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Marisa Merlin – Alina non c’è più
Nel trittico di Marisa Merlin, sacro già in sé, la matrice è la storia di Alina, il linguaggio si fa fisico, più nudo della carne, e produce una metrica che si basa sul reticolo di segni corporali, impronte di vite, essenza, ascesa, caduta e riassorbimento. Nelle foto di Piera De Nicolao, Alina vive in tutte le donne che, lasciate sole, gridano nel silenzio. Vive nell’assenza, nella miseria, nell’emarginazione, nella mercificazione. Vive, anche se Alina non c’è più.
Comunicato stampa
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Alina non c'è più. Questo è il dato di fatto che Marisa Merlin, artista di fama internazionale, ha elaborato quale punto di partenza per realizzare quelle suggestioni e riflessioni artistiche ora esposte in questa personale limenese. Merlin è da sempre artista attenta all'attualità e specificatamente vicina a tematiche ambientali e sociali; in quest'occasione il suo lavoro, declinato secondo un progetto curatoriale narrativo che ha coinvolto anche la fotografa Piera De Nicolao, ha preso lo spunto da un evento realmente accaduto all'artista.
Evento che ha messo in relazione alcuni elementi femminili della sua famiglia nell'arco di tre generazioni: Piera De Nicolao è figlia di Marisa Merlin e ha collaborato alla realizazzione della mostra, coadiuvando la madre nell'interpretazione e sedimentazione del ricordo dal quale si è originato il processo creativo.
La storia: tutto ha inizio con l'anziana madre di Marisa Merlin, donna completamente priva di pregiudizi, che affitta a una ragazza rumena un suo appartamento di proprietà. La ragazza non dà problemi di sorta, paga regolarmente il canone d'affitto, nessun vicino ha di che lamentarsi del suo comportamento condominiale.
Un bel giorno però su Alina – nome fittizio – cala il silenzio. Di lei non si hanno più notize: non paga più l'affitto, non risponde più al telefono, non apre alla porta.
Forse è in viaggio, la prima reazione di Marisa e sua madre, poi, falliti ulteriori tentativi di rintracciare la ragazza, si vedono costrette a interpellare le forze dell'ordine che aprono con forza l'appartamento.
“La scena si è stampata nella mia memoria e in quella di mia figlia Piera” racconta Marisa Merlin “l'atmosfera era sospesa, era tutto in ordine, ma sembrava che la persona fosse partita all'improvviso, nel nulla, come se di lei non fosse rimasta traccia. Ricordo alcuni vestiti buttati e sparsi sul letto; sul tavolo della cucina un piatto, un cucchiaio e una pentola di minestra che aveva fatto la muffa”.
Fu anche ritrovato un piccolo libricino nero sul quale v'erano annotati - in un mescolamento di italiano e rumeno- stati d'animo, paure. V'erano riferimento geografici relativi al centro Italia, si diceva di una fuga. Difficile decifrarne letteralmente il contenuto. Facile piuttosto condividerne emotivamente la dimensione angosciosa.
Lavorando sull'emozione provata in relazione a questo episodio di “rinvenimento” operato dalla forza dell'ordine e condiviso con la figlia, Marisa Merlin ha realizzato un trittico avente come immagine modulare elementi quali: un cuore, un'impronta digitale, alcune radiografie di diverse parti del corpo, la scrittura, alcuni brandelli di pagine di un elenco telefonico.
“La cosa che più mi ha sorpreso” racconta Barbara Codogno, curatrice della mostra “è che entrando casualmente nello studio di Merlin, mi sono imbattuta in questo trittico e senza conoscerne la storia che stava a monte, ne ho percepito immediatamente la potenza, l'urgenza, una forza straordinaria. Merlin, con l'apparente semplicità che la contraddistingue, aveva saputo trasporre in quell'opera una storia che non potevamo lasciare senza voce. Alina aveva il diritto di lasciare la sua traccia. Marisa le avrebbe ridato voce e dignità”.
Una volta elaborata l'origine magmatica della vicenda, si è proceduto allo sviluppo narrativo dell'installazione: “Proprio in questo periodo sto lavorando alla realizzazione di impronte digitali ottenute da una particolare lavorazione della carta dei quotidiani” spiega Marisa Merlin “Opere che la curatrice ha voluto assolutamente affinacare al trittico”. Vi sarà poi l'interpretazione del libricino che sarà riformulato come libro d'artista e realizzato ex novo da Marisa Merlin.
Merlin sarà anche protagonista di un video girato da Barbara Codogno in cui l'artista racconta la storia reale e la sua elaborazione - concettualizzazione artistica. L'installazione site specific prevede anche che venga ricreata l'ambientazione, con il tavolo e la minestra ammuffita.
