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Marta Czok – Dietro le quinte
Attraverso la satira l’artista racconta i conflitti ma soprattutto svela i giochi di potere – economici, politici, sociali – che sono dietro a ogni guerra. E che hanno come vittime principiali, da sempre, soprattutto i deboli, gli indifesi e i bambini
Comunicato stampa
Segnala l'evento
MARTA CZOK
DIETRO LE QUINTE
“Dietro le quinte è un titolo quanto mai emblematico e attuale. Quando un artista è un grande artista il suo lavoro è un'utile
chiave di lettura delle trasformazioni sociali e politiche del contemporaneo in cui agisce ma, nel caso di Marta Czok, direi che
la grande artista è stata quanto mai profetica. Marta Czok ha due grandi doni: sa vedere e sa dire. Vede il passato e quindi
necessariamnete il futuro – io lo ricordo sempre che senza memoria non possiamo capire il presente e intervenire sul futuro –
e sa dire le cose come stanno. Questa sincerità del dire mi ha veramente colpito. Marta Czok usa la satira, ci fa sorridere, ma
è un riso molto amaro quello che ci lascia in bocca. Per Czok stiamo vivendo una terza guerra mondiale: economica. Io credo
che i dipinti di Czok portino chiarezza sul momento tragico e drammatico di questa deriva sociale, economica, dei valori. Sono
dipinti che, più che guardare, noi tutti dovremmo ascoltare”.
Stefano Toubai, Assessore alla Cultura del Comune di Limena e direttore artistico della mostra.
Da sempre i conflitti sono al centro delle tematiche affrontate da Marta Czok. Alla base di questo interesse c'è la storia
personale di Czok. L’artista è nata in Libano nel 1947 da genitori polacchi, già prigionieri dei sovietici dal 1940, poi emigrati
a Londra al termine del conflitto. È qui che Marta Czok è cresciuta e ha terminato i suoi studi artistici, prima di trasferirsi in
Italia. Il suo lavoro, di conseguenza, è un evidente risultato dell’unione di queste tre influenze culturali diverse che insieme
danno un respiro europeo alle sue opere. Le vicende belliche e i loro effetti sulle nostre vite sono apparsi ripetutamente
nei suoi dipinti. Ma la sua analisi più spiccatamente rivolta alla guerra è iniziata usando il filtro della satira: lo strumento più
prezioso in mano all’uomo, e all’artista in particolare, per trasmettere la drammaticità di ciò che non si può dire. Attraverso
la satira l’artista racconta i conflitti ma soprattuttosvela i giochi di potere - economici, politici, sociali - che sono dietro a ogni
guerra. E che hanno come vittime principiali, da sempre, soprattutto i deboli, gli indifesi e i bambini.
Di giullari, re e stregoni
I nuovi lavori di Marta Czok si inseriscono a pieno titolo nella poetica dell'artista che da sempre indaga tematiche sociali
e umane legate ai temi della storia. In questi nuovi lavori si coglie fortemente l'auto-eredità concettuale dell'artista: una
via imboccata da Marta Czok con coraggio e che si spinge verso una metaforizzazione del dipinto, che diventa quindi
rappresentativo della sua critica sociale. Marta Czok ci ha abituati alle campiture profonde da cui sorgono pochi elementi
allegorici che ci trasportano in dimensioni spazio temporali storicamente precise e contestualizzate ma sempre dall'artista
“attualizzate”.
V'è, però, in questi nuovi dipinti di Czok, un ritorno alla complessità scenica del dipinto che ricorda l'approccio figurativo più
“barocco” dell'artista. Sono di nuovo molti i personaggi che tornano a popolare la trama narrativa dei dipinti di Czok, eppure
sembrano trovare ora il perfetto equilibrio - una sezione aurea - tra preponderanza linguistica e concettuale del segno e lo
spazio del colore che incornicia e chiosa il concetto scenico. Da questo esattissimo stilema si snoda la parola del dipinto di
Czok che, proprio perché contemporanea, cala nell'immortalità della parabola e del mito la sua eco odierna.
Così ci parlano ad esempio Turning Wine into Water, Notes from Wall Street, N.Y e l'esilarante Peace Makers dove su
sfondo oro, tanto oro ( ma non è tutto oro quello che luccica, vero Marta? ) si stagliano in campiture grigie i grigi uomini
contemporanei, in giacca e cravatta e i volti giullareschi e grotteschi. Le Nozze di Cana vengono riattivate miticamente da Czok
grazie al suo corrosivo sguardo contemporaneo, traslate in disarmante grettezza.
I miracoli non esistono e se qualche mago (della finanza?) li realizza ancora, lo fa a scapito degli altri. A scapito del bene
comune. È luce quella che sgorga dalla anfore nascoste e ad appannaggio di pochi eletti, dei miracolati. Come a dire che
ci stanno privando anche di quella, della luce della nostra anima, del nostro spirito. Giullari, Re e Stregoni cuociono strani
intrugli nel pentolone della democrazia: esperimenti che non andranno di certo a buon fine.
