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Martin Kersels – Fat Iggy
Questo Fat Iggy si insinua ammiccante nella fucina delle star, svelandone ingredienti e tempi di cottura, riconciliandoci con l’algida bellezza di questi esseri umani senza tempo e senza difetti. La mostra ha come suo centro il diamante, la cui purezza e preziosità nasce da elementi semplici, volgari, resi unici dal trascorrere del tempo e da un lungo viaggio all’interno delle viscere della terra. Un percorso, questo, simbolicamente opposto al destino di tante star, il cui declino ripercorre a ritroso la vita del diamante, trasformandole da esseri quasi soprannaturali in persone comuni, da dei in uomini.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdi 20 marzo 2009, dalle ore 18.30 alle 21.30, presso Guido Costa Projects, in via Mazzini 24 a Torino, si inaugura Fat Iggy, personale dell'artista californiano Martin Kersels.
Artista poliedrico e sorprendente, capace di confrontarsi con i più svariati mezzi espressivi, dal video, alla scultura, alla performance, Martin Kersels è una delle figure più rappresentative della scena contemporanea californiana, che incarna perfettamente nella sua vocazione anarchica e non convenzionale, in cui si sovrappongono sapientemente stili e teorie in un particolare precipitato di cultura alta e bassa, di sofisticata riflessione teoretica e materiali corrivi, scandalosamente degradati.
Alfiere di una tradizione che affonda le sue radici nell'arte radicale degli anni '60 e '70, da Edward Kienholz a John Baldessari, Martin Kersels lavora in orizzontale, assemblando e decostruendo idee ed icone, ed elaborando privatissime mitologie urbane, in bilico tra favola ed epica.
La sua Los Angeles non è quella glam a cui ci hanno abituato Hollywood e i suoi epigoni, ma neppure la città misteriosa e sottotraccia degli eccessi e delle perversioni. Dunque, ne gli Academy Awards, ne la Dalia nera, ma piuttosto l'oltraggioso, tenero e dimenticato Fat Freddy Arbuckle.
E Fat, grasso, è la parola d'ordine che ci introduce nell'universo di Martin Kersels, in questa occasione abitato da uno dei miti più inossidabili della pop culture, Iggy Pop, l'artista miracolo, capace di essere, ultrasessantenne, acrobata e magnetico pifferaio di folle adoranti di teen agers.
Questo Fat Iggy si insinua ammiccante nella fucina delle star, svelandone ingredienti e tempi di cottura, riconciliandoci con l'algida bellezza di questi esseri umani senza tempo e senza difetti. La mostra ha come suo centro il diamante, la cui purezza e preziosità nasce da elementi semplici, volgari, resi unici dal trascorrere del tempo e da un lungo viaggio all'interno delle viscere della terra. Un percorso, questo, simbolicamente opposto al destino di tante star, il cui declino ripercorre a ritroso la vita del diamante, trasformandole da esseri quasi soprannaturali in persone comuni, da dei in uomini.
In Fat Iggy, Martin Kersels, da gigante buono qual'è (oversiz,e da tutti i punti di vista), polverizza miti e stereotipi dello stardom: un progetto che sembra fatto apposta per il suo vocabolario esuberante che, fin dagli anni '80, con i suoi SCHRIMPS, - i gamberetti -, lo ha portato a calcare i più importanti palcoscenici alternativi d'America, proponendo danza per grassoni in un esilarante vortice di gags e suggestioni disneyane.
Figura di culto per un'intera generazione di artisti che ne hanno immediatamente riconosciute le potenzialità critiche e dissacranti, precursore di molta performance estrema, tra suggestioni punk e vocazioni R&R, Martin Kersels ha via via formalizzato il suo vocabolario, distillando in opere d'arte la sua bella, strabordante esuberanza: opere gigantesche come il suo corpo, spiazzanti come il suo candido umorismo, dalle macchine che scaldano l'acqua con i suoi urli (Attempt to Raise the Temperature of a Container of Water by Yelling at It, 1995), alle camere rotanti che si autodistruggono (Tumble Room, 2001), fino alle serie fotografiche in cui, giocando con il suo corpo, lancia in aria amici e celebrities, si fa picchiare con bastoni, catene e bottiglie, solleva coppie di sposi con una sola mano, o ruzzola rovinosamente da pedane, scale e palchi improvvisati (Tossing a Friend, 1996; Friends Smacking Me, 1998; Falling, 1997; Tripping, 1995).
Non si può non amare Martin Kersels, così ironico e caustico verso se stesso, verso il mondo delle immagini, verso lo stesso sistema dell'arte.
Come un agilissimo King Kong (King Kong, 1996), capitato per caso in galleria, Martin Kersels ci fa capire cosa significa essere sempre e comunque un paradosso, ontologicamente oltre, senza bisogno di finzioni o artifici.
Le sue mostre sono sempre una sfida ai nostri punti fermi, siano essi le leggi di gravità, i canoni del buon gusto, la coerenza, la serietà degli accademici, dei galleristi, dei critici.
