti antropologici e sociali (Marchese) si passa a questioni sulla condizione
dell’uomo contemporaneo, nomadismo e spostamento identitario (Albanese). Un percorso tra
“nonluoghi” (per citare Marc Augè) caratterizzato da input visivi eterogenei per incontrare le tracce
archeologiche e geografiche della surmodernità, accompagnati da riferimenti al superamento della
condizione di mobilità, associati all’ipotesi di un nuovo habitat quotidiano, capace di ridisegnare la
vicenda contemporanea e i suoi fenomeni.
Marisa Albanese crea nuove mappe con polvere di metalli nell’opera Cosa ferma le altalene?.
In questa installazione un gruppo di cinque altalene in vetro spostano, mediante un magnete
posto sotto la loro seduta, la polvere di ferro distribuita tra due lastre, componendo un motivo
iconico momentaneo, che varia a seconda dell’oscillazione dell’altalena. La polvere si dispone sec-
ondo percorsi liberi, elettrici, sottostando alla densità del campo magnetico. L’artista non soltanto
inventa mappe geografiche, con polveri metalliche o con il sale, come vedremo nell’opera inedita
che realizzerà espressamente per una grande sala della Torre di Guevara, ma disegna anche in
modo inventivo il viaggio e il transito. Nel ciclo Diariogrammi i disegni divengono grovigli di segni
di fronte ai quali si è spinti a cercare un’immagine, a ricostruire un senso figurativo, fino a che non
si coglie la vera immagine lì custodita: l’immagine di un corpo fermo che si muove, un’apparente
unità organica statica che cela in realtà un flusso di energia in attesa di esplodere, di de-flagrare.
È la traccia di quella diffusa potenza immanente che rimane inesplosa solo perché sepolta da una
smisurata produzione di flussi immunizzanti. Traccia che testimonia il lavoro dell’artista, narrando,
come fu per gli antichi viaggiatori del Grand Tour, la potenza creatrice del proprio sguardo, delle
proprie mani, della propria ragione critica, fino a compiere nella sua forma più alta il nostro viaggio.
In Marisa Albanese si può cogliere, attraverso la leggerezza del tratto, tutto il “peso” del nostro
tempo, della vita in transito, nonché l’essere in viaggio.
L’analisi delle opere di Roberto Marchese si pone, invece, oltre la moderna condizione globaliz-
zata con la presentazione di oggetti archeologici reinventati (oggetti in cemento ricavati da calchi
di vecchi televisori e componenti strutturali di luoghi dismessi), spesso utensili-artefatti nati dal
riuso di materiali trovati (sorta di doppio ready made) che aprono la riflessione su una rinnovata
memoria futura, riferibile a una immaginaria civiltà postindustriale. Marchese si avventura poi in
un “viaggio onirico” con il ciclo fotografico intitolato New Yort, una registrazione temporale di im-
magini catturate nelle aree periferiche di Napoli, che accentuando il senso quasi visionario di zone
dove convivono agglomerati edilizi in cemento, fabbricati in lamiera dismessi e scorci desolanti,
zone intaccate dal vuoto, rivendicano “il potere dell’immaginazione” in un paesaggio apocalittico.
Marchese esplora terre e “territori” alla ricerca di codici non completamente decodificati, ma che
siano anelli di congiunzione di due grandi blocchi culturali, quello contadino e quello del capitalis-
mo post-industriale, ponendo l’accento sulle contraddizioni tra luoghi urbani e quelli rurali in una
logica di catalogazione e destrutturazione degli oggetti che sono appartenuti o appartengono alla
collettività. Nell’epoca in cui il mondo si sperimenta, Marchese si muove nello spazio eterogeneo
della modernità, “dal quale siamo chiamati fuori da noi stessi, nel quale si svolge concretamente
l’erosione della nostra vita, del nostro tempo e della nostra storia” citando Foucault.
(M.C.)
12
luglio 2014
Marisa Albanese / Roberto Marchese – Combinato Disposto
Dal 12 luglio al 21 settembre 2014
arte contemporanea
Location
TORRE GUEVARA
Ischia, Via Nuova Cartaromana, (Napoli)
Ischia, Via Nuova Cartaromana, (Napoli)
Orario di apertura
Tutti i giorni dalle 18.00 alle 21.00
Vernissage
12 Luglio 2014, ore 19
Autore
Curatore