In Citizen Juice abbiamo la spremitura dei cittadini: uomini costretti a riversare in macchine diaboliche ( il sistema, la
burocrazia, le assicurazioni, le tasse, le banche?) la loro essenza, il loro lavoro, i loro risparmi. Il distillato di questa spremitura
è nettare squisito che solletica con allegria il palato dei potenti incoronati dal sistema economico – politico. Loro sollazzo è
bersi l'anima dei cittadini.
La cifra stilistica di Czok raggiunge poi altissimi vertici alchemici in quadri come The tax man, ad esempio, laddove i personaggi
e l'azione si danno in relazione al rebus. Un enigma sintattico che nasconde un'analisi feroce e suggella l'intenzionalità
profonda di Czok: aderire a una rappresentazione che va al di là della simbologia e ci suggerisce, piuttosto, una lettura critica.
O criptica. Un codice da decifrare. Difficile oggi orientarsi nel labirinto delle menzogne del rating, degli spread e della finanza:
sono mondi fatti di parole difficili, inaccessibili a chi è solo un'anima da spremere. Così Czok con la sua enigmistica fa il verso
a un linguaggio autoreferenziale, spregiudicato, finto, che non capisce nessuno, che non si fa capire da nessuno. E ancora una
volta lo ridicolizza. Usando le stesse stolte e ridicole armi del nemico. Ma con la sua pungente ironia, con la sua delicatezza,
con la sua generosità. Sì, perché Marta descrive il buio ma lo fa come portatrice di luce e speranza.
Come ci dice in The Me-me Tree: a tutta questa egoica sete di possesso, a tutto questo rubare e ingannare... ci sarà fine. Basta
che scoppi la bolla finanziaria di questa marcia economia e i titoli gonfiati, le speculazioni, i baroni... svaniranno nel nulla.
Inghiottiti da quel nulla che rappresentano.
Testo critico di Barbara Codogno
Personale di Marta Czok, "Dietro le quinte"
Oratorio della Beata Vergine del Rosario
Via Roma, 44 – Limena
11 maggio – 31 maggio 2013
ingresso libero
vernice sabato 11maggio ore 18.00
orari: 16.00 - 19.00 tutti i giorni escluso il lunedì
Per informazioni e/o approfondimenti:
Ufficio Assessorato alla cultura: 049 8844314
cultura@comune.limena.pd.it
www.comune.limena.pd.it
Assessore Stefano Toubai, direzione della mostra: 346 8769495
Barbara Codogno, curatrice della mostra: 349 5319262
DIETRO LE QUINTE
“Dietro le quinte è un titolo quanto mai emblematico e attuale. Quando un artista è un grande artista il suo lavoro è un'utile
chiave di lettura delle trasformazioni sociali e politiche del contemporaneo in cui agisce ma, nel caso di Marta Czok, direi che
la grande artista è stata quanto mai profetica. Marta Czok ha due grandi doni: sa vedere e sa dire. Vede il passato e quindi
necessariamnete il futuro – io lo ricordo sempre che senza memoria non possiamo capire il presente e intervenire sul futuro –
e sa dire le cose come stanno. Questa sincerità del dire mi ha veramente colpito. Marta Czok usa la satira, ci fa sorridere, ma
è un riso molto amaro quello che ci lascia in bocca. Per Czok stiamo vivendo una terza guerra mondiale: economica. Io credo
che i dipinti di Czok portino chiarezza sul momento tragico e drammatico di questa deriva sociale, economica, dei valori. Sono
dipinti che, più che guardare, noi tutti dovremmo ascoltare”.
Stefano Toubai, Assessore alla Cultura del Comune di Limena e direttore artistico della mostra.
Da sempre i conflitti sono al centro delle tematiche affrontate da Marta Czok. Alla base di questo interesse c'è la storia
personale di Czok. L’artista è nata in Libano nel 1947 da genitori polacchi, già prigionieri dei sovietici dal 1940, poi emigrati
a Londra al termine del conflitto. È qui che Marta Czok è cresciuta e ha terminato i suoi studi artistici, prima di trasferirsi in
Italia. Il suo lavoro, di conseguenza, è un evidente risultato dell’unione di queste tre influenze culturali diverse che insieme
danno un respiro europeo alle sue opere. Le vicende belliche e i loro effetti sulle nostre vite sono apparsi ripetutamente
nei suoi dipinti. Ma la sua analisi più spiccatamente rivolta alla guerra è iniziata usando il filtro della satira: lo strumento più
prezioso in mano all’uomo, e all’artista in particolare, per trasmettere la drammaticità di ciò che non si può dire. Attraverso
la satira l’artista racconta i conflitti ma soprattuttosvela i giochi di potere - economici, politici, sociali - che sono dietro a ogni
guerra. E che hanno come vittime principiali, da sempre, soprattutto i deboli, gli indifesi e i bambini.