Come in un rutilante Freak show in cui il primo quesito riguardi proprio i Freak, quelli sul palcoscenico, o quelli davanti al palcoscenico.
La mostra di Martin Kersels (la seconda ospitata aTorino, in via Mazzini, e una delle rare in Europa), parla proprio di questo ribaltamento del punto di vista, proponendoci, accanto ad alcune sculture meccaniche, a fotografie e a disegni, proprio un palcoscenico, una presenza-assenza, pronta per essere animata nel corso del tempo dai più svariati contributi.
Una sorta di festa mobile, in perenne movimento, via via popolata da virtuosi e mostri, donne bellissime, bambini ed animali sapienti.
Su tutto e tutti domina la figura maudit del grande impresario, del grande artista, del grande imbonitore.
Fat Iggy, la nuova sfida di Martin Kersels, sarà aperta al pubblico, presso Guido Costa Projects, dal 20 marzo al 15 luglio del 2009, secondo un calendario di piccoli eventi e grandi contributi, definiti di volta in volta, senza preavviso.
Assistervi o meno sarà questione di fortuna. O di karma.
Per il giorno dell'inaugurazione, alle ore 19.30, è prevista una performance dell'artista.
* * * * *
Martin Kersels (Los Angeles, 1960), è attivo sulla scena artistica dalla seconda metà degli anni '80. Con il suo gruppo di danza contemporanea (SHRIMPS - 1984/1993), è stato ospite dei più importanti teatri off statunitensi. Come artista visivo ha avuto mostre in tutto il mondo, sia in spazi privati, che in musei (Musee d'art moderne de la ville de Paris, 1995; Madison Art Center, 1997; Whitney Museum, New York, 1997; Santa Barbara Arts Forum, 1998; Saatchi Gallery, London, 1998; Kunsthalle Bern, 2000; LA County Museum, 2000; J.P.Getty Museum, Los Angeles, 2000; Barbican, London, 2001; Claremont University, 2002; San Jose Museum of Art, 2002; MAMCO, Geneva, 2002; MAC, Marseille, 2003; ICA, London, 2004; De Appel, Amsterdam, 2005; Jeu de Paume, Paris, 2005; Centre Pompidou, Paris, 2005; Armory Center Pasadena, 2006; Santa Monica Museum of Art, 2007; Skidmore College, New York, 2007). Lavora a Los Angeles con la galleria ACME; a New York con Deitch Projects; a Parigi con Georges-Philippe & Nathalie Vallois; a Torino con Guido Costa Projects. Sue opere sono conservate in molti musei e grandi collezioni private negli Stati Uniti ed in Europa. Fat Iggy è la sua seconda mostra torinese.
Artista poliedrico e sorprendente, capace di confrontarsi con i più svariati mezzi espressivi, dal video, alla scultura, alla performance, Martin Kersels è una delle figure più rappresentative della scena contemporanea californiana, che incarna perfettamente nella sua vocazione anarchica e non convenzionale, in cui si sovrappongono sapientemente stili e teorie in un particolare precipitato di cultura alta e bassa, di sofisticata riflessione teoretica e materiali corrivi, scandalosamente degradati.
Alfiere di una tradizione che affonda le sue radici nell'arte radicale degli anni '60 e '70, da Edward Kienholz a John Baldessari, Martin Kersels lavora in orizzontale, assemblando e decostruendo idee ed icone, ed elaborando privatissime mitologie urbane, in bilico tra favola ed epica.
La sua Los Angeles non è quella glam a cui ci hanno abituato Hollywood e i suoi epigoni, ma neppure la città misteriosa e sottotraccia degli eccessi e delle perversioni. Dunque, ne gli Academy Awards, ne la Dalia nera, ma piuttosto l'oltraggioso, tenero e dimenticato Fat Freddy Arbuckle.
E Fat, grasso, è la parola d'ordine che ci introduce nell'universo di Martin Kersels, in questa occasione abitato da uno dei miti più inossidabili della pop culture, Iggy Pop, l'artista miracolo, capace di essere, ultrasessantenne, acrobata e magnetico pifferaio di folle adoranti di teen agers.
Questo Fat Iggy si insinua ammiccante nella fucina delle star, svelandone ingredienti e tempi di cottura, riconciliandoci con l'algida bellezza di questi esseri umani senza tempo e senza difetti. La mostra ha come suo centro il diamante, la cui purezza e preziosità nasce da elementi semplici, volgari, resi unici dal trascorrere del tempo e da un lungo viaggio all'interno delle viscere della terra. Un percorso, questo, simbolicamente opposto al destino di tante star, il cui declino ripercorre a ritroso la vita del diamante, trasformandole da esseri quasi soprannaturali in persone comuni, da dei in uomini.
