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Martina Corradi – I demoni
Martina Corradi compone un ciclo di opere ispirato all’iconografia russa, dalle fiabe, alle suggestioni pittoriche dell’Ottocento, alle figure sacre della chiesa ortodossa, alle icone dell’ultimo Zar e di Rasputin, fino ad arrivare ai tatuaggi carcerari.
Comunicato stampa
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Sergej Petrovich Baldaev, un etnologo del folklore buriata, relativo al popolo di sciamani stanziati in Siberia sulle sponde del lago Bajkal, sostiene che la parola Russia derivi dal sanscrito Rossiya, che vuol dire “territorio o campo sperimentale dei Demoni”.
Martina Corradi compone un ciclo di opere ispirato all’iconografia russa, dalle fiabe, alle suggestioni pittoriche dell’Ottocento, alle figure sacre della chiesa ortodossa, alle icone dell’ultimo Zar e di Rasputin, fino ad arrivare ai tatuaggi carcerari. Questa ricerca, in unione con il grande romanzo di Dostoievskij sull’odio, sul male e sul caos Biesy, ci servirà per capire quali forme possono assumere i Demoni sullo sfondo dello sconfinato orizzonte russo.
La parola Biesy (Бесы) indica una genia di demoni silvestri amanti del sesso, delle maledizioni, del vandalismo contro gli edifici religiosi, del connubio con gli esseri umani, ed è anche il titolo originale de I Demoni di Dostojevski, che racconta invece di demoni umanoidi, ovvero una masnada di rivoluzionari anarco-totalitari, che vogliono la distruzione del mondo e l’asservimento totale del genere umano, che si dilettano a commettere omicidi e ad ammazzarsi fra di loro. Il principe dei dannati di Dostojevskij è Nicolaj Stavrogin, una figura letteraria che i critici giudicano di importanza analoga a quella di Amleto.
Un altro cardine del ciclo pittorico di Martina Corradi è Baba Jaga, la strega antropofaga che vive in una capanna su zampe di gallina, un famoso demone femminile slavo. Baba vuol dire donna senza grazia, e Jaga potrebbe derivare dallo slavo antico, (j)ęga, ovvero tortura, pericolo, pericoloso. Gli studiosi ritengono che prima della connotazione demoniaca e cannibale, Baba Jaga fosse una Signora degli Animali o una figura che fungeva da tramite con il mondo dei morti.
Insomma, i demoni russi sembrano avere miriadi di forme. I vecchi dei si trasformano in mostri cannibali. I nuovi dei possono mandare un intero popolo al macello, proclamando che “la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”. Gli imperatori possono dare ordine di sparare sulla folla inerme. Le guardie del popolo possono ammazzare delle adolescenti a colpi di baionetta spuntata. Il potere può portare le persone ad odiare se stesse per ciò che hanno fatto, e i desideri inappagati possono trasformarsi in incubi ricorrenti. Nessuno è al riparo. E questo perché non ci sono rimasti branchi di porci espiatori da mandare in sacrificio giù dalla rupe, e siamo costretti a portare sempre i nostri Demoni dentro di noi.
Martina Corradi compone un ciclo di opere ispirato all’iconografia russa, dalle fiabe, alle suggestioni pittoriche dell’Ottocento, alle figure sacre della chiesa ortodossa, alle icone dell’ultimo Zar e di Rasputin, fino ad arrivare ai tatuaggi carcerari. Questa ricerca, in unione con il grande romanzo di Dostoievskij sull’odio, sul male e sul caos Biesy, ci servirà per capire quali forme possono assumere i Demoni sullo sfondo dello sconfinato orizzonte russo.
La parola Biesy (Бесы) indica una genia di demoni silvestri amanti del sesso, delle maledizioni, del vandalismo contro gli edifici religiosi, del connubio con gli esseri umani, ed è anche il titolo originale de I Demoni di Dostojevski, che racconta invece di demoni umanoidi, ovvero una masnada di rivoluzionari anarco-totalitari, che vogliono la distruzione del mondo e l’asservimento totale del genere umano, che si dilettano a commettere omicidi e ad ammazzarsi fra di loro. Il principe dei dannati di Dostojevskij è Nicolaj Stavrogin, una figura letteraria che i critici giudicano di importanza analoga a quella di Amleto.
Un altro cardine del ciclo pittorico di Martina Corradi è Baba Jaga, la strega antropofaga che vive in una capanna su zampe di gallina, un famoso demone femminile slavo. Baba vuol dire donna senza grazia, e Jaga potrebbe derivare dallo slavo antico, (j)ęga, ovvero tortura, pericolo, pericoloso. Gli studiosi ritengono che prima della connotazione demoniaca e cannibale, Baba Jaga fosse una Signora degli Animali o una figura che fungeva da tramite con il mondo dei morti.
Insomma, i demoni russi sembrano avere miriadi di forme. I vecchi dei si trasformano in mostri cannibali. I nuovi dei possono mandare un intero popolo al macello, proclamando che “la guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”. Gli imperatori possono dare ordine di sparare sulla folla inerme. Le guardie del popolo possono ammazzare delle adolescenti a colpi di baionetta spuntata. Il potere può portare le persone ad odiare se stesse per ciò che hanno fatto, e i desideri inappagati possono trasformarsi in incubi ricorrenti. Nessuno è al riparo. E questo perché non ci sono rimasti branchi di porci espiatori da mandare in sacrificio giù dalla rupe, e siamo costretti a portare sempre i nostri Demoni dentro di noi.
12
aprile 2014
Martina Corradi – I demoni
Dal 12 aprile al 10 maggio 2014
arte contemporanea
Location
CAYCE’S LAB
Modena, Via Carteria, 26, (Modena)
Modena, Via Carteria, 26, (Modena)
Orario di apertura
17-20 tutti i giorni a parte giovedì e domenica
Vernissage
12 Aprile 2014, 19.30
Autore
Curatore