Di giullari, re e stregoni
I nuovi lavori di Marta Czok si inseriscono a pieno titolo nella poetica dell'artista che da sempre indaga tematiche sociali
e umane legate ai temi della storia. In questi nuovi lavori si coglie fortemente l'auto-eredità concettuale dell'artista: una
via imboccata da Marta Czok con coraggio e che si spinge verso una metaforizzazione del dipinto, che diventa quindi
rappresentativo della sua critica sociale. Marta Czok ci ha abituati alle campiture profonde da cui sorgono pochi elementi
allegorici che ci trasportano in dimensioni spazio temporali storicamente precise e contestualizzate ma sempre dall'artista
“attualizzate”.
V'è, però, in questi nuovi dipinti di Czok, un ritorno alla complessità scenica del dipinto che ricorda l'approccio figurativo più
“barocco” dell'artista. Sono di nuovo molti i personaggi che tornano a popolare la trama narrativa dei dipinti di Czok, eppure
sembrano trovare ora il perfetto equilibrio - una sezione aurea - tra preponderanza linguistica e concettuale del segno e lo
spazio del colore che incornicia e chiosa il concetto scenico. Da questo esattissimo stilema si snoda la parola del dipinto di
Czok che, proprio perché contemporanea, cala nell'immortalità della parabola e del mito la sua eco odierna.
Così ci parlano ad esempio Turning Wine into Water, Notes from Wall Street, N.Y e l'esilarante Peace Makers dove su
sfondo oro, tanto oro ( ma non è tutto oro quello che luccica, vero Marta? ) si stagliano in campiture grigie i grigi uomini
contemporanei, in giacca e cravatta e i volti giullareschi e grotteschi. Le Nozze di Cana vengono riattivate miticamente da Czok
grazie al suo corrosivo sguardo contemporaneo, traslate in disarmante grettezza.
I miracoli non esistono e se qualche mago (della finanza?) li realizza ancora, lo fa a scapito degli altri. A scapito del bene
comune. È luce quella che sgorga dalla anfore nascoste e ad appannaggio di pochi eletti, dei miracolati. Come a dire che
ci stanno privando anche di quella, della luce della nostra anima, del nostro spirito. Giullari, Re e Stregoni cuociono strani
intrugli nel pentolone della democrazia: esperimenti che non andranno di certo a buon fine.
In Citizen Juice abbiamo la spremitura dei cittadini: uomini costretti a riversare in macchine diaboliche ( il sistema, la
burocrazia, le assicurazioni, le tasse, le banche?) la loro essenza, il loro lavoro, i loro risparmi. Il distillato di questa spremitura
è nettare squisito che solletica con allegria il palato dei potenti incoronati dal sistema economico – politico. Loro sollazzo è
bersi l'anima dei cittadini.
La cifra stilistica di Czok raggiunge poi altissimi vertici alchemici in quadri come The tax man, ad esempio, laddove i personaggi
e l'azione si danno in relazione al rebus. Un enigma sintattico che nasconde un'analisi feroce e suggella l'intenzionalità
profonda di Czok: aderire a una rappresentazione che va al di là della simbologia e ci suggerisce, piuttosto, una lettura critica.
O criptica. Un codice da decifrare. Difficile oggi orientarsi nel labirinto delle menzogne del rating, degli spread e della finanza:
sono mondi fatti di parole difficili, inaccessibili a chi è solo un'anima da spremere. Così Czok con la sua enigmistica fa il verso
a un linguaggio autoreferenziale, spregiudicato, finto, che non capisce nessuno, che non si fa capire da nessuno. E ancora una
volta lo ridicolizza. Usando le stesse stolte e ridicole armi del nemico. Ma con la sua pungente ironia, con la sua delicatezza,
con la sua generosità. Sì, perché Marta descrive il buio ma lo fa come portatrice di luce e speranza.
Come ci dice in The Me-me Tree: a tutta questa egoica sete di possesso, a tutto questo rubare e ingannare... ci sarà fine. Basta
che scoppi la bolla finanziaria di questa marcia economia e i titoli gonfiati, le speculazioni, i baroni... svaniranno nel nulla.
Inghiottiti da quel nulla che rappresentano.
Testo critico di Barbara Codogno
Personale di Marta Czok, "Dietro le quinte"
Oratorio della Beata Vergine del Rosario
Via Roma, 44 – Limena
11 maggio – 31 maggio 2013
ingresso libero
vernice sabato 11maggio ore 18.00
orari: 16.00 - 19.00 tutti i giorni escluso il lunedì
Per informazioni e/o approfondimenti:
Ufficio Assessorato alla cultura: 049 8844314
cultura@comune.limena.pd.it
www.comune.limena.pd.it
Assessore Stefano Toubai, direzione della mostra: 346 8769495
Barbara Codogno, curatrice della mostra: 349 5319262
11
maggio 2013
Marta Czok – Dietro le quinte
Dall'undici al 31 maggio 2013
arte contemporanea
Location
ORATORIO DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO
Limena, Via Roma, 44, (Padova)
Limena, Via Roma, 44, (Padova)
Orario di apertura
16.00 - 19.00 tutti i giorni escluso il lunedì
Vernissage
11 Maggio 2013, h 18
Autore
Curatore