Piera De Nicolao, che ha ricordi vividi del fatto, ha contribuito alla sua trasposizione artistica con alcune fotografie ambientali che suggeriscono i luoghi e la vita di Alina.
“Karl Kraus diceva che: Artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma” spiega la curatrice Barbara Codogno “ma questo non è l'obiettivo della mostra. Anzi, direi che l'obiettivo è proprio il contrario. Gli ambienti e la storia senz'altro scuotono nel profondo ma sono le opere d'arte a parlare da sole. Le considerazioni che scaturiscono sono importanti: si prende petto il tema - da me e dalle artiste molto sentito - della violenza sulle donne. Soprattutto il tema della tratta delle donne e delle loro sparizioni. I dati sono inquietanti, ancora un altro aspetto di vulnerabilità delle donne”.
“Quando la curatrice e l'artista mi hanno proposto questa mostra, anzi, questa storia” racconta l'Assessore alla Cultura del Comune di Limena Stefano Toubai “ho subito pensato che non ci fosse luogo più adatto di questo nostro Oratorio dedicato alla Beata Vergine per accogliere il grido di Alina e quello di tante, troppe donne ancora vitime di violenza. Una violenza che per me è inammissibile. Anche l'arte e la cultura sono chiamate ad alzare il velo omertoso che ancora occulta episodi incresciosi di violenza sulle dnne. Non come Assessore, semplicemnte come Uomo sulla terra non posso che stare dalla parte di tutte le donne e assicurare loro che molti uomini, moltissimi, non solo condannano la violenza ma assieme a loro, alle donne, con loro, si sentono vittime di un enorme fallimento: il fallimento della ragione e il trionfo dell'ignoranza e della stupidità. Al loro fianco moltissimi uomini, e io con loro, combatteremo per un futuro che sia senza più violenza sulle donne”.
ALINA NON C'É PIÙ è un'esposizione di arte contemporanea - un'installazione site specific - realizzata dall'artista internazionale Marisa Merlin in collaborazione con la fotografa Piera De Nicolao e curata da Barbara Codogno. La mostra, organizzata dall'Assessore alla Cultura del Comune di Limena Stefano Toubai, e pensata per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulla donna, si terrà a Limena, Padova, nel suggestivo Oratorio seicentesco della Beata Vergine del Rosario - sito in Via Roma 44, Limena – dal 24 all'8 dicembre 2013. La vernice della mostra è organizzata per il giorno 23 novembre alle ore 18.00. La mostra è visitabile ogni giorno, escluso il lunedì, con ingresso libero, dalle ore 16.30 alle ore 19.30.
Evento che ha messo in relazione alcuni elementi femminili della sua famiglia nell'arco di tre generazioni: Piera De Nicolao è figlia di Marisa Merlin e ha collaborato alla realizazzione della mostra, coadiuvando la madre nell'interpretazione e sedimentazione del ricordo dal quale si è originato il processo creativo.
La storia: tutto ha inizio con l'anziana madre di Marisa Merlin, donna completamente priva di pregiudizi, che affitta a una ragazza rumena un suo appartamento di proprietà. La ragazza non dà problemi di sorta, paga regolarmente il canone d'affitto, nessun vicino ha di che lamentarsi del suo comportamento condominiale.
Un bel giorno però su Alina – nome fittizio – cala il silenzio. Di lei non si hanno più notize: non paga più l'affitto, non risponde più al telefono, non apre alla porta.
Forse è in viaggio, la prima reazione di Marisa e sua madre, poi, falliti ulteriori tentativi di rintracciare la ragazza, si vedono costrette a interpellare le forze dell'ordine che aprono con forza l'appartamento.
“La scena si è stampata nella mia memoria e in quella di mia figlia Piera” racconta Marisa Merlin “l'atmosfera era sospesa, era tutto in ordine, ma sembrava che la persona fosse partita all'improvviso, nel nulla, come se di lei non fosse rimasta traccia. Ricordo alcuni vestiti buttati e sparsi sul letto; sul tavolo della cucina un piatto, un cucchiaio e una pentola di minestra che aveva fatto la muffa”.
Fu anche ritrovato un piccolo libricino nero sul quale v'erano annotati - in un mescolamento di italiano e rumeno- stati d'animo, paure. V'erano riferimento geografici relativi al centro Italia, si diceva di una fuga. Difficile decifrarne letteralmente il contenuto. Facile piuttosto condividerne emotivamente la dimensione angosciosa.
