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Martin d’Orgeval – Paques
In “Paques” Martin d’Orgeval, fotografo di origine francese, propone una serie di lavori scaturiti da un suo viaggio invernale – ma lì era luglio – all’Isola di Pasqua
Comunicato stampa
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In "Paques" Martin d'Orgeval, fotografo di origine francese, propone una serie di lavori scaturiti da un suo viaggio invernale - ma lì era luglio - all'Isola di Pasqua.
Tranne che in due casi, nei quali l'opera è formata da una sola fotografia, i lavori si compongono di più immagini in bianco e nero (da due fino a ventiquattro) di circa cm 50x60 ovvero 40x60, strettamente accostate tra loro e disposte su uno o più registri.
Con "Paques", nuova occasione di collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta e Incontri Internazionali d'Arte, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli conferma la grande attenzione dedicata negli ultimi anni alla fotografia.
Martin d’Orgeval ci dice:
«Quando ho visitato l’isola di Pasqua, nel mese di luglio, era inverno. L’isolamento, il clima, gli elementi e le statue, così schiaccianti, suscitano un senso di oppressione che poco ha a che fare con le immagini turistiche. Fare fronte. Avvertire quel malessere, che si mescola alla contemplazione.
Una mostra fatta di foto di superfici. Pietra, mare, terra. Pagine di materia grezza, frammenti. Il tessuto della roccia risuona in me come il vibrare d’una corda.
Procedere, lo sguardo rivolto al suolo, prendere quel che è a portata di mano, quel che è offerto, senza artificio, senza messe in scena. Decifrare i segni forniti dal paesaggio. Indizi. In cui riconosco il mio stesso turbamento. Idioma di pietre, d’acqua, di terra, scrittura semplice. Verificare, ricreare un linguaggio, scaturito dall’unione di elementi naturali e tracce umane.
I colossi. Quelle statue, pur senza occhi, scagliano sul mondo sguardi infuocati, con piglio autoritario e riprovante. Sono raffigurazioni di antenati, erette di spalle al mare e allineate su lunghi promontori, simili ad una schiera soldati sull’attenti. Ieratiche, convinte, arroganti, impassibili, esse restano, osservando l’eterno sconvolgimento geologico.
I volti sono ripetuti in diverse versioni, affinché spicchino le macchie della loro pelle corrosa, i tratti decisi e ammaccati, le tare e gli urti che ne accentuano la personalità.
Io fotografo ciò che è permanente. Ciò che sempre è stato e sempre sarà. Non l’istante, ma il costante.
Un vulcano, simile a due enormi labbra che si posano sull’orizzonte, emerge dalla pianura come unico sorriso rivolto dalla terra al mare.
In piedi, di fronte alla immensità del cratere, non sono che un punto sopra un cerchio. »
Biografia
Martin d’Orgeval è nato a Parigi nel 1973, dove vive e lavora.
Contemporaneamente agli studi superiori di Storia dell’Arte presso la Sorbona, lavora come assistente del fotografo francese François-Marie Banier curando buona parte delle sue mostre e delle sue pubblicazioni, tra cui la mostra romana “Perdre la Tête” a Villa Medici nel 2005.
PÂQUES è la sua prima mostra personale e il suo primo libro.
Tranne che in due casi, nei quali l'opera è formata da una sola fotografia, i lavori si compongono di più immagini in bianco e nero (da due fino a ventiquattro) di circa cm 50x60 ovvero 40x60, strettamente accostate tra loro e disposte su uno o più registri.
Con "Paques", nuova occasione di collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta e Incontri Internazionali d'Arte, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli conferma la grande attenzione dedicata negli ultimi anni alla fotografia.
Martin d’Orgeval ci dice:
«Quando ho visitato l’isola di Pasqua, nel mese di luglio, era inverno. L’isolamento, il clima, gli elementi e le statue, così schiaccianti, suscitano un senso di oppressione che poco ha a che fare con le immagini turistiche. Fare fronte. Avvertire quel malessere, che si mescola alla contemplazione.
Una mostra fatta di foto di superfici. Pietra, mare, terra. Pagine di materia grezza, frammenti. Il tessuto della roccia risuona in me come il vibrare d’una corda.
Procedere, lo sguardo rivolto al suolo, prendere quel che è a portata di mano, quel che è offerto, senza artificio, senza messe in scena. Decifrare i segni forniti dal paesaggio. Indizi. In cui riconosco il mio stesso turbamento. Idioma di pietre, d’acqua, di terra, scrittura semplice. Verificare, ricreare un linguaggio, scaturito dall’unione di elementi naturali e tracce umane.
I colossi. Quelle statue, pur senza occhi, scagliano sul mondo sguardi infuocati, con piglio autoritario e riprovante. Sono raffigurazioni di antenati, erette di spalle al mare e allineate su lunghi promontori, simili ad una schiera soldati sull’attenti. Ieratiche, convinte, arroganti, impassibili, esse restano, osservando l’eterno sconvolgimento geologico.
I volti sono ripetuti in diverse versioni, affinché spicchino le macchie della loro pelle corrosa, i tratti decisi e ammaccati, le tare e gli urti che ne accentuano la personalità.
Io fotografo ciò che è permanente. Ciò che sempre è stato e sempre sarà. Non l’istante, ma il costante.
Un vulcano, simile a due enormi labbra che si posano sull’orizzonte, emerge dalla pianura come unico sorriso rivolto dalla terra al mare.
In piedi, di fronte alla immensità del cratere, non sono che un punto sopra un cerchio. »
Biografia
Martin d’Orgeval è nato a Parigi nel 1973, dove vive e lavora.
Contemporaneamente agli studi superiori di Storia dell’Arte presso la Sorbona, lavora come assistente del fotografo francese François-Marie Banier curando buona parte delle sue mostre e delle sue pubblicazioni, tra cui la mostra romana “Perdre la Tête” a Villa Medici nel 2005.
PÂQUES è la sua prima mostra personale e il suo primo libro.
31
maggio 2006
Martin d’Orgeval – Paques
Dal 31 maggio al 30 giugno 2006
fotografia
Location
MANN – MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Napoli, Piazza Museo Nazionale, 19, (Napoli)
Napoli, Piazza Museo Nazionale, 19, (Napoli)
Orario di apertura
tutti i giorni 9-19.30 (chiuso il martedì)
Vernissage
31 Maggio 2006, ore 17
Autore