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Martin Disler – Rituals of Paper 1981-1995
L’energia fortemente prolifica dell’artista svizzero spazia da tecniche e linguaggi molto diversi tra loro, anche se un comune denominatore li unisce; il notevole vigore creativo, che attraverso la violenza del gesto espressivo dell’espressione stessa, riesce a perforare la dimensione reale, costringendo lo spettatore a mettersi a confronto con il fastidioso piacere delle proprie ossessioni esistenziali, che pure sono quelle dell’umanità intera
Comunicato stampa
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Dopo la sua mostra del 1994 a Castelgrande (sculture bronzee) e nella prima sede del Centro d’Arte (opere murali) – con la quale il MACT/CACT inaugurò la sua apertura ufficiale in Ticino – e quella del 2014, a commemorare i vent’anni da questo primo evento, il nostro Istituto ospita il terzo incontro espositivo con Martin Disler (1949-1996); questa volta interamente dedicato all’opera su carta.
L’energia fortemente prolifica dell’artista svizzero spazia da tecniche e linguaggi molto diversi tra loro, anche se un comune denominatore li unisce; il notevole vigore creativo, che attraverso la violenza del gesto espressivo dell’espressione stessa, riesce a perforare la dimensione reale, costringendo lo spettatore a mettersi a confronto con il fastidioso piacere delle proprie ossessioni esistenziali, che pure sono quelle dell’umanità intera.
Martin Disler è un importante scrittore, pittore, scultore e disegnatore senza fine. Le sue opere su carta sono geneticamente l’inizio dei suoi lavori di grande formato; nel gesto su carta egli trova, dandole forma, quell’energia poetica, che trasmette potenza ai suoi lavori più grandi. La carta è, per l’artista, quel corpo ch’egli sfiora talvolta con grazia, talvolta con incisa violenza. L’impatto tra la forte rappresentazione dei suoi corpi in continua metastasi e riproduzione e la delicatezza cartacea dà un senso alle sue scelte tematiche e di vita. Disler è un autore al di là delle convenzioni sociali, oltre la vita stessa, e soprattutto consapevole della natura secolare del transito e passaggio metamorfico tra la nascita e la morte: questa difficile ritualità sempre in bilico e disperatamente in dialogo con l’Infinito.
Non solo disegnatore, ma anche incisore sconfinato, con una produzione che contempla quasi tutte le tecniche calcografiche, Martin Disler segue e rispetta – come un pianista davanti al suo strumento – i suoi temi e nell’istesso tempo la tecnica che ha scelto per dare loro un corpo. Il corpo, il continuo rapporto con l’altro e con il sé sono, infatti, le liturgie dell’uomo e i temi fondamentali del processo creativo di questo autore.
In mostra si riassumono tutti i periodi della sua corta ma intensa carriera; dai primi anni Ottanta fino al 1995, anno che precede la sua prematura scomparsa. In questa nuova e ultima fase della sua produzione artistica, Martin Disler sviluppa maggiormente i temi con rinnovata poetica espressiva, rispetto allo stilema che lo ha contraddistinto e marcato negli anni Ottanta.
La dimensione della mostra è “da camera”, non foss’altro che per formato delle opere, e riassumono parallelamente il gusto di chi le ha assemblate. Il gesto disleriano graffia la superficie della carta, la incide, la scolpisce e talvolta la mortifica, come fosse una materia dura, cui attribuire un senso e dare un’anima morbida.
Le xilografie del 1988, per esempio, stampate su di una fine carta giapponese, mal celano la notevole forza fisica dell’artista mentre prepara la tavola lignea. Il suo gesto muscolare nell’atto esecutivo è in seguito riprodotto con grazia e delicatezza sulla base cartacea, così come per le tecniche miste, l’autore mette a dura prova quel delicato supporto, mettendosi altresì alla prova con piacevole incoerenza e desiderio di sperimentazione e ricerca.
La grandezza di Martin Disler riposa nel dialogo con l’Infinito e nel superamento della barriera reale per varcare quel portale dell’universalità che lo rende magistrale ed eterno.
L’esposizione è un omaggio a uno degli artisti svizzeri, che hanno tracciato in qualche modo anche la Storia e le storie di questo Centro. Il suo autoritratto, Gerinnendes Selbst (Il Sé che si coagula) del 1987, rimane uno dei suoi pezzi per noi importanti, capace di trasformare l’artista che ritrae il sé in una forza della natura; quella che oltrepassa l’oggettivo per fondersi con l’universo, lo sciamanico o il sovrumano.