Lavorando sull'emozione provata in relazione a questo episodio di “rinvenimento” operato dalla forza dell'ordine e condiviso con la figlia, Marisa Merlin ha realizzato un trittico avente come immagine modulare elementi quali: un cuore, un'impronta digitale, alcune radiografie di diverse parti del corpo, la scrittura, alcuni brandelli di pagine di un elenco telefonico.
“La cosa che più mi ha sorpreso” racconta Barbara Codogno, curatrice della mostra “è che entrando casualmente nello studio di Merlin, mi sono imbattuta in questo trittico e senza conoscerne la storia che stava a monte, ne ho percepito immediatamente la potenza, l'urgenza, una forza straordinaria. Merlin, con l'apparente semplicità che la contraddistingue, aveva saputo trasporre in quell'opera una storia che non potevamo lasciare senza voce. Alina aveva il diritto di lasciare la sua traccia. Marisa le avrebbe ridato voce e dignità”.
Una volta elaborata l'origine magmatica della vicenda, si è proceduto allo sviluppo narrativo dell'installazione: “Proprio in questo periodo sto lavorando alla realizzazione di impronte digitali ottenute da una particolare lavorazione della carta dei quotidiani” spiega Marisa Merlin “Opere che la curatrice ha voluto assolutamente affinacare al trittico”. Vi sarà poi l'interpretazione del libricino che sarà riformulato come libro d'artista e realizzato ex novo da Marisa Merlin.
Merlin sarà anche protagonista di un video girato da Barbara Codogno in cui l'artista racconta la storia reale e la sua elaborazione - concettualizzazione artistica. L'installazione site specific prevede anche che venga ricreata l'ambientazione, con il tavolo e la minestra ammuffita.
Piera De Nicolao, che ha ricordi vividi del fatto, ha contribuito alla sua trasposizione artistica con alcune fotografie ambientali che suggeriscono i luoghi e la vita di Alina.
“Karl Kraus diceva che: Artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma” spiega la curatrice Barbara Codogno “ma questo non è l'obiettivo della mostra. Anzi, direi che l'obiettivo è proprio il contrario. Gli ambienti e la storia senz'altro scuotono nel profondo ma sono le opere d'arte a parlare da sole. Le considerazioni che scaturiscono sono importanti: si prende petto il tema - da me e dalle artiste molto sentito - della violenza sulle donne. Soprattutto il tema della tratta delle donne e delle loro sparizioni. I dati sono inquietanti, ancora un altro aspetto di vulnerabilità delle donne”.
“Quando la curatrice e l'artista mi hanno proposto questa mostra, anzi, questa storia” racconta l'Assessore alla Cultura del Comune di Limena Stefano Toubai “ho subito pensato che non ci fosse luogo più adatto di questo nostro Oratorio dedicato alla Beata Vergine per accogliere il grido di Alina e quello di tante, troppe donne ancora vitime di violenza. Una violenza che per me è inammissibile. Anche l'arte e la cultura sono chiamate ad alzare il velo omertoso che ancora occulta episodi incresciosi di violenza sulle dnne. Non come Assessore, semplicemnte come Uomo sulla terra non posso che stare dalla parte di tutte le donne e assicurare loro che molti uomini, moltissimi, non solo condannano la violenza ma assieme a loro, alle donne, con loro, si sentono vittime di un enorme fallimento: il fallimento della ragione e il trionfo dell'ignoranza e della stupidità. Al loro fianco moltissimi uomini, e io con loro, combatteremo per un futuro che sia senza più violenza sulle donne”.
ALINA NON C'É PIÙ è un'esposizione di arte contemporanea - un'installazione site specific - realizzata dall'artista internazionale Marisa Merlin in collaborazione con la fotografa Piera De Nicolao e curata da Barbara Codogno. La mostra, organizzata dall'Assessore alla Cultura del Comune di Limena Stefano Toubai, e pensata per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulla donna, si terrà a Limena, Padova, nel suggestivo Oratorio seicentesco della Beata Vergine del Rosario - sito in Via Roma 44, Limena – dal 24 all'8 dicembre 2013. La vernice della mostra è organizzata per il giorno 23 novembre alle ore 18.00. La mostra è visitabile ogni giorno, escluso il lunedì, con ingresso libero, dalle ore 16.30 alle ore 19.30.
23
novembre 2013
Marisa Merlin – Alina non c’è più
Dal 23 novembre all'otto dicembre 2013
arte contemporanea
Location
ORATORIO DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO
Limena, Via Roma, 44, (Padova)
Limena, Via Roma, 44, (Padova)
Orario di apertura
ogni giorno, escluso il lunedì, con ingresso libero, dalle ore 16.30 alle ore 19.30.
Vernissage
23 Novembre 2013, h 18
Autore
Curatore