In Fat Iggy, Martin Kersels, da gigante buono qual'è (oversiz,e da tutti i punti di vista), polverizza miti e stereotipi dello stardom: un progetto che sembra fatto apposta per il suo vocabolario esuberante che, fin dagli anni '80, con i suoi SCHRIMPS, - i gamberetti -, lo ha portato a calcare i più importanti palcoscenici alternativi d'America, proponendo danza per grassoni in un esilarante vortice di gags e suggestioni disneyane.
Figura di culto per un'intera generazione di artisti che ne hanno immediatamente riconosciute le potenzialità critiche e dissacranti, precursore di molta performance estrema, tra suggestioni punk e vocazioni R&R, Martin Kersels ha via via formalizzato il suo vocabolario, distillando in opere d'arte la sua bella, strabordante esuberanza: opere gigantesche come il suo corpo, spiazzanti come il suo candido umorismo, dalle macchine che scaldano l'acqua con i suoi urli (Attempt to Raise the Temperature of a Container of Water by Yelling at It, 1995), alle camere rotanti che si autodistruggono (Tumble Room, 2001), fino alle serie fotografiche in cui, giocando con il suo corpo, lancia in aria amici e celebrities, si fa picchiare con bastoni, catene e bottiglie, solleva coppie di sposi con una sola mano, o ruzzola rovinosamente da pedane, scale e palchi improvvisati (Tossing a Friend, 1996; Friends Smacking Me, 1998; Falling, 1997; Tripping, 1995).
Non si può non amare Martin Kersels, così ironico e caustico verso se stesso, verso il mondo delle immagini, verso lo stesso sistema dell'arte.
Come un agilissimo King Kong (King Kong, 1996), capitato per caso in galleria, Martin Kersels ci fa capire cosa significa essere sempre e comunque un paradosso, ontologicamente oltre, senza bisogno di finzioni o artifici.
Le sue mostre sono sempre una sfida ai nostri punti fermi, siano essi le leggi di gravità, i canoni del buon gusto, la coerenza, la serietà degli accademici, dei galleristi, dei critici.
Come in un rutilante Freak show in cui il primo quesito riguardi proprio i Freak, quelli sul palcoscenico, o quelli davanti al palcoscenico.
La mostra di Martin Kersels (la seconda ospitata aTorino, in via Mazzini, e una delle rare in Europa), parla proprio di questo ribaltamento del punto di vista, proponendoci, accanto ad alcune sculture meccaniche, a fotografie e a disegni, proprio un palcoscenico, una presenza-assenza, pronta per essere animata nel corso del tempo dai più svariati contributi.
Una sorta di festa mobile, in perenne movimento, via via popolata da virtuosi e mostri, donne bellissime, bambini ed animali sapienti.
Su tutto e tutti domina la figura maudit del grande impresario, del grande artista, del grande imbonitore.
Fat Iggy, la nuova sfida di Martin Kersels, sarà aperta al pubblico, presso Guido Costa Projects, dal 20 marzo al 15 luglio del 2009, secondo un calendario di piccoli eventi e grandi contributi, definiti di volta in volta, senza preavviso.
Assistervi o meno sarà questione di fortuna. O di karma.
Per il giorno dell'inaugurazione, alle ore 19.30, è prevista una performance dell'artista.
* * * * *
Martin Kersels (Los Angeles, 1960), è attivo sulla scena artistica dalla seconda metà degli anni '80. Con il suo gruppo di danza contemporanea (SHRIMPS - 1984/1993), è stato ospite dei più importanti teatri off statunitensi. Come artista visivo ha avuto mostre in tutto il mondo, sia in spazi privati, che in musei (Musee d'art moderne de la ville de Paris, 1995; Madison Art Center, 1997; Whitney Museum, New York, 1997; Santa Barbara Arts Forum, 1998; Saatchi Gallery, London, 1998; Kunsthalle Bern, 2000; LA County Museum, 2000; J.P.Getty Museum, Los Angeles, 2000; Barbican, London, 2001; Claremont University, 2002; San Jose Museum of Art, 2002; MAMCO, Geneva, 2002; MAC, Marseille, 2003; ICA, London, 2004; De Appel, Amsterdam, 2005; Jeu de Paume, Paris, 2005; Centre Pompidou, Paris, 2005; Armory Center Pasadena, 2006; Santa Monica Museum of Art, 2007; Skidmore College, New York, 2007). Lavora a Los Angeles con la galleria ACME; a New York con Deitch Projects; a Parigi con Georges-Philippe & Nathalie Vallois; a Torino con Guido Costa Projects. Sue opere sono conservate in molti musei e grandi collezioni private negli Stati Uniti ed in Europa. Fat Iggy è la sua seconda mostra torinese.
20
marzo 2009
Martin Kersels – Fat Iggy
Dal 20 marzo al 15 luglio 2009
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
GUIDO COSTA PROJECTS
Torino, Via Giuseppe Mazzini, 24, (Torino)
Torino, Via Giuseppe Mazzini, 24, (Torino)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 11-13 e 15-19
Vernissage
20 Marzo 2009, dalle 18.30 alle 21.30. Performance dell'artista h 19.30 circa
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