La ritualità in Disler, che è anche ossessività produttiva e quindi ossessione del trasmettere il proprio sé, tocca momenti estatici tali, da ricordare quella follia dei body artisti, intenzionati a lasciare il corpo oggettivo e soggettivo per entrare quasi nel soprannaturale, all’interno di una dimensione fondamentalmente anti-culturale.
Mario Casanova, 2018.
L’energia fortemente prolifica dell’artista svizzero spazia da tecniche e linguaggi molto diversi tra loro, anche se un comune denominatore li unisce; il notevole vigore creativo, che attraverso la violenza del gesto espressivo dell’espressione stessa, riesce a perforare la dimensione reale, costringendo lo spettatore a mettersi a confronto con il fastidioso piacere delle proprie ossessioni esistenziali, che pure sono quelle dell’umanità intera.
Martin Disler è un importante scrittore, pittore, scultore e disegnatore senza fine. Le sue opere su carta sono geneticamente l’inizio dei suoi lavori di grande formato; nel gesto su carta egli trova, dandole forma, quell’energia poetica, che trasmette potenza ai suoi lavori più grandi. La carta è, per l’artista, quel corpo ch’egli sfiora talvolta con grazia, talvolta con incisa violenza. L’impatto tra la forte rappresentazione dei suoi corpi in continua metastasi e riproduzione e la delicatezza cartacea dà un senso alle sue scelte tematiche e di vita. Disler è un autore al di là delle convenzioni sociali, oltre la vita stessa, e soprattutto consapevole della natura secolare del transito e passaggio metamorfico tra la nascita e la morte: questa difficile ritualità sempre in bilico e disperatamente in dialogo con l’Infinito.
Non solo disegnatore, ma anche incisore sconfinato, con una produzione che contempla quasi tutte le tecniche calcografiche, Martin Disler segue e rispetta – come un pianista davanti al suo strumento – i suoi temi e nell’istesso tempo la tecnica che ha scelto per dare loro un corpo. Il corpo, il continuo rapporto con l’altro e con il sé sono, infatti, le liturgie dell’uomo e i temi fondamentali del processo creativo di questo autore.
In mostra si riassumono tutti i periodi della sua corta ma intensa carriera; dai primi anni Ottanta fino al 1995, anno che precede la sua prematura scomparsa. In questa nuova e ultima fase della sua produzione artistica, Martin Disler sviluppa maggiormente i temi con rinnovata poetica espressiva, rispetto allo stilema che lo ha contraddistinto e marcato negli anni Ottanta.
La dimensione della mostra è “da camera”, non foss’altro che per formato delle opere, e riassumono parallelamente il gusto di chi le ha assemblate. Il gesto disleriano graffia la superficie della carta, la incide, la scolpisce e talvolta la mortifica, come fosse una materia dura, cui attribuire un senso e dare un’anima morbida.
Le xilografie del 1988, per esempio, stampate su di una fine carta giapponese, mal celano la notevole forza fisica dell’artista mentre prepara la tavola lignea. Il suo gesto muscolare nell’atto esecutivo è in seguito riprodotto con grazia e delicatezza sulla base cartacea, così come per le tecniche miste, l’autore mette a dura prova quel delicato supporto, mettendosi altresì alla prova con piacevole incoerenza e desiderio di sperimentazione e ricerca.
La grandezza di Martin Disler riposa nel dialogo con l’Infinito e nel superamento della barriera reale per varcare quel portale dell’universalità che lo rende magistrale ed eterno.
L’esposizione è un omaggio a uno degli artisti svizzeri, che hanno tracciato in qualche modo anche la Storia e le storie di questo Centro. Il suo autoritratto, Gerinnendes Selbst (Il Sé che si coagula) del 1987, rimane uno dei suoi pezzi per noi importanti, capace di trasformare l’artista che ritrae il sé in una forza della natura; quella che oltrepassa l’oggettivo per fondersi con l’universo, lo sciamanico o il sovrumano.
La ritualità in Disler, che è anche ossessività produttiva e quindi ossessione del trasmettere il proprio sé, tocca momenti estatici tali, da ricordare quella follia dei body artisti, intenzionati a lasciare il corpo oggettivo e soggettivo per entrare quasi nel soprannaturale, all’interno di una dimensione fondamentalmente anti-culturale.
Mario Casanova, 2018.
29
settembre 2018
Martin Disler – Rituals of Paper 1981-1995
Dal 29 settembre al 16 dicembre 2018
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
CACT – CENTRO D’ARTE CONTEMPORANEA DEL TICINO
Bellinzona, Via Tamaro, 3, (Bellinzona)
Bellinzona, Via Tamaro, 3, (Bellinzona)
Biglietti
CHF 5.00
Orario di apertura
Venerdì, sabato, domenica 14:00 – 18:00
Vernissage
29 Settembre 2018, h 17.30
Autore