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Marta Caleari / Paolo Frascati – Confronti
La scultura di Marta Caleari è un luogo d’azione segnico e gestuale.
Il creare una spazialità attraverso il gesto del mettere innesca nelle sue opere un’indagine all’astrattismo, quella che Rosalind Krauss chiama la ‘scoperta della psichicità tra mentalismo e fisicità’.
Comunicato stampa
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La scultura di Marta Caleari è un luogo d'azione segnico e gestuale.
Il creare una spazialità attraverso il gesto del mettere innesca nelle sue opere un’indagine all'astrattismo, quella che Rosalind Krauss chiama la 'scoperta della psichicità tra mentalismo e fisicità'. La sua arte rientra in quella concezione di 'campo allargato' in cui le discipline plastiche distruggono i confini che la tradizione aveva posto nella pratica individuale degli artisti, per trasformarsi da medium statico e idealizzato in uno temporale e materiale. La spinta ad andare oltre la statuaria crea in lei una spazialità fluida ma rappresa, ruggine ma non crudele, comunque genitrice, fatta di passione per le sostanze e la sperimentazione. Le matasse aggrovigliose in fili di ferro recano un'impronta tutta al femminile nel senso di protezione dato dall’aspetto avvolgente e apparentemente morbido. Il tessere senza inizio né fine che le origina visualizza una forma complessa a tutto tondo che si identifica con il suo centro di gravità e la sua massa, come in Henry Moore, mentre il ferro si rivela un materiale dall'indomita personalità. Le resine pigmentate e plurimateriche, in cui affondano garze, gesso, olii, hanno ora una trasparenza traslucida, ora un aspetto opaco e agglutinoso. La tela juta di fondo ferita e lacerata, cucita e ricomposta, porta echi delle meditazioni di Tàpies, degli assemblaggi coloristici e dello stracciare il piano visuale di Burri, dei tagli alla Fontana che fendono le superfici ad investigare lo spazio. Nelle opere più recenti di Caleari affiora una gestualità più irruente, che imbastisce e ritorce con spago ciò che in precedenza era segno tracciato sulla matrice intessuta. Ai limiti del neodada, le sostanze, i ferri e la polpa di carta sono costretti assieme dal conglomerare della resina monocroma. L’aggettare delle sculture bifrontali crea una terza dimensione aggressiva in cui tracce di ruggine e materiali con spessori diversi formano il chiaroscuro di un disegnare senza matita, delimitando come una frontiera della scultura contemporanea il luogo in cui i materiali si congiungono e trasfigurano.
Stefania Portinari
Marta Caleari | BIOGRAFIA
Marta Caleari vive e lavora a Vicenza, dove è stata tra i fondatori del laboratorio di arte contemporanea ‘L’Officina’. Diplomata in Scultura all'Accademia di Belle Arti di Venezia, è docente al Liceo Artistico di Valdagno. Ha esposto a Venezia, Perugia, Padova e Treviso, al Museo Virgiliano di Mantova, al LAMeC della Basilica Palladiana. E’ stata di recente selezionata al Premio Arturo Martini - Scultura Veneta Contemporanea indetto della Regione Veneto.
Il creare una spazialità attraverso il gesto del mettere innesca nelle sue opere un’indagine all'astrattismo, quella che Rosalind Krauss chiama la 'scoperta della psichicità tra mentalismo e fisicità'. La sua arte rientra in quella concezione di 'campo allargato' in cui le discipline plastiche distruggono i confini che la tradizione aveva posto nella pratica individuale degli artisti, per trasformarsi da medium statico e idealizzato in uno temporale e materiale. La spinta ad andare oltre la statuaria crea in lei una spazialità fluida ma rappresa, ruggine ma non crudele, comunque genitrice, fatta di passione per le sostanze e la sperimentazione. Le matasse aggrovigliose in fili di ferro recano un'impronta tutta al femminile nel senso di protezione dato dall’aspetto avvolgente e apparentemente morbido. Il tessere senza inizio né fine che le origina visualizza una forma complessa a tutto tondo che si identifica con il suo centro di gravità e la sua massa, come in Henry Moore, mentre il ferro si rivela un materiale dall'indomita personalità. Le resine pigmentate e plurimateriche, in cui affondano garze, gesso, olii, hanno ora una trasparenza traslucida, ora un aspetto opaco e agglutinoso. La tela juta di fondo ferita e lacerata, cucita e ricomposta, porta echi delle meditazioni di Tàpies, degli assemblaggi coloristici e dello stracciare il piano visuale di Burri, dei tagli alla Fontana che fendono le superfici ad investigare lo spazio. Nelle opere più recenti di Caleari affiora una gestualità più irruente, che imbastisce e ritorce con spago ciò che in precedenza era segno tracciato sulla matrice intessuta. Ai limiti del neodada, le sostanze, i ferri e la polpa di carta sono costretti assieme dal conglomerare della resina monocroma. L’aggettare delle sculture bifrontali crea una terza dimensione aggressiva in cui tracce di ruggine e materiali con spessori diversi formano il chiaroscuro di un disegnare senza matita, delimitando come una frontiera della scultura contemporanea il luogo in cui i materiali si congiungono e trasfigurano.
Stefania Portinari
Marta Caleari | BIOGRAFIA
Marta Caleari vive e lavora a Vicenza, dove è stata tra i fondatori del laboratorio di arte contemporanea ‘L’Officina’. Diplomata in Scultura all'Accademia di Belle Arti di Venezia, è docente al Liceo Artistico di Valdagno. Ha esposto a Venezia, Perugia, Padova e Treviso, al Museo Virgiliano di Mantova, al LAMeC della Basilica Palladiana. E’ stata di recente selezionata al Premio Arturo Martini - Scultura Veneta Contemporanea indetto della Regione Veneto.
24
aprile 2004
Marta Caleari / Paolo Frascati – Confronti
Dal 24 aprile al 16 maggio 2004
arte contemporanea
Location
AB23 – CHIESA DEI SANTI AMBROGIO E BELLINO
Vicenza, Contrà Sant'ambrogio, 23, (Vicenza)
Vicenza, Contrà Sant'ambrogio, 23, (Vicenza)
Orario di apertura
da martedì a domenica 15:00-19:00
Vernissage
24 Aprile 2004, ore 18:00